Si
sono svolti nelle serate di giovedì 2, 9 e 16 dicembre gli incontri
di riflessione con don Gian Mario, per il tempo d'Avvento, proposti come opportunità
di un confronto a cui difficilmente siamo abituati, presi come siamo
da mille impegni che non ci danno sosta e dai quali difficilmente riusciamo
a fuggire.
Il luogo dove ci siamo incontrati è stato particolare: il salone del
Centro Sociale. Per questo, ringraziamo la Circoscrizione Nord per averci
dato la possibilità di incontrarci in quella sala, che ha permesso
di proporre alcune riflessioni nel cuore del quartiere Casazza, consentendo
a tutti di far proprio linvito a partecipare.
La domanda da cui siamo partiti, che ha fatto da filo conduttore degli incontri,
è uno di quei quesiti che nel corso della storia dellUmanità
e, probabilmente, nel corso della storia personale di ognuno di noi ricorre
molto spesso: Dio, dove sei?
Se lo sono domandati tanti uomini, in occasione di catastrofi naturali o eventi
bellici
se lo domanda la Società contemporanea, che da un lato
è presa da un contagioso materialismo che vorrebbe relegare Dio nelle
sacrestie e dallaltro lato è alla continua ricerca di trascendenza.
Probabilmente, è una domanda che ci siamo posti tante volte anche noi
e che spesso abbiamo preferito accantonare.
Con laiuto di don Gian Mario, la abbiamo presa in mano per riflettere
insieme, alla luce della Parola di Dio.
DA ABRAMO ALLUOMO DOGGI
Giovedì 2 dicembre si è svolto il primo incontro che ha avuto
come traccia "Da Abramo all'uomo d'oggi." Don Gian Mario ci ha guidati
nella conoscenza di Abramo, padre nella fede delle tre grandi religioni monoteiste.
E' il primo uomo che ha un incontro con Dio, è l'uomo che Dio chiama,
scelto, eletto, separato dagli altri.
Abbiamo seguito l'incontro di Dio con quest'uomo, chiamato ad abbandonare
il conosciuto, per andare verso una vita nuova e una meta che non conosce.
Dio gli chiede di andare verso il "nuovo", a costo di ogni rischio,
per una vita nuova, una vita di comunione con Lui.
Dio gli rivolge il suo "vattene", inteso come andare verso se stesso,
perché se scopri te stesso scopri Dio. Lo invita a compiere tre rotture:
lasciare la terra, rompere con il mondo idolatra, rompere i legami di sangue.
Perché Abramo? Non lo sappiamo, questa scelta appartiene solo a Dio,
al Suo mistero. Non gli dice dove è l'obiettivo, gli chiede fiducia
... poi Dio stesso chiarirà la meta durante il cammino.
Dio ha chiesto ad Abramo fede. Rivolge la stessa richiesta anche agli uomini
di oggi, che troppo spesso dimenticano Dio: chiede di fidarsi di Lui, di credere
in Lui.
L'approfondimento proposto da don Gian Mario ci ha condotti gradualmente ad
una attenta riflessione sulla shoah. Da questa riflessione è scaturita
una prima risposta al nostro quesito. Dov'era Dio, quando veniva compiuto
lo sterminio degli Ebrei? La risposta è: Dov'era l'uomo? Dov'era la
sua umanità?
Quanto spesso, oggi, l'uomo si nasconde ... noi ci nascondiamo dal volto di
Dio?
Carmine
PERCHÉ DIO SI È FATTO UOMO?
Lincontro con gli altri può arricchirci, è questa il
primo messaggio che Don Gian Mario vuole comunicarci nella seconda serata
di riflessione sul tema Dio dove sei? comunicandoci tutta la sua
gioia nel vedere un pubblico così numeroso.
Che posto trova Dio nel nostro cuore? Noi siamo dei cechi che cercano la luce.
Noi non possiamo vivere senza luce, quindi siamo alla continua ricerca di
qualcosa che apra i nostri occhi.
Questo senso di inquietudine è un sentimento diffuso che accomuna i
credenti e i non credenti. È impossibile ignorare questa inquietudine
in noi stessi, perché questa domanda è presente nel nostro cuore.
Dio chi sei per me? Chi sono io per te?
Questa domanda però può essere soffocata, fraintesa e spostata
verso orizzonti indecifrabili, questo senso di smarrimento può venir
spento sul nascere, assopirsi.
Luomo ricerca la felicità, è un desiderio comune a tutta
lumanità. Quale felicità cerchiamo? La nostra ricerca
può limitarsi alla salute, al cibo, al sesso, al piacere, alla carriera
o al contrario possiamo abusare della religione e pretendere da Dio un segno
della sua presenza con tono minaccioso e provocatorio; dovera Dio quando
abbiamo sofferto?
La storia è tristemente segnata da forze oscure che cercano di liberare
luomo da Dio, come se Dio non volesse la nostra felicità. Dio
però è lAmante per eccellenza della felicità.
La vita è bella, la vita va vissuta nonostante i drammi,
lesistenza stessa è segno di felicità, non per tutti però
è così. La fragilità infatti è una componente
delluomo che si dimostra in tutta la sua autenticità nel bambino
che nasce piangendo, segnato dalla vita e nelle storie di uomini poveri, abbandonati,
carcerati
nel volto degli uomini ci sono più lacrime che sorrisi.
La sofferenza è un altro di quei grandi interrogativi, trattati anche
nella Bibbia, in particolare in Giobbe; perché dobbiamo soffrire, morire?
Giobbe ha sofferto ma infine ha sperato, ha creduto oltre la sua fragile umanità.
