La Bussola - Casazza
S.PASQUA DI RESURREZIONE 2013
GIOIA MIA, CRISTO È RISORTO

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
L'ultima udienza di papa Benedetto XVI
poesia:"ar papa uscente"
Papa Francesco
Incontri biblici di Quaresima
Cena Povera
Il punto sui lavori
Significato della passione di Gesú
Una settimana fuori dal tempo: settimana santa
lasciateci sognare
Iniziazione cristiana: alcuni chiarimenti sul senso del “nuovo” cammino (2)
Rogo della Vecchia 2013
GSO:il punto sportivo

Carissimi,

Uno dei santi russi più amati, san Serafino, salutava tutti quelli che incontrava, in ogni giorno dell’anno, così: “Gioia mia, Cristo è risorto”.
In effetti, come non si può essere nella gioia sapendo che Gesù ha vinto la morte e ci vuole unire alla sua vita?
La gioia della Pasqua non può rimanere nel ricordo e nel passato. Ogni domenica è Pasqua e Gesù risorto ci riunisce insieme a Lui perché possiamo accogliere la Sua presenza, rinnovare ed accettare il dono della fede.
Perché Gesù, dopo la sua risurrezione, non è apparso agli scribi, ai farisei, al sinedrio o a Pilato?
Non avevano la luce della fede, quindi avrebbero pensato all’apparizione di un fantasma.
Solo ai discepoli di Gesù fu concesso di essere testimoni diretti della sua risurrezione, mediante un incontro privilegiato con il Risorto: “Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio (Atti 10,40-41); mentre oggi noi siamo chiamati a credere senza aver visto.
A loro e a noi è chiesto di dare credito al Signore, di credere che egli è amore, che libera e innalza l’uomo.
Ciò che è in gioco, insieme alla nostra capacità di percepire che Dio merita fiducia, è la qualità del nostro cuore, la sua disponibilità a sostare sui segni dell’amore, più che sui mille messaggi che provengono dalle forme di male presenti nel mondo.

La gioia della Pasqua si innesta qui, perchè dice che in realtà non tutto del nostro mondo è destinato a scomparire.
Gesù appartiene pienamente al nostro mondo; è fatto di carne e di sangue come noi; viene da una donna e, attraverso lei, è inserito nella trama delle generazioni umane
Ma Gesù è vivo e la morte non ha alcun potere sopra di lui; appartiene al Padre, e per sempre.
Non solo: “Gesù è il primogenito dei morti”; la sua risurrezione anticipa e promette e garantisce la nostra stessa risurrezione.
Ciò che sta davanti a noi sono: “Cieli nuovi e terra nuova” dove avrà stabile dimora la giustizia.
Il dolore, la morte, il peccato attraverseranno sempre la nostra vita, ma in Gesù morto e risorto non avremo paura.
Con lui non abbiamo da temere alcun male e in lui, nostra vera felicità, potremo salutare tutti coloro che incontriamo, anche quelli umanamente più difficili, dicendo:
“Gioia mia, Cristo è risorto”

il vostro parroco,
Don GianMario

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L’ULTIMA UDIENZA DI PAPA BENEDETTO XVI

Nell’ultima udienza del papa Benedetto XVI in Piazza S. Pietro il 27.02.2013 erano presenti
tre “pellegrine” della nostra parrocchia che hanno colto per noi alcuni passi significativi
del discorso: eccoli!

… “Sento nel mio cuore di dover ringraziare soprattutto Dio che guida e fa crescere la
Chiesa, che semina la sua parola e così alimenta la fede nel suo popolo. Il mio animo si
allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo…Sento di portare tutti nella
preghiera…per affidarli al Signore…Il vangelo purifica e rinnova, porta frutti, dovunque la
comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità:
questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia…Il Signore mi è sempre stato vicino, ho
percepito quotidianamente la sua presenza… Oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio
perché non ha fatto mai mancare a tutta la chiesa ed anche a me la sua consolazione, la sua
luce, il suo amore…
Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, vorrei che ognuno si sentisse
amato, che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi
quotidianamente al mattino si dice: “Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti
ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…”. Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno,
con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo
amiamo!… Vorrei ringraziare di vero cuore tutte le persone che nelle ultime settimane mi
hanno inviato segni commoventi di attenzione, amicizia e preghiera… come fratelli e sorelle,
figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso… Ultimamente le mie
forze sono diminuite, ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la
sua luce per farmi prendere la decisione più giusta, non per il mio bene, ma per il bene
della Chiesa… Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità ed anche
novità, ma con una profonda serenità d’animo, … ora mi sento al sicuro nell’abbraccio della
vostra comunione… Io non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore
Crocifisso… Ringrazio tutti e ciascuno per il rispetto e la comprensione con cui avete
accolto questa decisione così importante e vi prego di ricordarmi davanti a Dio…
Cari amici, nel vostro cuore ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è vicino e
ci avvolge con il suo amore. Grazie!”

