indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Apertura dell'anno della fede
Al suo posto
Lectio Divina
I catechisti nell'anno della fede
RistruttORATORIAMOCI
Chi è il padrino della cresima
Oratorio: dove siamo? dove andiamo?
Riflessioni sulla fede
Halloween: No, grazie! Siamo cristiani
Quelle foto senza sfondo
Torneo GSO Casazza 2012
Ottobre nella nostra parrocchia
- LAnno della Fede.
- A 50 anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
- La Diocesi Bresciana verso le Comunità Pastorali.
- Il nostro lento e faticoso cammino.
- La Festa di Tutti i Santi.
Riflettiamo e discutiamo su tante cose, ma così poco di Paradiso.
Una festa senza fine - Unimmensa festa popolare in cui si acclama a Dio
e ci si ritrova tutti fratelli: ecco come S. Giovanni apostolo nel libro dellApocalisse
ci presenta il paradiso. Immagini che evocano la sazietà dopo la miseria,
il riposo dopo la fatica, la gloria dopo il martirio, la sicurezza e lamore
dopo i dispiaceri e le difficoltà.
E la pace che luomo avrà quando avrà ritrovato colui
che è la vita stessa.
Immagini eloquenti per esprimere la gioia di ogni uomo di fronte al Padre vero
dei cieli, allamore in persona. Allora il tempo, sorgente dinquietudine
o di speranza dubbiosa, svanirà. La gioia non conoscerà che un
presente senza fine.
Io Giovanni, vidi un angelo che saliva da oriente e aveva il sigillo del
Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato
concesso il potere di devastare la terra e il mare: Non devastate né
la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo
impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi. Poi udii
il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila,
segnati da ogni tribù dei figli dIsraele.
Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono
e davanti allAgnello, avvolti in vesti candide e portavano palme nelle
mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto
sul trono e allAgnello.
Allora tutti gli angeli che stavano sul trono e i vegliardi e i quattro esseri
viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono
Dio dicendo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza
e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen.
Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: Quelli che sono vestiti
di bianco, chi sono e donde vengono?. Gli risposi: Signore mio,
tu lo sai!. E lui: Essi sono coloro che sono passati attraverso
la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue
dellAgnello. (Ap. 7,2-4.9-14).
La festa di tutti i santi non è un sogno sganciato dalla nostra esistenza,
ma la celebrazione di ciò verso cui noi stessi ci stiamo incamminando.
il vostro parroco,
Don GianMario
Giovedì
11 ottobre è stata celebrata la solenne Apertura dellAnno della
fede in Piazza san Pietro.
Domenica 21 ottobre, si è svolta la Canonizzazione di sei martiri e confessori
della fede, fra i quali Giovanni Battista Piamarta, sacerdote bresciano testimone
della fede nelleducazione alla gioventù.
La cosa più importante sia quella di ravvivare in tutta
la Chiesa quellanelito a riannunciare Cristo alluomo contemporaneo
appoggiandosi sulla base concreta dei documenti conciliari. Così il Papa
che giovedì 11 ottobre, in coincidenza con il 50.mo dellinizio
del Concilio Vaticano II e il 20.mo della pubblicazione del Catechismo della
Chiesa Cattolica, ha presieduto la Santa Messa per l'apertura dellAnno
della fede.
Con grande gioia oggi, a 50 anni dallapertura del Concilio Ecumenico
Vaticano II, diamo inizio allAnno della fede.
Questo Anno della fede, sottolinea il Papa, è legato a tutto il cammino
della Chiesa negli ultimi 50 anni: "dal Concilio, attraverso il Magistero
del Servo di Dio Paolo VI, il quale indisse un «Anno della fede»
nel 1967, fino al Grande Giubileo del 2000, con il quale il Beato Giovanni Paolo
II ha riproposto allintera umanità Gesù Cristo quale unico
Salvatore, ieri, oggi e sempre. Il Papa ribadisce il senso del Concilio
Vaticano II ricordando le parole dello stesso Giovanni XXIII allinaugurazione
dellassise conciliare da lui convocata: lo scopo principale di questo
Concilio non è la discussione di questo o quel tema della dottrina ma
far sì che questa dottrina certa e immutabile sia approfondita
e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo.
Perciò ritengo che la cosa più importante, sia ravvivare
in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quellanelito a riannunciare
Cristo alluomo contemporaneo.
Ma avverte il Papa - affinché questa spinta interiore alla nuova
evangelizzazione non pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi
ad una base concreta e precisa, che sono i documenti del Concilio Vaticano
II. Il riferimento a questi mette al riparo dagli estremi di nostalgie
anacronistiche e di corse in avanti, e consente di cogliere la novità
nella continuità.
Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della fede e la nuova evangelizzazione
afferma - non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce
nè bisogno, ancor più che 50 anni fa!. In questi decenni
è avanzata una desertificazione spirituale, si è diffuso
il vuoto, ma è proprio a partire dallesperienza di deserto che
si può riscoprire la gioia di credere: E nel deserto cè
bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano
la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede
vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo.
Ecco allora come possiamo raffigurare questo Anno della fede: un pellegrinaggio
nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare il Vangelo e la fede della
Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa
espressione. Come pure lo è il Catechismo della Chiesa Cattolica,
pubblicato 20 anni or sono, ricorda ancora Benedetto XVI che conclude chiedendo
che la Vergine Maria brilli sempre come stella sul cammino della nuova
evangelizzazione.
La Redazione
Come è difficile affidarsi a Dio e fare la sua volontà non sapendo niente di ciò che accadrà nel nostro futuro anche prossimo
di Bruno Ferrero (tratto da C'è Qualcuno Lassù)
Il
vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo santuario isolato
su una collina. In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo
titolo di "Cristo delle grazie".
Arrivava gente da tutto il paese per impetrare grazie e aiuto.
Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e, inginocchiato
davanti all'immagine, pregò: "Signore, voglio soffrire con te. Lasciami
prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce". Rimase silenzioso
con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta.
Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse: "Amico mio,
accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualunque
cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio".
"Te lo prometto, Signore". Avvenne lo scambio.
Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c'era Sebastiano inchiodato alla croce,
mentre il Signore aveva preso il posto dell'eremita. I devoti continuavano a
sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva.
Finché un giorno... Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò
sul gradino la sua borsa piena di monete d'oro. Sebastiano vide, ma conservò
il silenzio.
Non parlò neppure un'ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo
per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò.
Né aprì bocca quando davanti a lui si inginocchiò un giovane
che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per mare.
Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l'uomo ricco che,
credendo che fosse stato il giovane a derubarlo della borsa di monete d'oro,
gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare.
Si udì allora un grido: "Fermi!".
Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare.
Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse allora a
cercare il povero. Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere
il suo viaggio.
Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano
e lo rimproverò. "Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare
il mio posto. Non hai saputo stare zitto".
"Ma, Signore" protestò, confuso, Sebastiano. "Dovevo permettere
quell'ingiustizia?".
"Tu non sai" rispose il Signore, "che al ricco conveniva perdere
la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un'ingiustizia.
Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quanto al ragazzo,
se fosse stato trattenuto dalle guardie avrebbe perso l'imbarco e si sarebbe
salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco
in alto mare".
Lo scrittore Piero Chiara, poco religioso, era molto amico dello scultore Francesco
Messina, che era invece profondamente credente.
Quando Chiara era prossimo alla morte, Messina si recò al suo capezzale
e, prendendogli la mano, gli chiese: "Dimmi Piero, come stai a fede?".
Chiara lo fissò con gli occhi dolenti e rispose: "io mi fido di
te".
Sono le parole più belle che possiamo dire ad un amico: "Io mi fido
di te".
E' la preghiera più bella che possiamo rivolgere a Dio: "Io mi fido
di Te".
di Cesare Filippini
«
Per avere in eredità la vita eterna»
(Mc. 10,17-27)
Gesù,
come sempre i tuoi piedi si impolverano
sulla strada che si snoda come un serpentone.
La strada è divenuta la tua cattedra,
perché sulla strada polverosa
puoi incontrare chiunque ti cerchi,
puoi incontrare anche un tale
che ti sta correndo incontro,
un senza nome, un senza volto.
Però sappiamo che è «un giovane ricco».
Non lo chiami per nome
perché non è stato capace
di una scelta fondamentale
e perché al tuo invito
«si fece scuro in volto e se ne andò rattristato».
Eppure si era presentato bene,
ti aveva chiamato:
«Maestro buono», in tono affettuoso,
mettendosi in ginocchio di fronte a Te,
ma, forse, questo tale, non aveva le idee chiare,
pensava che la vita eterna
si potesse comperare o «avere in eredità».
Che cosa gli avevi chiesto Tu
perché potesse acquisire questa vita eterna?
I comandamenti li aveva sempre osservati
fin dalla sua giovinezza.
Siccome è sincero e leale
Tu fissi lo sguardo su di lui
e lo ami talmente e tanto profondamente
che gli dici subito quello che gli manca:
«va, vendi quello che hai e dallo ai poveri,
e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi».
Gesù, Ti sei accorto che lhai investito
con cinque verbi - va, vendi, dà, vieni, seguimi
che lo hanno sconvolto?
Questi verbi sono scesi come sciabolate
nel suo cuore e nella sua mente.
Lui sperava di poter ereditare la vita eterna,
anche comperarla, se fosse stato necessario.
