24 aprile 2011 - S.Pasqua di Resurrezione

RIFLESSIONI SULLE REALTÀ DEL TRIDUO PASQUALE

Giovedì Santo: La lampada del Tabernacolo
tabernacoloC'è una luce piccola, ma sempre accesa che in ogni chiesa indica la presenza viva di Cristo, mormora il canto dell’amore che arde verso il Salvatore: il pane vivo! Nel Tempio di Gerusalemme presso l'Arca che conteneva le tavole della Legge ardeva la menorah, il candelabro a sette braccia, simbolica espressione di luce spirituale. Oggi in ciascuna delle nostre chiese è presente una lampada, simbolo della presenza di Cristo, il Figlio di Dio portatore di amore, capace di suscitare nei nostri cuori la carità. La lampada del tabernacolo arde di fronte a colui che non dovremmo mai lasciare, simboleggia anche l’esortazione evangelica “Pregate senza mai smettere”, essa veglia e ci esorta alla vigilanza dei cuori. Questa lampada è un fuoco che ci permette di continuare il nostro dialogo con Dio, un fuoco che non si deve mai spegnere. “La chiesa in cui brilla lo spirito di Cristo è come una lampada illuminata” (Paolo VI). Da qualche mese il tabernacolo della nostra chiesa è adorno di una nuova lampada, frutto della volontà di don Gian Mario e della accurata opera del nostro Claudio Marini. Arde sospesa in alto, non tocca il suolo: ci invita a staccare la nostra mente dalle piccolezze quotidiane, a sollevare il nostro sguardo, a leggere nel nostro cuore. Non è appariscente (forse a molti è sfuggita questa "novità"), ma può essere uno stimolo in più ad entrare in chiesa, chiudere fuori il frastuono della strada e fermarsi in adorazione dell'immenso dono che Dio ha offerto all'umanità. Nel Giovedì Santo abbiamo ringraziato il Signore del dono dell'Eucaristia, del suo fermarsi fra noi in maniera così concreta da farsi cibo della nostra esistenza. Il mistero di quel Pane di Vita non può essere soltanto rinchiuso in una pratica domenicale, esige il nostro perdersi in Lui, diventa Voce che vuol parlarci, costruendo un rapporto che parte dal silenzio. Non è facile fare silenzio veramente! Anche quando le labbra sono chiuse... Dentro di noi mille voci, mille pensieri si inseguono, ci confondono. Ma quando riusciamo a vivere intensamente quello stare al cospetto di Gesù pane vivo, possiamo concentrarci sul silenzio, ascoltare il nostro respiro, sentire il battito del cuore, svuotarci di giudizi e preconcetti. In quel momento, possiamo sentire una Voce che accarezza e conforta, che spiega, chiarisce... illumina! E allora lo sguardo dell'anima va verso quella piccola fiammella tremolante, che sparisce tra le luminarie del mondo, ma che è sempre lì, punto fermo, tenue faro sempre acceso per i naviganti smarriti. Ecco, anche in un edificio-chiesa come il nostro, povero di elementi artistici, paragonato da alcuni ad un calzificio o ad un hangar, una piccola lampada può risvegliare il gusto di accostarsi al Divino Sacramento per segnare un momento fondante della propria vita: farlo costa poco, ma può cambiare tante prospettive.