Il dolore rimane un mistero proprio delluomo, non per questo ci deve
essere rassegnazione e da qui la voglia di nasconderlo, di non pensarci, di
pensare solamente al piacere, al divertimento, allo sballo. Viviamo in un
tempo che non accetta il dolore, gli dà fastidio la morte a tal punto
che in alcune città i funerali vengono fatti al buio di notte così
che la gente non li possa vedere.
Il livello culturale si è alzato, la conoscenza è maggiore,
siamo più maturi ma allo stesso tempo siamo più soli. Senza
una domanda di senso siamo impoveriti.
La domanda di stasera ci orienta, non ci importa di chiederci se cè
o no un Dio. Non ci importa teorizzare di un Dio lontano, impassibile a cui
chiedere dove è nellingiustizia. La domanda da fare è
relativa ad un Dio presente nella mia vita. Perché Dio sè
fatto uomo? Chi sono io? Cè qualcosa che mi lega a Lui?
La domanda di Dio ha il sapore dellattesa, del futuro, come se noi non
bastassimo, per questo nei giovani vediamo il futuro. La vita è sempre
un dono da vivere anche per chi non vuole. Sono meno di quelli che pensiamo
quelli che rinunciano a questo desiderio.
Per trovare la risposta nella vita è necessario aprirsi a colui che
ci ha chiamati sin dal seno di nostra madre. Per il credente che non ha ancora
la totalità, ma è in costante ricerca, si può riassumere
nellinvito dei discepoli fatto a Gesù aumenta la nostra
fede.
Credere è rimettere la nostra vita nellaltro, lasciarsi possedere
dallascolto di Dio, essere docili, lasciare che i sentimenti sgorgano
e abbandonarsi alla resa, alla garanzia che Dio ci consegna un grande dono;
vieni, non aver paura io ti prenderò, sorreggerò il tuo
piede.
Il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere,
noi siamo dei ricercatori. Chi crede ha bisogno di mettersi ogni giorno alla
ricerca. Per alimentare la nostra fede è necessaria la Preghiera e
la Parola di Dio. Una relazione si alimenta, non si trascura con legoismo.
Non si trascura una relazione se questa mi sta veramente a cuore. Bisogna
dire no alla negligenza della fede, no alla convinzione esterna, alla mera
tradizione
ogni giorno dobbiamo riscoprire la nostra fede.
La fede è un innamoramento quotidiano di un Dio che non è lontano.
Lunica via è quella umile della sequela, credere allamore
di Dio nonostante i calci nei denti procurati dalle sofferenze della vita,
rispondere affermativamente allofferta damore di Dio, al suo dono
che è ora e per sempre. La tenerezza di Dio non viene mai, sempre offre
del cibo ai suoi pellegrini. Tu ci hai fatto per te e il nostro cuore
è inquieto finché non riposiamo in te. (SantAgostino)
Dobbiamo testimoniare questa verità, contagiare altre persone nella
ricerca e mai sentirci arrivati. Anche se stanchi dobbiamo sempre cercare
il volto di Dio. Finché siamo alla ricerca possiamo stare tranquilli,
la nostra fede è salva.
DOVÈ DIO?
Quando le cose ci interessano non cè Santo che tenga. In questa
serata di freddo il Don ha apprezzato la scelta di coloro che hanno affrontato
il freddo pur di essere presenti a questo ultimo incontro.
Dovè Dio? Solo Dio vede nel cuore delluomo, solo Dio giudica.
La Fede è lincontro con Gesù di Nazareth. Una persona
nata in un luogo ben preciso della terra e in un tempo ben preciso della storia,
una persona in carne ed ossa. Il Cristianesimo quindi non è una visione
della vita, ma un incontro personale.
Anche Giovanni il Battista aveva dei dubbi, il modo di fare di Gesù
aveva disatteso le sue speranze.
Tutti coloro che lo hanno incontrato e che, come i discepoli, hanno aderito
alla sua vita possono affermare che la loro fede è cresciuta. La testimonianza
di coloro che lo hanno visto aiuta la nostra fatica. Quel Dio che pensavamo
lontano, si è fatto uomo, carne, vicino. Dio è vicino e allo
stesso tempo inarrivabile. Dio è però visibile contemplando
il suo volto e ascoltando la Parola. In Lui ci muoviamo, siamo, respiriamo.
Possiamo incontrare Gesù il Nazzareno? Si, con forza, trepidazione
e convincimento. Ha percorso la nostra vita quotidiana, è entrato in
relazione con noi. Non è fumo negli occhi è realtà.
Ci può sembrare lontano nello spazio e nel tempo ma noi siamo convinti
di vederlo nel nostro quotidiano. Questa certezza ci proviene dai primi testimoni,
da coloro che lo hanno ascoltato, visto e toccato.
Questa è stata una esperienza vera e personale. Una catena ininterrotta
dei credenti fino ai testimoni oculari. Questa esperienza è vera e
personale anche ora e adesso perché siamo in collegamento diretto con
coloro che lo hanno visto morto e poi risorto.
Abbiamo bisogno di tante cose ma in fondo abbiamo bisogno semplicemente di
vincere la solitudine, di sentirci amati. Abbiamo bisogno di Amore.
Molti credenti, anche tra i sacerdoti, hanno perso la voglia di combattere
la buona battaglia. Alcuni preti testimoniano di una disaffezione alla parrocchia,
alla S. Messa, alle confessioni
cè ancora tanto bene però
e il Don precisa: riscopro tanto bene in questa comunità.
La sete e la fame di Dio va cercata nei luoghi giusti. La Parola di Dio ci
avvicina a questo innamorato che parla ai nostri cuori. Un ascolto intelligente,
umile può saziare la nostra sete e la nostra fame a poco a poco. Solo
Dio può irrompere nel silenzio del nostro cuore. Dio parla ancora,
non se nascosto.
