La Bussola - Casazza
FAME DI PANE, FAME DI INFINITO

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Dal Sinai alla Terra Promessa
Cresime e Prima Comunione
"Ha detto Mamma"
Iniziazione cristiana
Chiesa dei martiri
"L'opera del merlo" di B.Ferrero
50° di professione religiosa di sr. Maria Rosaria
Grest 2013:esperienza di condivisione
Consiglio pastorale parrocchiale
Aggiornamento sui lavori di ristrutturazione
Stonatissima 2013
Palio delle Contrade 2013
GSO:il punto sportivo

Carissimi,

Continuiamo insieme il nostro cammino, verso la stagione estiva in ritardo, le preoccupazioni che non mancano, le gioie e i dolori, le fatiche e le speranze.
Come parlare di Dio all’uomo d’oggi?
Di fronte a Lui siamo come quel bambino che si trovava davanti all’immensità del mare: attingeva acqua, ed era come se non avesse preso nulla; versava l’acqua sulla sabbia e la vedeva infiltrarsi e scomparire.
Come definire ciò che trabocca da ogni lato?
Come cercare di esprimerlo, senza avere almeno una certa esperienza dell'’infinito delle acque?
Per conoscere il mare la cosa migliore sarebbe spingersi al largo fino a perdersi in esso. Non si può parlare di Dio se prima non si è imparato a parlare a Lui.
La nostra è sempre una risposta all’iniziativa di un Dio che si rivela nell’intimità della fede, per dire il suo nome. Perché Dio solo è veramente capace di parlare di Dio, e lo fa diventando uomo in Gesù Cristo.
Gesù di Nazareth è il volto umano dell'amore di Dio: nella Sua persona, la pienezza della divinità, ha dimorato nella nostra carne, e il suo Spirito mormora in noi il nome segreto: “Abbà”, Padre!
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16).
L’apostolo Giovanni apre uno spiraglio sul mistero di Dio e del suo disegno nei nostri confronti.
Come i tre stranieri divenuti ospiti di Abramo alle Querce di Mamre (Gn. 18,1-18), così Dio ci vuole compagni della sua eternità: per spezzare il suo pane con noi, per dividere il cibo della vita in una intimità senza fine.
Creati a immagine di Dio, viviamo pienamente se, in comunione con i nostri fratelli, viviamo una vita simile a quella che da sempre esiste nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Buona Estate!

il vostro parroco,
Don GianMario

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DAL SINAI ALLA TERRA PROMESSA
Cronaca del pellegrinaggio

