La Bussola - Casazza
Novembre 2011

indice degli articoli:
"Carissimi" il messaggio del parroco
La mia esperienza di catechista
Ricordo di Novembre
le unità pastorali cime scelta opportuna
Il valore del silenzio
Testimonianze pescate dalla rete
2012: Anno della fede
Icone bizantine nella nostra chiesa
"la Bussola" incontra Elia Lombardi
GSO: una palestra, una sfida educativa

Carissimi

di don Gian Mario Biemmi

”Con le tue sole forze non puoi alzarti: stringi la mano di Colui che
scende fino a te”

La festa di tutti i Santi: il ricordo pensoso ai nostri defunti: gioie e dolori, fatiche e speranze.
Un giorno sulle rive del lago di Tiberiade, narra l’evangelo di Matteo, Gesù fece salire i discepoli sulla barca per precederlo sull’altra riva.
Nel frattempo, la barca era agitata dalle onde e dal vento contrario, ed ecco che sul finire della notte Gesù andò verso di loro camminando sull’acqua. I discepoli furono sconvolti e scambiandolo per un fantasma ebbero paura, ma Gesu li assicurò: ”Coraggio, sono io, non abbiate paura!”(Mt. 14, 27).
E’ un episodio del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente e l’instabilità del mondo; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa costruita da Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità che incontrano sul loro cammino, confidando in Lui. Pietro, poi, preso da uno slancio di amore verso il Maestro chiede di andargli incontro, camminando sulle acque, ma vedendo che vento era forte, s’impaurì e cominciando ad affondare gridò: ”Signore salvami!” (Mt.14,30). Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’apostolo commenta: ”Il Signore si è abbassato e t’ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende fino a te” e dice questo non solo a Pietro, ma lo dice anche a tutti noi.
Pietro cammina sulle acque non per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della Parola del Cristo, vuol dire che si sta interiormente allontanando da Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare delle prove quotidiane. Anche per noi è cosi: se guardiamo solo a noi stessi, diventiamo dipendenti dai venti e non possiamo più passare sulle tempeste, sulle acque della vita.

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La mia esperienza di catechista

di Sara Zubani

Buongiorno a tutti! Eccomi qua a raccontarvi qualcosa della mia esperienza di catechista! Anzitutto vi dico da quanto tempo mi sono avvicinata un po’ di più al mondo dell’oratorio più vivo: circa quattro anni fa … Per un paio d’anni ho "tenuto" i bambini di prima elementare … facendo un paio di orette la domenica mattina dopo Messa, una volta al mese … quando i genitori svolgevano il loro incontro con don Evandro. Ho iniziato così … Le prime volte non era proprio semplice … I bambini erano davvero tanti … Ma in una maniera o in un’altra, tramite giochi, storie e un po’ di savoir faire sono riuscita a conoscerli piano piano e a costruire un legame … un legame d’amore che ci unisce man mano che ti incontri … con un saluto, un sorriso … un esempio anche per loro, che li spinge a fare sempre meglio! L’essere d’esempio è una delle cose più difficili e importanti! Cosa vi posso dire? Decidere di fare il/la catechista è un impegno che si prende … Il sabato pomeriggio c’è sempre qualcosa da fare … di svago e relax, dopo una settimana di lavoro, ma penso che un paio d’ore ogni settimana … le possiamo anche dedicare ai nostri piccoli … che sono il futuro! Se non iniziamo a spendere tempo per loro, la società sarà sempre più priva di valori e voglia di passare del tempo a parlare di cose vere … Non si può vivere solo di telefilm e frasi di circostanza … E’ molto importante ‘sprecare’ del tempo prezioso per i nostri piccoli e preziosi tesori: i "nostri" (vostri) bambini! Posso dirvi che un solo abbraccio di un bambino mi ripaga di ogni sforzo o rinuncia che faccio durante l'anno ... E si fa molto più volentieri! Mi sembra davvero di essere riuscita a fare passare qualcosa. Quando, invece, le cose vanno maluccio e in gruppo è difficile mantenere un buon clima di ascolto e attenzione ... si rischia di rimanere scoraggiati ... ma è proprio lì il bello! E' sempre una nuova sfida! Sta a noi catechisti studiare nuovi metodi per attirare la loro attenzione e interessarli alla vita di Gesù e a tutto quello che ci sta intorno! Chi ha nuove idee si può fare avanti! Quest’anno c’è stato l’ingresso di Veronica Zanetti, 19 anni, fresca di maturità e pronta per iniziare questa bella avventura insieme a me e ai bimbi del gruppo Cafarnao. E ... novità: avremo anche Anna Cingia che ci darà una mano in base alla disponibilità! Invito nuove risorse (che magari stanno proprio leggendo questo articolo) a farci un pensierino … Non si sa mai che possa essere il/la nuova catechista?...

