La Bussola - Casazza
giugno 2012

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Consiglio Pastorale: riunione del 7 maggio
Riflessioni del pellegrinaggio in Terra Santa, un cammino di fede
Iniziazione cristiana
Riconciliarsi con se stessi, col prossimo, con Dio
Due racconti
Segni e sogni: e se Dio sognasse con noi?
Family 2012: la giornata bresciana
Lavori in oratorio
Passpartu: il Grest secondo l'ufficio oratori
Rinnovo dei voti religiosi per Victor Cordova Gonzales
GSO: il punto

Carissimi,

Gioie e dolori, fatiche e speranze si intrecciano continuamente sul nostro cammino.
I fatti sono diversi; molte sono le situazioni a volte drammatiche che si presentano nel nostro quotidiano e che provocano domande sul senso delle cose, sulla vita, sul dolore, sulla morte.
Talvolta gli interrogativi sono talmente duri che si impongono anche alla coscienza dei più distratti.
Ma dove trovare un po’ di sollievo?
Da dove incominciare per sanare il nostro cuore?
Una frase del nostro Vescovo Luciano che è stato con noi, nella Domenica 20 maggio, mi pare illuminante: “Ogni situazione che viviamo è per noi una domanda alla quale dobbiamo ancora rispondere alla luce del Vangelo”.
La luce della Parola del Signore non è una ricetta, ma un percorso anche per i cristiani, anche per chi crede, perché la fede in Gesù di Nazareth interpella la coscienza, chiede accoglienza, illumina le decisioni, spinge ad assumere le proprie responsabilità e al dono di sé.
La luce del Vangelo non elimina il dolore, ma sana e offre la pace del cuore.
Lo deve fare la Chiesa di ogni tempo e di ogni Parrocchia che spezza il pane della Parola e dell’Eucaristia, perché “tutti abbiano la vita in abbondanza”.
La Chiesa che indica senza sosta al nostro Paese, alle forze sociali, politiche e agli uomini di buona volontà la meta del bene comune.
La Chiesa che non smette di credere all’educazione dei giovani, anche i più lontani.
La Chiesa del Vescovo di Brindisi che alza la voce per tutti e pronuncia parole di speranza, di verità e di giustizia davanti alla bara di Melissa.
La Chiesa della solidarietà e dell’amore con i suoi aiuti Charitas, che non trema davanti al sisma dell’Emilia, perché l’amore è più forte della morte.
La Chiesa in favore della famiglia, perché non perda il senso della festa che è il tempo per “custodire e coltivare” i legami, gli affetti, il rapporto con Dio.
Tutto questo la Chiesa lo chiede, lo offre; non lo impone a nessuno. Ora possiamo fare nostre le invocazioni del poeta sacro e nell’intimo del nostro cuore esclamare: “Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca… Anche se andassi per valle più buia di nulla avrei paura, perché tu resti al mio fianco, il tuo bastone mi dà sicurezza” (Sl 23,1;4).

Don GianMario

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CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
Riunione del 7 maggio 2012