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AR PAPA USCENTE BENEDETTO XVI

poesia in romanesco di padre Lucio Maria Zappatore

So’ rimasto de stucco, che sconforto,?
ner sentì ch’ha deciso de mollà.

A Roma, er Papa, o è vivo o è morto?
Nun ce so’ vie de mezzo da ‘nventà.
«Morto un Papa se ne fa ‘n’antro»:
è duro,?ma mo nun vale più: come faremo?
«Ogni morte de Papa» …t’assicuro?
che qui sta vivo: come la mettemo?
Ma er core poi me dice de fidasse,?
che ‘sto Papa, lui sa quello che fa:
prima ch’er tempo suo lo buggerasse,?
s’è aritirato solo e in umirtà.
E la fede me dice da che esisto,?
che la barca de Pietro nun vacilla,
ché, Papa dopo Papa, è sempre Cristo,
che tiè er timone e la fa annà tranquilla!

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PAPA FRANCESCO

Tanto è stato detto e scritto su Papa Francesco che con gesti e parole semplici, ma efficaci
ha saputo “bucare” lo schermo televisivo e, con esso, il cuore e l’animo di quanti lo
ascoltano.
Offriamo ai lettori de La Bussola una breve raccolta di frasi pronunciate dal papa nei primi
giorni di pontificato: ciascuna può essere fonte di ispirazione per la riflessione e la
preghiera.

- Fratelli e sorelle, buonasera!
- Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei
fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo …
- Vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate
il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo
Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
- Il vostro lavoro (di giornalisti) necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, ma
comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza;
questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio
questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Siamo chiamati tutti non a comunicare
noi stessi, ma questa triade esistenziale: verità, bontà e bellezza.
- Non dobbiamo avere timore della bontà e neanche della tenerezza
- Non dimentichiamo che il vero potere è il servizio.
- Custodiamo Cristo nella nostra vita, abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato
con amore
- Noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre,
per favorire la giustizia, per costruire la pace. Ma soprattutto, dobbiamo tenere viva nel
mondo la sete dell'Assoluto, non permettendo che prevalga una visione secondo cui l'uomo si
riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per
il nostro tempo.
- La Chiesa, pur essendo certamente anche un'istituzione umana, storica, con tutto quello che
comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il
Santo Popolo di Dio, che cammina verso l'incontro con Gesù Cristo.
- Lo Spirito Santo ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa; Egli
ha indirizzato nella preghiera e nell'elezione i Cardinali.
- Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non
confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa,
Sposa del Signore
- Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un
Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti,
Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.
- La vocazione del custodire è l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente
dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del
nostro cuore
- Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci
stanchiamo di chiedergli perdono. Avete pensato voi alla pazienza che Dio ha con ciascuno di
noi?
-Buona domenica e buon pranzo!

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INCONTRI BIBLICI DI QUARESIMA

a cura di Cesare

20 febbraio 2013
Credere è aderire incondizionatamente a Gesù
(Cfr Mc 4,35-41)