Niente avviene a caso, la grazia è dentro la nostra vita. La parola
si è fatta carne, amore. È una forza liberante quella dello
Spirito che ci fa conoscere e scoprire la gioia che scaturisce dalla Parola
di Dio dalla relazione con Gesù. Dalla Parola nasce lamore.
Lamore cambierà il mondo. Amare vuol dire donare la vita, servire
gli altri, donarsi senza riserva.
Lamore è un frutto che nasce dalla Parola.
Nel silenzio riscopriamo questi valori, questa Gioia che nessuno potrà
più toglierci, la conoscenza dellamato.
Appoggiando il nostro capo sul cuore di Cristo non potremo più domandare
Dove sei?.
Non dobbiamo però pretendere subito delle risposte pronte, siamo tutti
ciechi, annaspiamo nel buio, Lui si fa trovare solo ad alcune condizioni.
Allora potremo dire: Nel cuore della notte, un grido si ode: Eccolo
lo Sposo viene, lEmmanuele, Salvatore.
Si sperava lo straordinario, Dio invece viene nel quotidiano, nellordinario
ed è proprio Lui a dirci che ha bisogno di NOI.
Andrea
La
nostra Comunità parrocchiale, nelle scorse domeniche, ha accolto con
il suo materno abbraccio le presentazioni dei gruppi di fanciulli che, intrapreso
il cammino dell'iniziazione cristiana, vivono con impegno l'esperienza del
catechismo.
Domenica 28 novembre, prima di avvento, i bambini del Gruppo Tiberiade (4°
anno) hanno ricevuto una pergamena, su cui era impresso il "comandamento
dell'amore" e hanno presentato alla preghiera della Comunità la
tappa del proprio cammino, che quest'anno li porta a riflettere sulla storia
della Salvezza
Sono stati così introdotti "ufficialmente" nell'ultimo anno
di preparazione per l'incontro forte con Gesù nei sacramenti.
Comprendere che quell'incontro non è il raggiungimento di una meta,
ma rappresenta il punto di partenza di una vita pienamente cristiana è
la scommessa che ogni catechista punta a vincere contro la diffusa mentalità
corrente ed è la realtà che ogni famiglia dovrebbe vivere nel
seguire il percorso del proprio figlio.
I ragazzi del Gruppo Emmaus (6° anno), ormai consapevoli di quanto detto
sopra, hanno ricevuto - la domenica successiva - il Passaporto del Cristiano.
Questo importante "documento" è un invito a non essere "cristiani
tiepidi" e rappresenta la loro chiamata a farsi testimoni di Cristo nel
mondo: un passaporto non serve per girare per le vie di Casazza, ma è
lo strumento per affrontare viaggi in ogni luogo della vita!
Il Gruppo Gerusalemme (5° anno), domenica scorsa ha espresso la scelta
che ha maturato in questi anni di catechismo: ciascun bambino, con la consapevolezza
raggiunta, ha presentato a tutti l'intento di ricevere la pienezza dello Spirito
Santo nella Cresima che lo renderà ancor più pronto a partecipare
a pieno titolo alla Mensa eucaristica.
Le catechiste non chiedono alla Comunità nient'altro che amore e preghiera
per il delicato compito che è stato loro richiesto e sono certe che
non mancherà il sostegno di tutti nella dura sfida educativa e di fede
che la crescita dei nostri "piccoli" richiede.
Alberto, nostro figlio, coinvolto in un grave incidente stradale cessò
di vivere un sabato sera: aveva diciotto anni. Era lanno 1992. E
un dramma crudele quello che ci ha coinvolti come famiglia. La disperazione
ha bussato alla porta del nostro cuore, ci siamo trovati in grave stato di
confusione e di smarrimento per il grande vuoto che si era creato nella nostra
vita.
La fede cristiana ci ha dato la forza per poter reagire e continuare il nostro
cammino. Una fede continuamente provata, ma forte abbastanza per trionfare
sulle prove, e che ci ha aperto alla convinzione che la disgrazia che ci ha
colpiti portasse in sé anche una vocazione a prenderci cura a nostra
volta, come potevamo, delle persone sofferenti.
Così si presentano Romano e Mariarosa, che dal 1993 cominciano a dedicarsi
allaiuto dei più bisognosi per poi iniziare lavventura
del CAMPER EMERGENZA.
Ma che cosé? Lo chiedo alla nostra parrocchiana, Cristina, conosciuta
da molti come maestra Cristina, che lanno scorso ha deciso
di trascorrere in maniera più originale e senzaltro creativa
lultimo dellanno, la notte di s.Silvestro.
Ho potuto conoscere lesperienza di CAMPER EMERGENZA lanno
scorso. Si tratta di una realtà di volontari che si dedicano allassistenza
dei senza dimora o dei poveri che vivono sulla strada: col camper girano per
le strade cittadine offrendo una bevanda od un pasto caldo, e non solo: cè
spazio per il dialogo, per distribuire indumenti, la necessaria assistenza
medica e un valido supporto psicologico. Inoltre da qualche anno viene organizzata
una festa di Capodanno in strada allestendo un tendone là dove solitamente
il camper per tutto linverno staziona per soccorrere nelle ore serali
e notturne i più poveri della nostra città in fondo a via Leonardo
da Vinci (nelle vicinanze di via Marsala, ndr)
Viene celebrata la s.messa di ringraziamento e lanno scorso è
stato invitato il vescovo per la benedizione.
E tu come mai eri lì?