L’incontro, iniziato con la preghiera e la meditazione proposta dal Parroco, è stato aperto da un breve resoconto dell’esperienza vissuta da 45 nostri parrocchiani recatisi in pellegrinaggio in Terra Santa, sotto la guida di Don GianMario, dal 26 aprile al 3 maggio. E’ stata descritta come un’occasione molto positiva, significativa per gli ambienti visitati, per i paesaggi, gli incontri, il clima, ma soprattutto per l’amicizia, la fraternità, la solidarietà sperimentata tra i “pellegrini” partecipanti. In ciascuna delle città visitate (Nazareth, Cana, Gerusalemme, Betlemme…) sono stati vissuti momenti di profonda partecipazione e riflessione, grazie alle indicazioni di don GianMario e sono state celebrate significative liturgie: il rinnovo delle promesse battesimale, il rinnovo delle promesse matrimoniali, la Messa di Natale.
Don GianMario ha comunicato che ha portato dalla Terra Santa, il “Gesù Bambino”, benedetto dal vicario del Patriarcato Latino di Gerusalemme ed un frammento della Croce di Gesù (con apposito reliquiario) che sono di proprietà della Parrocchia.
- Il Parroco ha comunicato gli appuntamenti del mese di maggio: a fine mese il previsto pellegrinaggio al santuario della Madonna della Stella.
- La riflessione sulla Scheda VII in preparazione al Sinodo sulle Unità Pastorali è stata l’occasione per una meditazione sulla situazione della pastorale giovanile nella nostra Parrocchia.
Don GianMario ha sottolineato che spendere le nostre forze sulla pastorale rivolta ai ragazzi e ai giovani significa puntare sul futuro della Chiesa e del mondo. Forse non abbiamo tante forze disponibili verso questo progetto pastorale e investire sui giovani non è facile, ma ci sono alcune persone in parrocchia che da qualche anno stanno investendo tempo ed energie sui giovani, superando tante difficoltà.
I catechisti che si occupano di adolescenti (14-16 anni) e giovani (17-19 anni) hanno riferito circa gli incontri avuti con i ragazzi per provare a offrire una “visione” dell’oratorio dal punto di vista giovanile, come spunto di riflessione o se vogliamo di “provocazione”.
L’Ambiente oratoriale (in senso fisico) è visto dai nostri giovani come poco gioioso, specialmente il bar, dove prevalentemente si gioca a carte.
A questo proposito, una prima proposta dei giovani è stata quella di offrire la propria disponibilità nel servizio al bar, in particolare nel periodo estivo.
I ragazzi interpellati hanno detto di essere contenti delle strutture esterne dell’oratorio, ma notano, rispetto ad altri oratori, che nel nostro si vede poca presenza di famiglie con bambini e questo – a loro giudizio – sarebbe sintomo di poca vitalità dello stesso.
Vorrebbero fruire anche saltuariamente dei locali oratoriali per attività culturali, musicali e di aggregazione giovanile.
La riflessione dei presenti sul tema “giovani” è iniziata con la considerazione che forse i nostri ragazzi non frequentano tanto l’oratorio perché mancano di esperienze vissute “insieme” e si dovrebbe fare in modo di proporre loro questo tipo di eventi.
I catechisti che seguono i giovani hanno evidenziato la necessità di effettuare una attenta valutazione sul significato educativo delle iniziative che si propongono. In tal modo, progetti e attività avranno già come punto di partenza la finalità pastorale che si vuole perseguire.
E’ stato proposto di “mettere in rete” le varie figure educative che nel nostro oratorio si occupano di giovani (catechisti, baristi, allenatori, insegnanti di musica…), per permettere loro di confrontarsi, di valutare insieme le proposte, di coordinare attività e progetti educativi.
E’ stata sottolineata l’importanza di riuscire a garantire ai giovani una “continuità educativa” (in passato venuta meno in Parrocchia per alcune generazioni di giovani), che proponga “tappe” di crescita formativa all’interno dell’oratorio, distinguendo bene momenti e attività, prospettando ben individuati passaggi di maturazione: 1. bambini e fanciulli (età 6-10 anni) impegnati nel cammino di iniziazione cristiana; 2. ragazzi (11-13 anni - scuola media) che vivono l’esperienza del “consolidamento” (mistagogia); 3. adolescenti (14-16 anni) che iniziano un percorso di maturazione di fede; 4. giovani (17-30 anni) che operano nella Comunità con maggiore responsabilità nella testimonianza dell’amore di Dio che hanno sperimentato nel corso degli anni.
Dalla riflessione del Consiglio Pastorale sono emerse altre opportunità da proporre ai giovani quali: “uscite” per campi scuola, viaggi in luoghi anche formativi (esempio Assisi), il Grest, la partecipazione ad esperienze di teatro.
Si è ritenuto un bella opportunità anche l’organizzazione di attività da progettare insieme in occasione dei mesi estivi, che già in passato aveva avuto ottimi risultati, ma che non si era ripetuta per la difficoltà di trovare forze disponibili.
Per quanto riguarda il Grest di quest’anno sono previsti momenti da vivere congiuntamente ad altre parrocchie (in particolare, quella di S. Bartolomeo).
I presenti hanno ritenuto molto utile la formazione di un gruppo (una Commissione), composto dalle figure educative operanti in parrocchia e dai giovani di età superiore ai 18 anni per creare unità nelle attività attinenti la pastorale giovanile.

Il Segretario

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RIFLESSIONI DEL PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA, UN CAMMINO DI FEDE

Un pellegrinaggio in Terra Santa, se ben preparato e vissuto vuol essere un momento privilegiato per focalizzare l’attenzione sulle terre bibliche.
Durante le visite ai santuari, le situazioni narrate nel testo sacro, vengono proclamate le parole nel luogo stesso dove furono dette, vivendo la continuità della tradizione sui luoghi santi.
In otto giorni si rivive l’anno liturgico, dal Natale di Betlemme, agli eventi pasquali di Gerusalemme.
Generazioni di cristiani hanno pregato in quei luoghi santi prima di te e ti senti in comunione con loro.
Ti senti davvero Chiesa.

Una pellegrina

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INIZIAZIONE CRISTIANA

Il mese di maggio è stato impreziosito dai grandi appuntamenti per i fanciulli che hanno intrapreso il cammino di iniziazione cristiana: tappe del loro percorso, momenti di profonda riflessione per le loro famiglie, occasioni di crescita per tutta la Comunità.

