9 aprile 2011

Elezione del nuovo consiglio pastorale Parrocchiale

E' ormai prossimo il momento della costituzione del nuovo Consiglio Pastorale della nostra Parrocchia. Si tratta di un evento molto particolare che segnerà sicuramente la storia della nostra Comunità e che chiede a ciascuno di noi una seria riflessione sul contributo che siamo disposti ad offrire per l'edificazione della vita comunitaria. E' un momento di grande rilevanza perché è uno stimolo alla partecipazione diretta di coloro che tradizionalmente sono definiti "i laici" che, in virtù del battesimo, sono chiamati alla loro personale vocazione "regale - sacerdotale - profetica".
E' l'occasione per riscoprire che ciascun cristiano è chiamato ad impegnarsi nella gestione del mondo affinché si realizzi la pace e la giustizia; a riscrivere con la sua vita il Vangelo che altrimenti resterebbe "lettera morta"; ad offrire la sua vita per amore e spenderla per gli altri.
Il Consiglio Pastorale è definito "un organo di comunione", perché attraverso questo strumento si può realizzare ed esprimere la "corresponsabilità" di tutti i fedeli alla missione della Chiesa: rendere presente Cristo nel mondo. E' il luogo dove i fedeli possono esercitare il diritto-dovere di esprimere il proprio pensiero ai pastori e comunicarlo anche agli altri fedeli, circa il bene della Comunità parrocchiale.
La sua funzione principale è quella di ricercare, studiare e proporre conclusioni pratiche riguardo iniziative pastorali, in sintonia con il cammino pastorale della Diocesi.
Non bisogna tuttavia scambiare il Consiglio Pastorale con un mini-Parlamento: tutto il suo operato deve avvenire nello spirito di comunione, in unità con il Parroco. Infatti, è previsto che abbia solamente "voto consultivo".
Il Consiglio Pastorale della nostra Parrocchia sarà formato da 19 persone (numero stabilito in base alla popolazione residente) e la Commissione elettorale, presieduta dal parroco, ha stabilito che 12 saranno i "membri eletti": 4 con età compresa tra i 18 e i 35 anni; 4 con età tra i 36 e i 60 anni; 4 di età superiore ai 61 anni. In questo modo nella composizione del Consiglio Pastorale sarà offerta la più completa immagine possibile della Comunità: ne entreranno a far parte rappresentanti delle varie realtà della parrocchia e - in particolare - i componenti apparterranno alle diverse generazioni.
Altri fedeli saranno successivamente indicati direttamente dal parroco.
Le tappe che porteranno alla formazione del Consiglio prevedono - secondo - il calendario che pubblichiamo a parte - i seguenti momenti:
1. SEGNALAZIONE DEI POSSIBILI CANDIDATI - In occasione delle SS. Messe del 16 e 17 aprile i fedeli di Casazza saranno chiamati a indicare, sulle apposite schede, i nomi delle persone che ritengono sia opportuno partecipino al nuovo Consiglio Pastorale.
2. ACCETTAZIONE DELLA CANDIDATURA - Sulla base delle indicazioni espresse attraverso le schede, le persone che sono state segnalate, saranno chiamate ad un incontro con il parroco di condivisione della natura e ruolo del Consiglio e per l'eventuale accettazione esplicita di essere inseriti nella lista elettorale.
3. PREPARAZIONE E PUBBLICAZIONE DELLA LISTA DEI CANDIDATI - I nomi dei fedeli che avranno accettato la candidatura formeranno la lista che sarà predisposta dalla commissione elettorale e resa pubblica prima della data stabilita per il voto.
4. VOTAZIONI - In occasione delle SS. Messe del 21 e 22 maggio, fra i nomi presenti nella lista, ciascuno potrà scegliere i nuovi componenti del Consiglio.
Per far parte del Consiglio Pastorale bisogna avere alcuni requisiti necessari:
- essere battezzati e cresimati,
- aver compiuto i 18 anni,
- essere in comunione con la Chiesa,
- risiedere nella parrocchia o operanti stabilmente in essa.
Inoltre, i membri del Consiglio devono distinguersi per vita cristiana, autentica sensibilità ecclesiale, volontà di impegno, capacità di dialogo e conoscenza dei problemi della parrocchia.
Il parroco si rende garante che non entrino nel Consiglio Pastorale persone prive di questi requisiti.