Venerdì Santo: Il Crocifisso secondo i Giudici
crocefissoProprio all'inizio della quaresima 2011 sono state emesse due decisioni da parte di importanti organi giudiziari che riguardano la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici. Il 16 marzo la Corte di Cassazione ha stabilito che è legittima l'esposizione del crocifisso nelle aule di tribunale (prevista da alcune norme), mentre non esistono disposizioni legislative che consentano l’esposizione di simboli religiosi diversi dal crocifisso nei luoghi pubblici che si trovano sul nostro territorio nazionale. Secondo la Corte, su un piano teorico, il legislatore potrebbe decidere sia di vietare l’esposizione di simboli religiosi in luoghi pubblici, sia di consentire a ogni soggetto di vedere rappresentati in questi luoghi i simboli della propria religione. A detta dei giudici, quest’ultima soluzione, tuttavia, potrebbe risultare problematica sotto il profilo della praticabilità concreta, della tutela dei diritti dei non credenti e dei possibili conflitti tra una pluralità di identità religiose tra loro incompatibili. Il 18 marzo a Strasburgo, la Grande Camera della Corte Europea per i diritti dell'Uomo ha dichiarato che la presenza nelle aule scolastiche di questo simbolo non viola i diritti umani, in quanto non lede nè il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni, nè il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione. La Corte ha definito il crocefisso "un simbolo passivo" e ha affermato che "non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocifisso nella aule scolastiche, anche perché non esiste un corso obbligatorio di religione cristiana e l'ambiente scolastico italiano è aperto ad altre religioni". Alcuni commentatori hanno plaudito a queste decisioni affermando che in tal modo è stato riconosciuto che il crocifisso è un simbolo culturale. Il cardinale Camillo Ruini ha ricordato che «Il crocifisso esprime valori universali e da tutti condivisibili e le tradizioni religiose di un popolo possono essere integralmente mantenute senza che ciò costituisca un ostacolo per l'accoglienza di coloro che hanno e professano convinzioni diverse». La sentenza di Strasburgo ha grande valore, aggiunge, perché «conferma alcuni principi fondamentali. Innanzitutto la religione non deve essere esclusa dallo spazio pubblico. In particolare le espressioni e i simboli della religione cattolica, come quelli di ogni altra determinata fede e tradizione religiosa, non offendono coloro che non condividono la nostra fede". Al termine del nostro cammino quaresimale e, in particolare, a margine del Venerdì Santo, in cui abbiamo più intensamente contemplato e adorato Gesù in croce, potremmo prendere spunto da un passo delle decisioni citate per riflettere sul valore che noi cristiani gli attribuiamo. In particolare, dovrebbe farci riflettere l'affermazione che definisce il crocifisso un "simbolo passivo". Per noi la sua presenza nei luoghi pubblici dovrebbe essere un messaggio "attivo" che ci parla di quell'Amore totale, di quel senso pienamente donativo che dovremmo dare ad ogni attimo della nostra vita, come imitatori del Cristo. Quel simbolo ci dovrebbe ricordare - ovunque siamo - qual è la vera sostanza di Dio: non impassibile e estraneo alle "cose terrene", ma che si è fatto uomo, donando tutto fino in fondo. L'Uomo sulla croce ci indica la Via: poterlo incontrare nelle nostre vie quotidiane, nei luoghi di formazione dei giovani e nelle aule di giustizia è un dono grande che ancora in Italia viene offerto a tutti e a tutti offre il senso più vero dell'esistenza.