13 maggio - Gruppo Nazareth
RINNOVO DELLE PROMESSE BATTESIMALI

Il rito del "rinnovo delle promesse battesimali", celebrato dai fanciulli del Gruppo Nazareth, non è stato un semplice ricordo del battesimo, ma una tappa fondamentale del loro percorso di iniziazione cristiana.
Celebrarne con gratitudine il ricordo ha avuto il significato di sottolineare che il Battesimo è l’inizio, la porta d’ingresso nel viaggio.
Esso, passando attraverso la Cresima, trova il suo compimento nell’Eucaristia, il sacramento che realizza il pieno inserimento, la piena comunione d’amore dell'uomo in Cristo e nella Chiesa. Quella celebrazione è stata perciò, contemporaneamente, ricordo del Battesimo, ma anche ripresa del cammino verso l’Eucaristia.
I nostri ragazzi, battezzati da piccoli per una scelta di fede dei loro genitori, ora, dopo un anno di evangelizzazione alla scoperta di Gesù, hanno deciso liberamente (con la libertà corrispondente alla loro età) di procedere per portare a compimento, insieme coi propri genitori, quel cammino di fede.
L C

20 maggio - Gruppo Emmaus
CRESIMA E PRIMA COMUNIONE

PRIMA COMUNIONE

Bimbi esultanti
in un bianco girotondo
nitida è l’anima vostra!
E cattiveria umana
non vi sfiora - ancora -
ma una pura fede,
accettata dal cuore,
v’illumina.
Nella casa del Padre
- oggi -
nuovi riti vi conducono
per luminose vie di Verità.
In bianche vesti uguali
- in un unico banchetto -
perpetuate nel mondo
l’Amore del Figlio.
E le madri vostre
- trepidanti -
vorrebbero fermare il tempo:
per piangere sempre
e soltanto
di gioia.

Scritta dalla poetessa Gina Piccin di Vittorio Veneto (che ora non c’è più) mia amica sempre nel mio cuore. Bruna Brunetta

 

Con immensa gioia di tutta la nostra Comunità, è stato presente tra noi il Vescovo Luciano Monari per presiedere la celebrazione dei sacramenti della Cresima e Prima Comunione. E' stato un momento al tempo stesso di grande semplicità e solennità: la presenza del "pastore" è sempre portatrice di profonda gioia e riflessione.
Il Vescovo nella sua omelia ha preso spunto dalla festa dell'Ascensione di Gesù, di cui ricorreva la memoria, ricordando che, asceso al Cielo, ora Gesù è veramente presente in ogni angolo del mondo.
Ha ricordato che "è compito di tutti noi cristiani edificare il corpo di Cristo e ciò significa rendere visibile nel mondo la Sua misericordia, la Sua azione. Ha detto il Vescovo: "Fatemi vedere una vita sociale vissuta nell'onestà, con competenza, nel fare il bene. Fatemi vedere una società così: avrete edificato il Corpo di Gesù!". Ma per fare le scelte corrette, per vivere fino in fondo il nostro compito di edificare il corpo di Gesù è necessario affidarsi allo Spirito.
Ai ragazzi che da lì a poco avrebbero ricevuto la Cresima e la Prima Comunione ha detto che, con i sacramenti che stavano per celebrare, venivano loro forniti gli "strumenti" per vivere una "vita piena, abbondante. Ma come chi riceve un pianoforte deve esercitarsi molto e perfezionarsi per anni, così chi riceve in dono i sacramenti dello Spirito e del Corpo di Gesù deve continuare a perfezionarne l'uso.
Tale utilizzo permetterà di realizzare il progetto che Dio ha su ciascuno e darà la possibilità di vivere una vita pienamente umana".

27 maggio - Gruppo Cafarnao
PRIMA CONFESSIONE

I bambini del Gruppo Cafarnao si sono lasciati accogliere per la prima volta dall'abbraccio amorevole di Dio nel sacramento della Riconciliazione, nel quale hanno potuto sperimentare la gioia di incontrare l'amore del Padre.
Hanno percorso, in quest'anno, un tratto molto importante del loro cammino, alla scoperta del Dio di Gesù: un Padre dal cuore di Madre. La “Festa del Perdono” è stata caratterizzata dalla presenza delle famiglie. Ma soprattutto dalla gioia che si leggeva chiaramente sul volto dei fanciulli che hanno suggellato l'incontro con Dio offrendo il foglietto "dei peccati" al fuoco purificatore che ha innalzato al cielo il profumo di giovani vite: figli di Dio tra le braccia del Padre.

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RICONCILIARSI CON SE STESSI, COL PROSSIMO, CON DIO

di Cesare

Quante volte, Signore, mi sono interrogato sulla riconciliazione
e ho concluso che la vera riconciliazione
è quella che si opera iniziando da se stessi.
Capisco che non posso sfuggire alla mia ombra,
pur camminando più velocemente, la mia ombra mi seguirà sempre.
E comprendo che il primo passo verso la riconciliazione
è comprendere e accettare
che ciò da cui preferirei fuggire rimane radicato sempre in me.
Poi, Tu vuoi che io riconosca
il desiderio di infinito che abita in me, l’impronta che Tu hai sepolto
nel mio cuore per ricordarmi che Tu sei in me.