con P. Leopoldo Fior,
francescano minore conventuale

Tu, Signore, manifesti un desiderio: «Passiamo all’altra riva!».
I tuoi discepoli ti prendono con sé, così come sei. E come sei, Gesù? Affaticato, stanco, per
tutto il lavoro e il cammino di quella giornata.
Premurosi, i tuoi amici, appena salito, Ti fanno sdraiare a poppa, su un cuscino, e Tu ti
addormenti. Ma anche questa volta li vuoi istruire e crei le occasioni della fede.
Tu prendi la decisione di passare all’altra riva, ma poi lasci l’iniziativa ai discepoli che
«ti presero con sé sulla barca». Ma sappiamo tutti che cosa successe: «Il vento gettava le
onde nella barca, tanto che oramai era piena». C’erano anche altre barche, ma la nostra
attenzione è concentrata su questa barca.
Sul simbolismo della barca e del mare si possono dire tante cose: mare è la vita con i suoi
pericoli, tanto più qui che il mare è in tempesta, minaccioso. La barca è il simbolo della
Chiesa.
Alcune volte le prove, le crisi, i problemi minacciano di travolgermi; succede nella vita
personale, nell’esperienza delle famiglie, delle società, della Chiesa stessa. Ho la
sensazione di lottare contro l’ineluttabile: l’onda mi travolge, i flutti mi confondono.
Questo mare in tempesta, che è la vita, è la mia storia ogni volta che assume colorazioni
drammatiche e angoscianti. Parto da protagonista e, improvvisamente, mi trovo sopraffatto
dalle onde, dalle tempeste. E Tu? Tu dormi. Sei imperturbabile, in contrasto sfacciato con
l’agitazione che sconvolge l’animo dei discepoli.
Dormi: «Egli se ne stava a poppa, sul cuscino e dormiva!». Mi sembra di vederti in questa
posizione quasi regale. Tu domini perfettamente la situazione. È già una lezione per i
discepoli, e per me, è lezione di fede, di fiducia in Dio.
Ma spesso io non la so accogliere. Marco, invece, ci riporta una frase quasi di rimprovero al
Maestro: «Non t’importa che moriamo?». Si sono decisi a svegliarti, sentendo l’acqua alla
gola.
Prima pensavano di cavarsela da soli, dopo averTi sistemato. Ma si accorgono che Tu sei
l’ultima carta da giocare, non sanno se funziona, ma vale la pena provare. Ti svegliano, anzi
svegliano la loro fede in Te, sotto le macerie dei loro inutili tentativi e delle loro
presunzioni frustrate, ritrovano un barlume di fede, piccolo, povero e si aggrappano ad esso.
A volte è proprio necessario che crolli tutto attorno a me per accorgermi che in me c’è anche
un barlume di fede; a volte è necessario toccare il fondo, per poter trovare la forza di
risalire.
Ecco perché mi domando spesso se sei Tu a dormire o se è la mia fede che dorme. Se a volte Tu
sembri dormire è perché vuoi costringermi a risvegliare la mia fede.
Nella mia vita è facile aver fede quando sei attivo, perché tocco con mano che Tu agisci in
me. Mi è molto difficile credere in Te quando taci, quando mi sembri assente.
Il Tuo silenzio, in questa nostra epoca, mi fa dire: «Dove sei, mio Dio?». Quest’epoca sembra
scandita dal Tuo silenzio.
All’improvviso, però: «Destatosi dal sonno Gesù sgridò il vento e disse al mare: “Taci!
Calmati!”». Nel Salmo 89,10 è detto: «Tu domini l’orgoglio del mare, Tu plachi il tumulto dei
suoi flutti».
Gesù, anche nella mia vita Tu prima compi quello che è necessario, quello che solo Tu puoi
fare. Così, anche in me «il vento cessò e vi fu grande bonaccia». Prima, però, vuoi vedere il
mio imbarazzo: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
Ma Ti lasci prendere immediatamente dalla compassione scorgendo la nostra paura: «Signore,
salvaci, periamo!». Non abbiamo più nulla a cui aggrapparci, e questo è il primo barlume
della nostra fede.
Fede non è svegliarTi di soprassalto, quando non so più dove sbattere la testa.
Fede è credere in quel Dio che pare assente, è fidarmi di Te, Gesù, anche se dormi, anche se
sembri distratto, inattivo, incurante di me e di ciò che avviene attorno a me.
Devo fidarmi perché Tu sei affidabile, sia che vegli sia che dorma, fidarmi senza condizioni,
anche contro l’evidenza.