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RICORDO DI NOVEMBRE

di Carmine Bordieri

Novembre con il suo clima grigio e mesto, tradizionalmente, è il mese che invita a riflettere sulla fine dell'avventura terrena della vita e ciascuno si stringe con maggiore affetto al ricordo delle persone care che non ha più accanto.
Io ricordo che da bambino a novembre collaboravo con mia nonna alla redazione della cosiddetta "pagellina dei defunti", un foglietto sul quale scrivere i nomi delle persone da ricordare in occasione del "funerale collettivo", che si celebrava nella mia parrocchia a metà mese.
Per me era un momento di festa e di particolare complicità con la nonna che mi dettava nomi di persone che non avevo mai visto, ma che ogni anno finivo per conoscere sempre più. Per ogni nome mi riferiva relazioni di parentela, episodi, caratteristiche, frasi, momenti di vita familiare… Ricordo quella particolare luce che illuminava il suo sguardo e quel calore che avvolgeva i suoi racconti, tali che venivo coinvolto in quelle storie e sentivo quasi di conoscere quelle persone, di vederne i volti.
Ogni anno diventavo sempre più consapevole di far parte di una catena di famiglia e di amore, che affondava le radici in persone lontane nel tempo, ma che "vedevo" tanto vicine e così simili a quelle che avevo accanto, da riuscire ad immaginarmi quei gesti di familiare affetto che la nonna rievocava.
Spesso mi perdevo nelle narrazioni di fatti, illuminati da fioche lampade a petrolio; viaggi a bordo di carretti, colmi di famiglie gioiose ad una gita; sofferenze e malattie vissute senza tante medicine, ma alleviate dalla solidarietà.
Alla fine, le parole della nonna facevano sì che su quel foglio non c'erano nomi, ma vite, cariche di storia, di cui restava a distanza di anni un grande patrimonio di amore e mi spingeva a mettere la mia vita su quel solco.
La sera della celebrazione, il deporre la pagellina nel cesto accanto all'altare mi dava la sensazione di rendere presenti in chiesa tutti quei miei parenti di epoche per me lontane, sicuro di affidarli alla preghiera della Comunità e certo che loro avrebbero condiviso con me quel momento.
Nel corso degli anni ho sempre più avuto la sensazione che in ogni celebrazione eucaristica la presenza sull'altare di chi ha già raggiunto la Casa Padre agisce e prega insieme a noi, dà vita ad un meraviglioso fondo di grazia al quale chiunque può attingere secondo necessità.
La virtuale pagellina, che anche quest'anno compilerò, conterrà molti più nomi di quella che redigevo da bambino (tante persone incontrate lungo il mio cammino le porto per sempre nel mio cuore), ma la consapevolezza di affidare quelle vite alla comune preghiera sarà quella di sempre.
Ringrazio il Signore per l'opportunità che mi dà di vivere quest'esperienza per (e con) tante persone che sono giunte ad incontrarLo, di poter condividere nella fede la gioia della Resurrezione, di rivedere quella particolare luce dello sguardo di mia nonna che custodisco preziosa nel mio cuore.

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LA COMUNITA’ CRISTIANA DI BRESCIA IN CAMMINO:
LE UNITA’ PASTORALI COME SCELTA OPPORTUNA

Tratto da “Comunità in cammino - Sinodo sulle Unità Pastorali - Strumento per la riflessione e la consultazione diocesana”