Oggi, lamentarsi è all’ordine del giorno,
la mia vita quotidiana
mi offre spunti innumerevoli per lamentarmi.
Ma sento che dentro di me
c’è uno spazio in cui i problemi di tutti i giorni
non hanno accesso,
uno spazio libero dall’ira, dalla paura e dalle delusioni,
spazio in cui devo combattere
contro le mie debolezze ed i miei dubbi.
Se do valore a questo spazio
finalmente incontro me stesso,
che è uno dei compiti più importanti nel cammino interiore.
Solo se affronto in tutta tranquillità
la mia inquietudine, ne considero le cause
e cerco la via per giungere all’armonia con me stesso,
con gli altri e con Te, mio Dio,
troverò la quiete e la speranza.
L’esercizio che devo compiere, raffinato e virtuoso,
è quello di scoprire la forma autentica
che Tu mi hai attribuito, cioè scoprire il mio vero volto,
la parte di me che mi piace e quella che non mi piace.
Devo riconoscere il mio volto autentico
attraverso il Tuo Volto.
Imparerò così a riconoscere in ogni persona il volto del mio Signore.
Gesù, risvegliami dal sonno
per guardare dentro di me e rendimi cosciente di essere fallibile.
Se, nonostante tutto, Tu mi perdoni,
anch’io mi posso perdonare,
posso avere misericordia di me, ma prima mi devo percepire.
Devo offrirti i miei lati oscuri
perché allora fluirà tra me e Te una corrente benefica.
Se Ti offro ogni parte di me
sperimenterò di essere amato incondizionatamente.
L’anno liturgico è straordinario
per guarire la mia anima ferita.
Penso alla Settimana Santa, da poco trascorsa,
che mi ha liberato dall’illusione
di poter vivere senza malattia fisica o spirituale,
e mi ha reso cosciente del mio limite,
mi ha rivelato che io ho bisogno degli altri
e mi ha fatto percepire la bellezza di essere amati.
Spesso sento come un peso il dover perdonare
e per me il perdono assume un retrogusto di rassegnazione:
sono cristiano, quindi, devo perdonare,
non posso infuriarmi, non posso tenere rancore.
Gesù, non è questa l’idea del perdono
che Tu sei venuto ad insegnarmi:
«Padre, perdona loro…».
Il perdono è sempre espressione di forza e non di debolezza.
Io perdono quando mi so distaccare interiormente dall’altro
e scaccio quello che mi ha fatto,
perché non sia più di peso sul mio cuore,
affinché possa cercare di capirlo.
Tu, mio Signore, sei la mia consolazione,
anche, e soprattutto, quando vivo nel peccato
e mi guidi a fare l’esperienza
del mio valore ultimo solo in Te.
In ogni amore, anche nel più piccolo,
anche nell’amore sessuale, ne sono convinto,
si nasconde la mia sete di Infinito,
di Amore Assoluto, la sete di Te
(l’ho letto anche nella “Deus Caritas est” di Benedetto XVI).
Ho bisogno di affettività, di amore, di amicizia,
di dialogo, di ascolto, di conforto.
Ho bisogno di solidarietà e desidero donare solidarietà,
non quella che assomiglia ad un attaccapanni,
ove ognuno attacca la propria immagine,
ma di uno stile, di una scelta, di un modo nuovo di vita.
E fa, mio Signore,
che questa non sia una virtù di pochi,
ma di tutti.

09/05/2012


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DUE RACCONTI PER RIFLETTERE


Durante le vacanze, un uomo era uscito a passeggio in una foresta che si estendeva ai margini del villaggio dove si trovava. Errò per un paio d'ore e si perse. Girò a lungo nel tentativo di trovare la strada per tornare al villaggio, provò tutti i sentieri, ma nessuno lo portava fuori dalla foresta.
Improvvisamente si imbatté in un'altra persona che come lui stava camminando nella foresta e gridò: «Grazie a Dio c'è un altro essere umano. Mi può indicare la strada per tornare in paese?».
L'altro uomo gli rispose: «No, purtroppo anch'io mi sono perso.
Ma c'è un modo per poterci essere d'aiuto: è quello di dirci quali sentieri abbiamo già provato inutilmente.
Questo ci aiuterà a trovare quello che ci porterà fuori».

Un giorno, in un bosco molto frequentato scoppiò un incendio. Tutti fuggirono, presi dal panico. Rimasero soltanto un cieco e uno zoppo. In preda alla paura, il cieco si stava dirigendo proprio verso il fronte dell'incendio.
«Non di là!» gli gridò lo zoppo. «Finirai nel fuoco!».
«Da che parte, allora?» chiese il cieco.
«Io posso indicarti la strada» rispose lo zoppo «ma non posso correre. Se tu mi prendi sulle tue spalle, potremmo scappare tutti e due molto più in fretta e metterci al sicuro».
Il cieco seguì il consiglio dello zoppo. E i due si salvarono insieme.
Se sapessimo mettere insieme le nostre esperienze, le nostre speranze e le nostre delusioni, le nostre ferite e le nostre conquiste, ci potremmo molto facilmente salvare tutti.