27 febbraio 2013
Credere nella carità suscita carità
con don Faustino Guerini

«Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1Gv 4,16)
Tra la fede e la carità esiste uno stretto legame. Lo afferma anche l’apostolo Giovanni nella
sua prima lettera.
All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì
l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò
la direzione decisiva.
Siccome Dio ci ha amato per primo (1Gv 4,10), l’amore adesso non è più solo un
“comandamento”, ma è la risposta al dono dell’amore con il quale Dio ci viene incontro (Deus
caritas est, 1).
La fede costituisce quella personale adesione – che include tutte le nostre facoltà – alla
rivelazione dell’amore gratuito e “appassionato” che Dio ha per noi e che si manifesta
pienamente in Gesù Cristo.
L’incontro con Dio Amore chiama in causa non solo il cuore, ma anche l’intelletto: «il
riconoscimento del Dio vivente è una via verso l’amore, e il “sì” della nostra volontà alla
sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell’atto totalizzante dell’amore». Questo però è
un processo che rimane continuamente in cammino: l’amore non è mai “concluso” e completato.
Da qui deriva per tutti i cristiani e, in particolare, per gli “operatori della carità”, la
necessità della fede, di quell’«incontro con Dio in Cristo che suscitò in loro l’amore e apra
il loro animo all’altro, così che per loro l’amore del prossimo non sia più un comandamento
imposto, per così dire, dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che
diventa operante nell’amore».
Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore,
è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossimo. Tale atteggiamento nasce
anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si
china a lavare i piedi degli Apostoli e offre se stesso sulla croce per attirare l’umanità
nell’amore di Dio.
Tutta la vita cristiana è un rispondere all’amore di Dio. La prima risposta è, appunto, la
fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine. Il sì della fede segue l’inizio di una
luminosa storia di amicizia con il Signore. Lui non si limita ad amarci, ma vuole attirarci a
Sé, trasformarci in modo profondo da portarci a dire, con S. Paolo: «Non son più io che vivo,
ma Cristo vive in me» (cfr Gal 2,20).
Quando noi lasciamo spazio all’amore di Dio, siamo resi simili a Lui. Aprirci al suo amore
significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare come Lui.
La fede è conoscere la verità e adesione alla verità; la carità è “camminare” nella verità.
Con la fede si entra nell’amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa
amicizia.
Dopo quanto detto non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. È
limitante l’atteggiamento di chi mette troppo l’accento sulla fede e declassa le concrete
opere della carità quasi riducendole a umanitarismo. La vita spirituale deve rifuggire sia
dal fideismo che dall’attivismo moralista.
L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi
ridiscendere.
Il rapporto che esiste tra queste due virtù è analogo a quello tra due sacramenti
fondamentali della chiesa: il Battesimo e l’Eucaristia. Il Battesimo (sacramentum fidei)
precede l’Eucaristia (sacramentum caritatis). La fede, cioè, precede la carità, ma si rivela
genuina solo se è coronata da essa.

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CENA POVERA

Dopo la positiva esperienza della scorsa Quaresima, la nostra Comunità ha ritrovato anche
quest’anno la proposta della cosiddetta “cena povera”. Il riscontro è stato notevole: sono
state tra 60 e 80 le persone che, in ognuna delle tre serate previste, hanno vissuto questa
esperienza.
La novità di questa quaresima è stata la pizza (un semplice trancio).
La consuetudine è stato il clima di silenzio, preghiera e ascolto che nella sobrietà ha
permesso un’esperienza di amicizia e fraternità in uno stile evangelico ed alternativo.
Momenti come questi permettono di fare famiglia e aiutano a riflettere sul senso da dare al
periodo di preparazione offerto dalla Quaresima.
Mercoledì 13 marzo, poi, è stata un’occasione speciale; chi era presente in oratorio per la
“cena povera” ha vissuto l’emozione seguente alla “fumata bianca”: assistere alla benedizione
impartita dal neo eletto Papa Francesco!

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IL PUNTO SUI LAVORI

E' ormai diventata una consuetudine ospitare nelle pagine de La Bussola un breve
aggiornamento sulla situazione delle opere di ristrutturazione del nostro oratorio e in
prossimità della Pasqua è oltremodo necessario proseguire in questa tradizione.
Lasciamo l'aspetto contabile al box “Generosità” che trovate in questa pagina, in queste
poche righe eviteremo di "dare i numeri"! Diamo spazio allo "stato dell'opera" che con gli
ultimi interventi eseguiti è giunta in dirittura d'arrivo. Possiamo riferire che la fine del
mese di marzo registra come conclusi per il 90% i lavori interni ed esterni da parte
dell'impresa edile, a cui rimane il compito della sola assistenza agli impiantisti ed alla
posa del pavimento.
Terminata l'intonacatura interna, farà seguito quella esterna e - a seguire - avverrà la posa
dei cartongessi relativi alla regia (realizzata ex novo) ed al proscenio.
Per completare al meglio "l'involucro", subito dopo, verranno montate le porte (già
ordinate), destinate all'accoglienza di quanti animeranno i prossimi spettacoli del nostro
teatro parrocchiale. Volgendo lo sguardo all'interno, non manca molto all'istallazione
dell'impianto elettrico e di quello d'aerazione, oltre alla posa del pavimento in legno.
Diamo appuntamento al mese di aprile per le prossime notizie, intanto ci fa piacere
sottolineare che tutto quello che abbiamo descritto è frutto della straordinaria generosità
della nostra Comunità, che ha dato prova di comprendere l’importanza dei lavori messi in
atto. Sempre alla Comunità poi spetterà l'onere di utilizzare al meglio il risultato finale:
una struttura da gestire nel modo più proficuo per tutti.
L’augurio è che gli sforzi compiuti siano seguiti da una sintonia di intenti tale da
sprigionare la testimonianza della Parola con le migliori parole che la varie forme d’arte
permetteranno.Riprenderemo presto gli aggiornamenti, sostenuti da un moderato ottimismo sui
tempi di conclusione dei lavori che potrebbero regalarci il nuovo teatro parrocchiale pronto
da sfoggiare in tutto il suo splendore in un’occasione non troppo lontana!