CAMMINO PER LA FORMAZIONE DEL
NUOVO CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

16/17 aprile
RACCOLTA DELLE SCHEDE CON SEGNALAZIONE DEI POSSIBILI CANDIDATI

29 aprile
INCONTRO CON IL PARROCO PER CONDIVISIONE della natura e ruolo del Consiglio Pastorale ed EVENTUALE ACCETTAZIONE esplicita di essere inseriti nella lista elettorale

8 maggio
PUBBLICAZIONE DELLA LISTA DEI CANDIDATI

21/22 maggio
VOTAZIONI

Lectio Divina su "La Parabola del Padre Misericordioso nel Vangelo di Luca 15,11-32"

Don Gian Mario ha proposto, all'inizio del cammino quaresimale 2011, la contemplazione del volto di Dio come quello di "padre dal cuore di madre", attraverso una lectio divina della parabola del "Padre misericordioso".
Il Padre è il protagonista del racconto e, attraverso di lui, Gesù ci vuol far capire com'è Dio.
Nell'Antico Testamento si fa largo uso del termine "padre". E' usato ben 1.200 volte, ma solo in 15 casi si riferisce a Dio. Già nel Libro dei Giudici (Gc 17,10) si parla di Dio come padre e sacerdote, ma l'Ebraismo è restio ad accostare questa parola a Dio. E’ Gesù che usa questo termine con notevole frequenza ed è Giovanni nel suo Vangelo il "cantore della paternità di Dio", usando per oltre 100 volte questo vocabolo.
Ci sono tre testi nel Nuovo Testamento nei quali viene usata la parola aramaica "abbà", che significa "caro papà". I primi Cristiani usavano con difficoltà questa parola, ma lo facevano perché "autorizzati" da Gesù.
A guardar bene, Gesù ci propone la figura di Dio anche come "madre". Sentir parlare di Dio come madre non è facile per noi, perché siamo abituati a vederlo padre e – nella nostra mentalità - una figura esclude l'altra.
Già il profeta Isaia aveva rivendicato per Dio una delicatezza tutta femminile: "Si dimentica una donna del suo bambino?..." (Is 49,15) e in questa parabola l’amore di Dio viene tratteggiato con caratteristiche anche materne. Il titolo della parabola "Il Padre Misericordioso" ci orienta subito sulla corretta interpretazione della stessa: è il padre il protagonista, immagine di Dio. Nei confronti di tutti gli uomini (buoni o cattivi) Dio manifesta sempre la sua paternità, la sua compassione, la sua comprensione (che noi non riusciamo a capire) che invita alla conversione. Tre sono i personaggi importanti della parabola: il padre e i suoi due figli.
Alla richiesta arrogante e prepotente del più giovane, il padre risponde scegliendo la strada di una sconcertante arrendevolezza. Sa che quel figlio non è un bambino e trattenere in casa chi intende la vita in famiglia come una schiavitù non vale la pena. Capisce che educare significa operare con un buon margine di rischio.
L'attività del figlio minore nella prima parte della parabola è l'allontanamento. Parte per un Paese lontano, in cui la distanza fisica esprime l'esclusione dall'influenza del padre. La partenza è all'insegna di grandi prospettive, con grandi valori da sfruttare: la giovinezza, la ricchezza materiale, la libertà (considerata la condizione per vivere pienamente i primi due valori). Parte pensando di avere le chiavi per possedere la felicità.
Per il figlio la situazione precipita con la carestia che rappresenta "l'imprevisto" e il giovane reagisce cercando un lavoro che lo esclude dalla fede ebraica. "Avrebbe voluto saziarsi ...". Brusco il cambiamento per il giovane: ridotto a pascolare i porci a cui contendere il cibo!
Questo cambiamento fa scattare un meccanismo di ripensamento. "Rientra in se stesso".
Spesso anche noi scopriamo di non essere a posto, ma sfuggiamo da noi stessi, riempiamo la giornata di "stupidaggini", pur di non rientrare in noi.
Il bisogno fisico, il dolore fa maturare il giovane e lo fa rivolgere al padre "ritornerò alla casa di mio padre ...". In queste parole c'è tutta la grandezza morale di chi è capace di ammettere il proprio sbaglio. Il giovane va contro la sua presunzione che lo aveva fatto allontanare, ha in se un'immagine, una conoscenza di suo padre che gli dà la consapevolezza che lo accoglierà.
Come sono diverse partenza (era partito ricco - figlio - libero dal padre) e ritorno (povero - non figlio - libero da se stesso). Il giovane è disposto a riconoscere il proprio errore, si libera dal suo grande peccato: la propria sufficienza. Ci ricorda che il grande peccato dell'Uomo è convincersi di non avere bisogno di Dio.