Spesso anchio non comprendo bene
che imitarti, o Maestro buono,
è una scelta che non contempla né se, né ma,
è una scelta radicale! Anchio sono ricco,
ricco di amore, di intelligenza, di volontà, di amicizie,
ricchezze che posso offrire ai tanti
che ne hanno bisogno, soprattutto oggi,
ma che spesso tengo egoisticamente per me
e questa scelta non mi fa decidere di seguirti
e trovo tante motivazioni per avallare la mia scelta,
non a seguire la tua che è liberante
«una cosa sola ti manca
».
E mi rattristo, e con quel tale
mi alzo repentinamente,
chino il capo per non venir nuovamente
colpito da quel tuo sguardo
e, triste, mi allontano.
Sì, triste!
Se Tu non fossi stato così esigente,
mi dico, avresti avuto un altro discepolo,
quindi ho ancora il coraggio di incolpare Te.
Lavere, lapparire, lo sfruttare
sono realtà terrene importanti
e purtroppo, spesso,
occupano il primo posto nel mio cuore,
forse lhanno già soffocato.
Gesù, ho una curiosità!
Che cosa è successo a questo giovane ricco?
Che cosa ha realizzato nella sua vita?
Ti ha cercato ancora
O questo incontro è stato lunico?
Io penso che non abbia mai dimenticato
Il tuo dolce sguardo carico di amore.
Come anchio non lo scorderò mai!
I catechisti della nostra Parrocchia hanno ricevuto, domenica 7 ottobre, il
mandato della Comunità a contribuire alla trasmissione della Fede attraverso
la delicata attività di incontro e formazione.
Una parte di essi sarà impegnata ad accompagnare i fanciulli nel cammino
di iniziazione cristiana, altri cureranno gli appuntamenti di catechesi per
gli adulti, un bel gruppo si occuperà di pastorale giovanile.
Una grande novità della attività catechistica di questanno
è laver concentrato al venerdì gli incontri di fanciulli,
ragazzi e giovani.
Praticamente senza soluzione di continuità, dal primo pomeriggio fino
a sera, il nostro oratorio assiste ad un gioioso avvicendarsi di piccoli e grandi
che si ritrovano, si incontrano per coltivare la loro amicizia con Gesù:
un vero spettacolo!
Per quanto riguarda il cammino di catechesi dei nostri bambini, la nostra Comunità
è chiamata a partecipare alla celebrazione dei Riti che il nuovo piano
di Iniziazione Cristiana prevede.
Costituiscono segni concreti del percorso che i nostri "piccoli"
stanno seguendo in preparazione al grande incontro con Gesù Eucaristia,
accompagnano tutto l'itinerario e rappresentano espressione di fede semplice,
ma profonda. Consentono di accogliere la grazia propria di ogni tappa e segnano
la progressiva adesione al mistero della salvezza.
Forse noi adulti non siamo pronti a cogliere il messaggio che ogni segno è
capace di donare, ma per i bambini celebrare è facile:
i catechisti ottengono il mandato durante la celebrazione del 7 ottobre |
vivono l'azione liturgica con quella genuinità che consente loro di
far proprio un gesto e il suo significato.
Per ultimo, è importante ricordare che i nostri catechisti, insieme a
quelli di altre parrocchie della Zona Pastorale, partecipano ad incontri di approfondimento sui temi dell'Iniziazione Cristiana
guidati da madre Eliana Zanoletti. Questo fa sì che il momento di formazione
dei catechisti sia motivo di condivisione e di crescita con altre persone che
in altri ambiti sono chiamati a ricoprire (e a riscoprire) questo delicatissimo ruolo.
Per
mantenere la Comunità Parrocchiale sempre al corrente dello stato di
avanzamento dei lavori di sistemazione e ristrutturazione degli ambienti dellOratorio,
riferiamo i passi che sono stati compiuti nellultimo mese.
Sono stati completati i lavori edili ed idraulici relativi a: - messa a norma
dell'impianto antincendio della Parrocchia; - sistemazione dei contatori e dei
relativi impianti a gas (in particolare della cucina interrata); - completamento
delle procedure tecnico burocratiche per l'agibilità della cucina stessa
(sino ad ora totalmente mancanti).
In coincidenza con la Festa della Parrocchia la cucina è tornata agibile
e fruibile dalla Comunità e se ne sono accorti con gusto tutti coloro
che hanno partecipato al pranzo comunitario.
Ora, come previsto, si darà il via allimpostazione del piano lavori
per il completamento della ristrutturazione del Teatro Parrocchiale.
Un concreto esempio di come si vive da cristiani.
Non un santo, ma un cristiano serio.
Perché si è cristiani non per nascita, ma per scelta.
'Scegliamo
la nonna, se no si offende'. 'No, tuo cugino: loro hanno chiesto a noi di fare
i testimoni alle nozze'.
Sono davvero questi i criteri per scegliere il padrino della cresima?
La scelta del padrino o madrina interpella una famiglia.
Per la verità, non è la cosa più importante della Cresima:
la sostanza è la fiducia nello Spirito Santo, che Dio dona per l'avventura
umana dei nostri figli.