2 maggio – Arriviamo a Tel Aviv alle ore 12,30 locali.
Partiamo in pullman e presto attraversiamo luoghi dal fascino spettacolare, dove il deserto, la steppa e le poche oasi si susseguono a sporadici centri abitati e agli accampamenti beduini.
Percorriamo il deserto del Neghev che scende verso il mar Morto con le sue colline rocciose dall’aspetto lunare per le chiazze bianche non per la neve, bensì per il sole, presente in gran quantità. La rotabile è fiancheggiata da canaloni scolpiti nella roccia dall’erosione del vento, della sabbia e dell’acqua che, quando arriva precipita nei wadi travolgendo tutto. La rotabile segue ampi meandri fino a scendere 400 metri sotto il livello del mare, poi risale per giungere al golfo di Aqaba, sul mar Rosso. Arriviamo a Eilat alle ore 18,30, città a sud della terra d’ISRAELE.
3 maggio – Ad Eilat visitiamo il museo oceanografico, che permette di vedere la flora e fauna naturali della barriera corallina perché si trova nel fondale marino. E’ come un grande acquario con più sale che seguono un andamento articolato, con miriadi di pesci colorati, alghe e intrico di ramificazioni coralline. All’interno, i diversi negozietti attraggono il gruppo femminile, mentre quello maschile apre sconsolato il portafoglio. Partiamo per le montagne del Sinai, dopo avere attraversato la frontiera ed essere entrati in territorio egiziano. Per un tratto percorriamo il mar Rosso, poi ci inoltriamo nel deserto del Sinai, che è molto roccioso ed alterna arenarie friabili dai colori caldi a rocce più dure e granitiche. La parte più affascinante è quella verso il monastero di Santa Caterina a 1500 m. sul livello del mare. Verso le ore 18 circa ci è concesso di visitare solo una parte del monastero (roveto ardente e pozzo) a causa della Pasqua ortodossa.
4 maggio – Nella notte l’ardua salita al Gebel Musa (monte di Mosè) per i venti pellegrini coraggiosi che partono alle ore 1,30 e marciano seguendo la guida beduina fino in vetta (m. 2285).
Siamo tallonati da cammellieri, ma i più resistono fino alla cima. I giovani beduini non ci mollano un istante e c’è chi accetta il loro aiuto in cambio di mance, ma tutti devono sobbarcarsi la fatica degli ultimi 800 gradoni alti e sconnessi.
In vetta l’occhio si perde tra il susseguirsi di cime rocciose, granitiche, tipo Dolomiti.
Siamo esausti ma il panorama è mozzafiato. C’è chi raccoglie pezzetti di pietra a ricordo del luogo in cui Mosè ottenne le 10 parole o 10 comandamenti (tavole della legge). La discesa è faticosa, ma ripartiamo contenti alle 8.30 e ci dirigiamo a Taba, frontiera egiziana, breve tratto nel territorio d’Israele, poi entriamo in Giordania arrivando subito ad Aqaba.
5 maggio – Partiamo per Wadi Rum. Siamo nel deserto più bello della Giordania e si capisce perché Lawrence d’Arabia non volesse più abbandonare quei luoghi.
Percorriamo con la Jeep un bel tratto tra sabbie di colore arancio terra di Siena enormi massi ora lisci, ora scavati verticalmente. La nostra celebrazione dell’Eucarestia domenicale è sotto una tenda beduina, fa caldo (circa 38°) ma è bellissimo! Molti fanno acquisti da uomini beduini, tutti gentili, incuriositi dalle canzoni della nostra Nandi ed attratti dal fascino della bellezza occidentale (capelli biondi, occhi azzurri) di Annalisa, la nostra pellegrina ventenne.
Riprendiamo il pullman: direzione Petra.
6 maggio – La nuova Petra conta 79 hotel per turisti, oltre a numerose case per residenti e beduini. La guida ci dice “In Giordania non abbiamo petrolio, ma Petra”, infatti l’ingresso al sito archeologico è di € 55 pro capite.
La città scavata nella roccia è veramente la 2° meraviglia del mondo. Un lungo percorso di circa 1 Km nello stretto canyon (chiamato siq) di colore rossiccio con striature scure data la presenza di ferro. (qui siamo assaliti da bimbi e ragazzi beduini che ci propongono cartoline, bracciali, collane...) ci immette nella città archeologica, che si allarga ed è arricchita da monumenti scavati nella roccia. Impossibile descriverli dettagliatamente, basta ricordare lo stupore che essi suscitano, ingigantito dal contrasto tra il cielo azzurro e la pietra calda, i cui colori sono accostati con tale maestria da far pensare all’opera di un artista. Anche in questo luogo incontriamo punti di ristoro e bancarelle per gli acquisti. Nel tardo pomeriggio ripartiamo per Amman, la capitale del regno Ascemita, dove incontriamo le zone più fertili, coltivate a vigneti, uliveti, piante di banane e datteri, ortaggi e grano.
7 maggio – Ci dirigiamo verso il Monte Nebo, dove Mosè vide il maestoso spettacolo della Terra Promessa prima di morire. Poi partiamo per Madaba, dove visitiamo la chiesa greco ortodossa di S. Giorgio con l’attiguo museo che contiene la copia della Mappa musiva bizantina del VI secolo, in cui è tracciato il percorso dell’esodo fino a Gerusalemmme. Scendiamo poi verso il fiume Giordano, dove l’acqua scorre lenta e marroncina, costeggiata da molte vegetazioni su un terreno di tipo sabbioso. Siamo nella Betania di Transgiordania, dove Gesù fu battezzato ed anche noi qui rinnoviamo le promesse battesimali. Nel pomeriggio partiamo verso Gerusalemme, percorrendo il deserto di Giuda, sempre roccioso, ma di colore più chiaro rispetto ai precedenti. E’ quasi bianco, con cespugli sporadici, alcune oasi e pietre appuntite.
Da lontano la Città Santa si presenta arroccata sui colli (mt 900 sul livello de mare) con le sue case tutte in pietra locale, armoniosamente inserite nel paesaggio. Pernottiamo a Betlemme.
patriarcato latino Gerusalemme8 maggio – Ci rechiamo a Gerusalemme, dove siamo ricevuti dal patriarca latino, Sua Beatitudine Twal Fouad, che ci intrattiene con cordialità. In mattinata visitiamo il Cenacolino e il Santo Sepolcro. Nel pomeriggio ci dirigiamo al Muro Ovest, chiamato anche Muro del Pianto. C’è molta gente e confusione per la festa della “Restaurazione” con pericolo di tafferugli tra ebrei e palestinesi. Rientriamo a Betlemme verso le ore 19 e, come per miracolo, alcuni di noi riescono a visitare la Basilica della Natività senza attendere in coda, perché non c’è nessuno. In tarda serata proseguono, concitati, gli ultimi acquisti nei negozietti di Betlemme.
9 maggio – Partenza per Tel Aviv e ritorno a Brescia.

Tutti i luoghi visitati presentano un forte richiamo alla spiritualità: il deserto, il Monastero di santa Caterina col roveto ardente, il Monte Sinai, il Monte Nebo, Betania sul fiume Giordano, Betlemme con la grotta della Natività, Gerusalemme con il Santo Sepolcro, Il Cenacolino, Il Muro Ovest e le vie percorse da Gesù. La visita di questi luoghi ha destato commozione ed è stata coronata da celebrazioni particolari dal nostro don Gian Mario, arricchite da canti e dal suono della chitarra di Flavio, che otterrà un premio particolare da Adonai per essersi sobbarcato il peso del trasporto della chitarra senza ma lamentarsi.

Siamo partiti in 32 baldanzosi e fiduciosi, siamo arrivati in 32 più o meno stanchi e provati dal viaggio, ma ricchi di sentimenti di fratellanza e di solidarietà verso i popoli di etnie diverse incontrati e verso noi stessi. Lo stupore e l’incontro per la bellezza naturale dei paesaggi ci hanno fatto pensare alla magnificenza creatrice di Dio. L’esserci soffermati in luoghi importanti per la nostra fede ci ha alimentato spiritualmente. Impossibile rimanere indifferenti e non commuoversi, difficile capire ed accettare come l’uomo sappia rovinare tutto con le guerre e le incomprensioni.

