La Bussola - Casazza
maggio 2012

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio
Cresime e Prime Comunioni in parrocchia
Stonatissima 2012
Pellegrini in Terra Santa
Famiglia torna protagonista!
Icona dell'Incoronazione della Madre di Dio
Cristo il Risorto
Come Maria
Lo spirito del Palio

Carissimi,

Maggio è un mese amato e giunge gradito per diversi aspetti del nostro cammino comunitario.
Nel nostro emisfero, la primavera avanza con tante e colorate rifioriture; il clima è favorevole alle passeggiate, ai momenti di incontro e di svago e alle feste condivise.
Per la Liturgia, maggio appartiene al Tempo di Pasqua, il tempo dell' "Alleluia", dello svelarsi del mistero di Cristo nella luce della Risurrezione e della fede pasquale.
Nella festa dell' "Ascensione del Signore", Gesù ritorna al Padre, lascia i suoi amici, promettendo lo Spirito Santo e nasce così la Chiesa.
La nostra gioia si esprimerà anche nella accoglienza del nostro amato Vescovo Luciano, il quale confermerà nelle fede del Signore (Cresima) e nell'eucaristia (Prima Comunione) un gruppo di nostri simpatici ragazzi.
Maggio è il mese dell'attesa dello Spirito Santo che scese con potenza sulla Chiesa nascente a Pentecoste.
Ad entrambi questi contesti, quello "naturale" e quello liturgico, si intona bene la tradizione della Chiesa di dedicare il mese di maggio alla Madre di Dio e Madre della Chiesa.
Ella, infatti, è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la "rosa" apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera. Maria di Nazareth è al tempo stesso protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: "Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù" (Atti 1,14).
Maria, la donna del silenzio e dell'ascolto è il cuore spirituale della nostra comunità parrocchiale, perché la sua stessa persona in mezzo a noi è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito e dell'amore tra di noi.

Don GianMario

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DA MEZZOGGIORNO ALLE TRE DEL POMERIGGIO

di Giulio

Quest’anno noi ragazzi del gruppo del catechismo “seconda media” abbiamo ricevuto l’incarico di preparare la “via Crucis” del Venerdì Santo in chiesa.
E’ stato un impegno che abbiamo svolto con alcune difficoltà: mancavano alcune nostre compagne del gruppo e, quindi, ce la siamo dovuta cavare noi “maschi”. E' stato comunque molto divertente e, soprattutto, occasione di un incontro diverso.
I nostri catechisti (Anto e Ale "frate") ci hanno proposto un’idea diversa di meditazione sulla passione di Gesù, centrata non sulle tradizionali “stazioni”, ma su alcuni momenti/ORE che ci hanno accompagnato nel percorrere la via dell’amore senza confini insieme a Gesù.
Queste “ore” ci hanno invitato a riflettere sul compimento dell’Ora di Gesù: un’ora che scocca sul quadrante della storia dell’uomo; un’ora che non lascia indifferenti e apre al mistero pasquale di Cristo crocifisso, morto e risorto. Sono le Ore in cui tanti uomini lo hanno visto andare incontro alla sua scelta: alcuni lo hanno deriso, altri hanno sofferto insieme a lui, alcuni lo hanno giudicato, altri lo hanno seguito.
Abbiamo trascorso il pomeriggio di Venerdì Santo a riflettere sulle meditazioni e a preparare con “power point” le slide da proiettare in chiesa per illustrare i singoli momenti.
Dialogo e amicizia: sono questi i valori che abbiamo riscoperto quel venerdì, in cui abbiamo cenato in oratorio, tutti in compagnia. Il precetto di "magro" e digiuno ha limitato la scelta dei cibi da portare, ma ognuno ha avuto di che mangiare: panini, carote, insalate...
L'orario della "via crucis", poi, ci ha messo un po' fretta che però, sia durante il lavoro sia durante il pasto, non ci ha condizionato. E’ stato molto stimolante e direi divertente, così come è stato interessante costruire l’orologio che avrebbe segnato le “ore” di Gesù: ma da anni la Anto ci addestra nella formazione di cartelli e “oggetti vari” utilizzati nell’animazione di celebrazioni di ogni tipo.
Mi sembra che in chiesa siamo riusciti, collaborando con i nostri genitori, a dar vita a un momento di riflessione al tempo stesso moderna e tradizionale, seria e piacevole, coinvolgente ma non “teatrale”.
A me è rimasta dentro quella frase: “da mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio”. Mi è stato detto che è la frase più scura di tutta la Bibbia, perché in quel frangente è concesso alle tenebre di infierire sulla terra e sulla luce.
Ma quelle “ore” non hanno la loro fine nella croce: sbocciano nella gioia delle Resurrezione. Dopo le tre, infatti, il buio cede il posto alla luce, la terra riacquista i suoi colori e il sole di Pasqua irrompe tra le nuvole.
Mi è stato fatto riflettere che la via della croce non è soltanto un cammino di sofferenza, ma è un cammino per ciascuno di noi di rivelazione dell’amore di Dio, che si è fatto uomo e sacrificato.
Un amore infinito: che non abbandona mai, perdona sempre, è disposto a donare la propria vita, vince, un amore donato, gratuito e autentico.
E' proprio nel dono di sé che la nostra esistenza arriva al vero compimento, è proprio nel donarsi agli altri che c'è la vera gioia.

