Versetti 1-2
I primi due versetti si prestano a considerazioni marginali, ma danno informazioni
sul comportamento di Gesù, quando - da ebreo praticante - si reca a Gerusalemme.
Abita a Betania; allalba, va a pregare, si reca al Tempio, dove insegna;
a sera, torna a Betania, attraversando il Monte degli Ulivi.
Queste indicazioni sono insolite nel Vangelo di Giovanni (sembrano più
consone ai racconti evangelici di Luca). Questa anomalia ci deve
far riflettere sul fatto che il Vangelo non è il romanzo della vita di
Gesù, ma è unesperienza di fede, vissuta dai primi discepoli,
raccontata alle prime comunità cristiane, messa per iscritto per tramandarne
il messaggio. La commistione di stili letterari deriva da questo processo.
Versetto 3
La donna non viene identificata, anche se comunemente viene ritenuta Maria Maddalena.
In realtà, quando nel Vangelo si usa il termine donna, ci
si riferisce allUmanità (questo è tipico dello stile giovanneo).
Quella descritta nel brano è una situazione che non ha simili in altri
racconti biblici. Si può accostare allepisodio di Susanna (nel
libro di Daniele). Ma in quel caso la protagonista è ingiustamente accusata,
per dare il messaggio che Dio salva gli innocenti. Questo è tipico dellAntico
Testamento.
Ora siamo nel Nuovo Testamento: Dio salva i colpevoli, cioè noi. Disfa
il buonismo e la convinzione della necessità di giudicare gli altri.
Gli Scribi e i Farisei sono gli esperti della Legge è hanno già
condannato la donna, ma la usano come un pretesto e la pongono in mezzo solo
per far sbagliare Gesù. A loro non importa della donna, la Legge mosaica
per loro è chiara: deve morire. Ma mettono alla prova Gesù: se
avesse detto che doveva essere perdonata sarebbe andato contro la Legge; se
lavesse condannata sarebbe andato contro i suoi insegnamenti, contraddicendo
la dottrina che andava divulgando nel popolo. Qualsiasi risposta avesse dato
avrebbe sbagliato.
Versetti 4-5
La domanda Tu che ne dici? è un tranello (simile a quello
posto con la richiesta di parere sul pagare le tasse, a cui Gesù risponde:
Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di
Dio).
Lo chiamano maestro (termine tipico dei Vangeli sinottici), dimostrando
che lo considerano una persona autorevole: un rabbino affermato nellebraismo.
La loro intenzione è quella di metterlo in difficoltà, non è
quella di scoprire qual è la volontà di Dio.
Spesso anche noi poniamo a noi stessi, agli altri, a Dio stesso delle questioni
senza via duscita: le nostre intenzioni sono sbagliate.
Versetto 6
Levangelista vuole aiutare il lettore, proponendo unosservazione
che vale anche nei nostri riguardi quando poniamo al Signore questioni senza
sbocco (ad esempio: se Dio esistesse, non potrebbe permettere questo
)
Gesù non abbocca, non vuole esprimere il suo giudizio, prende tempo e
scrive per terra. Tanti hanno ipotizzato cosa scrivesse Gesù, ma non
possiamo saperlo, né è giusto stare a fantasticare su qualcosa
che nel Vangelo non è detto. Dal brano possiamo solo capire che Gesù
prende tempo, vuole lasciare spazio alla riflessione, mostra indifferenza e
indignazione.
Una riflessione interessante, in merito, può partire dal fatto che la
Legge Mosaica è scritta su tavole di pietra, è esterna alluomo,
ma Gesù viene a perfezionarla. Sul lastricato di pietra del Tempio Gesù
sta scrivendo la nuova legge, la legge dellamore, indicata
dal dito di Dio: è lAmore che sta scrivendo la Legge
del Perdono!
Versetto 7
I farisei insistono, non capiscono quel silenzio, non capiscono che stanno sbagliando.
La risposta è inattesa, ma degna del Figlio di Dio per saggezza, semplicità,
profondità, non cade nel tranello, disarma i suoi nemici: qual è
luomo senza colpa?