L'unità pastorale è un insieme di parrocchie di un'area territoriale omogenea, stabilmente costituito dal Vescovo diocesano per assolvere in modo più efficace alla missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una collaborazione pastorale organica.
La specificità delle unità pastorali consiste perciò nella stabile cooperazione fra parrocchie in vista di una evangelizzazione più efficace del territorio. Esse rappresentano uno "stile di azione pastorale". Le unità pastorali possono aiutare a ripensare le figure e le funzioni ecclesiali; a rivedere le molteplici attività e servizi; a fare spazio a una pluralità di ministeri.
Gli elementi essenziali
Le unità pastorali nella diocesi di Brescia possono trovare una molteplicità di forme, ma vi sono alcuni elementi che non dovrebbero mai mancare:
a) la nomina da parte del Vescovo di un presbitero coordinatore o di un unico parroco per tutte le parrocchie dell'unità pastorale.
b) La progettazione e programmazione pastorale comune da parte di tutte le parrocchie dell'unità pastorale sotto la presidenza del parroco o del presbitero coordinatore.
c) La presenza di almeno un prete collaboratore, nominato dal Vescovo, affinché si mostri visibilmente la dimensione di comunione del presbiterio.
d) L'istituzione di un gruppo ministeriale stabile, formato da presbiteri, diaconi, persone consacrate e laici.
e) La costituzione di un Consiglio dell'unità pastorale.
I compiti e le competenze
a) Il presbitero coordinatore ha il compito di presiedere, con l'autorità ricevuta dal Vescovo, l'azione pastorale comune delle varie parrocchie che costituiscono l'unità pastorale.
b) Il gruppo ministeriale stabile ha il compito di proporre al Consiglio dell'unità pastorale problemi particolarmente urgenti e coordinare la realizzazione dei progetti decisi da tale Consiglio, cercando di coinvolgere la corresponsabilità di tutti.
c) Il Consiglio dell'unità pastorale ha soprattutto i seguenti compiti:
- essere luogo di conoscenza, confronto e coordinamento della pastorale delle singole comunità parrocchiali;
- formulare il programma pastorale comune offrendo obiettivi e linee d'azione per tutte le parrocchie dell'unità pastorale.
I criteri di costituzione
Tenendo presente le possibili forme indicate, i criteri fondamentali per la costituzione delle unità pastorali potrebbero essere questi:
- la vicinanza geografica e storico-culturale;
- l'appartenenza allo stesso Comune;
- il numero di abitanti (che non dovrebbe essere né troppo elevato né troppo basso);
- l'omogeneità dell'ambiente sociale.
Le opportunità
La scelta delle unità pastorali offre nuove opportunità:
a) Una Chiesa, comunità in missione
l’unità pastorale favorisce l'attuazione della comunione per una Chiesa più missionaria.
b) Chiesa nel territorio
L'unità pastorale risponde ad un criterio territoriale più ampio rispetto a quello della parrocchia tradizionale.
c) Una pastorale organica e creativa
L'unità pastorale sollecita il discernimento comunitario per attuare, in forma organica, una pastorale d'insieme. E questo aiuta a cogliere che l'unità della missione non è un semplice espediente organizzativo, ma un'esigenza della Chiesa, in quanto mistero di comunione.
d) La corresponsabilità dei laici e delle persone consacrate
L'unità pastorale favorisce l'attuazione della corresponsabilità dei laici. I presbiteri sono affiancati da fedeli consacrati e laici. La valorizzazione convergente dei diversi carismi e ministeri presenti nelle comunità parrocchiali, è uno dei punti forza delle unità pastorali.
e) Il presbiterio dell'unità pastorale
L'unità pastorale, essendo affidata alla cura di più presbiteri, dice attuazione del ministero ordinato nella sua forma comunitaria (presbiterio) e come principio costitutivo della comunione. In questa prospettiva, potrà giovare l'insistenza sulle forme di fraternità nel presbiterio.
Le difficoltà
Non ci si può nascondere che la scelta delle unità pastorali comporta anche una serie di difficoltà. Tenerlo presente permetterà di non procedere senza aver soppesato attentamente le effettive possibilità, i vantaggi e i limiti. Qui di seguito si richiamano alcune difficoltà che si possono facilmente prevedere:
a) Possibili rischi
Le unità pastorali potrebbero essere viste come la cancellazione delle piccole parrocchie, oppure come nuove entità che si sovrappongono o aggiungono a quelle già esistenti.
Potrebbero anche essere viste semplicemente come una nuova organizzazione (giuridico-amministrativa) della Chiesa, anziché come un modo diverso di affrontare i problemi che l'attuale situazione ecclesiale, sociale e culturale pone alla Chiesa.
b) La configurazione giuridica non ancora ben definita
Le unità pastorali non sono contemplate in quanto tali nel Codice di diritto canonico; ci sono dei canoni che potrebbero aprire a nuove prospettive in questo senso (cfr. can. 517, 526 ecc.), ma non è ancora disponibile una configurazione giuridica ben definita.
c) Perdita dei legami personali tra fedeli e presbitero
Un pericolo delle unità pastorali può essere quello di non fare più spazio alle relazioni personali tra la comunità e i presbiteri, essendoci il rischio per i preti di una vita sempre più affannata e di corsa. Per i fedeli ci può anche essere il pericolo di perdere alcuni punti chiari di riferimento, a motivo della molteplicità delle figure ministeriali.
d) Pluralità difforme e mentalità di competizione
Si può manifestare anche una scarsa uniformità nei cammini parrocchiali oppure una diversa velocità nel promuovere la programmazione e realizzare i progetti comuni tra le parrocchie.
e) La professionalizzazione della pastorale
All'interno delle unità pastorali, vista la pluralità delle figure ministeriali, si potrebbe cadere in una certa professionalizzazione della pastorale.
f) L’aumento di strutture burocratiche e la pesantezza nelle decisioni
Si potrebbe pure riscontrare il rischio di innescare percorsi complicati nel preparare e prendere decisioni. Spesso, moltiplicare gli organismi di riferimento vuol dire non solo moltiplicare gli impegni delle stesse persone, ma anche provocare una paralisi nelle deliberazioni o nelle attribuzioni di responsabilità.
La creazione delle unità pastorali non risolve tutti i problemi di una diocesi. Sembra, però, che aiuti ad affrontarli meglio, soprattutto perché va nella linea di una maggiore flessibilità e sollecita, a vari livelli, una maggiore comunione. Proprio di questo oggi c'è particolarmente bisogno. Perché il mondo contemporaneo possa continuare o riprendere a sperare, ha bisogno di vedere che su questa terra esiste un "luogo", dove, nonostante i limiti umani, si crede alla possibilità di vivere nell'unità e nell'amore.