Ho saputo delliniziativa da una mia amica che presso la Diocesi
coordina le realtà ecclesiali presenti sul territorio. Il vescovo aveva
invitato i movimenti ecclesiali bresciani ad animare la s.messa per rendere
il momento il più bello possibile. Mi sarebbe piaciuto coinvolgermi
in questavventura, poter offrire il mio canto nel coro, ma questa era
una scelta da fare con la famiglia e quindi provai a pianificarla insieme.
Come ti sei organizzata?
Il tutto è riuscito in maniera inaspettata e molto bella. Con altre
mamme del coro ci siamo messe daccordo nel riunire tutti i figli a casa
mia. Poi col prezioso aiuto di mio marito Luca e di un altro papà i
bimbi hanno preparato dei biscotti per portarli la sera stessa alla comunità
Ebron per un momento di gioiosa condivisione. La cosa è riuscita molto
bene: ho partecipato al coro per la messa di ringraziamento, ho potuto ascoltare
le parole del nostro vescovo che ha affrontato il tema delle Beatitudini.
Alla messa poi è seguito un momento di convivilità animato dai
volontari di CamperEmergenza, gli alpini e dai ragazzi del GEN di Brescia
in attesa della mezzanotte. Io però pensavo alla mia famiglia: con
le mie amiche sono corsa a casa e lì ci siamo raccontati le reciproche
esperienze vissute in questultimo dellanno davvero insolito.
a cura di Marek
Iniziative
come quella di "Natale in strada - bancarelle della solidarietà"
sono occasioni in cui ogni anno si ritrovano, per stare fianco a fianco, molte
associazioni di volontariato, con il semplice scopo di far emergere ciò
che di buono e di sano c'è e opera nella società d'oggi.
Scendere in strada con la propria bancarella è il modo più "solare"
di far partecipe tutto il quartiere di quanto si fa, di quanto si può
fare e ... di quanto ci sia da fare!
La particolarità che caratterizza l'iniziativa che annualmente si svolge
in via Riccardi e che rende il tutto speciale (per non dire unico) è
il fatto che le bancarelle del volontariato sono affiancate da quelle delle
realtà "ordinarie" del nostro quartiere: le mamme, le scuole,
il GSO ... Questo, a mio parere rende l'atmosfera più familiare che
mai, quasi "incarnando" la realtà del volontariato nel vissuto
quotidiano.
Le famiglie che si intrattengono nell'ammirare le idee-regalo artigianali,
che sorridono del banco dei giochi "riciclati", che trovano un libro
interessante ... respirano un'aria natalizia particolare che fa bene ai bambini
(e non solo a loro!). Un'aria non fatta di voglia di shopping, non satura
di "magia del Natale" (come se il Natale fosse una polverina fatata
che rende tutto irreale!). A guardare bene, le bancarelle di Natale in strada
parlano di "vera magia": quella resa concreta dall'impegno e dalla
solidarietà di persone semplici e speciali.
La giornata delle Bancarelle della solidarietà mi ha fatto riflettere
anche sul progetto di coordinamento della solidarietà, che prenderà
vita in città dal prossimo mese di gennaio. Questo progetto si propone
l'obiettivo di instaurare una rete di collaborazione tra le associazioni di
volontariato presenti sul territorio. La finalità è quella di
fare emergere le reali situazioni di bisogno e dare risposte più corrette
alle esigenze diffuse nella città. L'iniziativa è di particolare
interesse e speriamo di poter riprendere a parlarne nei prossimi mesi, grazie
anche alla partecipazione al progetto di tante persone della nostra Comunità.
Mi permetto di proporre un'ultima riflessione, relativa al ruolo che la Comunità
Hebron ricopre in quartiere. Mi sembra che funga quasi da polo di attrazione
delle "energie positive". Chi si avvicina a questa realtà,
spesso lo fa con lo slancio di voler dare un aiuto, offrendo un proprio piccolo
contributo per collaborare a far stare meglio le persone che lì vivono.
In verità, pensandoci bene, credo che poi ci si renda presto conto
che è molto più quello che si riceve rispetto a quanto veramente
si può dare. La testimonianza data dall'esempio di chi vi opera, il
clima che si respira varcata la soglia del giardino di via Riccardi, quel
misto di fragilità e profonda forza interiore che si può toccare
con mano ... tutto mi sembra messo lì a disposizione di chi vuole attingere
ispirazione per iniziative di amore concreto. Credo si possa usare - per la
nostra parrocchia - un paragone anatomico: se il cuore dell'amore è
certamente la chiesa e l'oratorio, la Comunità Hebron può essere
una importante ghiandola che - silenziosamente - secerne ormoni fondamentali
per la nostra crescita.
Carmine
Rubo un po di spazio alla Bussola e del tempo a tutti voi per esprimere
il mio grazie personale e della comunità per la partecipazione alla
festa Natale in strada 2010.
Colgo loccasione per esprimere alcuni pensieri che nascono dal cuore.
E' stata davvero una bella festa ... semplice, organizzata con gioia, fatica,
magari rubando del tempo alla famiglia, ad altri impegni, ma con il desiderio
di stare insieme, di condividere, di donare agli altri, piccoli e grandi occasioni
di incontro, di divertimento semplice, di riscoperta di abilità nascoste,
di idee un po assopite nel tempo: è stata unoccasione per
sperimentare unamicizia.
Sì, questanno con le persone, tante, che si sono impegnate nellorganizzare,
nel piantare gli stand, abbiamo sperimentato unamicizia,
che è nata e si alimenta dentro una comunità (parrocchiale),
che è fatta di piccole cose, di gesti quotidiani, che desidera crescere,
maturare e aprirsi agli altri per condividere una fede, unattenzione
ai bisogni degli altri, un servizio.