Amelia

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CRESIMA E PRIMA COMUNIONE
26 maggio 2013

Nei film che raccontano storie di agenti dei servizi segreti è immancabile una scena in cui, dopo l’addestramento teorico, il protagonista riceve in dotazione le armi segrete.
La consegna avviene di solito in un laboratorio ben attrezzato, in cui vengono presentati gli oggetti e spiegate le loro mirabili funzioni, destinate a salvare la vita dell’agente quando sarà in azione. Tutte le armi apparentemente sono normalissimi strumenti della vita quotidiana (penne, occhiali, auto…), ma nascondono una realtà straordinaria che solo chi ne conosce le potenzialità sa usare.
Partecipare alla celebrazione della Cresima e Prima Eucaristia di nostro figlio, domenica 26 maggio, ci ha dato l’impressione di assistere a questa scena. Nella chiesa-laboratorio d’amore il delegato del Vescovo (Mons. Serafino Corti), il Parroco e la Comunità tutta, dotavano i nostri ragazzi di due armi speciali: la conferma dello Spirito Santo, il Corpo di Cristo nell’Eucaristia.
Esteriormente, i fanciulli hanno assaporato pane e vino (e sappiamo che questo li ha particolarmente emozionati!) e sono stati segnati in fronte con il Sacro Crisma: ma quali sconvolgenti realtà hanno ricevuto!
Mons. Corti ha paragonato lo Spirito e il Corpo di Cristo a due braccia che Dio Padre adopera per agire nel cuore dell’umanità e ha invitato tutti a prenderne coscienza per il bene della nostra vita.
Ai ragazzi è stato spiegato il senso dei gesti che compivano e quanto potente sia la dotazione che ricevevano.
Osservandone gli sguardi, abbiamo colto che certamente, ciascuno di loro ne ha intuito il valore; nei loro occhi si poteva notare come molti ne hanno percepito l’importanza e si saranno sentiti sicuramente avvolti dall’amore di Dio in modo speciale. Ma – come nelle spy-story – i protagonisti si accorgeranno di come veramente possono usare le loro armi solo entrando nel vivo delle operazioni.
Della celebrazione, fra le tante sensazioni, ci resterà nell’anima il canto di invocazione allo Spirito: quel dolce, implorante e fiducioso ripetere “Manda il tuo Spirito” l’abbiamo sentito emanare dal profondo della fede comunitaria, presente nell’Assemblea. Genitori, padrini, parenti accorsi per l’occasione e tutta la comunità parrocchiale non avrebbero potuto fare regalo più prezioso ai nostri figli!
Abbiamo visto il “nostro bambino” accompagnato non da noi, ma dalla sua madrina, verso l’altare per la conferma dello Spirito; poi, da solo (ma pieno di Spirito Santo) accostarsi per sperimentare la comunione con Gesù Eucaristia. Questo ha reso il nostro cuore colmo di gioia perché l’abbiamo visto ormai “grande”, capace di rompere gli ormeggi e prendere il largo nel suo cammino di fede.
Ovviamente, sappiamo che il compito dei genitori non finisce qui con questa celebrazione: guai se non continuassimo ad accompagnare i nostri figli!
segue
Mons. Corti è stato molto chiaro con mamme e papà riguardo alla loro responsabilità con l’esempio di vita per la crescita spirituale, umana e vocazionale dei ragazzi!!
Di questo, genitori e comunità devono essere consapevoli, per non ritrovarci poi a fare la conta della “morìa” di ragazzi che dimenticano di possedere armi letali contro l’indifferenza, l’apatia e l’incapacità ad esprimere il dono di sé.
Concludiamo con il ringraziamento a quanti hanno reso così speciale l’avvenimento: celebranti, catechisti, coro, padrini, parenti, parrocchiani. Un pensiero particolare ai genitori con i quali abbiamo condiviso il cammino che ha portato a questa tappa ed è stato un bel percorso, segnato da incontri di catechesi, momenti di condivisione e confronto che, tra alti e bassi, hanno dato spunto a relazioni vere e profonde, che speriamo non si interrompano.
Ultimissimo accenno. I nostri ragazzi usando dei doni dello Spirito e dell’Eucaristia potranno affrontare con fede e vigore le future vicende della loro vita: sarà importante che si ricordino le istruzioni all’uso. Ma le stesse armi speciali sono in dotazione a ciascuno di noi: sarà sufficiente ricordarsene per essere veri cristiani con “licenza di far conoscere l’amore di Dio nel mondo”.

Carmine e Katia

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“HA DETTO MAMMA”
Anonimo del Congo

Venite, anche voi l’udrete:
ha detto proprio bene
“MAMMA!” il mio uccellino;
l’ha detto, ve l’assicuro!
Voi sorridete incredule
e pensate che io vi inganni:
ma no, egli l’ha detto
poco fa, distintamente.
Ma ora perché mai
si ostina a restar muto
mentre vi chiamo
per farvelo sentire?
“MAMMA” su, dilla,
ripeti la parole meravigliosa;
su, mio piccolo, parla
altrimenti mi derideranno…
rideranno di me,
e diranno che tua madre
ha sognato di udire quello
che tu pure dici così bene.
Ah! Perché taci?
E’ dunque una grazia
che tu fai solo a tua madre
il dirmi “MAMMA” distintamente?