PREGHIERA
C’è gente che ha subito la risposta bell’e pronta,
prima ancora di aver inteso la domanda che era posta.
C’è gente che non ha dubbi e tentennamenti di sorta,
vede le cose in modo chiaro, senza alcun difficoltà.
C’è gente che ha orrore della complessità
e si considera fortunata perché viaggia sempre
con una lettura semplificata della realtà che la circonda.
Spirito di sapienza, io non ti chiedo di vedere subito
la luce folgorante della verità:
non so se i miei occhi potrebbero sopportarla.
Spirito di sapienza, io non ti chiedo neppure
di possedere subito la chiave giusta per poter aprire ogni porta chiusa:
ci sono stanze in cui non si può entrare se il cuore non è pronto.
Spirito di sapienza, questo ti chiedo piuttosto:
alimenta ogni giorno la mia ricerca,
donami di fare sempre qualche piccolo passo in avanti,
finché un giorno approderò alla gioia del regno.
Amen

 

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IL VALORE DEL SILENZIO

di Cesare Filippini

Mio Dio, il rumore lacera il tuo mondo
e porsi delle domande sul silenzio sembra una perdita di tempo.
Spesso per me il piacere sta nel rumore, mi sento perso senza di esso.
Il rumore mi consente di fuggire da me stesso,
da realtà frustranti e traumatiche, dal confronto con il mio essere.
Ma Tu mi dici che se voglio dedicarmi alla preghiera, alla tua lectio,
il silenzio costituisce un cammino privilegiato.
Per giungere all’unione e all’intimità con te
Tu mi suggerisci un cammino.
Devo prima di tutto sospendere i miei giudizi,
i miei pensieri, le mie preoccupazioni per rendere la mia casa limpida,
pronta a riceverTi, mio Visitatore illustre.
Ma di che cosa Tu vuoi che io mi svuoti?
Ho compreso: devo spogliarmi di me stesso, del mio io, delle mie sicurezze.
Solo Tu mi vuoi plasmare.
Quindi devo liberarmi dalle prigioni che io stesso mi sono creato,
che mi nascondono il tuo amore profondo.
Attraverso il silenzio, poi, devo scendere ai fondamenti del mio essere
e riscattare la dimensione del sacro che è in me.
Solo allora comprenderò che sono semplicemente un essere umano
con le mie virtù e le mie ambiguità.
Essere umano significa, e comporta, dialogo con il mio io interiore,
con la mia storia personale e con la realtà che la circonda.
Eccomi, Signore, in questo momento sono di fronte a me stesso,
disarmato delle mie verità assolute e mi metto in questione.
Il mio essere inizia a riempirsi di significati
e avanza nelle acque più profonde della mia esistenza.
Questo silenzio viene rotto da una domanda: “Chi sono io?”.
Il mio silenzio mi permette di accostarmi al mio passato,
di riconciliarmi con esso,
e di entrare in profonda comunione con il mio essere,
dandomi la possibilità di ricominciare.
C’è un silenzio che mi pone davanti a Te,
al mistero, all’ineffabile, a una realtà destinata a provocare in me
il desiderio supremo e Tu mi fai comprendere il senso della mia piccolezza.
Questo silenzio mi permette di vivere l’esperienza dell’amore autentico,
davanti a Te, mio Signore. E vado al di là del mistero che sei Tu,
ed inizio a comprendere il mistero che sono io.
Questo silenzio non solo mi fa incontrare il Tuo mistero,
ma permette alla Tua voce di parlare e mi conduce ad un ascolto amoroso.
La Tua Scrittura è piena di testi che si riferiscono all’ascolto di Dio.
Gli Israeliti furono il popolo dell’ascolto di Te,
e quando non ti ascoltavano andavano incontro a gravissime conseguenze.
Per ascoltarTi è necessario che io faccia silenzio,
che apra gli occhi e ponga attenzione a Te.
Sorge un altro interrogativo: Tu mi parli, ma perché io non Ti vedo?.…