Sabato Santo: Il Cristo risorto
Papa Paolo VI, il 28 settembre 1977, alla presenza di dodicimila fedeli giunti da tutto il mondo, inaugurò il "Cristo Risorto", opera dello scultore Pericle Fazzini, come sfondo agli incontri che da allora si svolgono nell'Aula del Vaticano, inizialmente denominata "Sala Nervi", che ora porta il nome del papa bresciano. Chissà quante volte di persona o in Tv abbiamo visto alle spalle del papa - o comunque sullo sfondo - quest'opera e distrattamente ne abbiamo intuito la complessità, senza coglierne gli aspetti più significativi. E' una gigantesca scultura (dimensioni: mt. 20x7x3) in bronzo e ottone, che rappresenta un Cristo slanciato verso l'alto che benedice liberandosi dai legami terreni. Nell'opera di Fazzini, la plasticità del Cristo esprime il concetto di liberazione e resurrezione, colto immediatamente nell'attimo più suggestivo; la scultura non é statica, ma esprime un movimento sia corporeo che spirituale: "Si solleva furioso il vento, si piegano e si sradicano gli alberi". L'immagine di Cristo risorgente si leva gloriosa e benigna non dal sepolcro, ma da un vastissimo e folto intrico di forme semiastratte, simboleggianti l'orto di Getsemani dove patì l'agonia e che, con saettanti elementi lineari, evocano l'apocalittica potenza di una esplosione atomica. “Il Cristo risorge da questo cratere apertosi dalla bomba nucleare: una atroce esplosione, un vortice di violenza e di energia; ulivi divelti, pietre volanti, terra di fuoco, tempesta formata da nuvole e saette e un gran vento che soffia da sinistra verso destra”. Così Pericle Fazzini parla della sua Resurrezione. Cristo che “si trasforma da cadavere in uccello”, emerge dalla natura di un intricato orto di Getsemani, disgregandola. Ci vollero cinque anni di duro lavoro, per realizzare quest’ opera monumentale in cui lo scultore, fondendosi con l’architettura di Pier Luigi Nervi, sintetizzò ogni elemento della propria esperienza artistica: l’eccezionale capacità tecnica, il significato della figura umana e il sentimento mistico della natura. Nel presentarla al mondo, Paolo VI, inaugurò l'opera con queste parole: "Noi vogliamo attestare, a voi Figli e Fratelli, che Cristo, ancor oggi, è nella storia del mondo; ancor oggi più che mai, Cristo è vivo, Cristo è reale. Vivo e reale, non nella penombra del dubbio e dell’incertezza, non nell’interpretazione vanificante di un razionalismo miope ed orgoglioso; ma vivo e reale nella dimensione del suo Essere divino, che solo la fede ammette esultante. Cristo è presente. Il tempo non lo contiene e non lo consuma. La storia si evolve e può assai modificare la faccia del mondo. Ma la sua presenza la illumina, Egli è il gaudio della Terra; Egli è medico di ogni umana infermità. Egli si personifica in ogni uomo che soffre: finché sarà il dolore sulla Terra, Egli se ne farà propria immagine per suscitare l’energia della compassione e del generoso amore". Fazzini aveva tratto la sua ispirazione dagli eventi tragici della guerra. Oggi la guerra, nel nostro immaginario, forse non ha più l'aspetto di un'esplosione atomica. La vediamo ogni giorno nella disperazione di uomini, donne e bambini che soffrono per le violenze causate da un desiderio di controllo delle risorse che calpesta ogni diritto ed ogni libertà. La scultura della sala Paolo VI è sempre lì a parlarci della forza di Cristo e dell'Amore che dalla distruzione e dalla morte rinasce ed annienta le terrene strutture. La potenza del Risorto è quella forza a cui possiamo sempre attingere per "spenderci" a favore del fratello schiacciato dalla violenza, dalla povertà, dalla disperazione. Lo troviamo accanto a noi ogni giorno e ogni giorno ci chiede di risorgere insieme a lui.

Carmine

VIA CRUCIS - CROCE VIA

croceviaL’incontro di catechismo dell’8 aprile, per il gruppo Emmaus è stato un po’ speciale. Sì perché l’ha visto coinvolto nella preparazione della via crucis, della sera stessa. Armati di creatività, un po’ di fantasia, un po’ di manualità, un pizzico di pazienza e sostenuti da una cenetta pensata e preparata da mamme e papà, abbiamo realizzato la “nostra” via crucis, alla scoperta di cinque caratteristiche dell’amore di Gesù. E, lungo questo cammino sulla via dell’amore, siamo arrivati a cinque “CROCE-VIA”. Se, infatti, si prende la parola “via crucis” e la si inverte, risulta la parola “croce via”. Il “croce-via” è quell’incrocio di strade dove occorre scegliere da che parte andare. La scelta di quale strada prendere ad ogni “croce via” è stata facilitata dalla presenza di due cartelli stradali: un DIVIETO, che ci ha indicato la strada da non prendere, e una FRECCIA, che ci ha indicato la direzione dell’amore, quella che ha scelto Gesù!. Ecco qui, un piccolo assaggio:
1° CROCE-VIA: Divieto di cronometro. Direzione, AMARE SEMPRE
2° CROCE-VIA: Divieto di calcolatrice. Direzione, AMARE GRATIS
3° CROCE-VIA: Divieto di metro. Direzione, AMARE SENZA MISURA
4° CROCE-VIA: Divieto di forbici. Direzione, AMARE TUTTI
5° CROCE-VIA: Divieto di maschera. Direzione, AMARE SUL SERIO
Abbiamo così “scoperto” che solo chi cammina sulla via della croce riconosce come ama Gesù; solo chi sta sotto la croce, riconosce quanto è amato da Gesù, solo chi si lascia amare da Gesù, impara ad amare. È un cammino a volte faticoso, ma è questa la strada che Gesù ha tracciato: la strada dell’amore autentico e sconfinato.