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CRESIME E PRIME COMUNIONI IN PARROCCHIA
Domenica dell'Ascensione, 20 Maggio, ore 10.30

di Rina

Quattordici ragazzi della nostra Comunità riceveranno il grande dono dei sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia. Sarà grande festa per i ragazzi, per le loro famiglie e anche per tutta la Comunità. Loro si sono preparati, ma c’è bisogno che tutti noi siamo loro vicini, con il nostro pensiero, le nostre preghiere e il nostro costante esempio di vera vita cristiana, fatta d’amore e condivisione.

I ragazzi del gruppo Emmaus che incontreranno l’amore di Dio nei sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia sono:
Martina Albertini
Paola Gasparini
Nicole Gianfredi
Yasmine Jendoubi
Paola Landriani
Maciej Maczkowski
Michela Magri
Mattia Murgia
Camilla Piturro
Camilla Polverini
Maurizio Rauseo
Manuel Roneo
Gloria Varriale Masini
Mario Venezia

La celebrazione è presieduta dal Vescovo di Brescia, S.E. mons. Luciano Monari.

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STONATISSIMA 2012

di Carmine

Procedendo lungo il solco della tradizione del nostro oratorio, la sera di sabato 21 aprile, la nostra Comunità parrocchiale ha incontrato la 26^ edizione di "Stonatissima".
Salone gremito in ogni ordine di posti, bambini protagonisti di splendide performance, pubblico entusiasta (anche se molto chiacchierone), veri pezzi di bravura e stonature di pura classe... Insomma, erano presenti tutti gli ingredienti per uno spettacolo che si è confermato un appuntamento da non perdere per gli amanti del "bel canto".
Ventisei anni, ma non li dimostra! Grazie soprattutto alla vivacità dei piccoli artisti, sempre coinvolgenti e commoventi che, anche quest'anno, hanno affascinato genitori e nonni con le loro canzoncine, esaltate da costumi e coreografie ben curate.
E' stata una serena serata, che ci ha anche permesso di rivedere il "bravo presentatore" Andrea, in gran forma e in "dolce attesa" (auguri alla moglie Paola), che con la consueta sobrietà e stile ha reso piacevole il susseguirsi delle esibizioni: ci auguriamo di rivedere più spesso tra noi lui e la sua famiglia, anche se risiedono ormai nella “lontana” Flero...
Era palpabile l’atmosfera di familiarità tra i presenti e tutti hanno seguito lo spettacolo fino alle premiazioni finali per non perdere neanche un frammento della serata.
Non è possibile citare tutti i partecipanti, che per impegno, coraggio e generosità sono da lodare indistintamente, ma merita una citazione chi ha favorevolmente impressionato la giuria. Perciò, menzione d’onore va ai gruppi di bambini che si sono esibiti con le canzoni “Bianco con il giallo” (premio simpatia) e “Il Contadino” (premio costumi), alle ragazzine “Le 4 del 2” (premio intonato), ma soprattutto alla pluripremiata ditta Luca&Mattia che con la loro “Capito!!” non hanno disatteso le aspettative dei fan (primo premio assoluto).
La categoria adulti ha presentato un repertorio buono per tutti i gusti: passando da un grande classico come “Nel blu dipinto di blu”, nella indimenticabile e certamente “unica” interpretazione di un trio di artisti eclettici (Victor, Marek e Angelo), a pezzi storici dal gusto “retrò”, come “Guarda come dondolo” o “Pippo non lo sa”.
Dalla musica anni ’70, ai brani contemporanei di Tiziano Ferro, Jovanotti & Co., senza dimenticare la coinvolgente “Serafino” o la accattivante “E la mia Strada” che don GianMario ha interpretato, circondato da tanti giovani viandanti.