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INIZIAZIONE CRISTIANA

Gli altri gruppi di catechismo, percorrendo il cammino di iniziazione cristiana, hanno completato alcune tappe che hanno trovato il loro compimento nella celebrazione dei riti previsti.
Il Gruppo CAFARNAO (III anno) ha vissuto il rito della consegna del Comandamento dell'’amore domenica 28 aprile.
Il 12 maggio è stata la volta del Gruppo GERUSALEMME (IV anno) che ha compiuto il rito della consegna dello “Shemà”, mentre il 19 maggio i fanciulli del Gruppo Nazareth (II anno) hanno celebrato il ricordo del sacramento del Battesimo. Per tutti l’impegno è quello di andare avanti nella scoperta dell'amore di Dio, accompagnati dalla preghiera e dall’affetto di tutta la Comunità.

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CHIESA DEI MARTIRI

La fede non si negozia. Quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore. Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri. La grazia della fede, dobbiamo chiederla, tutti i giorni: "Signore, custodisci la mia fede, falla crescere, che la mia fede sia forte, coraggiosa, e aiutami nei momenti in cui devo renderla pubblica. Dammi il coraggio".
Papa Francesco (Omelia della Messa presso la Cappella della Casa Santa Marta, 6 Aprile 2013)
Viviamo in un’epoca di persecuzione dei cristiani, sia cruenta e sanguinosa, come in Africa e in Asia, sia culturale nell’Occidente.
Si stima che il Cristianesimo abbia avuto 70 milioni di martiri di cui 45 milioni nel XX secolo soprattutto sotto il comunismo. Dal 2000 al 2010 i martiri cristiani sono 150.000 all’anno e secondo i dati OCSE muore un cristiano ogni 5 minuti.
Più che di emergenza si può parlare di genocidio, anche se silenzioso. I media infatti si interessano dell’argomento solo in presenza di gravi attentati. Questo stillicidio di morte però continua indisturbato.
I colpevoli di questo genocidio si possono individuare in tre “famiglie”: l’ultra-fondamentalismo islamico (come in Nigeria, Sudan e Pakistan), i superstiti dei regimi comunisti (Corea del Nord) e fenomeni legati a lotte etniche nazionalistiche come quelli che si registrano in India.
Le cronache delle stragi compiute in Nigeria ad opera dei fanatici fondamentalisti islamici "Boko Haram" hanno impressionato per qualche giorno l'occidente cristiano: attentati gravissimi, compiuti dentro le chiese, durante le celebrazioni, ma dopo qualche giorno…
Sui giornali si parla di Parroci in prima fila, come ad esempio John che ha meno di quarant’anni, ha studiato a Roma, fa il parroco in un villaggio, parla un ottimo italiano. «Bisogna raccontare il terrore che la gente deve affrontare qui, in Italia è difficile immaginare cosa significa vivere da queste parti, le persone non hanno gli strumenti mentali per poter comprendere». Insieme a lui ci sono William, Kevin, e Gideon, giovani preti, costretti a convivere con questo terrore quotidiano, come comporre i morti ogni volta che c’è un attentato, un omicidio, occuparsi delle vedove e degli orfani. Kevin l’ultimo omicidio lo ha visto da vicino: hanno sgozzato un ragazzino di quindici anni, poi hanno freddato la madre ancora inginocchiata sul corpo del figlio.
Quello che fa più male da queste parti è il rischio della rassegnazione, l’interesse dei media che si allenta, quasi che vivere così possa essere normale: «Vedi, noi da vivi non facciamo notizia - dice un testimone - chi mai vorrebbe leggere la mia storia? Ma da morti facciamo vendere i giornali, la gente vede i nostri corpi in tv e aspetta qualche secondo prima di cambiare canale. Ma ormai se moriamo solo in due o tre interessiamo sempre meno. Per fare audience dobbiamo morire in dieci, o venti».
La fede è spesso un pretesto per colpire le minoranze, per mettere in un angolo la Chiesa che in molte zone del mondo ha rappresentato sempre un corpo molto attento ai bisogni dei più poveri. Questo dà fastidio ad alcuni governi che permettono l'azione dei fondamentalisti, mentre la maggior parte delle popolazioni apprezza l'operato dei cristiani. Anzi, sono numerosi i movimenti che si spendono per il dialogo tra le religioni, anche nei Paesi a maggioranza islamica, ma i buoni rapporti sono sempre esposti ad azioni di disturbo.
Con la sua prima canonizzazione, domenica 12 maggio, Papa Francesco ha proclamato santi Ottocento Martiri di Otranto,
perché uccisi "in odio alla fede".
Il Pontefice ha detto che “la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre.
I Santi proclamati oggi suscitano domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio?
Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”.

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L'OPERA DEL MERLO

di B. Ferrero

Avevo dieci anni e, mentre facevo merenda, osservavo un merlo che stava beccando delle bacche di sambuco che strappava avidamente da un cespuglio.
Dopo un po’, evidentemente sazio, volò sul muro del cortile del mio vicino e cominciò a pulirsi il becco contro le pietre.
Un piccolo seme di sambuco, quasi invisibile, gli scivolò dal becco e si infilò in una fessura del muretto.
Vent’anni dopo, quasi per caso, rividi quel vecchio muretto. Nel posto esatto dove si era fermato il merlo, si ergeva un prospero sambuco. Le sue radici affondavano dentro il muro. Quasi intuivo, laggiù nel profondo, tra le vecchie pietre, la fatica e la fierezza del semino sfuggito al becco del merlo vent’anni prima.
Presi un frammento di mattone e scrissi sul muro: “Questa è l’opera del merlo”.