Ma il padrino è una figura che custodisce un valore prezioso: non si
è cristiani per nascita, ma per scelta e per cammino, fatto in una famiglia
"grande": la Chiesa.
Il padrino è colui che all'interno della comunità cristiana accompagna
il ragazzo a conoscere Gesù e a seguirlo. Un esempio che lo incoraggia
a fidarsi di Gesù in ogni stagione della sua vita e sappiamo quanto gli
esempi siano più efficaci delle parole.
Ecco allora cosa una famiglia dovrebbe dire circa il padrino della cresima:
''Labbiamo scelto anzitutto perché, per nostro figlio/nostra figlia,
è un concreto esempio di come si vive da cristiani.'' Siamo infatti consapevoli
che non si sceglie il padrino/la madrina con il criterio degli obblighi familiari,
del prestigio sociale, della simpatia o per altri motivi estranei allo stile
cristiano.
Desideriamo piuttosto una persona che con il suo esempio incoraggi nostro figlio
ad essere cristiano e aiuti noi genitori a continuare ad educarlo alla fede
in Gesù.
Non un santo, uno perfetto: ma uno per cui il Vangelo non è una bella
favola e che cerca di viverlo trattando gli altri da fratelli, fidandosi di
Dio. Uno a cui la Chiesa non è estranea, ma la frequenta perché
lì incontra Dio.
Uno con le mille magagne di tutti noi, certo. Ma che ci prova ad essere cristiano.
Seriamente e lietamente.
La legge della Chiesa indica alcune caratteristiche (Codice di Diritto canonico,
canone 893 e canone 874):
- non è il padre o la madre del cresimando,
- ha compiuto 16 anni, è cattolico/a,
- ha ricevuto i Sacramenti dell'Eucaristia e della Cresima,
- vive una vita conforme all'incarico di padrino/madrina,
- non è colpito da nessuna pena canonica,
- non vive in situazioni matrimoniali irregolari come quella di divorziato risposato,
convivente, sposato solo civilmente.
Queste caratteristiche non sono certo un giudizio sulla persona, sia chiaro.
Significa semplicemente che lo stato di vita in cui si trovano, non è
quello che la Chiesa indica come oggettivamente evangelico...
Dove indirizzare allora la scelta?
Ovunque ci sia un esempio concreto di vita cristiana. Lo puoi trovare tra i
parenti, gli amici, i conoscenti. Anche tra i giovani o gli adulti che voi e
vostro figlio avete conosciuto nella comunità cristiana in questi anni.
Può esserlo il padrino/madrina del suo Battesimo: questa scelta esprime
la continuità del cammino. Ciò che conta è l'esempio di
vita cristiana seria e affascinante.
Sarà bello che in famiglia, genitori e figlio, scelgano insieme una figura
così. Un'altra occasione per riconoscere dove soffia lo Spirito.
Buona ricerca!
Una riflessione del cardinale Carlo Maria Martini che può aiutarci
nella strada di un approfondimento sul valore e sul ruolo dellOratorio
(dal messaggio per la festa di apertura degli Oratori dellArcidiocesi
di Milano, Settembre 2000)
Desidero che per tutti ci sia, prima di immergersi nella vorticosa impresa
dei molti compiti educativi, una sosta, contemplativa e silenziosa, nel cammino.
È necessario dare spazio a due semplici domande: dove siamo? Dove andiamo?
Rispondendo potremo più facilmente riconoscerci come pellegrini
protesi tra la rinnovata memoria delle meraviglie di Dio e lattesa del
loro definitivo compimento.
Dove siamo?
Siamo in un Oratorio che non può e non vuole essere unisola incantata
e felice, staccata dalla complessità della vita familiare, ecclesiale
e sociale di oggi.
Siamo in tante comunità cristiane che avvertono le difficoltà
della condizione giovanile e riconoscono molti problemi che, se anche non sono
dellOratorio, sono però evidenti nellOratorio.
Chiedono di essere affrontati non come errori, ma come segnali di possibili
e forse doverosi mutamenti, profetici anche se faticosi.
Siamo nel solco della ricchissima storia di fede della nostra Chiesa, dove gli
Oratori sono visti con giusto vanto. Vanno riconosciuti, ma non assolutizzati:
oggi lOratorio è uno strumento privilegiato che non può
però realizzare da solo tutta la pastorale giovanile di un comunità.
Le sfide e le inquietudini delle giovani generazioni si devono affrontare anche
oltre lOratorio, cercando rapporti e reti educative anche su nuove frontiere
(soprattutto pensando alla fascia di età dagli adolescenti in su).
Dove andiamo?
Per rispondere, andremo anzitutto a quel luogo privilegiato della memoria delle
opere mirabili di Dio che è la Sacra Scrittura, riscoprendo che è
proprio nella lettura orante della Bibbia che tante persone trovano il coraggio,
la luce e la grazia con cui accompagnare il cammino di crescita di molti giovani.