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SEGNI E SOGNI
E se Dio sognasse con noi…?

di Don Giorgio Comini (direttore Ufficio Famiglia della Diocesi di Brescia)

Il sogno di Dio della sincera confidenza e del reciproco aiuto tra i suoi fedeli, come tra le diverse vocazioni, potrebbe essere ben significato dal quadretto tratteggiato dagli Atti degli Apostoli, in cui Paolo fonda la comunità di Corinto.
Tutto ha inizio in una famiglia speciale, in cui l’Apostolo si sente a casa per l’accoglienza di due sposi (Aquila e Priscilla) e per l’affinità di mestiere (fabbricante di tende); lì Paolo rimarrà per un anno e mezzo, un tempo piuttosto lungo, considerando il suo pellegrinare missionario.
Ascoltiamo, però, direttamente dal testo sacro questo luogo di comunione spirituale: “Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende… Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio”. (Cfr. Atti 18)
Chissà quante confidenze si sono scambiati questi familiari, quante preghiere, con sogni e lacrime, ma soprattutto che grande comunione avranno raggiunto, ciascuno nella specifica vocazione. La parola tra loro sicuramente sarà stata rispettosa e serena; eppure, non per questo meno esigente e fiduciosa.
Come poter costruire qualcosa di simile anche oggi tra sacerdoti e sposi, ad esempio, affinché le piccole chiese domestiche siano case amiche per il presbitero e fondamento della grande comunità cristiana?
Magari...riprendendo con speranza un dialogo troppo a lungo interrotto o quantomeno limitato.
Ho avuto una felice occasione di domandare ad alcuni sposi che cosa volessero chiedere ad un sacerdote; ne sono usciti pensieri importanti ed evangelicamente scomodi.
Eccone alcuni stralci.

Mario e Luisa.

Carissimo sacerdote, il grande rispetto che abbiamo per la tua figura, ci rendiamo conto che ha forse preso una piega sbagliata. In che senso? È presto detto. Ti incrociamo ma non abbiamo il coraggio di dirti di noi, eppure vorremmo! Ti salutiamo dopo la messa, magari dopo un “ringraziamento” più lungo e in qualche modo più funzionale all’incrociarti, ma alla fine si spengono le luci, si devono chiudere le porte ed è l’ennesima piccola delusione.
Ti chiediamo quindi di sfondare tu, come un ariete, le porte del nostro cuore. Vinci tu le nostre timidezze e il nostro rispetto umano. Grazie!

Giorgio e Paola.

Caro sacerdote noi ti chiediamo:
- Coraggio di annunciare il Vangelo e coinvolgere le famiglie.
- Prendere tempo per la formazione e la crescita spirituale.
- Fare meno e approfondire e stimolare le relazioni nella parrocchia.
- Rendere partecipe la comunità delle scelte della Diocesi e della Chiesa madre.
Avere coraggio di affrontare i problemi sociali anche più scomodi.
Vivere in comunione con la Chiesa e gli altri sacerdoti per portare la presenza di Cristo.
Di venirci a trovare, di stare con i ragazzi che sono in giro, di ‘perdere tempo’ nelle relazioni, di passeggiare per il quartiere.
Di passare in una casa e dire: “Avete voglia di pregare con me? Se no devo farlo da solo…”

In seconda battuta, proprio per rendere efficace il dialogo, anch’io come sacerdote ho avanzato delle richieste agli sposi.
Mi sono messo a scrivere di getto e penso che questi punti siano la giusta misura riassuntiva.
- Credete nel vostro matrimonio: fedeltà è felicità!
- Amatevi come Cristo vi ama: siate pazienti e ugualmente esigenti nell’amore coniugale.
- Abbiate reciprocamente uno sguardo di benevolenza.
- Dialogate molto e non trascurate i linguaggi dell’amore.
- Ritagliatevi tempi per voi e non pensate sempre ai figli.
- Amate la vostra casa e la vostra comunità cristiana: insieme formano la chiesa di Cristo.
- Ricercate la bellezza della vostra unione in ogni stagione della vita.
- Pregate e chiedete senza paura.
- Non rinunciate mai e vivete la speranza.
- Abbiate cura dei particolari nella vostra relazione.
- Siate sempre riconoscenti reciprocamente e verso Dio.
- Stimate le vocazioni di consacrazione.
- Mostrate ai sacerdoti che il loro celibato vale la pena di essere vissuto.

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FAMILY 2012:
la giornata bresciana

Milano, dal 30 al 3 giugno, ha ospitato il settimo “Incontro mondiale delle Famiglie” che rappresenta un importante momento di confronto per ribadire il valore della famiglia, analizzandone vari aspetti.
Giovedì 31 maggio il programma prevedeva una tappa a Brescia: una Tavola Rotonda Internazionale con la partecipazione di alcuni convegnisti provenienti da tutto il mondo e delle rappresentanze locali.
La giornata bresciana ha svolto il tema generale “Famiglia: il lavoro e la festa” in un’ottica specifica: “La santità familiare nell’esperienza del lavoro”.
Il tessuto ecclesiale e sociale bresciano ha espresso nel passato grandi figure che tanto hanno operato per la promozione umana nella famiglia e nei luoghi di lavoro: tra queste spiccano una religiosa S.Maria Crocifissa di Rosa, un sacerdote S. Arcangelo Tadini e un padre di famiglia il beato Giuseppe Tovini.