Antonella

STRANIERI OSPITI CONCITTADINI
La lettera del Vescovo Luciano Monari

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In occasione della solennità dei SS. Faustino e Giovita il nostro Vescovo ha voluto indirizzare una lettera sulla pastorale degli immigrati a tutta la Diocesi di Brescia dal titolo “Stranieri Ospiti Concittadini”. Il Vescovo non ha voluto e potuto esaurire il tema in questa lettera ma il suo intervento credo faccia chiarezza in un momento in cui l’Italia e le comunità Cristiane sono interessate da questo fenomeno.
Personalmente vedo con preoccupazione il modo con cui l’Italia (e in particolare i media e alcune posizioni politiche) stanno affrontando la questione e in particolare le parole usate per definire questo fenomeno. Parole come esodo o tsunami richiamano a tragedie che dovrebbero vergognare le persone che le utilizzano, soprattutto dopo la vera tragedia del Giappone e le drammatiche conseguenze che ha portato.
L’immigrazione è un fenomeno umano, le parole del Vescovo sono chiare: Credo che si debba vedere l’immigrazione all’interno di questo fenomeno più ampio e tipicamente umano: la ricerca di condizioni di vita sempre migliori, l’impulso ad allargare gli interessi e le relazioni fino a comprendere, al limite, tutte le persone.
La Storia stessa della Salvezza inizia con una migrazione, quella di Abramo. Questo fenomeno non è scevro di problemi e difficoltà. La comunità cristiana deve essere in grado per la sua stessa missione di accoglienza. Il Vescovo fa notare come delle realtà molto strutturate (è il caso della nostra Diocesi) possono provocare un senso di disorientamento agli stessi migranti Cristiani. Può esserci un respingimento involontario. Non ci si può affidare solo all’iniziativa dei migranti ma è necessario accoglienza. A Brescia sono già attivi momenti in cui le persone di lingua straniera possono vivere l’Eucaristia nella loro lingua natale ad esempio. Importante è anche la collaborazione con realtà diverse senza ambiguità e facendo chiarezza. Ci deve essere cautela con movimenti e sette radicalmente lontane dalla nostra fede (È per questo motivo che non si debbono offrire o affittare gli ambienti parrocchiali per incontri di questi movimenti o per pratiche psicologiche che sconfinano nel religioso).
Il dialogo con credenti di altre religioni presenta problemi più difficili. Dobbiamo partire dalla convinzione che tutti gli uomini formano una famiglia unica, voluta e creata da Dio. C’è dunque un amore eterno e generoso di Dio che si rivolge verso ogni creatura umana; e se Dio ama ciascun uomo, lo stesso amore aperto a tutti è chiesto a ciascuno di noi. Non possiamo disprezzare nessuno, non possiamo essere indifferenti all’esperienza di nessuno; siamo chiamati ad amare tutti e cioè a volere e difendere la vita di tutti. Su questo non ci sono dubbi o incertezze. Naturalmente questo non significa essere relativisti e cioè pensare che tutte le religioni siano uguali e che tutte le appartenenze religiose si equivalgano. Può confondere le religioni in una miscela indistinta solo chi non le conosce o chi ritiene che nell’ambito della religione non ci sia questione di vero e falso, ma solo di preferenze personali. Questa non è certo la concezione Cristiana della religione.
La collaborazione è necessaria per il benessere sociale, per le comunità. L’esperienze di amicizia aiutano a far diminuire la paura, ovviamente questo non deve affievolire l’impegno di fede della comunità e cadere nel buonismo. L’annuncio del vangelo è rivolto a tutti. Come Cristiani possiamo solo desiderare che tutti gli uomini riconoscano e accolgano l’amore di Dio. Questo senza fare proselitismo (portare più persone dalla nostra parte), ma un segno tangibile dell’amore, la missione, dice il Vescovo, o nasce dall’amore o non è missione.
La responsabilità politica dei cristiani non deve essere massimalista: accogliere tutti o chiudere a tutti. Abbiamo il dovere di riconoscere e di accogliere i rifugiati, abbiamo il dovere di solidarietà perché i beni della terra sono di tutti. Ci vuole equilibrio e questo lo riconosce anche il Vescovo non è semplice. Però bisogna partire dalle cose concrete, non dai facili allarmismi e dalle paure mediatiche. Il Vescovo individua situazioni concrete non regolari o discriminatorie.
Diritto a essere regolarizzato per chi effettivamente contribuisce al nostro benessere (esempio della badante), sbagliato togliere il permesso a chi perde automaticamente il posto di lavoro, cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia, favorire riavvicinamenti familiari, premiare il lavoratore adulto senza discriminazioni, non è lecito a un cristiano approfittare della condizione di debolezza del contraente immigrato per imporre contratti non equi… La lettera è disponibile sul sito della Diocesi di Brescia o è possibile acquistarla nelle librerie Cattoliche al prezzo di 1 euro. La lettera può aiutare ad affrontare con più serenità questo tema, il Vescovo invita anche i Consigli Pastorali a leggerla e a vedere la situazione della propria comunità perché ogni situazione che viviamo è una domanda che dobbiamo cercare di rispondere alla luce della fede.