Farisei e Scribi sono spesso presentati nei Vangeli come personaggi negativi,
ma dobbiamo ricordare che erano delle brave persone, osservanti
della Legge di Dio, che hanno ben presenti i loro peccati e capiscono lobiezione
di Gesù. Da questo possiamo desumere questa riflessione: se la condizione
delluomo è quella di essere peccatore, come può giudicare
gli altri?
Lespressione scagli per primo la pietra fa riferimento alla
regola del Deuteronomio, secondo la quale i testimoni oculari di un reato dovevano
dare il via allesecuzione della pena. Gesù perfeziona lantica
Legge e dice non chi ha visto
, ma chi è senza
peccato
Versetto 8
Dopo, Gesù non guarda più gli accusatori, sa che adesso hanno
capito il valore del suo silenzio: è lo spazio per guardar dentro noi
stessi. Li distoglie dalle loro cattive intenzioni e rimette al centro la donna.
Quando il Signore ci manda messaggi, ci chiede di riflettere sulle cose. E
lui la Luce e se ci lasciamo illuminare trasforma la nostra vita.
Versetto 9
Dobbiamo riconoscere che i farisei sinceramente riconoscono di essere peccatori,
sono intellettualmente onesti e potremmo dire fanno un corretto
esame di coscienza: noi spesso no!
I primi a riconoscersi peccatori sono i più anziani, o perché
più saggi o perché più carichi di peccati.
Sulla scena solo adesso ritorna la donna che, allinizio, era stata posta
in mezzo.
Possiamo vedere questa come una scena escatologica: alla fine della vita, la
nostra umanità sarà al centro dellattenzione di Dio e lì
sarà Gesù, Buon Pastore.
Versetto 10
Gesù quando insegna resta seduto, adesso si alza. E, in questo
caso, il verbo alzarsi è uguale a quello della Resurrezione.
Adesso Gesù non insegna più, ma è il Cristo morto e risorto,
agisce per la donna, le rivolge una domanda che sembra inutile: nessuno
ti ha condannata?.
Il messaggio che ci viene rivolto dal brano è: dalla presa di coscienza
dei nostri peccati siamo chiamati a rinunciare a condannare.
Quando siamo bravi ci limitiamo a condannare con i pensieri; altrimenti,
se non freniamo la lingua, esercitiamo il diffusissimo sport del parlar
male.
Ci sostituiamo a Dio che perdona: noi no!
Commettiamo il gravissimo peccato di metterci al di sopra di Dio.
Invece, dobbiamo avere i sentimenti di Cristo.
Davanti ad un torto, il nostro compito non è quello di far finta di niente,
ma dobbiamo rilevare che quella cosa è sbagliata. Questo non è
giudicare.
Ciò che è sbagliato è condannare la persona che sbaglia.
Non si deve condannare, ma il male resta male.
Spesso siamo rigorosi con gli altri e buonisti con noi stessi. Gesù non
è buonista, ma non è venuto per condannare, Lui che avrebbe potuto
scagliare per primo la pietra.
Dio potrebbe condannare, ma ama! Desidera la conversione del peccatore, affinché
sia felice.
Versetto 11
Gesù rivolto alla donna (allUmanità) le dice che ha sbagliato,
ma viene perdonata e, dal gustare questo perdono, scaturisce una più
decisa capacità di amare.
Gesù divide il peccato (che va condannato) dal peccatore (che Dio salva
e ama).
Perdonare non è far finta di niente, perchè tutto deve passare
dalla Giustizia. Nella fatica di perdonare cè tutto il nostro cammino
damore. Lunico spazio possibile è separare il male dalla
persona: tu sei una persona da amare, quello che hai fatto è il male.
Gesù dichiara che il male esiste, ma lo separa dalluomo. Il male
condiziona comunque il nostro rapporto con gli altri, anche con Dio.
Il Perdono è la miglior forma di amore, perché è veramente
amore gratuito: non merito di essere perdonato, ma lo sono ugualmente!
Da qui parte un percorso virtuoso: chi riceve questa forma di amore, farà
altrettanto e
così via! Il giudizio, invece, recide questa catena
damore che porta a Dio. Se, invece, si diffonde il perdono, questo rende
presente la Civiltà dellamore, il vero Cristianesimo:
oggi, più che mai, ne abbiamo proprio bisogno!
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