Il ritorno dimostra che la fiducia iniziale del padre non è stata completamente tradita.
Anche noi dobbiamo rientrare in noi stessi per vedere cosa possiamo cambiare nel rapporto con Dio che è "Padre dal cuore di Madre".
1^ scena: l'incontro tra il padre e il figlio minore
La seconda parte della Parabola ci propone, innanzitutto, la figura di un padre insensibile, che lascia partire il figlio senza intervenire, mostra ora la sua infondatezza, superata dalla sollecitudine di lui che "si alza ...". Luca usa verbi uno dietro l'altro che "dipingono" un padre che scruta l'orizzonte dal terrazzo della sua casa e quando il figlio era ancora lontano lo "vide", "corse", "si gettò al collo", "lo baciò".
Era in attesa: segno che l'amore non si arrende mai, ha fiducia nel fiorire dei buoni semi, dei buoni sentimenti. Il padre viveva in perenne attesa che lo portava a scrutare, non aveva abbattuto la fiducia di raccogliere i frutti del suo rischio.
I sentimenti del padre sono descritti con la parola "si commosse". In lingua ebraica è usato un termine che significa tenerezza, "movimento di viscere" (utero), ad esprimere una commozione che è propria delle donne. A questo punto, il figlio si esprime con le parole che aveva preparato “Padre, ho peccato…” e il padre lo lascia parlare. E' una confessione che ha un effetto liberatorio, ma il padre non accetta che il giovane possa vivere nella condizione di "non più figlio", non lo lascia terminare il suo discorso, in quel momento è attento al presente e al futuro, dimentico del passato: questo è un atteggiamento puramente giovanile, avere nostalgie è da vecchi!
Alle parole del figlio il padre risponde con gesti, non fa commenti, gli dona i simboli della sua nuova condizione: 1) la veste lunga, simbolo di straordinarietà; 2) i calzari, segno di dignità; 3) l'anello con il sigillo di famiglia, simbolo di autorità; 4) il vitello grasso, simbolo di festa grande!
Questa accoglienza trionfale necessita di una spiegazione, che il padre dà prontamente: "Era morto ed è tornato in vita ...". Aveva visto partire un giovane arrogante e ritrova un uomo maturato dal dolore e dalla sofferenza. Ciò testimonia come siano vere la parole di papa Paolo VI: "La sofferenza è il canale privilegiato che ci matura".
Potremmo sintetizzare questa prima scena con le parole del filosofo Pascal: "Il cuore ha ragioni che la ragione non può comprendere".
2^ scena: il padre e il figlio maggiore.
Il figlio maggiore fa la sua entrata rivelando i suoi sentimenti, il suo ritorno è un ritorno abituale (di tutti i giorni). Sente la musica della festa e la notizia del ritorno del fratello, ma questo anziché portargli gioia lo irrita: si sente defraudato dei suoi diritti.
La famiglia è ancora frantumata dal risentimento del maggiore. Il padre prende l'iniziativa, va incontro al figlio come aveva fatto con il più giovane. Il figlio rivendica suoi diritti, come aveva fatto all'inizio il minore, rimprovera il padre, considerato come un padrone (questo è rivelato dall'espressione "ti servo"). Anche lui vuol far festa ... ma con i suoi amici, non con la famiglia. Avvolto dal suo perbenismo, vede solo l'aspetto negativo del fratello.
Il padre lo ascolta, poi lo chiama "figlio", rivelandogli la pienezza di quel momento di famiglia, ribadisce il suo rapporto interpersonale. Le parole del padre mettono a nudo che neanche il maggiore ha capito la tenerezza del padre, la sua compassione. La vera e autentica festa è quella di essere riuniti tutti insieme e la vera festa ci sarà solo quando avrà accettato quel "tuo fratello".
Non basta essere sempre stati nella "casa del padre", non fare del male, ma è necessario fare un passo avanti, bisogna seguire l'esempio del Figlio (Gesù): perdonare, accettare l'altro che ha sbagliato, avere slancio di autentico e disinteressato amore. Passare dalla logica umana alla logica di Dio, per attuare quello che è il vivere da figli, il vivere da “quelli che stanno dalla parte di Dio”.
Nella parabola non si riferisce la risposta del figlio maggiore.
Il vero "prodigo" della storia è il padre: prodigo del suo immenso amore!
Un padre così grande, così buono è la rivelazione che Gesù ci fa del Padre del Cielo.