Un giovane muratore lavorava alla demolizione di una casa che doveva essere ristrutturata. Ad un tratto, staccando un pezzo di intonaco, vide che un mattone era stato sostituito da un libro. Un grosso volume che era stato murato.
Incuriosito, lo tolse. Era una Bibbia. Chissà come era finita là…
Il giovane muratore non aveva mai avuto molto interesse per questioni religiose, ma durante la pausa pranzo cominciò a leggere quel libro.
Continuò alla sera, a casa, e per tante altre sere. A poco, a poco, scoprì le parole che Dio indirizzava proprio a lui. E la sua vita cambiò.
Due anni dopo, l’impresa del muratore si trasferì per lavoro in Arabia. Laggiù, gli operai condividevano piccole camerette.
Una sera, il compagno di stanza del muratore lo osservò mentre cominciava a leggere tranquillamente la sua Bibbia.
“Che cosa leggi?”, gli chiese.
“La Bibbia”.
“Uff! La Bibbia! Tutte storie! Pensa che io, una volta, ne ho murata una nella parete di una casa vicino a Milano. Sarei curioso di sapere se il diavolo è riuscito a farla uscire di là!”.
Il giovane muratore guardò il suo compagno.
“E se io ti facessi vedere proprio quella Bibbia?”
“La riconoscerei, perché l’avevo segnata”.
Il giovane muratore porse al compagno la sua Bibbia: “Riconosci il tuo segno?”.
L’altro prese in mano il volume e rimase turbato: era proprio la Bibbia che aveva murato, dicendo: “Voglio proprio vedere se uscirà di qui sotto!”.
Il muratore sorrise: “Come vedi, è tornata da te”.

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50° PROFESSIONE RELIGIOSA DI SR. MARIA ROSARIA
Brescia 18.05.2013

Signore, mi è davvero difficile iniziare questa mia breve riflessione,
in questo luogo sacro,
in questa giornata ricca di significati religiosi,
ma anche umani.
Prima di tutto dico grazie a Te e a Sr. Maria Rosaria
per questa convocazione straordinaria.

Per non sembrare banale in questo momento ricorro alla Tua parola
così come ce l’hai trasmessa nel Cantico dei Cantici,
vera esaltazione dell’avventura dell’amore divino
e dell’amore umano quando si incontrano.
Il Cantico dei Cantici, però, ci parla anche di oscurità,
conosce il timore e conosce il silenzio, ma assurge soprattutto a segno,
a simbolo che copre tutto il ventaglio delle sfumature dell’amore
e quindi dell’amicizia; segue l’itinerario dell’amore
fino alle sue ultime tappe, fino a quell’amore che è rappresentato
e si realizza compiutamente nella consacrazione e professione
di Sr. Maria Rosaria.
E questo amore consacrato ha una specie di rilancio verso il tuo infinito.
Tu, Signore Gesù, sei sempre stato esigente in questo,
ma ti sei premurato, quando hai chiamato Sr. Maria Rosaria,
di educarla alle sfumature del Tuo amore.
E Lei non ha opposto resistenza.
Ma Tu, come sempre, Ti sei superato e le hai permesso
di prendere spesso l’iniziativa, suggerita dal suo amore per Te,
soprattutto nell’area del sentimento, della delicatezza,
ma anche della ragione che cerca i motivi del Tuo silenzio e,
per ritrovarTi, quante volte ha percorso le strade buie della mente,
ti ha cercato per i deserti dello spirito,
si è impolverata e si è infangata i piedi nella ricerca
per riuscire a ritrovare le ragioni della speranza e dell’amore.
Il Tuo Cantico dei Cantici è come una cittadella,
un hortus conclusus, un ambito sereno in cui una persona deve riflettere
e ritrovare la tranquillità e il senso profondo e nascosto della vita.

Permettimi, Signore Gesù, di citare una bellissima frase di Pascal,
scritta alla sorella, che io voglio dedicare a Sr. Maria Rosaria:

«Entrando nell’interno del tuo mondo di donna e di persona credente
io ritrovo il senso del silenzio con tutta la sua forza di parola».

Il Cantico dei Cantici invita pressantemente al silenzio,
ma ad un silenzio eloquente, che parla,
che fa accumulare ed aggregare le parole, che poi, in realtà,
possono essere espresse in un silenzio
di tensione, di attesa, di comunicazione.

Mi domando perché in questa circostanza
mi sono fatto prendere dal Cantico dei Cantici.
La mia risposta è semplice:
perché non ci sono parole umane che possano cantare
50 anni di professione religiosa.
Questa tua parola mi ha fatto capire che senza l’amore
non può esistere questa lunga fedeltà,
che oltre ad essere impegno arduo, ma gioioso,
è anche fiducia piena e reciproca,
fatta di complicità, di speranze e di certezze spirituali.

Permettimi, Signore Gesù, di terminare
ancora con qualche versetto del Cantico dei Cantici:

«Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene saltando per i monti
balzando per le colline»
[…] Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia
mia bella, e vieni»!