Eravamo in 2966 nel 2009

L’ufficio di statistica del Comune di Brescia ha diffuso a Dicembre un quadro demografico alla Città e in particolare alla Circoscrizione Nord relativo all’anno 2009. L’intenzione del comune era quella di rilevare le principali trasformazioni di carattere demografico per rispondere al meglio alla domanda di servizi. In questa selva di numeri, devo dire la verità, ho rischiato di perdermi è stato però interessante vedere e capire come si è modificato il quartiere, la composizione dei suoi abitanti, le famiglie che la compongono, il numero di stranieri. Non è una novità, Casazza con i suoi 2966 abitanti è il quartiere con meno abitanti di tutta la Circoscrizione Nord. Vedremo se la costruzione di nuovi appartamenti e magari un rialzo del tasso di natalità potrà farci abbandonare l’ultima piazza. Mi sembra però difficile raggiungere i 4.186 abitanti del Villaggio Prealpino o i 5.115 di San Bartolomeo (i più vicini a noi come numeri). L’età media di Casazza è 48,92. Questa media, confrontata a Borgo Trento, Mompiano, Villaggio Prealpino, S. Bartolomeo, S. Eustacchio e S. Rocchino, risulta essere la più alta. Insomma siamo pochi e pure più “maturi”. In totale sono 427 i giovani (0-18), 1537 gli adulti (19-65) e 1002 gli anziani. In termini puramente statistici (in percentuale) però la situazione demografica del quartiere è simile ad altri come Mompiano e Villaggio Prealpino; consoliamoci. Gli stranieri a Casazza rappresentano il 10,4% della popolazione. Pochi rispetto ai 16,52% di Brescia e ai 12,27% della Circoscrizione Nord. A Casazza ci sono più femmine che maschi, se si guarda invece solo la popolazione straniera più maschi che femmine. Sono 1347 le famiglie a Casazza. In termini statistici rispetto agli altri quartieri abbiamo il primato delle famiglie numerose(ne so qualcosa); il 3,41% del totale contro il 2,6% medio degli altri quartieri e l’1,26%. Un dato interessante è quello riferito alla popolazione totale residente a Brescia dal 1990 al 2009 che mette in luce l’effetto positivo dell’immigrazione. La popolazione totale è diminuita di solo dello 0,76%, ma la popolazione italiana è diminuita del 16,3%: la compensazione è dovuta all’aumento della popolazione straniera che è passata da poco meno di 2000 unità ad oltre 32.200 unità nello stesso periodo. Tutti i dati li trovate sul sito del Comune di Brescia.