Comprendo che senza un ascolto amoroso
Tu sarai sempre sconosciuto e si susciterà in me solo paura.
Tu sei un interlocutore silenzioso che m’interpella con la voce del silenzio.
Il mio atteggiamento deve essere quello dello Shemà Israel, Ascolta Israele. L’Ascolta Israele è un imperativo che manifesta una convocazione,
una professione di fede, evoca una profondità di ascolto.
Comprendo, mio Signore! Solo se faccio l’esperienza di ascoltare l’altro
(il Totalmente Altro) sono in grado di amarlo nella sua totalità.
Dove Ti posso più facilmente incontrare, mio Signore?
Forse nel mio tempio interiore, che Tu hai creato.
Qui nella profondità del mio essere posso contemplare
e fare l’esperienza profonda del tuo amore.
Devo però seguire S. Agostino che mi dice che il silenzio
è l’unico cammino che mi fa giungere all’interiorità
e mi consente di cogliere la voce della Verità.
Saprò di aver raggiunto il vero silenzio
quando sentirò il battito del mio cuore e,
in mezzo al rumore, il ritmo dei miei passi.
Il cercare il silenzio è un cammino lento ed arduo,
ma io, Signore, non mi perdo d’animo
se non riesco a creare questo silenzio.
Da oggi, la mia prima e più profonda preghiera
non è il bel discorso che Ti decanto,
ma il mio silenzio che Tu riempirai con il Tuo amore.

(Giugno 2011)

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TESTIMONIANZE PESCATE DALLA RETE

di Marek d'Adamo

Sul sito web della parrocchia (www.casazzaoratorio.it) ormai da qualche tempo appare sulla pagina principale una rubrica intitolata: “Testimonianze pescate dalla rete”.
Penso che per le 112.000 visite raggiunte in questi anni di presenza nel web possa essere un’ulteriore occasione per riflettere e comprendere che anche internet è un mezzo per comunicare la propria fede. Si tratta di due brevi video caricati su YouTube, due toccanti testimonianze di fede: una di un ragazzo australiano, l’altra di una donna italiana.
Cosa raccontano? Che la fede dà speranza e permette di gustare la vita anche quando tutto sembra ormai perduto.
Due persone che affrontano due tematiche molto differenti: una racconta la propria condizione di disabilità, l’altra la testimonianza di rinunciare all’aborto ormai programmato.
Ciò che stupisce è come entrambi le esperienze fanno capo ad un fatto che permette ad entrambi di prendere la decisione giusta: un incontro decisivo. Un incontro atteso da tempo, attraversando anche forti momenti di disperazione - a tal proposito sul sito c’è la possibilità di visionare un cortometraggio “Il circo della farfalla” che tratta il tema in maniera assolutamente originale.
La risposta di Dio arriva, inaspettata e sorprendente, ma arriva, magari attraverso un semplice gesto di amicizia. L’importante è mettersi alla ricerca della verità nonostante le lacrime agli occhi.

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BENEDETTO XVI
2012: ANNO DELLA FEDE
L'annuncio nella lettera apostolica dell’11 ottobre 2011 “PORTA FIDEI”

a cura di Marek d'Adamo

Il papa sottolinea ancora una volta l’impegno della Chiesa nella cosiddetta”Nuova evangelizzazione” e invita il popolo di Dio a professare la fede in Gesù Cristo nella celebrazione di un’anno dedicato alla fede. Prenderemo maggior coscienza delle ragioni della nostra fede per essere portatori credibili dell’annuncio in tutti i livelli della vita; testimoni di speranza in grado di reggere la fiaccola della Verità nel grande buio dovuto alla perdita di certezze dell’uomo occidentale. Ma la provocazione di Benedetto XVI in Germania è forte: “Ma l’uomo ha ancora bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui?”.