Sr. Maria Rosaria, Felicitazioni vivissime.
Cesare

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GREST 2013:
Esperienza di condivisione

Avevamo pensato di organizzare il Grest di quest’anno partendo per tempo, già dall’inizio del 2013, con un percorso di preparazione che coinvolgesse la Comunità attraverso equipe e adolescenti che avessero a cuore l’importanza pastorale di questa iniziativa.
Nel mezzo del cammin… è arrivata la proposta di Don Angelo, parroco di San Bartolomeo, di vivere l’esperienza in condivisione con la sua Parrocchia e così, d’accordo con Don GianMario, è iniziato un nuovo percorso, fatto innanzitutto di umiltà nel mettersi al servizio l’uno dell’altro. Si sono incontrate due realtà che si sono dovute confrontare e ciò ha aiutato a cambiare atteggiamento verso le cose che ciascuno era abituato a fare prima in un certo modo.
Per gli adolescenti coinvolti è stato un “bell’impatto”, ma anche per chi li sta accompagnando nel cammino è stato un cambiamento non da poco.
E’ un’esperienza che “sta camminando”, che ha rotto schemi fissi e che si sta rivelando molto impegnativa per la fatica di coordinarsi, ma di enorme fascino e dagli sviluppi straordinari.
Come Comunità è importante che ci sentiamo tutti responsabili del percorso intrapreso, in cui l’equipe si sta impegnando per rendere i preti liberi di fare i preti (come ha ben sottolineato Don Marco Mori, responsabile dell’Ufficio Oratori della Diocesi, rivolgendosi a quanti operano per i grest).
Per altro, bisogna ricordare che il grest è una “linea di confine”, a cui partecipano anche adolescenti, ragazzi e bambini che normalmente non frequentano gli appuntamenti di formazione: è un’occasione straordinaria per incontrarli e per permettere loro anche un incontro con Dio, che spesso vedono lontano e con la Comunità che spesso vedono con indifferenza. E’ un grande “investimento” verso i bambini e gli adolescenti per valorizzare il tanto di positivo che racchiudono e che in questa circostanza è importante saper tirare fuori.
Forse non tutti coloro che si sono resi disponibili saranno presenti in chiesa domenica 9 giugno per pronunciare “la promessa” di essere animatori davanti a tutta la Comunità, ma essa ha l’occasione di accogliere e accompagnare tanti giovani che stanno dando espressione a quella voglia interiore di donarsi agli altri nell’incontro, nella cura dei più piccoli, nel gioco, nei canti, nei balli… nella vita che il grest porta con sé.
Per tutti sarà comunque un’esperienza di crescita e di apertura, vissuta sotto il sole (speriamo!), all’ombra di un campanile che non identificherà più solo una parrocchia, ma che si aprirà alla gioia e alla speranza delle giovani generazioni, capaci di quelli straordinari slanci connaturati all’età, che nel tempo rischiano di intorpidirsi.

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CONSIGLIO PASTORALE

Lunedì 27 maggio, si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Dopo la preghiera, Don GianMario ha ricordato che, pur essendo giunti al termine del cosiddetto anno pastorale, in realtà l’attività pastorale di per sé non finisce mai. La festa di chiusura del catechismo domenica 2 giugno non segna la fine delle iniziative, tanto è vero che già dal 10 al 28 giugno si svolgerà il Grest.
Ha comunicato che in occasione della festa Patronale, domenica 13 ottobre, sarà inaugurata la nuova struttura del teatro parrocchiale.
E’ stato proposto un incontro del Consiglio Pastorale a settembre: un pomeriggio per vivere un momento di reale conoscenza e confronto tra i membri del Consiglio e l’occasione per una lettura condivisa del Documento finale del Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali.
E’ stato esposto un breve consuntivo del cammino di preparazione al Grest 2013, condiviso quest’anno con la parrocchia di San Bartolomeo.
Riguardo la ristrutturazione del teatro parrocchiale è stato dato un aggiornamento sullo stato dei lavori che ormai volgono alla conclusione.

Il Segretario

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AGGIORNAMENTO SUI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE

Traendo spunto dal recente Giro d’Italia, possiamo dire che i lavori di ristrutturazione del nostro teatro parrocchiale sono giunti allo sprint finale.
Circa l’80% delle opere previste è stato completato, nonostante il clima non abbia dato una mano, anzi… E’ facile immaginare che l’umidità (chiamiamola così!) degli ultimi mesi abbia messo i bastoni fra le ruote.
I lavori in opera al momento riguardano il completamento dell’impianto idraulico, cui seguirà la predisposizione dell’impianto elettrico, per il quale sono stati coinvolti tutti i gruppi interessati all’uso della struttura, al fine di tener conto delle più varie esigenze.
La sistemazione della pavimentazione renderà compiuta l’impresa e sono in cantiere altri piccoli interventi, richiesti in corso d’opera, che tengono conto delle necessità emerse man mano.
In vista della prevista inaugurazione di domenica 13 ottobre 2013, occorre fare una riflessione: il “nuovo” teatro è una grossa opportunità per la nostra Comunità. Sarà luogo di aggregazione e di azione pastorale. Sarà presto tempo di pianificare come utilizzare la struttura, coordinando idee, proposte, iniziative… per far sì che lo strumento completato si collochi in un piano di azione ad ampio spettro e possa portare fino alle più alte cime il grande sforzo che tanti hanno compiuto e continuano a compiere per vedere realizzato il tutto.
L’ultima annotazione riguarda l’aspetto contabile. E’ stato ottenuto un finanziamento comunale già chiesto lo scorso anno e altre richieste di contributi sono state avanzate quest’anno; la Diocesi ci sostiene in varie forme per rendere sopportabile l’impegno assunto. Ma quello che più deve essere sottolineato è l’ottima risposta di tutta la Comunità, di quanti contribuiscono anche in modo continuativo e di quanti non perdono occasione per collaborare, ciascuno nel modo più opportuno.
E’ il segno che nessuno si tira indietro quando viene riconosciuta la validità di un’iniziativa e la possibilità di offrire un’occasione di servizio per migliorare l’azione pastorale.