La parte del leone l’ha fatta il gruppo “Casazza’s voices and firiends”, pseudonimo dietro al quale si celava il nostro “coro giovanile” parrocchiale che ha letteralmente sbancato, senza tuttavia riuscire ad aggiudicarsi il titolo più prestigioso.
Tutto è andato per il meglio e di questo dobbiamo ringraziare le tante persone che hanno impiegato buona parte del loro tempo e delle loro energia dopo il lavoro per realizzare quanto di buono abbiamo vissuto.
Musicisti, attrezzisti, tecnici luci e audio, decoratrici, giuria, arrangiatori semplici spettatori… tutti hanno reso possibile un altro gran bel momento di amicizia. Consentitemi di citare solo un nome “a caso” (Flavio) da ringraziare per la pazienza e la disponibilità, oltre che per la bravura e competenza.
L’appuntamento è per l’anno prossimo. Già alcuni stanno studiando i brani da proporre o le coreografie da realizzare per stupire, divertire, incantare, deliziare stonare a più non posso… E’ già in preparazione la prossima, tradizionale, consueta, unica “Stonatissima”.

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PELLEGRINI IN TERRA SANTA

di Marek

Il gruppo di una quarantina di nostra parrocchiani ha felicemente concluso il suo pellegrinaggio in Terra Santa. L’invito di mons. Fuad, patriarca latino di Gerusalemme, rivolto il 5 giugno dell’anno scorso durante la messa di Confermazione cristiana e Prima Comunione è stato accolto. Alla sapiente guida del nostro parroco, don Gian Mario, si è rivelata una ricca occasione per i partecipanti di conoscere i molteplici aspetti di questa terra. La conoscenza maturata come studente e come “Fidei Donum” in missione al Patriarcato di Gerusalemme ha permesso a tutti di avere un quadro sufficientemente completo della realtà nella quale siamo stati letteralmente “catapultati”.

 

Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio (Sal 84, 6)
In quattro ore di aereo si raggiunge Tel Aviv capitale dello stato d’Israele: l’antica Jaffa (Giaffa), uno dei porti sul mediterreano più importanti. Un balzo dal 45° al 33° parallelo e di un fuso orario.
Per i pellegrini del 2000 è tutto più facile: all’aereoporto attende il pullman che servirà a raggiungere le varie località del serratissimo itinerario di 7 giorni.

Terra di luce
Così sottolinea don GianMario: “una giornata di luce” è l’augurio. La forte luminosità del sole investe ogni cosa. La luce accende i colori di una terra che si presenta fertile e verdeggiante. Aprile e maggio è il periodo migliore. Poi l’arsura e la siccità inizieranno a modificare questo ambiente. Ma la natura e l’uomo rendono nonostante tutto questa terra prospera. L’abbondante rugiada mattutina insieme ai sistemi d’irrigazione permettono raggiungere un altissimo rendimento delle coltivazioni. E’ quello che si vede in Galilea, nella valle di Izrael, completamente bonificata e resa fertilissima. Le coltivazioni sono all’avanguardia, bacini idrici artificiali, verdi colline di ulivi e eucalipti. Gli agricoltori che vi lavorano sono prevalentemente organizzati in villaggi autosufficienti chiamate “kibbutz”.
Nel cuore della Galilea c’è Nazareth ed poco distante il Lago di Tiberiade: questo è il lago di Gesù, il luogo dei suoi miracoli, della sua gente, dei suoi apostoli. Nazareth è poco distante da Cafarnao, la città dei pescatori.