IL PUNTO SPORTIVO

a cura di Carmine

Con il "Palio delle Contrade" ormai alle porte, il Gruppo Sportivo concentra le sue forze nell'allestimento della tradizionale manifestazione, che anche quest'anno proporrà divertenti momenti di condivisione e interessanti esibizioni sportive a cui tutti i parrocchiani possono partecipare. Come sempre, la riuscita dell'evento non dipenderà dai risultati agonistici, quanto dalla partecipazione che sarà capace di suscitare, per vivere alcune serate nella serenità e nella familiarità "all'ombra del campanile".L'inizio del Palio è prevista per l'inizio del mese di giugno (3 - 4 - 5 e 10 - 11 e 12 giugno) ed è naturalmente sempre necessaria la collaborazione di quanti possono rendersi disponibili per le varie iniziative collegate ai giochi. Per quanto riguarda gli impegni agonistici delle nostre rappresentative, registriamo il fatto che le nostre squadre di calcio "under 14" e "allievi" hanno iniziato al meglio le rispettive avventure in Coppa Leonessa, consentendo ai propri giovani atleti ancora interessanti incontri con i coetanei di tutta la provincia, nel tentativo di superarsi e superare i propri limiti. La rappresentativa di pallavolo ha, invece, concluso gli impegni agonistici. Le nostre ragazze, guidate dalla triade Giulia - Camilla - Greta (a cui, insieme a Terry, va il più caloroso grazie), hanno dovuto superare molte difficoltà, imposte soprattutto dal limitato numero di atlete iscritte, a cui non sono tuttavia mai mancati volontà e spirito di squadra. I gruppi dei più piccoli (under 8 e under 10) stanno vivendo la parte conclusiva dei rispettivi campionati e a metà maggio saranno impegnati nella festa polisportiva finale in quel di Montichiari, a cui parteciperanno con la consueta straordinaria carica che li ha accompagnati per tutto l'anno. Intanto, le nuove leve (bambini nati nel 2004 e 2005) continuano a frequentare gli allenamenti del mercoledì con un entusiasmo travolgente, dando grandi speranze di continuità per i prossimi anni e soprattutto fornendo un insostituibile spirito di gioia e spensieratezza che spesso lo sport dimentica di mettere alla base del proprio esistere.

CAMMINO DI FORMAZIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE

Domenica 17 aprile è stato compiuto un passo importante per la costituzione del Consiglio Pastorale della nostra Parrocchia, con l'indicazione dei nomi dei possibili candidati.
Sarà stato il clima primaverile, sarà stata la collocazione dei tavolini sul sagrato, sarà stato che l’interesse per questa forma di partecipazione è cresciuta… ma, in particolare dopo la Messa delle 10.30, fuori dalla nostra chiesa si respirava un’aria di festa e di familiarità come raramente accade!
In tanti chiedevano: “Come si chiama quella persona tanto brava…?”; “Scusa, ma posso scrivere il tuo nome…?”; “Quel giovane è proprio da Consiglio Pastorale…”.
Insomma, è stato un momento in cui forse ci siamo conosciuti meglio, nello spirito di costruzione della Comunità e con la volontà di dare il personale contributo positivo al buon esito del momento.
Alla fine, la Commissione elettorale che si è occupata dello “spoglio” delle schede è stata letteralmente sommersa dalle indicazioni!
Questo è un dato comunque positivo, perché evidenzia che sta a cuore di molti il buon funzionamento della Parrocchia e in tanti sono ritenuta validi sostegni per la Comunità.
Quindi, il primo passo è stato un vero “balzo” in avanti!
A seguire, attendiamo la formazione della lista definitiva dei candidati per poter vivere altre giornate di condivisione delle nostre aspettative sul futuro parrocchiale.
Appuntamento per tutti al fine-settimana del 21 – 22 maggio, quando saremo chiamati a votare per la scelta definitiva sulle persone che sosterranno più da vicino il nostro parroco negli impegni più significativi dell’azione pastorale.
Ognuno potrà meditare con attenzione la propria preferenza sui candidati sulla base della lista e ascoltare lo Spirito.
A tutti: buon voto!
vai alla lista dei candidati