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LAVORI IN ORATORIO

Chi parla un linguaggio tecnico direbbe che siamo al secondo step.
Dopo l’urgentissimo rifacimento del tetto del teatro parrocchiale, sono stati completati i “molto urgenti” lavori di ristrutturazione dei bagni esterni dell’oratorio e dei locali da usare per attività gastronomiche.
L’opera di alcuni volonterosi ha allestito anche quegli elementi “di completamento” che rendono il tutto pienamente efficiente per cucinare: gioia per tutti i buongustai di Casazza!
Ma torniamo ai bagni. Il Don dice: “A molte persone sembrano splendidi (Sfido! A confronto con la situazione precedente n.d.r.), ma in realtà sono semplicemente “a norma” e offrono un ambiente decente che rende un po’ più ospitale tutto il complesso oratoriale”. Siamo tutti perfettamente d’accordo con lui (almeno su questo punto!) e siamo tutti consapevoli che per mantenere la “decenza” è necessaria la collaborazione di ognuno!
I timori di non vedere ultimate le opere in tempo per il Palio sono stati spazzati via, nonostante il maltempo abbia rallentato le attività. Adesso il cantiere è chiuso e sono stati restituiti alla Comunità anche alcuni dei locali ad uso del teatro, da adibire a camerini-spogliatoi.
Pronti per l’uso, nei nuovi ambienti possiamo già sentire la fragranza della legna che arde sulle braci, mentre i nostri esperti “fuochisti” operano sapientemente nel gestire griglie e salamine.
L’estate 2012 offre l’opportunità di fruire di un rinnovato aspetto esteriore dell’oratorio che auspica un rinnovato spirito di partecipazione alle attività oratoriali e anche la componente più esigente della parrocchia troverà “a colpo d’occhio” un aspetto invitante e decoroso. E non è tutto…!
Al più presto si metteranno le mani sull’interno del teatro parrocchiale, per renderlo accogliente non solo in vista delle tradizionali rappresentazioni, ma soprattutto per essere uno spazio da vivere 365 giorni l’anno, aperto principalmente ai giovani, chiamati a crearsi momenti di confronto, svago, formazione, crescita e maturazione nel rinnovato ambiente.
Tutta la Comunità è chiamata a gioire per quanto realizzato e a mostrare la propria attenzione a quanto ci sarà ancora da fare e naturalmente è chiamata a “far propri” gli spazi oratoriali “riconquistati”, contribuendo con quanto la disponibilità suggerirà di offrire.
Non dimentichiamo che la generosità chiama altra generosità: il circolo virtuoso è pronto a partire!

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PASSPARTU
Il Grest secondo l’Ufficio Oratori

Ogni anno gli Uffici Oratori delle diocesi lombarde propongono un "tema" per i grest, anche se in realtà quasi mai il tempo e le svariate esigenze che circondano questa esperienza consentono di renderlo veramente presente tra i nostri bambini e ragazzi. Presentiamo le proposte messe giù quest'anno, possono essere un ottimo spunto di riflessione per tutti: educatori, ragazzi, genitori, nonni, catechisti...
Per la prossima estate, viene offerto “qualcosa” che quotidianamente diviene strumento di relazione con se stessi, con gli altri, con il Signore: la parola.
Titolo dell’edizione 2012 è, infatti, “Passpartu”, che ricorda come le parole, da quelle degli uomini a quelle che Dio rivolge alla storia e alla Chiesa, siano chiave di relazione perché l’umanità scopra la propria vocazione, faccia memoria di quanto ha ricevuto e lo trasformi in nuove esperienze di fraternità.
Significativo è anche il sottotitolo: “Di’ soltanto una parola”, passaggio celebre e commovente del centurione pagano che si affida alla forza della parola di Cristo per la guarigione del suo sottoposto.
E proprio sulla forza della parola che si punta: essa rivela l’uomo all’uomo, racconta l’amicizia ed esprime il perdono, ma a volte è anche spada che divide e che contrappone, veicolo di calunnia o di odio.
Quattro gli obiettivi messi in cantiere.
1. La verità delle parole. La parola porta fuori quello che c’è dentro il cuore di ciascuno e a volte maschera o nasconde le vere intenzioni. La persona è autorevole quando dice quello che pensa e pensa quello che dice.
2. Parlare per esprimere e capire. Fondamentale è attrezzarsi di un vocabolario per dire quello che si prova nel cuore: è un ottimo antidoto alla superficialità. Tale vocabolario non è però automatico, è consegnato da altri o preso in prestito da un linguaggio che sta attorno. Il processo è particolare: suoni e segni che altri hanno inventato, possono attraversare l’esperienza personale. Più parole, più capacità di pensare.
3. Parole belle e pulite. La parola può ferire e causare incomprensioni e divisioni o può costruire relazioni fraterne. Le parole possono essere pesanti come sassi causando inquietudini o leggere come piume mettendo in circolo concetti alti. Ogni volta che si apre bocca occorrerebbe pensare se la parola da pronunciare è bella, utile e serve a qualcosa di buono.
4. Silenzio e ascolto. Prendersi cura della parola è anche fare spazio al silenzio, perché nel silenzio, nell’ascolto del cuore, c’è il modo per trovare le parole più adatte e per dare forma ai pensieri e ai sentimenti e per ragionare sulle parole che arrivano dagli altri. Il silenzio non è assenza di parole, ma possibilità di trovarne di nuove e di più belle.
Tra le attività più importanti del Grest spicca la preghiera: la Parola di Dio è il vero passapartout che consente di entrare nel segreto e nella pienezza della vita. Solo che Dio è di poche parole per cui bisogna imparare a capire come parla lui. Dove stanno i suoi pensieri e come incrociano la nostra quotidianità?
Anche su questo potrebbero essere sfidati i nostri ragazzi, dai più piccoli agli animatori, chiamati con il loro nome ad essere amorevoli fratelli maggiori.