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STONATISSIMA 2013

La 27^ edizione di Stonatissima non ha tradito le attese degli appassionati del bel canto stonato. Un salone gremito in ogni ordine di posto ha accolto con entusiasmo le esibizioni dei coraggiosi cantanti che si sono sfidati per strappare un applauso all’attento (e a volte un po’ rumoroso) pubblico. Non è stato il televoto a decretare i vincitori, ma la consueta giuria di esperti che ha distribuito gli ambiti premi con oculatezza, riconoscendo simpatia, originalità nei costumi e intonazione in alcuni protagonisti. C’è da complimentarsi con la stragrande maggioranza dei partecipanti per aver sfoggiato accurati abiti e travestimenti degni di uno spettacolo di Broadway. E’ stato oltremodo difficile riconoscere il vero talento stonatissimo tra tante esibizioni che hanno sfiorato la perfezione artistica, ma i vincitori nelle categorie ragazzi e adulti si sono distinti su tutti! Il gran lavoro di Flavio e di quanti collaborano per la riuscita della manifestazione merita un sentito grazie collettivo. Come ogni anno, resta nel cuore dei partecipanti e del pubblico una serena serata di divertimento, emozione, coinvolgimento; un evento da vivere per mettersi in gioco, per sentirsi parte di una Comunità che insieme sa allietare e sorridere. Alla prossima Stonatissima!

Intervista doppia ai presentatori della 27^ edizione

Ciao Marco, ciao Andrea, quella di quest’anno è la tua prima “Stonatissima” da presentatore … come ti "presenteresti" a un lettore de La Bussola che non ti conoscesse?

MARCO:
Abbiamo con noi Marco, un casazzese DOC... 41 anni e non sentirli, o almeno così pensa lui, visto che vuol fare ancora il ragazzino giocando a calcio con i giovanotti del GSO. Sì è vero a volte è un po' casinista, però mette molto entusiasmo nelle cose che fa... è consigliere e atleta del GSO, membro della corale giovanile, attore nella compagnia teatrale della parrocchia e quest'anno, insieme ad Andrea Zapponi ha avuto l'onore di presentare Stonatissima
ANDREA:
Mi chiamo Andrea Zapponi ho 14 anni sono nato e da sempre vivo a Casazza, sono un ragazzo vivace a cui piace stare in compagnia degli amici, e Stonatissima è tutti gli anni un’ottima occasione per ritrovarsi insieme in oratorio. La prossima opportunità da non perdere assolutamente sarà il Palio delle Contrade.

Che bilancio personale fai di questa esperienza?
M: È stata emozionante e bellissima. All'inizio ero un po' ingessato, ma dopo un paio di minuti ho rotto il ghiaccio e mi sono divertito.
A: E’ stata una bellissima novità che ho vissuto con piacere e divertimento avendo l’onore di affiancare Marco.

Quando senti la parola “Stonatissima”, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
M: Due parole: musica e allegria. Per un paio di settimane nel nostro Oratorio si vive un'atmosfera molto festosa grazie alle melodie delle canzoni e all'entusiasmo dei partecipanti
A: Una occasione per ritrovarsi insieme in oratorio in una simpatica serata di sano e stonato divertimento

Puoi dirci quante volte hai partecipato come concorrente? Hai mai vinto qualche premio?
M: Ho perso il conto, credo di aver partecipato una quindicina di volte. Un paio di volte ho vinto il premio simpatia con Nando Cavalleri e Piero Ballini, ma soprattutto il primo anno ho sfiorato l'apoteosi arrivando secondo con Chiara al premio più importante che come tutti sapete riguarda l'esibizione più stonata.
A: Ho partecipato una sola volta con i miei compagni Giulio e Sofia, presentando la canzone “Johnny il Bassotto” e vincendo il premio simpatia

A quale edizione della Stonatissima sei particolarmente legato? Perché?
M. A quella in cui Nando, Piero ed io abbiamo cantato "Nessun dorma" vestiti come i tre Tenori (Pavarotti, Carreras, Domingo)...sul "VINCERÒÒÒÒÒÒ" finale secondo me abbiamo rotto qualche vetro delle case vicine!
A: A quella in cui partecipai come cantante, perché mi ricordo l’emozione di salire sul palco di fronte ad un pubblico scatenato.

Quale canzone o personaggio del passato ha incarnato meglio lo spirito della manifestazione?
M: È una bella lotta: "Bomber" Marmaglio, e Luca D'Adamo per l'ugola; Matteo Rocchi ed il ragazzo che l'anno scorso ha fatto "Miserere" per l'interpretazione. Lo spirito deve essere dettato dalla voglia di divertirsi, dal non prendersi troppo sul serio, ma bisogna essere seri. Mi spiego meglio perché detto così sembra un controsenso: tutti gli artisti che ho nominato si sono "buttati" e hanno interpretato molto spontaneamente le canzoni senza forzate esagerazioni nello stonare... anche perché non ne avevano bisogno.