Andremo poi a valorizzare le potenzialità insite nella generosa e vasta
dedizione educativa che molti attuano gratuitamente nelle nostre comunità.
Ma
non basta. Dovremo anche vincere un certo smarrimento che può essere
procurato dalla percezione della complessità delle sfide educative.
A paralizzarci potrebbe essere, infatti, lincertezza della nostra fede,
segnata da una sorta di vuoto della memoria, dalla frammentazione del presente
e dalla carenza di immagine del futuro. Avremo bisogno
di riflettere e contemplare.
Auspico dunque che - a vari livelli, locali e diocesani - si avvii una riflessione
ampia e profonda sui nodi che gli Oratori incontrano oggi nelle
loro proposte educative. Penso, ad esempio, al rapporto con i genitori, o, ancora,
alla presenza di giovani stranieri della seconda generazione.
Riflettere sullOratorio oggi è un modo di coglierne e valorizzare
la tradizione, aggiornandola al presente, con forte stimolo al suo progresso.
Fede, speranza e carità: sono i temi trattati da don Faustino Guerini durante i tre giorni di preparazione alla festa parrocchiale. La proposta serale prevedeva il rosario comunitario con don GianMario e a seguire la riflessione su quelle che, recitavano i vecchi catechismi, sono le tre virtù teologali. Non sono in grado di sintetizzare i contenuti in maniera organica, in ogni caso tenterò di riportarne qualche passaggio assieme alle suggestioni che la riflessione ha provocato in me.
Come è meglio definire la fede? è un dono? o forse una conquista?
Probabilmente tutte le definizioni portano in sé un limite. Una cosa
però è certa: parlare di fede coinvolge l'interezza della persona:
il cuore, la ragione e le azioni che compie. Molti sono però convinti
che la fede sia un fatto privato, che non ha nulla a che vedere con la ragione,
tant'é che così recita il luogo comune: "la fede da una parte,
la ragione dallaltra!". Eppure la nostra vita e la convivenza sociale
stessa, è piena di atti di fede. Se fosse il contrario dovremmo dubitare
di tutto e di tutti, pure del cibo che ingeriamo! quindi la fede è proprio
una questione di ragionevolezza!
Tuttavia basta soddisfare le condizioni di conoscenza e di libero arbitrio per
decidere di avere fede in Dio? Certamente sono atti assolutamente ragionevoli,
ma alla prova dei fatti non sono ancora sufficienti.
Don Faustino ha ricordato che la fede è un dono e che si trasmette già
in ambito familiare (e attraverso i sacramenti del battesimo e della cresima
vi è la partecipazione della comunità cristiana), ma rischia di
diventare un dono inutile, un ricordo dimenticato in un baule in soffitta. Allora
qual è la dinamica che permette alla fede di essere vissuta pienamente?
Sono forse i valori che essa trasmette? No, perché la fede è più
che un ideale.
Ce lo evidenzia il brano evangelico proposto (Luca 7, 1-10): è la guarigione
del servo del centurione, un pagano, che però prega Gesù con quelle
parole che ricordiamo nel rito di comunione durante la Messa: "Signore
non sono degno che tu entri sotto il mio tetto ... ma comanda una parola e il
mio servo sarà guarito".
Gesù rimane ammirato dalle parole del centurione ed esclama: "Io
vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!"
Perché mai? Perché il centurione ha dimostrato di avere una dote
necessaria per avere fede: è l'umiltà.
Solo attraverso lumiltà è possibile riconoscere il proprio
limite e permettere a Dio di agire con la sua grazia: il centurione che era
insediato a Cafarnao su mandato del pretore romano e quindi con ampi poteri
sulla popolazione non si sente comunque degno di avvicinarsi a Gesù:
tuttavia manifesta la fede in Lui meglio di chiunque altro.
Ma ancora non basta. La fede non si possiede una volte per tutte: essa viene
costantemente provata. E quando succede è allora che si parla di crisi.
Se anche i santi ci sono passati allora vuol dire che non si tratta di un'anomalia.
Nell'amore come nellamicizia la fiducia è un presupposto fondamentale,
ma ci sono dei momenti, delle situazioni dove qualcosa si spezza.
Ma cosa vuol dire esattamente crisi? E un'antica parola greca che vuol
dire "giudizio", ma i latini la declinarono anche con un significato
più tecnico: "gradino". Sono interessanti entrambe le accezioni.
Don Faustino si è soffermato sul termine gradino, perché con la
crisi ci viene chiesto di fare un passo faticoso verso l'alto: un salto di qualità,
senza il quale la nostra fede non matura.