Luigi e Carmine

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SIGNIFICATO DELLA PASSIONE DI GESÙ

di Cesare

Settimana Santa 2013

Gesù, gli evangelisti non si accontentano
di delineare le circostanze della Tua vicenda finale,
ma si sono preoccupati di trovare anche una risposta
al problema del senso e del significato profondo
della Tua vicenda.
Nella commistione di storia e di annuncio,
le narrazioni mettono in luce
dove si sono svolti i fatti,
ma questi dati da soli non bastano.

I Tuoi agiografi si chiedono anche, e anzitutto,
il perché dell’avvenimento:
come si può spiegare che il Figlio di Dio
dovesse percorrere questa via?
Qual è il significato di questa morte,
vissuta nel totale abbandono di Dio e nella solitudine?
Gesù, non hai forse fallito in modo terribile?
E la Tua predicazione del Regno di Dio
non ha fatto, forse, una fine assai triste sulla croce?

L’iscrizione beffarda «Re dei Giudei!»,
parla un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti.
Chi cerca spiegazioni evidenti e cogenti
rimarrà deluso.
Il credente comprende recondite o anche manifeste verità,
cioè che il Padre tuo ha voluto che fosse così.

A me, credente, succede quello che era accaduto
ai due discepoli di Emmaus che ritornavano a casa
delusi perché le loro speranze non si erano avverate,
ma che poi ottennero una risposta
convincente e fondata sulla Scrittura (Lc 24,27)
dal compagno di viaggio non riconosciuto.

Il Vecchio Testamento è il più antico libro della passione;
è il libro che ci chiarisce il significato
di tutti questi avvenimenti.
Mio Signore, che cosa ci vogliono dire, a modo loro,
i Tuoi agiografi con la narrazione della Tua passione?
Nella religiosità dell’Antico Testamento
la figura del giusto sofferente ha molta rilevanza.
Questo tema risale al cosiddetto
Canto di ringraziamento del Re (Sal 18 e 2Sam 22),
che tratta di un re che viene oppresso dai nemici
e salvato dall’intervento misericordioso di Dio.
Il Libro della Sapienza ci chiarisce le evidenti analogie
tra la «situazione di allora», e il destino di Gesù:

«Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo,
ed è contrario alle nostre azioni;
ci rimprovera le trasgressioni della legge […]
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e si dichiara Figlio del Signore […]
Proclama beata la fine dei giusti
e si vanta di avere Dio per Padre[…]
Condanniamolo ad una morte infame perché,
secondo la sua parola, il soccorso gli verrà»
(Sap 2, 12-20).

Dietro alla meditazione scritturistica
sulla Tua morte, Gesù,
si colloca la riflessione relativa
alla «necessità»,
al «deve (accadere)» divino.
Ciò che Ti è accaduto, Gesù,
è stato voluto
e visto così dal Padre Tuo.
Gli esecutori che agiscono, in definitiva,
sono solo delle marionette.
È il Tuo Signore, qui,
il Tuo Dio, a condurre la regia.
Io, Gesù, reso profondamente insicuro,
devo capire che Ti sei sottomesso
alla volontà del Padre,
come il giusto sofferente.
Tu porti a termine
il Tuo: «Ecce ego, mitte me!»
con il finale: «Consummatum est!».
Tutto è compiuto.
Per noi uomini
e per la nostra salvezza.

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UNA SETTIMANA FUORI DAL TEMPO: SETTIMANA SANTA

LUNEDÌ SANTO: ORTO DEGLI ULIVI
Gesù non sei solo nell'orto degli ulivi della storia; quanti calici ricolmi:
stanno sudando sangue con te i martiri moderni, i senza voce, i migranti,
gli schiavi del potere, i poveri forzati, i bimbi affamati e le donne umiliate.

MARTEDÌ SANTO: IL PROCESSO DEI PROCESSI
Il mondo è un grande scenario dove si consumano i processi più assurdi.
Molti puntano il dito per condannare, distruggere, come il diavolo che divide.
Cristo non ha mai condannato: ha sempre recuperato chi era perduto,
perché ci crede.