Una festa che è diventata un avvenimento, un appuntamento
Grazie, allora, a chi ha lavorato, a chi ha partecipato, alle associazioni,
tante questanno, che hanno reso ancora più bella e importante
questa nostra festa.
Grazie alla scuola primaria che, attraverso la maestra Cristina e il maestro
Enzo, ha coinvolto i bambini, alla Scuola dellinfanzia Tadini e al nido
Girasole che hanno coinvolto i piccoli, ma anche le maestre e i genitori nel
partecipare alla festa ... Grazie agli Zampognari che hanno portato un po
di atmosfera natalizia
Grazie allAssociazione pensionati che
ha offerto, castagne e vin-brulè, a Don Gianmario che ha dato la disponibilità
di usare tavoli e il necessario presente in oratorio
Grazie alla Circoscrizione
Nord che ha dato un contributo e il Patrocinio
Grazie all<Ospedale
dei pupazzi>, ormai un appuntamento fisso e atteso dai nostri bambini ...
Grazie a tutti allora, e un arrivederci ... non al prossimo Natale, ma a domani
... sulle strade del nostro quartiere: si respiri e si viva sempre il clima
di amicizia sperimentato alla festa.
Santo Natale a tutti
e per il 2011
Auguri a chi ama dormire ma si sveglia sempre di buon umore,
a chi saluta ancora con un bacio,
a chi lavora molto e si diverte di più,
a chi arriva in ritardo ma non cerca scuse,
a chi si alza presto per aiutare un amico,
a chi ha l'entusiasmo di un bimbo e i
pensieri di un uomo,
a chi spegne la televisione per fare due chiacchiere,
a chi vede nero solo quando è buio,
a chi non aspetta il nuovo anno per essere migliore!
Comunità Hebron
Per noi del Gruppo Sportivo l'arrivo del Natale è il momento del "giro
di boa": vengono interrotte le attività agonistiche per la pausa
invernale ed è tempo di stilare un primo bilancio della stagione in
corso.
Prima di parlare delle nostre squadre, sentiamo di tributare il nostro caloroso
"grazie" a quanti hanno reso il giorno del "Natale degli sportivi"
(sabato 11 dicembre) un bellissimo evento. Il
ringraziamento va equamente ripartito tra fuochisti, "spiedisti",
amici ed amiche della Cucina, il don e tutti gli atleti e loro familiari che,
partecipando alla Messa e alla cena, hanno reso possibile uno splendido momento
di familiarità.
Per quanto riguarda i nostri ragazzi che sui campi della Provincia tengono
alti i colori del GSO Casazza, vorremmo soffermare lattenzione su due
rappresentative che hanno molto in comune: sia per come hanno iniziato la
loro avventura quest'anno, sia per come stanno affrontando i rispettivi impegni.
Allievi e under 14 rappresentano una vera e propria scommessa che
ragazzi e dirigenti insieme stanno portando avanti nel migliore dei modi.
Quando a settembre è stato proposto di allestire una squadra di 13/15enni
sembrava un'impresa disperata. Ma, prima alla spicciolata, poi in gran numero,
il passaparola ha fatto ritrovare in campo una ventina di ragazzi, molti dei
quali neanche si conoscevano, uniti dalla passione per il pallone e con una
gran voglia di diventare squadra.
In questo campionato noi siamo i più piccoli (del nostro girone), ma nonostante questo siamo quinti e non ci arrendiamo, anche perché sappiamo che con una squadra unita ce la si può fare.
Inoltre, grazie al nostro allenatore, riusciamo a fare veramente squadra e a fare gioco fra noi. Negli allenamenti diamo il massimo per poter giocare al meglio la partita. Il nostro allenatore ci ha insegnato che l'importante non è vincere, ma partecipare dando del nostro meglio, permettendo così a tutti di giocare.
Ognuno di noi è fiero di essere giocatore di questa squadra.
E infine
Grazie Pacio!Giorgia
GSO CASAZZA
Liniziativa
della costruzione di questa chiesa si deve allAssociazione degli Amici
di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret. Da
sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato
considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro. I patrocinatori di questa
chiesa volevano mostrare al mondo lamore, il lavoro e il servizio vissuti
davanti a Dio, così come li visse la Sacra Famiglia di Nazaret.
(dallomelia di Benedetto XVI per la consacrazione della Sagrada
Familia - 7 novembre 2010)
Antoni Gaudì, ideatore della Sagrada Familia, chiesa recentemente
consacrata a Barcellona da Benedetto XVI , aveva in mente un principio fondamentale
dal quale è scaturita una costruzione tra le più ardite della
storia dellarchitettura: il tempio di Dio rappresenta la Chiesa come
la Sacra Famiglia della comunione dei santi. Per larchitetto
catalano la struttura costruttiva diventa occasione per fare memoria delle
figure che hanno sostenuto nei secoli la fede cristiana: ciascun pilastro
è rappresenta la figura di una apostolo o di un santo, lo stesso per
torri e pinnacoli ove la torre più alta rappresenta Cristo (non è
ancora stata costruita).
Questanno la tradizionale festa di s.Stefano protomartire (cioé
primo martire) coincide con la prima domenica del Tempo liturgico del Natale
dedicata alla Sacra Famiglia di Nazareth e lanalogia fatta
da Gaudì viene a sostenere questa congiuntura. Tantopiù che
è lanno dopo più di un secolo di lavoro in cui è
stato consacrato laltare maggiore della sua chiesa.