Il Quadro di Rembrandt

RembrandtIl pittore fiammingo Rembrandt (il quale probabilmente ha sperimentato, nella sua vita, la condizione del bisogno di perdono e accoglienza) ha dipinto un quadro, esposto al museo dell'Ermitage di S. Pietroburgo, nel quale è ritratto il momento dell'incontro tra il figlio prodigo e il padre. Nell'opera, il padre (immagine di Dio che abbraccia l'Umanità) ha abiti di lusso, nobili, ma ha il viso scavato, gli occhi sembrano chiusi, consumati forse dallo scrutare nella notte in attesa, con lo sguardo teso, verso l'improbabile ritorno del figlio e forse anche per le lacrime versate di nascosto.
Nell'abbraccio è rappresentato tutto il perdono, l'accoglienza: tutto è molto sobrio.
Quello che colpisce di più sono le mani del padre. La destra è lunga, fine, da donna. Mentre la sinistra è più massiccia. Sono mani che accarezzano, mani che guariscono, mani che consolano, che incoraggiano, che proteggono, costruiscono, rialzano: sono mani ... di Dio.
Guardiamo le nostre mani. Ci sono state date per stenderle verso chi incontriamo nel nostro cammino, per accarezzare, posarsi sulle spalle, offrire sostegno, amicizia, benedizione: possono essere le "mani lunghe" di Dio.
Usiamole per metterle nella mani di chi ci sta accanto, per andare avanti insieme in questo faticoso cammino.
Tocca a noi non scoraggiarci, perché con queste mani possiamo incoraggiare: mani degli uomini nelle mani di Dio.

STONATISSIMA 25a EDIZIONE

Anche la 150esima … pardon 25esima edizione della Stonatissima è passata. Una edizione strabiliante. Penso sia l’ottavo anno che presento la gara canora di Casazza ed è il primo anno che vedo un livello così alto dei concorrenti. Quasi tutti i partecipanti erano vestiti in costume, le bambine della “Vasca” addirittura hanno preparato la coreografia, così come altri gruppi, altri hanno lanciato su pubblico palloncini a forma di cuore, il Don GianMario con Evenu Shalom ha coinvolto tutti, uova di cioccolato come se piovesse … il tutto condito da un salone stracolmo e caldo come sempre Al mio fianco non poteva mancare la “madre” della stona, anzi la “madrina”, ma che dico madrina … Rina. D’altronde è 150 anni che presenta … non poteva certo mancare in un’occasione del genere. Non si è fatta mancare un vestito da “sera” bianco, con inserti neri ed una scritta celebrativa della stonatissima. New entry del gruppo Elia, già vincitore come stonato ha dato una ventata di freschezza, un volto nuovo, promettente che ha ben figurato e anche assordato nella sua personale interpretazione della canzone “Alfieri” di Elio e Le Storie Tese. Ma perché 150? I festeggiamenti della nostra piccola gara si sono uniti a quelli più solenni dell’unità d’Italia, a ricordarli i colori del Palco, i drappi Verdi e Rossi e soprattutto l’inno d’Italia cantato dai nostri musicisti e da tutto il pubblico presente in sala magistralmente diretto da un direttore d’orchestra veramente bravo … Un’edizione tra passato e futuro. Sullo sfondo infatti il nostro Artista Elia (bravo in Oggi sono io) ha dato una rappresentazione di Casazza molto attuale con il confronto tra il complesso futura (la nave blu che spicca sopra l’Oratorio) e i palazzi verdi. Passato perché come nella prima edizione la stonatissima si è svolta all’interno del salone, futuro perché questo momento di goliardia non vuole proprio fermarsi qui. Insieme a lui un plauso a tutti i ragazzi e non che hanno allestito il palco e la scenografia. Andiamo al sodo, ai vincitori. Per la categoria adulti non poteva vincere che lei, la Rina con una canzone contestata dalla giuria, I Gobboni. Per la categoria bambini Luca e Mattia che hanno cantato E la vita, la vita . Intonati il bravissimo Simone Pinna per gli adulti e per i bambini Veronica con La vedova nera. I premi collaterali: simpatia al quartetto Katia, Carmine, Marek, Andrea per gli adulti, i Geordie boys per i bambini, costume alle bagnine della “Vasca” e ai cugini di Casazza per gli adulti. Una edizione a detta di molti, familiare, sarà stato il luogo, questo caldo primaverile, la vittoria del Milan ma la soddisfazione per la buona riuscita ha inorgoglito tutti coloro hanno contribuito a rendere speciale questo show. Sono stati molti gli apprezzamenti a caldo, così come quelli ricevuti la mattina seguente, credo che tutto lo staff è grato di questo. Non poteva mancare il collegamento con il derby milanese … molti uomini in sala in effetti erano presenti per onore di firma ma il loro cuore era rivolto verso il pallone … si scherza ovviamente tutto il pubblico è stato favoloso. La serata è filata liscia, praticamente nessun intoppo tecnico, nessuna pausa, i musicisti si sono dati il cambio durante tutta la serata e come in una catena di montaggio i cantanti facevano il loro ingresso uno dopo l’altro, la lotteria ha trovato un suo vincitore, i bambini hanno ricevuto tutti un piccolo premio perché partecipare è già una grande cosa, gli stonati hanno fatto divertire … insomma una serata a detta di molti magica. Per chi volesse rivivere la serata sul sito internet di casazza (www.casazzaoratorio.it) sono già disponibili le foto della Stonatissima. Ancora un grazie a tutti e alla prossima.