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RINNOVO DEI VOTI RELIGIOSI DI VICTOR CORDOVA GONZALES

di Carmine

La sera di venerdì 1° giugno è stata l’occasione per una trasferta “in massa” di molti della nostra Comunità verso la limitrofa parrocchia della Stocchetta. Ci siamo trovati in tanti a pregare e a cantare per fare festa nel Signore al nostro caro amico Victor, studente in teologia, proveniente dal Messico, che ha svolto quest’anno il suo “tirocinio pastorale” a Brescia.
Per lui, appartenente alla “Famiglia Scalabriniana”, è stata la serata del rinnovo dei voti religiosi, in vista della professione di quelli “perpetui”, prevista il prossimo novembre.
La liturgia è stata presieduta dal Vicario generale, mons. Mascher, presente, tra gli altri, il nostro don GianMario. Tra i tanti momenti significativi della celebrazione, mi permetto di sottolineare uno spunto della riflessione di Don Mario Toffari (padre Scalabriniano, parroco di S. Giovanni Battista).
Ha ricordato che l’impegno cui sono chiamati i religiosi che professano i “voti” non è altro che un voler anticipare in Terra quella che sarà la vita celeste. Lì non ci saranno beni in proprietà, ma la povertà della vita umana sarà piena della presenza di Dio; non l’esperienza di un ristretto ambito familiare, ma la vita nell’unica e grande famiglia dei figli di Dio; non la ricerca affannosa di soddisfare i bisogni egoistici, ma la piena obbedienza alla salvifica volontà di Dio.
Grazie Victor per aver fatto un pezzo di cammino insieme a noi, essere stato un amico speciale per bambini, giovani, famiglie e averci dato occasione di riflettere su quanta pienezza dia il donarsi completamente al Signore con gioia e con impegno.
Insieme a quello dei tre novelli sacerdoti che la Chiesa bresciana avrà in dono sabato 9 giugno, l’esempio di Victor ci dimostra che l’eroismo di chi è disposto a mettere tutta la propria vita nelle mani del Signore, pur di seguire la “chiamata” è un valore ancora straordinariamente attuale e interpella le coscienze di ciascuno di noi (uomo o donna, sposato o no) con un quesito profondo: stiamo veramente dando compimento a quella che è la nostra vocazione?

NUOVI PRESBITERI

Sabato 9 giugno il vescovo mons. Luciano Monari ordinerà due nuovi sacerdoti del nostro seminario. Insieme a loro anche un giovane bresciano della Congregazione dell'Oratorio dei Padri della Pace. I loro nomi: Don Claudio Sarotti di Edolo, Don Damiano Raza di Pezzaze, Padre Carlo Bianchini di Darfo.

 

 

 

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IL PUNTO SPORTIVO

a cura del GSO Casazza

 

ALBO D'ORO DEL PALIO


1995 GIALLI
1996 GIALLI
1997 GIALLI
1998 VERDI
1999 AZZURRI
2000 VERDI
2001 GIALLI
2002 VERDI
2003 VERDI
2004 AZZURRI
2005 AZZURRI
2006 AZZURRI
2007 VERDI
2008 AZZURRI
2009 GIALLI
2010 AZZURRI
2011 AZZURRI
2012 ……….