MERCOLEDÌ SANTO: LAVARSI LE MANI
Troppi si lavano le mani per paura, per non sporcarsi, per non compromettersi, perché è
comodo.
Le mani sembrano pulite, ma ti rimane il rimpianto di non aver messo il tuo granello, il tuo
mattone, il cuore rimane ingolfato, sporcato nei meandri del tuo egoismo e ti rode il rimorso
dentro.

GIOVEDÌ SANTO: LAVARE I PIEDI
Il tuo sacrificio, la tua Messa, la tua offerta al Padre hai voluto arricchirla
con un gesto inedito di servizio al fratello e di carità profonda.
Nessuno l'aveva fatto prima. È il tuo testamento:
solo lavando i piedi ai fratelli saremo autentici testimoni del tuo amore.

VENERDÌ SANTO: DIO MUORE NASCE L'UOMO
Dalla tua morte, è rinato l'uomo nuovo della speranza e dello spirito,
l'uomo della resurrezione.

SABATO SANTO: IL GRANDE SILENZIO
Abbiamo bisogno di fare silenzio, è urgente trovare un po' di deserto nel nostro giorno,
silenzio degli occhi, silenzio di parole, sottrarsi dal frastuono per contemplare il mistero.
Scopriremo il miracolo di un Dio che agisce nel raccoglimento e fa risorgere dalle macerie.

DOMENICA DI PASQUA: IL TRIONFO DELLA VITA
Tutto tende a te, tutti guardano a te con speranza, giorno senza tramonto, giorno della vita.
Dalla prima pasqua parte un'onda positiva che travolge e contagia di eternità l'esistenza.
Sei il perno della storia, dell'avventura di un Dio che si è giocato tutto credendo
nell'uomo.

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LASCIATECI SOGNARE

card. Carlo Maria Martini: omelia per S. Ambrogio 1996

Mi viene in mente quel sogno di Chiesa capace di essere fermento di una società che espressi
il 10 febbraio l98l, a un anno dal mio ingresso in Diocesi, e che continua ad ispirarmi: -
una Chiesa pienamente sottomessa alla Parola di Dio, nutrita e liberata da questa Parola
- una Chiesa che mette l'Eucaristia al centro della sua vita, che contempla il suo Signore,
che compie tutto quanto fa "in memoria di Lui" e modellandosi sulla Sua capacità di dono;
- una Chiesa che non tema di utilizzare strutture e mezzi umani, ma che se ne serve e non ne
diviene serva;
- una Chiesa che desidera parlare al mondo di oggi, alla cultura, alle diverse civiltà, con
la parola semplice del Vangelo;
- una Chiesa che parla più con i fatti che con le parole; che non dice se non parole che
partano dai fatti e si appoggino ai fatti;
- una Chiesa attenta ai segni della presenza dello Spirito nei nostri tempi, ovunque si
manifestino;
- una Chiesa consapevole del cammino arduo e difficile di molta gente oggi, delle sofferenze
quasi insopportabili di tanta parte dell'umanità, sinceramente partecipe delle pene di tutti
e desiderosa di consolare;
- una Chiesa che porta la parola liberatrice e incoraggiante dell'Evangelo a coloro che sono
gravati da pesanti fardelli;
- una Chiesa capace di scoprire i nuovi poveri e non troppo preoccupata di sbagliare nello
sforzo di aiutarli in maniera creativa;
- una Chiesa che non privilegia nessuna categoria, né antica né nuova, che accoglie
ugualmente giovani e anziani, che educa e forma tutti i suoi figli alla fede e alla carità e
desidera valorizzare tutti i servizi e ministeri nella unità della comunione;
- una Chiesa umile di cuore, unita e compatta nella sua disciplina, in cui Dio solo ha il
primato;
- una Chiesa che opera un paziente discernimento, valutando con oggettività e realismo il suo
rapporto con il mondo, con la società di oggi; che spinge alla partecipazione attiva e alla
presenza responsabile, con rispetto e deferenza verso le istituzioni, ma che ricorda bene la
parola di Pietro: "E' meglio obbedire a Dio che agli uomini" (At 4,19).
E' il sogno che ho delineato nella lettera pastorale Ripartiamo da Dio e in Parlo al tuo
cuore dove ho offerto una Regola di vita del cristiano ambrosiano.
Dal sogno di una Chiesa così e della sua capacità di servire la società con tutti i suoi
problemi nasce l'invito a lasciarci ancora sognare.
Lasciateci sognare! Lasciateci guardare oltre alle fatiche di ogni giorno!
Lasciateci prendere ispirazione da grandi ideali!
Lasciateci contemplare con scioltezza le figure che, come Ambrogio, hanno segnato un
passaggio di epoca non con imprese militari o con riforme imposte dall'alto, bensì
valorizzando la vita quotidiana della gente, insegnando che la forza e il regno di Dio sono
già in mezzo a noi e che basta aprire gli occhi e il cuore per vedere la salvezza di Dio
all'opera.
La forza di Dio è in mezzo a noi nella capacità di accogliere l'esistenza come dono, di
sperimentare la verità delle beatitudini evangeliche, di leggere nelle stesse avversità un
disegno di amore, di sentire che il discorso della croce rovescia le opinioni correnti, vince
le paure ancestrali e permette di accedere a una nuova comprensione della vita e della morte.
Il nostro sogno non sarà allora evasione irresponsabile né fuga dalle fatiche quotidiane, ma
apertura di orizzonti, luogo di nuova creatività, fonte di accoglienza e di dialogo.