La Chiesa rappresenta ancora oggi un luogo vitale dove il concetto di famiglia
può trovare ancora un valore positivo. Nella comunità ecclesiale
la famiglia è intesa come luogo educativo di crescita nella fede e
rimane tale laddove esistono esempi vivi di testimonianza alla Verità
e allAmore di Dio Padre. La sfida di Gaudì come uomo di fede
è la chiesa può crescere nella memoria dei santi testimoni del
Vangelo considerate pietre vive, che ancora oggi possono entrare in comunione
con la nostra vita.
Antoni Gaudì, come architetto, pensava ai suoi santi, come
pilastri e li figurava come alberi, che si ramificano verso lalto provocando
una vertiginosa visione nel visitatore che oggi finalmente può entrare
nella navata principale. Sono alberi che attraverso i loro rami portano frutti
di luce che sono rappresentati da multiformi aperture sul tetto: la simbologia
richiama alla missione della chiesa nel mondo: portare frutto.
Come costruttore Gaudì applica dei principi che producono molteplicifrutti:
La struttura formata da alberi gli ha permesso di rendere ancora
più audace e leggera lintera costruzione. Pur paragonato da molti
storici come un nuovo costruttore di cattedrali gotiche con i suoi criteri
costruttivi riuscì ad disfarsi dellinvenzione gotica dellarco
rampante, ingombrante e inutile struttura: come se la struttura avesse
delle stampelle, ironizzava.
Tuttavia quello che soprende è la simbologia alla quale ricorre Gaudì
per organizzare spazi ed elementi costruttivi e decorativi.
Ledificio è pensato come un organismo vivente con una struttura
raramente realizzata con la pietra (Gaudì preferiva il mattone che
simboleggiava il lavoro delluomo e la sua terra) che vuole vedere ricoperta
da un rivestimento,una pelle, costituita da maiolica, ceramica
o più semplicemente pittura, colorata vivacemente. Larchitettura
deve rappresentare la natura e quindi utilizzare la sua varietà di
colori.
Nel progetto la chiesa è sormontata da ben 18 torri: 4 per gli evangelisti,
12 per gli apostoli, una per la Madonna e la più alta dedicata a Gesù.
Gaudì immagina delle torri altissime ma tali da non superare laltezza
del colle di Montjuic(di solo un metro) per non sfidare Dio( successivamente
sono state ridotte ad un terzo dellaltezza originaria!). Le tre grandi
facciate hanno per tema: la Natività, La Passione, la Gloria. Di quelle
previste sono state realizzate le due del transetto. Recentemente è
stata completata la facciata ad Ovest, quella della Passione,opera
di uno scultore giapponese Etsuro Sotoo che è allopera dal 1978.
Ad est la facciata della Natività realizzata sotto la direzione
di Gaudì.
La facciata principale (della Gloria) è in fase di studio.
I tempi di realizzazione di questo colosso sono molti lenti e
affidati ad un team di tecnici e progettisti che dovono fare i conti col fatto
che una parte importante dei progetti è stata distrutta da un incendio.
Tuttavia il procedere lento della costruzione è diventato per Barcellona
e per lintera Spagna una timida espressione di fede che
si scontra col progresso culturale e tecnico che sta disgregando la società
spagnola. E significativo che allinizio nel nuovo millennio, dopo
più di un secolo dallinizio dei lavori, oggi, nonostante la consacrazione
della chiesa del 7 novembre scorso da parte del Pontefice, si sia completato
il 60% del progetto iniziale: lopera di santificazione della
chiesa è ancora in atto. Sarà s.Giuseppe a finirla!
ribatteva larchitetto quando gli chiedevano quando sarebbero finiti
i lavori. Benedetto XVI nella sua omelia di consacrazione ha ricordato questa
frase con compiacimento visto e considerato che il suo nome di battesimo è
Joseph (Giuseppe).
Il cantiere comincia esattamente nel 1883 e il completamento delle opere previsto
inizialmente dallarchitetto in 10 anni è stimato per il 2040-2050:
certo sotto questaspetto è da ritenersi proprio un cantiere medioevale
quando per completare una cattedrale si succedevano generazioni di architetti
e potevano durare anche 200 anni come nel caso della cattedrale di Chartres.
La gioia che provo nel poter presiedere questa celebrazione si è
accresciuta quando ho saputo che questo edificio sacro, fin dalle sue origini,
è strettamente legato alla figura di san Giuseppe. Mi ha commosso specialmente
la sicurezza con la quale Gaudí, di fronte alle innumerevoli difficoltà
che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza:
San Giuseppe completerà il tempio. Per questo ora non è
privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è
Giuseppe a dedicarlo.
In questo ambiente, Gaudí volle unire lispirazione che gli veniva
dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto:
il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia.
Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza,
come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse
dentro ledificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta
la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò
fuori i retabli, per porre davanti agli uomini il mistero di Dio
rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
In questo modo, collaborò in maniera geniale alledificazione di
una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata
da Cristo.
E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti:
superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza
in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle
cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo
con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la
bellezza è la grande necessità delluomo; è la radice
dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza.
La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, lopera
bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dallegoismo.
Abbiamo dedicato questo spazio sacro a Dio, che si è rivelato e donato
a noi in Cristo per essere definitivamente Dio con gli uomini. La Parola rivelata,
lumanità di Cristo e la sua Chiesa sono le tre espressioni massime
della sua manifestazione e del suo dono agli uomini. Ciascuno stia attento
a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da
quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo (1Cor
3, 10-11), dice san Paolo nella seconda lettura. Il Signore Gesù è
la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa
e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dellumanità.
In Lui abbiamo la Parola e la Presenza di Dio, e da Lui la Chiesa riceve la
propria vita, la propria dottrina e la propria missione. La Chiesa non ha consistenza
da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura
docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato.