Anche quest'anno il mese di maggio è stato il momento in cui le nostre rappresentative giovanili di calcio, a chiusura della stagione agonistica, hanno investito le residue energie negli incontri di Coppa Leonessa o nei Tornei oratoriali della provincia.
La squadra degli Under 10, durante l’anno, è stato un gruppo sempre molto numeroso (20 bambini) e molto vivace, ma sotto le attente cure degli alleducatori Pepa e Marcello è riuscito a conseguire ottimi risultati sia tecnici, sia di relazioni interpersonali.
Grazie a loro, la già prestigiosa bacheca del GSO, poi, si è arricchita di un nuovo trofeo, conquistato con il primo posto ottenuto al torneo di San Giacomo. In quella circostanza, i due tecnici sono riusciti, con un’opera di alta ingegneria, calcistica a bilanciare l’esigenza di far giocare tutti con la necessità di avere in campo una squadra sempre all’altezza dell’impegno. Attraverso cambi ben programmati, avvicendando i bambini in un sapiente gioco di sostituzioni, l'esito finale è stato praticamente perfetto: i nostri piccoli atleti sono stati tutti coinvolti nelle partite, riuscendo a collocare la ciliegina della vittoria sulla torta del divertimento.
Gli Under 14 di mister Pacini, impegnati in più tornei, si sono fatti molto onore in Coppa Leonessa, superando alla grande la fase "a gironi" e... non finisce qui! Anche loro sono stati un gruppo numeroso per tutta la stagione e la gestione congiunta con Roberto e Luigi ha permesso di cogliere numerose soddisfazioni, nella continua attenzione al rispetto e allo svago.
Gli juniores, seguiti da Mirco e Marino, hanno concluso la loro stagione che, a causa del salto di categoria li ha costretti a confrontarsi con squadre formate da ragazzi più grandi. Anche in questo ambito gran lavoro per chi li ha condotti e a dovuto fare i conti con le inquietudini tipiche dell'età adolescenziale.
La carrellata sulle nostre rappresentative fa tappa sulla bambine del Minivolley, forse il gruppo che ha dovuto affrontare le maggiori difficoltà, a causa del confronto con atlete di età ben maggiore: la media delle nostre era 7/8 anni, mentre le altre formazioni del campionato erano composte prevalentemente da ragazze di 10 anni. Sicuramente le alleducatrici Giulia, Greta e Camilla sapranno mettere a frutto l'esperienza accumulata per affrontare al meglio la prossima stagione.
Dulcis in fundo, i bambini del Tennistavolo che quest'anno hanno mostrato di essere proprio bravi nella categoria fino ai 9 anni, vincendo tutte le prove del torneo provinciale e piazzando ai primi tre posti della classifica finale i nostri tre piccoli atleti. L'opera di Flavio e Stefano Gatti, che con tanta cura e attenzione seguono i pomeriggi di ping-pong nel salone del nostro Anche quest'anno il mese di maggio è stato il momento in cui le nostre rappresentative giovanili di calcio, a chiusura della stagione agonistica, hanno investito le residue energie negli incontri di Coppa Leonessa o nei Tornei oratoriali della provincia.
La squadra degli Under 10, durante l’anno, è stato un gruppo sempre molto numeroso (20 bambini) e molto vivace, ma sotto le attente cure degli alleducatori Pepa e Marcello è riuscito a conseguire ottimi risultati sia tecnici, sia di relazioni interpersonali.
Grazie a loro, la già prestigiosa bacheca del GSO, poi, si è arricchita di un nuovo trofeo, conquistato con il primo posto ottenuto al torneo di San Giacomo. In quella circostanza, i due tecnici sono riusciti, con un’opera di alta ingegneria, calcistica a bilanciare l’esigenza di far giocare tutti con la necessità di avere in campo una squadra sempre all’altezza dell’impegno. Attraverso cambi ben programmati, avvicendando i bambini in un sapiente gioco di sostituzioni, l'esito finale è stato praticamente perfetto: i nostri piccoli atleti sono stati tutti coinvolti nelle partite, riuscendo a collocare la ciliegina della vittoria sulla torta del divertimento.
Gli Under 14 di mister Pacini, impegnati in più tornei, si sono fatti molto onore in Coppa Leonessa, superando alla grande la fase "a gironi" e... non finisce qui! Anche loro sono stati un gruppo numeroso per tutta la stagione e la gestione congiunta con Roberto e Luigi ha permesso di cogliere numerose soddisfazioni, nella continua attenzione al rispetto e allo svago.
Gli juniores, seguiti da Mirco e Marino, hanno concluso la loro stagione che, a causa del salto di categoria li ha costretti a confrontarsi con squadre formate da ragazzi più grandi. Anche in questo ambito gran lavoro per chi li ha condotti e a dovuto fare i conti con le inquietudini tipiche dell'età adolescenziale.
La carrellata sulle nostre rappresentative fa tappa sulla bambine del Minivolley, forse il gruppo che ha dovuto affrontare le maggiori difficoltà, a causa del confronto con atlete di età ben maggiore: la media delle nostre era 7/8 anni, mentre le altre formazioni del campionato erano composte prevalentemente da ragazze di 10 anni. Sicuramente le alleducatrici Giulia, Greta e Camilla sapranno mettere a frutto l'esperienza accumulata per affrontare al meglio la prossima stagione.
Dulcis in fundo, i bambini del Tennistavolo che quest'anno hanno mostrato di essere proprio bravi nella categoria fino ai 9 anni, vincendo tutte le prove del torneo provinciale e piazzando ai primi tre posti della classifica finale i nostri tre piccoli atleti. L'opera di Flavio e Stefano Gatti, che con tanta cura e attenzione seguono i pomeriggi di ping-pong nel salone del nostro Oratorio è meritevole, specialmente per il coinvolgimento di tanti bambini nel gioco: c'è spazio per tutti.
Il Palio, anche quest'anno, sarà la conclusione più spettacolare e coinvolgente dell'attività del Gruppo Sportivo!
Nella serena competizione, nel confronto tra chi si mette in gioco, nella disponibilità a misurare le proprie capacità e nella voglia di condividere serate di festa è nascosto il segreto del nostro Palio: è giunto alla maggiore età (18 anni appena compiuti!) e ha ancora entusiasmo da diffondere in quartiere, prendendo slancio dall'oratorio.

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