Il quinto vangelo
I luoghi della fede presenti in terra santa sono custoditi dall’ordine dei Francescani Minori. Dal Trecento (XV secolo) questa missione aveva lo scopo di preservare i luoghi della cristianità dagli assalti arabi e turchi. Le prime chiese edificate e oggetto di pellegrinaggi (come quello di Eteria nel V sec. di cui ci resta il suo diario) dopo il 600 d.C. furono oggetto di saccheggi e distruzione.
Moltissime tracce andarono perdute, ma il paziente lavoro di archeologia nel secolo scorso ha portato alla luce la storicità e la geografia dei Vangeli. “Far parlare le pietre”: questo era l’intento dei francescani impegnati negli scavi che hanno permesso, attraverso le vestigia bizantine, la casa di Maria a Nazareth, quella di Pietro negli scavi di Cafarnao dove è stata portata pure alla luce l’antica sinagoga che frequentava Gesù. I rinvenimenti archeologici sono così divenuti il “quinto vangelo” perché sono autentiche testimonianze delle storicità del Cristo.

La città santa
Le tre religioni monoteistiche si riuniscono a Gerusalemme. Per gli Ebrei è la città del Tempio dove è presente Dio (di cui rimane solo il muro cosiddetto “del pianto”). Per gli islamici è il luogo dove Maometto è asceso al cielo (nella moschea di Al Aksa). Per i cristiani i luogo della morte e della resurrezione del Cristo (chiesa del S.Sepolcro). Una convivenza che risulta difficile, pericolosa e anche subdola per molti versi. Eppure come suggerisce don Gian Mario se il cristiano tiene il cuore aperto è in grado di apprezzare e farsi arricchire da questa esperienza. Il cristianesimo infatti si fonda sulla nuova legge di Gesù, che è l’amore. Per l’Islam il fondamento è la Fede, per l’Ebraismo la Speranza.
“Fate questo in memoria di me”
La visita al Cenacolo è singolare. E’ l’unico luogo non religioso! Non vi è nulla che porti le tracce della sua sacralità. Non si rintraccia nulla di ciò che poteva essere se non l’ubicazione al piano primo di un caseggiato. Eppure qui nasce il dono perenne di Gesù della sua santa presenza: l’Eucarestia. Qui nasce il ministero sacerdotale. Don GianMario conclude: “nulla qui è più visibile: la memoria di questo luogo è lasciata completamente alle mani consacrate dei sacerdoti”.
La tappa che più si lega a questa esperienza è Emmaus. E’ Gesù stesso che ribadisce ai due apostoli quale il modo per incontrarlo nuovamente: “lo riconobbero allo spezzare del pane”.

Figli della Luce
L’esperienza del deserto lascia una traccia indelebile nella memoria dei pellegrini.
Come prima tappa si visita Qumran. E’ una località nel deserto di Giudea dove una comunità di monaci ebraici, chiamati Esseni, si stabilì per condurre una vita ascetica nella contemplazione delle Scritture. Pare che via abbia soggiornato pure Giovanni il Battista. Furono trucidati dai soldati romani, ma i manoscritti della Bibbia che conservarono in anfore di terracotta si sono salvati sino ai nostri giorni.
Ma l’impatto più forte lo si ha con deserto a contatto con i beduini che si sono fermati con noi. Una meditazione che non ha potuto fare a meno di confrontarsi con lo stile di vita di questi uomini del deserto che vivono in questo ambiente assolutamente ostile. Occhi e sorrisi che raccontano quanto possa essere diverso il desiderio di felicità, che noi occidentali spesso releghiamo ai soliti luoghi comuni, ma che nonostante le apparenze rivela una profonda ultima bellezza.