Lunico Cristo fonda lunica Chiesa; Egli è la roccia sulla
quale si fonda la nostra fede. Basati su questa fede, cerchiamo insieme di mostrare
al mondo il volto di Dio, che è amore ed è lunico che può
rispondere allanelito di pienezza delluomo. Questo è il grande
compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di
libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo
senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in unepoca
nella quale luomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio,
come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande
significato. Gaudí, con la sua opera, ci mostra che Dio è la vera
misura delluomo, che il segreto della vera originalità consiste,
come egli diceva, nel tornare allorigine che è Dio. Lui stesso,
aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare
in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce
luomo allincontro con colui che è la verità e la bellezza
stessa. Così larchitetto esprimeva i suoi sentimenti: Una
chiesa [è] lunica cosa degna di rappresentare il sentire di un
popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nelluomo.
Il Natale, la Natività di Gesù, rappresenta il punto di avvio dellanno liturgico, che nel rapido giro di pochi mesi, riassume il lungo percorso della salvezza, che ha la sua conclusione con la Pasqua: la morte e la resurrezione di Cristo, un percorso che nelle opere di arte sacra viene ripercorsa dagli artisti che vi si dedicano. Nei giorni scorsi, presso la sala della Bcc Agrobresciano di Via Triumplina è stata ospitata la mostra dei mosaici di Fioralba Nicosia Lippolis, quasi tutti dedicati a questo tema. Lartista, torinese, è stata ospite della nostra città nel luglio scorso con una sua vasta antologica intitolata La società postindustriale e mediatica tra solitudine e speranza: oltre settanta opere (pittura, scultura, mosaico) nella quale ha espresso tutta la sua forte critica, specialmente verso linvadenza dei media che condizionano e schiavizzano luomo contemporaneo. La mostra di Fioralba Nicosia è poi emigrata in gran parte nella sua città natale Casale Monferrato, dove, però hanno trovato posto solo pochi mosaici, il cui nucleo principale è però rimasto a Brescia, ed è stato posto in mostra nella chiesa di Santa Maria della Rosa a Calvisano, e prima di ripartire, è stato posto in mostra alla Bcc. Nei soggetti sacri il suo spirito polemico verso la società contemporanea si attenua, o meglio sceglie unaltra strada rispetto alla pura denuncia dei mali contemporanei; attraverso la brillantezza cromatica delle tessere dei mosaici lartista ripercorre tutta la via della salvezza: si apre con lAnnunciazione, prosegue con la Natività, (tema più volte ripetuto) si sofferma sulla vita pubblica di Gesù (Predicazione di Gesù, Moltiplicazione dei pani e dei pesci,) fino al percorso del calvario di Cristo ( Ultima Cena, Cristo deriso, Bacio di Giuda, Crocifissione e quindi alla Resurrezione). Costituisce fatto singolare di questi mosaici, che sono fatti tutti con materiale di recupero: cocci di bottiglia e di piatti, che sapientemente accostati, vanno a costruire le scene con particolare intensità, quasi a significare la possibilità del riscatto anche dai rifiuti ai fini della salvezza; non si può non ricordare il passo del Vangelo:la pietra scartata dai costruttori è diventato la pietra fondamentale. E ricordare anche come la povertà della nascita, con Bambino rappresentato infreddolito e nudo sulla nuda terra, è una prefigurazione del cammino della Croce che rappresenta lesito conclusivo del cammino della salvezza.
Alberto Zaina
Il Natale 2010 porterà in dono, per i fedeli della nostra parrocchia,
il ritorno sui banchi della chiesa del foglietto contenente Letture e principali
preghiere della S. Messa domenicale.
Avrà un formato decisamente diverso da quello a cui eravamo abituati
sarà a colori, in veste tipografica.
Questo evento ripropone anche a Casazza la questione sulla reale
utilità di questo strumento, anche perché il farne a meno negli
ultimi due mesi ha suscitato reazioni di senso opposto tra loro: i soliti
argomenti pro e contro, che sommariamente riportiamo
di seguito.
- Ho spesso sentito dire, partecipando a dei dibattiti sulla liturgia, che
durante la Messa non si dovrebbe usare il foglietto per seguire le letture;
piuttosto si dovrebbe ascoltare, guardando verso l'ambone in direzione del
lettore che in quel momento sta proclamando la Parola di Dio. Il motivo sarebbe
questo: siccome quando si leggono le letture della liturgia della Parola,
è Dio che parla tramite il lettore di turno, non si dovrebbe stare
con il capo chinato sul foglietto, perché questo sarebbe poco rispettoso
verso "Dio che parla", quindi si dovrebbe stare a testa alta così
come si sta di fronte a uno che ti sta parlando.
- La Parola di Dio presuppone l'ascolto nell'assemblea dei credenti, quindi
occorre concentrarsi sulla sua proclamazione più che sulla lettura
visuale e sulla meditazione (che sono atti individuali e solitari). Però,
siccome i lettori talora borbottano, si mangiano le sillabe, sbagliano gli
accenti, non sanno usare i microfoni, i fedeli hanno problemi di udito, fanno
colpi di tosse ... Allora si ripiega sul foglietto...
- Il fedele che partecipa dovrebbe almeno imparare a prepararsi le letture
prima della domenica (ci vogliono 5 minuti). Come se si va ad un appuntamento
importante ci si prepara, così pure alla Messa.