Andrea

ULTIME DAL GSO CASAZZA
Dagli Allievi agli Under di tutte le età

Può sembrare strano, ma per le nostre squadre di calcio, iscritte ai tornei CSI, è già tempo di bilanci. In particolare, allievi e under 14 hanno concluso la “stagione regolare” e sabato 9 aprile affrontano il primo incontro di Coppa Leonessa, che segnerà la chiusura degli impegni per la stagione 2010/2011. La squadra degli UNDER 14 quest'anno è stata necessariamente formata con un numeroso gruppo, costituito dai nati nel 2000 e alcuni ragazzi del '98 e del '99. Ha affrontato un Campionato molto impegnativo, contro rappresentative che potevano far leva massicciamente sui nati nel 1997 (e a quell’età la differenza anche di un solo anno si nota!). Si sono battuti con grande coraggio in ogni circostanza, anche quando gli avversari si sono dimostrati poco sportivi, infierendo a risultato già acquisito e si sono tolti belle soddisfazioni negli incontri ad “armi pari”. E’ stato sicuramente un campionato che ha permesso di acquisire esperienza e i nostri venti piccoli atleti hanno formato un bel gruppo che non si è mai demoralizzato. Un grosso plauso va tributato a mister Pacini e al suo staff (Sergio, Roberto e Luigi) che hanno creato le condizioni per la migliore gestione del gruppo e svolto un ottimo lavoro, soprattutto sul piano dei rapporti interpersonali, non disdegnando di impartire un’adeguata preparazione tecnica che verrà utile anche in futuro. Novità di quest'anno era il ritorno di una squadra ALLIEVI (ragazzi tra i 14 e i 16 anni). In poco tempo sono riusciti a fare gruppo e a dar vita ad una bella realtà, disputando un magnifico torneo, mantenendosi sempre nelle parti alte della classifica e terminando al quinto posto (contendendo fino all'ultima partita l’accesso alla fase provinciale). Il solo fatto che giovanotti in “età critica” abbiano potuto respirare l’atmosfera dello sport nel nostro oratorio, deve far rientrare l’esperienza di quest’anno nel novero dei dati positivi del GSO. Se a ciò aggiungiamo che mister Marmaglio, coadiuvato da Marino e Beppe, è riuscito a trasmettere i valori della disciplina, del rispetto e del gioioso spirito sportivo, possiamo solo sperare che l’esperienza si ripeta nei prossimi anni, coinvolgendo sempre tanti giovani (gli iscritti in questa stagione sono stati 18). Un’ultima annotazione è doverosa nei confronti degli allenatori dei più piccoli (under 8 e under 10). I nostri Pepa e Marcello (che formano ormai squadra con Flavio e Stefano, mister del tennistavolo), si sono impegnati per avvicinare con pazienza e passione i ragazzini sia al ping-pong, sia alle prove di corsa. In tal modo, non solo hanno attuato i dettami del CSI, che invita ad una attività “polisportiva” per le generazioni più giovani, ma soprattutto hanno offerto nuovi stimoli e nuove prospettive ai nostri bambini che in oratorio possono così trovare la loro migliore dimensione di giocosa condivisione. L’ultima ondata di “piccoli calciatori” (nati negli anni 2004 e 2005), si è riversata sul campo del nostro oratorio a partire da mercoledì 6 aprile e promette di dare continuità al progetto del nostro Gruppo Sportivo di specifica attenzione allo sport giovanile: gli allenamenti per loro saranno ogni mercoledì alle ore 16.30. L’augurio è che ci siano sempre più adulti disposti a collaborare nella cura dei piccoli. Magari qualche “open” potrebbe mettersi in quest’ottica di servizio, passando dal ruolo di giocatore a quello molto più stimolante di “alleducatore”.