La fede dunque è un dono, ma può accrescere e dare frutto solo
se sappiamo lasciarci giudicare con umiltà e coraggio durante le prove
di questa grande avventura che è la vita. E se la conversione è
una scelta che costa, che può farci soffrire, allora guardiamo con fiducia
ai frutti di redenzione che continuamente scaturiscono dallestremo sacrificio
di Gesù sulla croce. Ogni atto di fede non è che una risposta
ad un atto di amore, che per essere davvero tale deve farci un po male.
Marek
Ma
cosa centra la nostra fede cristiana con un ballo in maschera?
Centra, eccome! Soprattutto quando la mascherata màschera
qualcosa di pericoloso per i nostri figli e per noi.
LE ORIGINI
Il 31 ottobre è una data importante nella cultura celtica e nel satanismo.
Per la religione celtica segnava linizio dellinverno ed era la data
in cui si svolgeva una delle quattro grandi riunioni (sabba). I suoi sacerdoti
(druidi) credevano che in quel giorno (ultimo del loro calendario) il dio della
morte riuniva le anime dei defunti che erano state obbligate ad entrare nei
corpi degli animali e le chiamava sulla Terra a decidere quale forma dovevano
prendere lanno seguente: demoni, fantasmi, pipistrelli e gatti neri giravano
da tutte le parti.
Si credeva che il ritorno del periodo di dominio dellinverno e delloscurità
permettesse agli spiriti di tormentare i poveri mortali, i quali però,
pagando con cibi e ghiottonerie, si procuravano la sicurezza per loro e le proprie
case. È facile vedere in queste credenze e pratiche la fonte dei nostri
costumi di Halloween: le figure mascherate, il "trick o treat" (dammi
un regalo, o ti faccio una maledizione).
In sostanza, Halloween celebra la 'sconfitta' del sole, l'arrivo del freddo,
l'infertilità della natura, la morte, gli spiriti della notte e della
distruzione. Abbiamo davvero voglia di festeggiare tutto questo?
La festa di Halloween ci introduce, con un approccio giocoso, alla mentalità
macabra e occultista. Siamo sicuri che sia un bene accompagnare i nostri figli
ad accettare acriticamente questo spirito e rendersene partecipi?
IL SIGNIFICATO PROFONDO
Il vero senso di Halloween è laffermazione che dopo la vita terrena
per luomo non cè la Luce, ma solo buio, morte, freddo, che
tutto vince e distrugge.
Luomo può (anzi deve) offrire dolcetti per rendersi
amici gli inviati del dio della morte (possiamo anche chiamarlo diavolo) che
abitano il doloroso oltretomba. Daltra parte, luomo, stringendo
un patto con il diavolo, ricorrendo alla magia può piegare il volere
della divinità a proprio vantaggio.
Già questo stridente contrasto con gli elementi basilari della Fede cristiana
dovrebbe essere sufficiente, per capire il pericolo di quelle innocenti
feste mascherate
I credenti in Cristo hanno al contrario una grande considerazione della vita,
della luce e dell'amore, come forza in grado di riempire perfino la sofferenza
e il vuoto e di dare senso all'esistenza. Per questo i credenti non amano la
festa della morte e del buio, dove prevalgono gli spiriti del caos e dell'annientamento.
Celebrare la festa di halloween è come celebrare il ricordo di un patto
con il diavolo, il farlo per gioco non ci risparmia dalle sue conseguenze, spesso
disastrose!
CHE MESSAGGIO PASSA?
Qual è, poi, il messaggio che arriva ai nostri inconsapevoli ragazzi?
Lenfasi di Hallowen è sulla paura, sulla morte, sugli spiriti,
la stregoneria, la violenza, i demoni. E i bambini sono particolarmente influenzabili
in questo campo. Molti simboli sono chiarissimi e nasconderli sotto forma di
mascherata è una bella pensata (oserei dire diabolica!). Si accetta per
normale il gusto per lorrido che può dare conseguenze
psicologiche e comportamentali negative nel lungo periodo depressione
satanismo).
Si esalta il ruolo della magia: pensare che luomo ha il potere
di modificare gli eventi a suo piacere attraverso elementi della natura, può
salvarsi senza affidarsi a Dio. Non dimentichiamo che le disastrose conseguenze
dell'inalazione magica non sono immediate, ma si manifestano a distanza di anni.
Stiamo attenti a permettere che i nostri bambini si abituino o, ancor peggio,
si educhino allocculto!
Il male sa sfruttare benissimo le nostre ignoranze per trarci in
inganno. Occultismo e spiritismo sono veleni che facilmente si annidano nellanimo
degli adolescenti: se si beve un veleno per gioco ci si avvelena
davvero!
Giovani e meno giovani stiano accorti a non avvinghiarci al mondo esoterico
attraverso i rituali spacciati come feste, specialmente a halloween!
Ma allora
Dobbiamo proprio impedire che i nostri ragazzi vivano un momento
di festa il 31 ottobre? Ci sono così poche (??) occasioni per far baldoria!