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FAMIGLIA, TORNA PROTAGONISTA!
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alla Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia

 

 

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di accogliervi in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, già nella ricorrenza di un duplice XXX anniversario: dell’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, pubblicata il 22 novembre 1981 dal beato Giovanni Paolo II, e del Dicastero stesso, da lui istituito, come segno dell’importanza da attribuire alla pastorale familiare nel mondo e, al tempo stesso, strumento efficace per aiutare a promuoverla ad ogni livello.
La nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica.
Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana.
La famiglia è infatti la via della Chiesa perché è “spazio umano” dell’incontro con Cristo. I coniugi, “non solo ricevono l’amore di Cristo, diventando comunità salvata, ma sono anche chiamati a trasmettere ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando comunità salvante".
La famiglia fondata sul sacramento del Matrimonio è attuazione particolare della Chiesa, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante. Come la Chiesa, essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo.
L’accoglienza e la trasmissione dell’amore divino si attuano nella dedizione reciproca dei coniugi, nella procreazione generosa e responsabile, nella cura e nell’educazione dei figli, nel lavoro e nelle relazioni sociali, nell’attenzione ai bisognosi, nella partecipazione alle attività ecclesiali, nell’impegno civile.
La famiglia cristiana, nella misura in cui, attraverso un cammino di conversione permanente sostenuto dalla grazia di Dio, riesce a vivere l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo lo splendore di Cristo e la bellezza della Trinità divina. Sant’Agostino ha una celebre frase: “immo vero vides Trinitatem, si caritatem vides”, “Ebbene, sì, tu vedi la Trinità, se vedi la carità”. E la famiglia è uno dei luoghi fondamentali in cui si vive e si educa all’amore, alla carità.
Nella scia dei miei Predecessori, anch’io ho più volte esortato gli sposi cristiani ad evangelizzare sia con la testimonianza della vita che con la partecipazione alle attività pastorali.
L’ho fatto anche di recente, in occasione della chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale italiano. Là ho voluto incontrare insieme i coniugi e i sacerdoti. Infatti, i due Sacramenti detti “del servizio della comunione”, Ordine Sacro e Matrimonio, vanno ricondotti all’unica sorgente eucaristica.

“Entrambi questi stati di vita hanno, infatti, nell’amore di Cristo, che dona se stesso per la salvezza dell’umanità, la medesima radice; sono chiamati ad una missione comune: quella di testimoniare e rendere presente questo amore a servizio della comunità per l’edificazione del popolo di Dio. Questa prospettiva consente anzitutto di superare una visione riduttiva della famiglia, che la considera mera destinataria dell’azione pastorale.
La famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa”.
In virtù di ciò “la famiglia è luogo privilegiato di educazione umana e cristiana e rimane, per questa finalità, la migliore alleata del ministero sacerdotale.
Nessuna vocazione è una questione privata, tantomeno quella al matrimonio, perché il suo orizzonte è la Chiesa intera”.
Vi sono degli ambiti in cui è particolarmente urgente il protagonismo delle famiglie cristiane in collaborazione con i sacerdoti e sotto la guida dei Vescovi: l’educazione di bambini, adolescenti e giovani all’amore, inteso come dono di sé e comunione; la preparazione dei fidanzati alla vita matrimoniale con un itinerario di fede; la formazione dei coniugi, specialmente delle coppie giovani; le esperienze associative con finalità caritative, educative e di impegno civile; la pastorale delle famiglie per le famiglie, rivolta all’intero arco della vita, valorizzando il tempo del lavoro e quello della festa.
Cari amici, ci prepariamo al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012. Sarà per me e per noi tutti una grande gioia ritrovarsi insieme, pregare e fare festa con le famiglie venute da tutto il mondo, accompagnate dai loro Pastori.
Ringrazio la Chiesa Ambrosiana per il grande impegno profuso finora e per quello dei prossimi mesi. Invito le famiglie di Milano e della Lombardia ad aprire le porte delle loro case per accogliere i pellegrini che verranno da tutto il mondo. Nell’ospitalità sperimenteranno gioia ed entusiasmo: è bello fare conoscenza e amicizia, raccontarsi il vissuto di famiglia e l’esperienza di fede ad esso legata.
Nella mia lettera di convocazione all’Incontro di Milano chiedevo “un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale”, perché l’evento riesca fruttuoso e coinvolga concretamente le comunità cristiane in tutto il mondo.
Ringrazio quanti hanno già realizzato iniziative in tal senso e invito chi non lo ha ancora fatto ad approfittare dei prossimi mesi. Il vostro Dicastero ha provveduto a redigere un prezioso sussidio con catechesi sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”; ha inoltre formulato per le parrocchie, le associazioni e i movimenti una proposta di “settimana della famiglia”, e sono auspicabili altre iniziative.
Grazie ancora per la vostra visita e per il lavoro che svolgete a favore delle famiglie e a servizio del Vangelo. Mentre assicuro di ricordarvi nella preghiera, di cuore imparto a ciascuno di voi e ai vostri cari una speciale Benedizione Apostolica. 