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INIZIAZIONE CRISTIANA: Alcuni chiarimenti sul senso del “nuovo” cammino (2)

vedi Iniziazione cristiana (1)

Dallo scorso numero de La Bussola abbiamo iniziato a pubblicare delle indicazioni che
intendono rispondere ad alcune obiezioni che, da più parti, vengono avanzate quando si parla
del nuovo percorso di iniziazione cristiana, adottato da alcuni anni dalla Diocesi di
Brescia.
Nell’intervento precedente è stata esplicata la cosiddetta “visione unitaria” dei tre
sacramenti di iniziazione (Battesimo, Cresima, Eucaristia).

Una seconda perplessità è:
Perché impartire la Cresima a bambini di dieci anni? Non sono ancora pronti!
La visione unitaria dei tre sacramenti di iniziazione, porta a vedere la Cresima o
Confermazione come la “conferma” da parte di Dio della grazia del Battesimo, con una
rinnovata e speciale effusione dello Spirito: questa rende i battezzati più conformi a
Cristo. La stessa unzione battesimale può essere considerata come anticipo ed inizio di
quella Cresima che darà il sigillo e la pienezza dello Spirito.
La Cresima è perciò il sacramento che, “confermando” e portando a maturazione la grazia del
Battesimo, dona la pienezza dello Spirito Santo e, in tal modo, apre le porte per una piena
partecipazione all’Eucaristia.
Cosa significa per un cristiano avere ricevuto la “pienezza dello Spirito Santo” lo spiega
San Paolo, nella prima lettera ai cristiani di Corinto (1 Cor 12, 1-11), quando parla dei
carismi (o doni spirituali).
I carismi sono dati dallo Spirito a ciascuno e vanno perciò riconosciuti e valorizzati in
tutti.
Perciò è basilare riconoscere che tutti sono destinatari dei doni dello Spirito; così come è
importante portare ciascuno a prendere coscienza di questa ricchezza.
Ogni battezzato, uomo o donna che sia, è chiamato a considerarsi membro attivo della Chiesa.
Nella Chiesa non possono esserci dei singoli, ma delle membra con i propri carismi.
Paolo non ha idea di una distinzione tra membri attivi e passivi, tra coloro che ser­vono e
coloro che vengono soltanto serviti. «Nessun membro dovrebbe considerare il proprio carisma
inferiore o troppo insignificante od optare di non partecipare alle funzioni del corpo.
Nessun membro dovrebbe ritenere i carismi degli altri superflui o inutili» (1 Cor 12,21).
Dal fatto di essere membra carismatiche ne consegue l’esigenza, per ogni cristiano, di
interrogarsi sul possibile carisma che ciascuno può aver ricevuto dallo Spirito per l’utilità
comune. La scoperta del proprio dono avviene attraverso un confronto, pregato, vitale e
aperto, tra i desideri personali, le esigenze ecclesiali, gli stimoli nascosti nel mondo in
cui ognuno opera, la parola di Dio consegnataci nelle Scritture e lo scambio franco con i
fratelli di fede.
Gli incontri di catechismo non fanno parte di un corso per acquisire elevate conoscenze
teologiche o per ispirare scelte di vita eroica.
Piuttosto, il cammino catechistico è un percorso comunitario con la finalità di rendere i
fanciulli consapevoli di ricevere la “pienezza dello Spirito” nella santa Cresima.
Ha l’obiettivo finale di renderli coscienti di aver ricevuto dei doni particolari da mettere
al servizio di tutti, per l’edificazione della comunità cristiana e per la realizzazione
della propria missione nel mondo. A dieci anni si può avere un sufficiente grado di coscienza
di poter usare i doni dello Spirito per testimoniare l’amore di Dio!
Per maggiori approfondimenti sul nuovo piano di iniziazione cristiana, rimandiamo al sito
www.diocesi.brescia.it