- Bisognerebbe formare dei lettori con una buona istruzione liturgica, che
preparino le Letture, che prestino il loro servizio con il desiderio di far
capire quello che leggono, dando la giusta espressione, senza accelerazioni
o leggendo come al TG. A tal riguardo è senza dubbio importantissimo
che il lettore conosca la lettura da proclamare, già prima di salire
all'ambone.
- Una volta che il foglietto è presente in chiesa, può essere
buona abitudine prenderlo e, a fine messa (se è l'ultima del giorno!!),
portarlo a casa perché nel retro ci sono articoli interessanti e soprattutto
durante la settimana è possibile leggere e meditare le Letture, magari
andandole a riprendere direttamente dalla Bibbia.
Quindi W il foglietto! O no?
Per la nostra Parrocchia, il presepe
in chiesa è sempre stato un elemento forte di espressione di fede,
di particolare pregio artistico, fonte di riflessione e approfondimenti per
il messaggio che, nella semplicità, ha sempre manifestato.
Le vicende degli ultimi anni hanno un po sguarnito il gruppo che tradizionalmente
si è occupato di realizzare questo esempio di catechesi popolare. Tuttavia,
la disponibilità di alcuni baldi esponenti fra i più
esperti negli allestimenti del teatro e di chi ha voluto dare una mano ha
permesso di portare avanti nel solco della tradizione di Casazza
un ottimo allestimento, rifacendosi ad un presepe di qualche anno fa, opera
del compianto Gabusi.
Grazie a chi si è impegnato questanno e un augurio a tutti di
meditare nei presepi il mistero dellincarnazione di Dio nella storia
del mondo e nel vissuto quotidiano di ogni uomo.
Allinizio
di un Nuovo Anno il mio augurio vuole giungere a tutti e a ciascuno; è
un augurio di serenità e diprosperità, ma è soprattutto
un augurio di pace. Anche lanno che chiude le porte è stato segnato,
purtroppo, dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di
violenza e di intolleranza religiosa.
Il mio pensiero si rivolge in particolare alla cara terra dell'Iraq, che nel
suo cammino verso lauspicata stabilità e riconciliazione continua
ad essere scenario di violenze e attentati. Vengono alla memoria le recenti
sofferenze della comunità cristiana, e, in modo speciale, il vile attacco
contro la Cattedrale siro-cattolica Nostra Signora del Perpetuo Soccorso
a Baghdad, dove, il 31 ottobre scorso, sono stati uccisi due sacerdoti e più
di cinquanta fedeli, mentre erano riuniti per la celebrazione della Santa
Messa. Ad esso hanno fatto seguito, nei giorni successivi, altri attacchi,
anche a case private, suscitando paura nella comunità cristiana ed
il desiderio, da parte di molti dei suoi membri, di emigrare alla ricerca
di migliori condizioni di vita. A loro manifesto la mia vicinanza e quella
di tutta la Chiesa, sentimento che ha visto una concreta espressione nella
recente Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Da
tale Assise è giunto un incoraggiamento alle comunità cattoliche
in Iraq e in tutto il Medio Oriente a vivere la comunione e a continuare ad
offrire una coraggiosa testimonianza di fede in quelle terre.
Ringrazio vivamente i Governi che si adoperano per alleviare le sofferenze
di questi fratelli in umanità e invito i Cattolici a pregare per i
loro fratelli nella fede che soffrono violenze e intolleranze e ad essere
solidali con loro. In tale contesto, ho sentito particolarmente viva lopportunità
di condividere con tutti voi alcune riflessioni sulla libertà religiosa,
via per la pace. Infatti, risulta doloroso constatare che in alcune regioni
del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria
religione, se non a rischio della vita e della libertà personale. In
altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio
e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono
attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni
a motivo della propria fede. Tanti subiscono quotidianamente offese e vivono
spesso nella paura a causa della loro ricerca della verità, della loro
fede in Gesù Cristo e del loro sincero appello perché sia riconosciuta
la libertà religiosa. Tutto ciò non può essere accettato,
perché costituisce unoffesa a Dio e alla dignità umana;
inoltre, è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione
di un autentico sviluppo umano integrale.
Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità
della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale
e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente lidentità,
il senso e il fine della persona. Negare o limitare in maniera arbitraria
tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona
umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società
ingiusta, poiché non proporzionata alla vera natura della persona umana;
ciò significa rendere impossibile laffermazione di una pace autentica
e duratura di tutta la famiglia umana.
Esorto, dunque, gli uomini e le donne di buona volontà a rinnovare
limpegno per la costruzione di un mondo dove tutti siano liberi di professare
la propria religione o la propria fede, e di vivere il proprio amore per Dio
con tutto il cuore, con tutta lanima e con tutta la mente (cfr Mt 22,37).
Questo è il sentimento che ispira e guida il Messaggio per la XLIV
Giornata Mondiale della Pace, dedicato al tema: Libertà religiosa,
via per la pace.
I TEMI TRATTATI NEL MESSAGGIO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
- Sacro diritto alla vita e ad una vita spirituale
- Libertà religiosa e rispetto reciproco
- La famiglia, scuola di libertà e di pace
- Un patrimonio comune
- La dimensione pubblica della religione
- Libertà religiosa, forza di libertà e di civiltà: i pericoli della sua strumentalizzazione
-Una questione di giustizia e di civiltà: il fondamentalismo e lostilità contro i credenti pregiudicano la laicità positiva degli Stati
- Dialogo tra istituzioni civili e religiose
- Vivere nellamore e nella verità
- Dialogo come ricerca in comune
- Verità morale nella politica
e nella diplomazia
- Oltre lodio e il pregiudizio
- Libertà religiosa nel mondo
- Libertà religiosa, via per la pace
Il Messaggio completo del Santo Padre lo trovate qui |