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ICONA DELL’INCORONAZIONE DELLA MADRE DI DIO
Percorso interpretativo delle nuove icone della nostra chiesa

Esistono diverse varianti del tema dell’Incoronazione di Maria: incoronata dagli angeli, incoronata da Dio Padre, incoronata dalla Trinità.
L’icona che fa parte del ciclo mariano presente nella nostra chiesa mostra la Vergine incoronata da Cristo.
L’incoronazione ha un significato sponsale. La liturgia ortodossa del sacramento del matrimonio prevede, infatti, l’incoronazione degli sposi: ogni sposo riceve una corona, quale simbolo della gloria e della regalità dello Spirito Santo ma anche del martirio. Il rito ha la funzione di ricordare agli sposi che ciascuno col matrimonio si pone a servizio della santità dell’altro con il dono di sé e l’offerta continua dell’amore.
Se Cristo è Re dell’universo, alla Theotokos (Madre di Dio) spetta l’onore della Regina, chiamata con Lui a riportare l’umanità redenta nel seno del Padre.
Il gesto con cui Gesù incorona Maria esprime il suo consegnarsi a Lei come Sposo, nello stesso tempo in cui l’accoglie in pienezza come Sposa. Anche essere seduti sulla stessa panca, allo stesso livello, indica la reciprocità del loro amore e li presenta in veste di coppia nuziale.
Maria Regina è seduta su un largo sedile alla destra di Gesù, ha la testa reclinata in avanti, per ricevere dal Figlio la corona regale.
Le sue mani sono protese verso il Figlio, in segno di accoglienza del compito conferitole, in segno di umiltà e in segno di "indicazione" del Cristo, come nelle icone dette della "Odigitria", in quanto perfettamente consapevole di essere semplicemente la mediatrice del nostro incontro con Gesù. L'aureola intorno al capo della Madre indica la santità della sua vita, vissuta nell’ascolto della Parola. La tunica blu ricorda la sua divinizzazione, avvenuta con l’Incarnazione di Cristo. Il manto rosso, invece, è indicativo della sua umanità e del potere regale trasmessole da Gesù, quale Madre dell’umanità.
Gesù, è seduto accanto alla Madre, in atteggiamento di affetto e di rispetto. Con la mano destra appoggia la corona sul suo capo, mentre con la sinistra regge un libro, la Parola. Il nimbo intorno al capo di Gesù, simbolo di santità, reca all’interno segni che ricordano una croce, richiamo della salvezza recata all’umanità tramite la sua passione.
La tunica rossa di Cristo rappresenta l’umanità assunta nell’Incarnazione, l’amore dato agli uomini con la sua passione e il suo potere regale: Egli è il Re dei re. Il mantello blu di cui è ricoperto è, invece, segno della sua divinità: Gesù è veramente uomo e veramente Dio.
Il suo sguardo non è, però, rivolto verso la Madonna, ma verso quanti contemplano l’icona, quasi a rimarcare che la regalità di Maria è legata al momento in cui il Figlio la costituisce Madre dell’umanità, ai piedi della croce.
Il sedile sul quale siedono Maria e Gesù è una sorta di trono regale. Lo sgabello su cui poggiano i loro piedi simboleggia la terra dove, per il sì di Maria, è avvenuta l’Incarnazione. Esso è immerso nel verde, segno della natura e della speranza recata da Cristo all’umanità con la sua morte e resurrezione.
Il centrale arco ogivale, ornato di stelle, che fa da sfondo è l’immagine del cielo, nel quale è avvenuta l’Incoronazione, e dell’eternità, per la quale Maria sarà sempre nostra Madre; i cerchi concentrici e la presenza dei cinque angeli intorno simboleggiano le gerarchie celesti che contemplano e sanciscono l'atto solenne.