GIOVANNI PAOLO II - BEATO

Il 1° maggio verrà proclamato beato papa Giovanni Paolo II, il pontefice che più di ogni altro è stato protagonista di quest’epoca, in cui l'avvento sempre più prepotente dei mezzi di comunicazione ha cambiato anche il modo di proporre il messaggio evangelico. Ha interpretato i segni dei tempi, ha saputo accostare i nuovi strumenti alle esigenze della Chiesa.
Noi de “La Bussola” ci accostiamo al giorno della solenne beatificazione ricordando i tanti appellativi e slogan che hanno accompagnato il cammino di un grande testimone di Cristo.
Da Seminarista, studente a Cracovia, Karol Wojtyla trovò appeso alla porta della sua stanza un foglietto con le parole "FUTURO SANTO". Era un gioco scherzoso dei suoi compagni, che oggi si colora però di una luce profetica.
Riferite a lui ricordiamo, tra le tante, alcune espressioni che segnano i vari momenti del suo cammino: papa POLACCO - papa ATTORE - papa OPERAIO - papa CHE VIENE DA LONTANO - papa DELL’EST – papa del “MI CORRIGGERETE” - papa POLIGLOTTA - papa ATLETA DI CRISTO - papa SCIATORE – papa ANTI COMUNISMO - papa DEL TERZO SEGRETO DI FATIMA - papa DEI GIOVANI – papa dell’ “APRITE LE PORTE A CRISTO” - papa DELLE GMG - papa VIAGGIATORE – papa dei GRANDI RADUNI – papa dei PAPABOYS - papa FERITO - papa DEL PERDONO - papa DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO - papa DELLA PREGHIERA UNIVERSALE PER LA PACE - papa MALATO - papa DEL TERZO MILLENNIO - papa DEL GRANDE GIUBILEO – papa SOFFERENTE - papa del “VI HO CERCATO, ADESSO VOI SIETE VENUTI DA ME E PER QUESTO VI RINGRAZIO” – papa… SANTO SUBITO.
Ai giovani (ma non solo a loro), ci piace qui ricordare un passo di un suo discorso pronunciato all'incontro svoltosi allo stadio di Torino il 9 marzo 1988:
"Cosa significa amare. Uno di voi mi chiede: «Secondo Lei, cosa significa, per noi giovani, amare?». Ho voluto confrontare queste domande con altre, più articolate, dove ho trovato il vostro turbamento per l'edonismo esasperato, la pornografia dilagante, la mentalità permissivistica" che portano fatalmente a "dimenticare valori più alti e indispensabili...".
Ebbene, sono d'accordo con voi: amare autenticamente, da cristiani, significa oggi tante volte andare contro corrente, essere uomini schietti che dicono male al male e bene al bene e con coraggio scelgono contro la maniera comune di far equivalere amore a sesso, validità a successo, autenticità al look o apparenza. (...)
Amare da cristiani è questo miracolo: fare perno su Dio attraverso la persona di Cristo e donarsi agli altri in atteggiamento di disponibilità, di accoglienza, di aiuto. Entro quest'area le vocazioni al matrimonio, come alla vita consacrata, saranno vocazioni all'amore. Amando sul serio, acquisterete l'intelligenza e la cultura dell'amore, la correttezza nel vedere le esigenze e la concretezza dei donarsi.
Vi confesso con semplicità che provo vero turbamento per il futuro del mondo quando noto generazioni giovani incapaci di amare veramente o che riducono il loro donarsi allo scambio di gratificazione fra eguali, incapaci di vedere nella sessualità una chiamata, un invito ad un amore più alto e universale"