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ROGO DELLA VECCHIA 2013

In passato ci avevano provato la neve, il freddo e il gelo, quest'anno ci si è messa la
pioggia a cercare di evitare alla "Vecchia" il fuoco e le fiamme, ma... Quando il "popolo di
Casazza" decide che è tempo di giustiziare le brutture e le paure, simboleggiate da quel
fantoccio di legna e stracci, non c'è maltempo che tenga!
Fuori dalla metafora, la serata di giovedì grasso 2013 non era certo di quelle che invitano a
uscir di casa. Eppure, un buon numero di famiglie e di bambini hanno affollato il nostro
oratorio per incontrarsi e condividere momenti di simpatica amicizia, soffermandosi qualche
minuto intorno al rogo che, come tradizione ha incantato grandi e piccini. Le alte fiamme ci
hanno regalato una luce e un calore straordinari e per alcuni minuti è sembrato di vivere
immersi in una realtà diversa dalla piovosa serata marzolina che sembrava voler annacquare
tutto e tutti. Può leggersi, in tutto questo, l'invito a non lasciarsi sopraffare dalle
difficoltà che spesso ci angustiano e portare avanti la voglia di realizzare un cambiamento
operando insieme!
I più sentiti ringraziamenti vanno tributati a quanti hanno permesso di vivere la serata
secondo la consolidata tradizione del nostro oratorio.
I forzuti volontari che hanno accompagnato la "Vecchia" in giro per il quartiere;
l'efficientissimo gruppo che si è occupato di mettere a disposizione di tutti "pane e
salamina"; gli esperti del vin brulè che ha deliziato chi lo ha gustato; chi ha prestato la
propria voce per interpretare il "processo"; i volontari del gruppo "Val Carobbio" che hanno
sapientemente gestito il rogo e la squadra di artisti (formata da Marino, Roberto e Sergio)
che ha lavorato per molte settimane per realizzare la monumentale raffigurazione della
negatività. La cura nei particolari del fantoccio è stata al limite della perfezione: vedasi,
ad esempio, le unghie e i topi che lo adornavano. Per tutti, l'appuntamento è per il prossimo
rogo, tra un anno, confidando in un clima meno "umido" e con la certezza che l'incontro di
metà Quaresima ci aspetta: riscalda la coscienza e offre un pretesto per ritrovarsi.

Carmine

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GSO:IL PUNTO

L’apertura della sezione della Bussola dedicata all’attività sportiva viene di diritto
conquistata dalla disciplina del tennis tavolo che ci ha regalato, per il secondo anno
consecutivo, la gioia di un “alloro” di notevole livello: il titolo regionale nella categoria
giovanissimi!
Chi è salito sul gradino più alto del podio è stato Simone Bordieri, ma tutta la nostra
pattuglia, in spedizione al Centro Sportivo Vismara di Milano, ha vissuto un gran momento di
squadra: Nicolò e Andrea si sono battuti bene e hanno fatto ben figurare i colori del Gso
Casazza.
Certo, più di tutto, è stato il frutto del grande impegno che gli allenatori, Flavio e
Stefano Gatti, mettono settimanalmente nella cura dei ragazzini che martedì e giovedì danno
sfogo alla loro passione per il ping pong. La scelta operativa di seguire l’attività
giovanile ha portato tanti bambini a frequentare gli allenamenti “pongistici”: alcuni ne
hanno fatto un’attività pre-agonistica, altri un semplice momento di svago e gioco; per tutti
è un tempo di sereno divertimento.
In più, come Gruppo Sportivo abbiamo allestito il primo mini torneo di tennis tavolo aperto a
tutti nel nostro oratorio. Giovedì 14 marzo, una ventina di “giovanotti” di tutte le età,
racchetta alla mano, hanno dato vita a sfide memorabili e hanno trascorso una serata
piacevolmente sportiva, a cui si sono aggiunti altri giocatori dell’ultima ora che forse si
presenteranno al prossimo torneino.
Sempre il salone dell’oratorio è stato teatro di un’altra serata “agonistica”, giovedì 21
marzo: il primo torneo open di calcio balilla! Anche in questo caso, adrenalina alle stelle e
diletto assicurato.
Non dimentichiamo le altre rappresentative del Gruppo che continuano nei rispettivi
campionati a cogliere importanti soddisfazioni e permettono di vivere esperienza di gioco con
la freschezza e la spensieratezza che solo lo sport oratoriale concede.

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