HOLY WIN (Santa Vittoria)
Da alcuni anni, negli Oratori di molte città italiane, il 31 ottobre
si organizzano le feste della luce, una vera e propria controffensiva
ai festeggiamenti delle tenebre, con canti al Signore e giochi.
Il nostro Vescovo Luciano ha espressamente decretato come non ammesse
in oratorio le feste di halloween e proprio nella Diocesi di Brescia, questanno,
alcuni animatori della pastorale giovanile hanno aderito alla proposta Holy
Win. E un invito ai giovani e bambini, in occasione della Vigilia
di Ognissanti a riscoprire la figura dei santi: uomini e donne che, in carne
e ossa, hanno vissuto la Fede in Cristo e testimoniato che la vita ha un senso
nellottica della Sua Risurrezione. Perché non provare allora a
mettersi nei loro panni (cosa ben diversa dal travestirsi!) e ricercare il valore
dei segni che nelliconografia tradizionale li caratterizzano per farne
conoscere a tutti la freschezza e la luminosità?
Vogliamo sempre celebrare Gesù Cristo che è venuto affinché
avessimo la Vita in abbondanza, che è felice se facciamo festa tra di
noi e con Lui, gustando cose belle anche per il nostro cuore!
In questo Anno della Fede abbiamo più bisogno di riappropriarci delle
nostre radici, che non di ostentare le nostre zucche vuote!
Carmine
Le
prime volte che da bambino con la mia famiglia andavo in visita al cimitero
restavo spesso affascinato dalle foto sulle lapidi. Quelle che mi accoglievano
nella parte più antica del camposanto della mia città erano ovviamente
in bianco e nero, senza sfondo e ritraevano spesso distinti signori dai folti
baffoni, la barba ben curata e lo sguardo severo; oppure donne dallaspetto
carico di dignità dagli occhi materni, a volte un po spaventati.
Erano uomini e donne dei primi del 900 che mi incutevano timore, quasi
a volermi dire: Qui cè poco da scherzare, cosa vuoi moccioso?.
Anche i ritratti dei miei parenti mi raccontavano poco: appartenevano a una
realtà troppo lontana da me, la loro morte non mi riguardava, forse pensavo
che la morte non mi riguardasse affatto.
Quelle foto, però, mi incuriosivano: avevo voglia di conoscere cosa ci
fosse stato al di là di quello sfondo bianco, dietro quei baffi spigolosi
Così, dai racconti in famiglia, pian piano, venivo a conoscere la vita
di alcune di quelle persone, gli episodi, le difficoltà, i momenti di
serenità nei viaggi sui carretti verso la campagna, le riunioni familiari
vissute alla luce di lampade a petrolio, i piccoli/grandi drammi, le gerarchie
interne allambito familiare, fonte di ordine apparente e latente insoddisfazione.
Poco alla volta, mi sembrava che quelle immobili espressioni sul freddo marmo
si colorassero dei piccoli gesti che parlavano di fede e di amore, di passione
di vita. Un anno dopo laltro, scoprivo un filo rosso che legava
la mia vita allesperienza di chi mi aveva preceduto e che aveva contribuito
a determinare quello che ero io e la mia famiglia.
Nel tempo, quel cimitero si è popolato di tanti altri volti a me sempre
più cari che con sguardo pieno di calore mi parlavano di momenti vissuti
insieme, di insegnamenti che mi accompagnano nel cammino di fede e di vita.
Sento che la morte mi appartiene, ma non come atto di chiusura, quanto come
momento che eternizza unesperienza, come distacco che avvicina in modo
straordinariamente nuovo chi ha percorso un tratto di strada con me.
Sento la vicinanza di quanti nel corso degli anni hanno riempito la mia vita,
particolarmente nelle celebrazioni eucaristiche, ma anche nei momenti di preghiera,
nelle occasioni in cui osservo una foto, negli attimi in cui mi fermo e prendo
in mano gli anni trascorsi, nei giorni in cui entro in un cimitero.
Ormai mi capita molto di rado di riuscire ad andare nel camposanto della mia
città, ma immagino che dietro le folte barbe e gli sguardi severi ci
sia un sorriso di profonda vita ad attendermi.
Carmine
Anche
quest'anno si è svolto il torneo di calcio a 7 organizzato dal GSO CASAZZA,
terza edizione, dedicato alle categorie Under 8, Under 12, Under 14, Juniores.
Grazie alla collaborazione di tutti i componenti del GSO CASAZZA e di tutti
coloro che hanno allestito in maniera esemplare lo stand gastronomico, possiamo
ritenerci tutti molto soddisfatti dell'andamento del torneo che si svolto nell'ultimo
fine settimana di settembre per Under 12 e Under 14, nella prima settimana di
ottobre per under 8 e Juniores.
Le squadre partecipanti sono state:
Under 8: Bovezzo-Prealpino / GSO Casazza / San Giacomo A E San Giacomo B
Under 12: Botticino/San Giacomo / GSO Casazza / Badia.