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CRISTO IL RISORTO

di Cesare

«Resta con noi perché si fa sera…»
Gesù, la tua risurrezione è una realtà
che dà senso alla mia speranza e a tutta la mia vita:
«Se Cristo non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede»,
ci ha lasciato scritto S. Paolo.
Tu sei risorto, mio Signore,
ma l’uomo, il mondo, sprofondano sempre più
in un sepolcro freddo, nel non senso,
nel quale la speranza non ha futuro.

«Resta con noi perché si fa sera…»
Il pensiero dominante oggi è
l’”economia”, la “crisi”, il “profitto”,
completamente staccati dagli ideali interiori.
Gli ideali vanno in una direzione,
la vita reale da un’altra, contrapposta.
Questa crisi sta letteralmente uccidendo molto persone e,
spesso, nell’indifferenza generale,
o in una commozione momentanea
che non fa cambiare il cammino.
Gesù, perdonami se te lo dico, ma è purtroppo così:
i debiti, i mutui, le tasse, la disoccupazione
parlano al cuore cupo dell’uomo, più della tua risurrezione.
A peggiorare la situazione,
quanti Giuda anche oggi ti vendono, Gesù,
per un pugno di soldi e barattano la loro dignità
calpestando i poveri, gli onesti, tutti i bisognosi
travolti dalla disperazione.
Quello che mi colpisce è che oggi abbiamo sotto gli occhi
il mondo dei Partiti che dovrebbe, in questa crisi,
farci aprire il cuore alla speranza
in un possibile cambiamento positivo, immediato,
che invece ci soffoca con abusi, scandali,
sprechi di milioni di euro offendendo i soliti noti:
lavoratori onesti, artigiani onesti,
cassintegrati onesti, pensionati onesti.
«Resta con noi perché si fa sera…»
Quello che mi preoccupa, Gesù Risorto,
è che la mia sensibilità, aggredita dalla paura dell’oggi,
e ancor più del domani, si va affievolendo.
Il mio cuore sta diventando di pietra
e trovo tutte le scuse
per giustificare la mia chiusura agli altri.
Non mi meraviglia più di tanto la signora che, disperata,
si getta dal balcone perché le hanno decurtato la pensione,
il piccolo industriale che si impicca,
o si brucia in una macchina,
o si spara un colpo al cuore perché,
onesto, non ha più la possibilità di gestire la sua azienda.
Costoro, non hanno forse pensato
in quel momento alla tua risurrezione,
e come potevano pensarci, mio Signore?

«Resta con noi perché si fa sera…»
Tu solo, Gesù Risorto,
puoi rendere il nostro cuore ancora di carne e,
tramite la tua risurrezione, suscitare e far ripartire
la speranza in tutte le persone che l’hanno persa.
Tutti questi disperati dovresti incontrare nel giardino
vicino alla tua tomba come hai fatto con Maria di Magdala,
che, preoccupata, ti stava cercando.
La preoccupazione di queste persone
è completamente diversa, ma reale.

«Resta con noi perché si fa sera…»
La parola di cui ha bisogno l’uomo di oggi,
Signore, è questa,
e ti prego di stamparla anche nel mio cuore:
«Non abbiate paura,
io sono con voi fino alla fine del mondo»!
È la mia viva speranza!