Quali sono stati i momenti che ricordi con più piacere di questa Stonatissima 2013?
M: A me sono piaciuti molto i preparativi. Ci si sentiva come in una famiglia un po' numerosa: la cosa più importante era il clima allegro e scanzonato che si respirava.
A: In particolare voglio ricordare il mio ingresso sul palco portato a braccia da Carmine e Sandro, ero preoccupato di cadere

Quale esibizione ti è sembrata più divertente?
M. Ce ne sono state tante, ma quella improvvisata di Fra Fabio, mentre aspettavamo il verdetto della giuria mi è piaciuta molto. Tutti i bambini fra il pubblico si sono alzati e cantando ballavano la canzone "Ti voglio bene bene non così, non così, ma tanto così, Ti voglio bene bene non così ma tanto tanto così".
A: Nessuna in particolare, tutta la serata è stata per me, e direi anche per il pubblico un bel momento di serenità

Qual è stato il personaggio più significativo di questa Stonatissima?
M: Senza offesa per nessuno, ma è stato un grande piacere avere Mario Duranti: era una cosa a cui tenevo molto e un regalo che volevo fare a chi non lo conosceva. Mi ero preparato tutto un discorso di introduzione e dopo due parole sono andato "a braccio" chissà perché? Forse ero un po' emozionato... Mah?!

Quali sono i tuoi progetti artistici per il futuro?
M: Con la corale giovanile abbiamo appena finito di registrare sedici brani e non sono venuti niente male... probabilmente li venderemo nelle bancarelle di Hebron a Natale. Per quanto riguarda il teatro, appena la struttura sarà ultimata con la nostra Compagnia porteremo in scena "Miseria e Nobiltà" di Eduardo Scarpetta, una commedia molto divertente. La prossima esperienza come presentatore invece dovrebbe essere "Natale sotto l'Albero", ma devo vedere se Don Gian Mario mi rinnova il contratto!

A: in attesa di alcune conferme da Italia 1 e da Sky, spero comunque di poter nuovamente presentare l’edizione 2014 di Stonatissima, magari nel nostro Teatro.


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PALIO DELLE CONTRADE 2013

Quando l'aria si fa più tiepida, quando le giornate si allungano e diventano più luminose… allora è tempo di Palio delle Contrade!
Ok, forse quest'anno ci dovremo accontentare di un clima molto meno estivo del solito, ma ugualmente l'arrivo di giugno annuncia a tutta la Parrocchia Maria Madre della Chiesa che è il momento di tirar fuori dai cassetti le maglie verdi, i cappellini rossi, le sciarpe azzurre, le bandiere gialle: le serate del Palio stanno arrivando!
Per quel che riguarda i giochi, il programma 2013 (che trovate anche su questa Bussola n.d.r.) porta una grossa novità che speriamo diverta e appassioni tanti contradaioli: la gara di tamburello. Abbiamo chiesto collaborazione alla "Polisportiva Gussaghese" per avere le giuste indicazioni su regole e tecniche di questo sport che vanta antiche tradizione anche nella nostra provincia. Per quest'anno è stato mandato "in soffitta" il Bicierù che per tante edizioni è stato un gioco atteso e ricco di imprevisti (come non ricordare il boccale frantumato dal lancio di Don Andrea nel 2008!), ma non è da escludere un ritorno nel programma dei prossimi anni.
Confermato il gioco della "pentolaccia", proposto nello scorso Palio, che tanto ha divertito pubblico e partecipanti, così come altri immancabili appuntamenti quali il Musichiere, il gioco del pompiere e lo spettacolarissimo "lancio dell''uovo".
Sono previste novità per la gioia di grandi e (soprattutto) piccini, che renderanno piacevole abitare gli ambienti dell'oratorio nel corso delle sei serate in programma.
I Capitani delle Contrade stanno preparando le strategie per conseguire i rispettivi obbiettivi: gli azzurri per raggiungere il record di quattro successi consecutivi, gialli e verdi all'inseguimento del sesto sigillo, i rossi per avere la soddisfazione di sollevare al cielo per la prima volta l'ambìto drappo!
Tutti hanno già nell'animo la voglia di gioiose serate all'insegna del ritrovarsi, del vivere la festa, del partecipare - tra un gioco, una salamina e un bicchiere di birra - in momenti di condivisione per sentire che la grande famiglia parrocchiale esiste ed esprime comunione al di là di ogni apparente divisione.
Siamo certi che ognuno troverà il suo modo di contribuire a questo evento, troverà il suo spazio per mettersi al servizio degli altri, troverà il gusto di un divertimento che, nella semplicità di giochi e risate, è comunque momento di crescita e di solidarietà.
Buon Palio a tutti!

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GSO:IL PUNTO

Le attività agonistiche dei nostri atleti volgono al termine, anche se gli impegni non mancano nel mese di giugno per under 14 e juniores del calcio, impegnati in tornei e Coppa Leonessa. Tennistavolo e polisportivo under 12 e under 10, concluse le gare ufficiali, si avviano a interrompere gli allenamenti per la pausa estiva. Per tutti l’appuntamento è per la prossima stagione, a partire da fine agosto: nuove avventure e nuove sfide sono all’orizzonte.
Ma per il nostro Gruppo Sportivo adesso è tempo di tesseramento (domenica 2 giugno dopo la S. Messa delle 10.30 è ancora possibile aderire al GSO), cui seguirà la convocazione dell'’Assemblea e l’elezione delle nuove cariche direttive.
E’ un momento importante, in cui chi ha a cuore lo sport del nostro oratorio può dare il contributo che ritiene opportuno: linfa necessaria per far crescere sempre meglio l’arbusto della pastorale dello sport.

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