Under 14: San Giacomo / GSO Casazza / San Zeno / Castegnato.
Juniores: San Giacomo / GSO Casazza /Padergnone /Castelmella.
Per la categoria Under 8 la vittoria è stata del Bovezzo-Prealpino, per
gli Under 12 del Badia, per gli Under 14 del GSO CASAZZA e per gli Juniores
del San Giacomo.
Le partite sono state tutte avvincenti, ma sicuramente le piu' simpatiche sono
state quelle degli Under 8, tutti rincorrevano il pallone seguendo le indicazioni
dei loro allenatori e soprattutto dei loro familiari che dagli spalti si prodigavano
nell'incitarli.
Anche nelle altre categorie si sono viste delle buone in individualità,
sono stati premiati per le varie categorie il miglior portiere ed il capo
cannoniere: il nostro Daniele Pacini, per la categoria Under 14, ha vinto la
classifica marcatori con ben 8 gol.
Da sottolineare che in generale è stato un torneo all'insegna dell'educazione,
del saper stare insieme con un sano spirito sportivo e, soprattutto, del divertimento
per i ragazzi.
In conclusione. grazie a tutti coloro che si sono prodigati nell'organizzazione
di questo torneo affinché tutto procedesse nel migliore dei modi.
Arrivederci all'anno prossimo!
Roberto
E domenica 8 ottobre, ore 10.30, in uno scantinato del supermercato in
via Casazza a Brescia, Don Angelo Zanola, su incarico del Vescovo Mons. Morstabilini,
celebra la S. Messa e si autopresenta come Parroco della erigenda
parrocchia Maria Madre della Chiesa.
E lanno 1967, un centinaio di fedeli affolla il locale per partecipare
allEucaristia e gettare le basi di quella che è la Comunità
parrocchiale di un quartiere di periferia, ancora terreno da coltivare così
come è gran parte dellarea che costituisce la superficie parrocchiale.
Il seminatore inviato a far fruttificare quella terra vergine,
don Angelo, ha operato come curato a Nave per cinque anni e per i successivi
dieci sarà guida, punto di riferimento e profondo conoscitore della gente
che popola il nuovo insediamento urbano.
Da
quel giorno tanta acqua è passata sotto i ponti, tante cose sono cambiate,
tanti edifici hanno trasformato quella terra, tanti uomini e tante donne hanno
ricevuto e donato amore allombra del nostro campanile.
Don Angelo ha continuato il suo percorso, incrociando prima le strade di Provaglio
dIseo, poi quelle più polverose del Brasile, per ritornare alla
Casa del Padre il 1° ottobre 2005.
Per ringraziare di tutto questo il Signore, domenica 21 ottobre 2012, la nostra
chiesa ha gioiosamente accolto la corale della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo
di Provaglio dIseo e Don Gianni Bracchi, suo parroco, che con il nostro
Don GianMario, ha fatto memoria dellopera pastorale di Don Zanola, tanto
caro e sempre vivo nel ricordo di chi lo ha conosciuto.
Ma il mese di ottobre, per la nostra Comunità significa anche Festa
Patronale ed è stata vera festa mariana: sobria, semplice, di riflessione
e condivisione.
La S. Messa delle 10.30 del 14 ottobre è stata presieduta da Mons. Vigilio
Mario Olmi, Vescovo emerito, già ausiliare di Brescia. Nellomelia
ha ricordato come il titolo di Madre della Chiesa, pur essendo da
secoli già profondamente diffuso e popolare, è stato proclamato
dal Concilio Vaticano II, che ha esplicitato una realtà di Maria così
vera e così vicina a ciascun cristiano da riscoprire nella sua straordinaria
portata.
Il pranzo comunitario, il tombolone e la pesca hanno reso piacevolmente partecipata
la festa e, grazie allopera nascosta e preziosa di tante persone, sono
stati vissuti gioiosi momenti di condivisione e incontro (è stato fra
noi pure Don Evandro della Dote).
A introdurre le celebrazioni di ottobre, tanto significative per la nostra Parrocchia,
è stato il triduo di incontri, guidati da Don Faustino Guerini,
che ha condotto la riflessione su Speranza, Carità e Fede.
Dando una rapida lettura a quanto sopra brevemente ricordato, possiamo dire
che il mese di ottobre è stato ricco di momenti di crescita, di opportunità
di formazione, incontro e fraternità che si aggiungono a quelli ordinari
di catechesi, preghiera, condivisione nelle varie realtà parrocchiali.
Linvito per tutti è quello di proseguire in questAnno
della Fede a cogliere le occasione che il Signore pone sul nostro cammino
per vivere pienamente la nostra Fede ed esserne testimoni fino agli estremi
confini della Terra (ma anche nel più limitato ambito della nostra vita
quotidiana).
C.B.