«Resta con noi perché si fa sera…»

(Pasqua 2012)

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COME MARIA

Una notte ho fatto un sogno splendido.
Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo.
Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso.
Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi. Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato.
Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma.
Maria camminava ancora più veloce di Gesù. Sapete perché?
Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù.
Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.
Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei.
Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.
Una mattina un professore di cardiologia condusse gli alunni al laboratorio di anatomia umana dell'Università.
Stavano osservando alcuni organi, quando notarono un cuore smisuratamente grande.
Il professore chiese ai ragazzi se sapevano dire a chi fosse appartenuto, intendendo quale malattia avesse causato la morte di quella persona.
"Io lo so" disse un ragazzo, in tono molto serio. "Era il cuore di una madre".


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LO SPIRITO DEL PALIO

 

di Carmine

 

ALBO D'ORO DEL PALIO


1995 GIALLI
1996 GIALLI
1997 GIALLI
1998 VERDI
1999 AZZURRI
2000 VERDI
2001 GIALLI
2002 VERDI
2003 VERDI
2004 AZZURRI
2005 AZZURRI
2006 AZZURRI
2007 VERDI
2008 AZZURRI
2009 GIALLI
2010 AZZURRI
2011 AZZURRI
2012 ……….

Sono trascorsi più o meno dieci anni dal mio primo Palio. Quella volta ero solo uno spettatore, ma ricordo ancora le sensazioni che ho provato nel vedere l'oratorio riempirsi di gente che non avevo mai visto prima.
Vedevo visi nuovi e la sorpresa era tanta quando scoprivo che quelle persone "sconosciute" abitavano nel mio quartiere, magari nella scala di fianco alla mia, o poco distante.
Mi sono reso conto, in quella occasione ed in tutte le successive edizioni che il Palio rappresentava un incredibile momento di aggregazione e di condivisione di spazi, intenti e sentimenti comuni che altrimenti restano isolati e non espressi.
La mia partecipazione attiva all'organizzazione è nata per caso, ma sono stato e sono molto felice dell'opportunità che mi è stata data e da allora il mio impegno ed il mio amore per questa manifestazione così attesa da molti, se non da tutti noi, non sono mai venuti meno, anzi sono sempre più aumentati.
Ho avuto modo così di avvicinare, incontrare e conoscere molte persone e questo mi ha arricchito dal punto di visto personale.
A dire il vero, qualcuno mi ha imputato un eccesso di zelo nell'organizzazione, ma voglio rassicurare tutti coloro che come me amano il Palio che noi "capitani", organizzatori e giudici intendiamo solo offrire a tutti una opportunità di divertimento sano e costruttivo.
Se mi capita di parlare del Palio con qualcuno, io mi infervoro subito, mi sale a mille l'entusiasmo perché credo in questa manifestazione come in un'occasione davvero speciale.
Ed è così per tutti : per noi che organizziamo i giochi, per chi li costruisce materialmente, per chi dedica il suo tempo e le sue energie ad inventarne o crearne di nuovi, per chi nelle serate in cui si svolgono i giochi vi partecipano o semplicemente assistono.
Ma è un'occasione anche per chi ci offre la possibilità di gustare un panino con la salamina o un piatto di polenta e formaggio, senza avere la pretesa di voler essere un ristorante da guida turistica.
Il Palio, al di là delle contrade e dei colori delle squadre che dovrebbero avere un semplice scopo organizzativo, deve avere questa finalità: avvicinare gli abitanti del nostro quartiere, avvicinarli tra loro ed avvicinarli all'oratorio, che è uno spazio ed una proprietà di tutti, che deve servire ed essere servito da tutti, secondo le proprie inclinazioni, capacità, disponibilità ed attitudini.
E quando nelle serate del Palio vinciamo la pigrizia di abbandonarci al divano ed al telecomando ed usciamo per andare a divertirci, ad assistere ai giochi o a mangiare allo stand e a partecipare come giocatori o giudici, facciamolo con lo spirito giusto.
Riprendiamoci il Palio nel suo significato di premio per una comunità che, almeno in questa occasione amena, vuole condividere un momento di gioia e allegria e lasciamo sul divano di casa l'astio e l'eccessiva competizione che nulla hanno a che vedere con il nobile intento di questa manifestazione.

 il programma

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