Di seguito alcuni passi della lettera apostolica:

1. La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. (...)
2. (...) Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone.
3. (...) Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr Gv 6,51).(...)
4. Alla luce di tutto questo ho deciso di indire un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013.
Nella data dell’11 ottobre 2012, ricorreranno anche i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II [3], allo scopo di illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede.(...) Non è la prima volta che la Chiesa è chiamata a celebrare un Anno della fede. Il mio venerato Predecessore il Servo di Dio Paolo VI ne indisse uno simile nel 1967 (...) Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere “esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla”.
5. (...) Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto.
È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all'interno della Tradizione della Chiesa (...)
6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. (...)
7. (...) I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo” (...) Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio.
(...)

clicca qui il testo completo

 

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ICONE BIZANTINE NELLA NOSTRA CHIESA

di Marek d'Adamo

Per la ricorrenza della festa della parrocchia il parroco don Gian Mario per l’allestimento della chiesa ha voluto richiamarsi alla iconografia bizantina: l’utilizzo sul drappo azzurro di una gigantografia di una icona mariana e l’allestimento del ciclo mariano in prossimità della via Crucis, le cui stazioni sono raggruppate nei due pannelli a forma di croce greca (quella con i 4 bracci di uguale lunghezza) sulla parete a sinistra dell’ingresso. Le icone utilizzate sono otto. Nella prima pagina di questo numero de “la Bussola” ne è rappresentata una: “La dormizione della Vergine”. Le altre sono: l’annuncio dell’ Angelo, il Natale, La presentazione di Gesù al tempio, Le nozze di Cana, la Crocifissione, la Deposizione e l’Incoronazione in Cielo. Questa rappresentazione del ciclo mariano, fissa gli episodi salienti della vita di Maria. Essi si intersecano col mistero della Passione del Figlio ed è questo il motivo per il quale le icone sono state fissate in prossimità della Via Crucis.
Nei misteri del santo Rosario avviene la stessa duplice contemplazione e tanto più con l’inserimento dei misteri della Luce (nel 2002 ad opera del beato Giovanni Paolo II) che aggiungono gli episodi fondamentali della vita pubblica di Gesù , ma anche il miracolo di Cana, nel quale Maria ha un ruolo decisivo. E qui mi soffermo: l'episodio è un anticipo della missione di Maria che Le viene affidata definitivamente ai piedi della croce: essa entra a pieno titolo nella storia della salvezza quale avvocata presso Dio del popolo cristiano. Nei secoli a venire la sua presenza "terrena" non è mai venuta meno. Quante apparizioni, quanti messaggi, quante grazie : tutti episodi legati alla manifestazione di Maria presso gli uomini. Tramite la sua intercessione popoli interi sono stati evangelizzati e ancora oggi la nuova evangelizzazione trova in Lei una mirabile guida vi trova una energia vitale. Il pellegrino quando comincia il suo viaggio contempla Lei quale prima Stella del Mattino e conclude il suo cammino quotidiano con il Magnificat vespertino. Ricordo quando ero un giovane pellegrino in Polonia in cammino verso la Madonna Nera di Czestochowa: era meraviglioso quando negli ultimi bagliori del giorno dopo una faticosa giornata di cammino, le centinaia di giovani presenti d'un tratto sopivano i clamori e si cominciava a cantare. Ci rivolgevamo a Lei così:
“Maria Regina Mundi / Maria Mater ecclesiae. / Tibi assumus / Tui memores / vigilamus / vigilamus”
che tradotto significa: “Maria regina del mondo, Madre della Chiesa, a te ricorriamo e memori vigiliamo.”

L’icona rappresenta nel mondo bizantino la preghiera, ma anche una soglia, una porta che si apre verso il mistero di Dio. Ancora oggi sia nella chiesa occidentale come in quella orientale vengono prodotte icone. Usano tutte lo stesso linguaggio, più o meno stilizzato. L’icona diversamente da quello che si pensa non viene dipinta. Essa viene “scritta” dall’iconografo che ha a sua disposizione una simbologia sedimentata nei secoli che trae le sue origini addirittura dal vecchio Testamento. Una “scrittura” che presenta una calligrafia dotata di stili e dialetti diversi. Un insieme di colori ed elementi decorativi che se osservati attentamente chiedono di essere esaminati e motivati ad uno a uno.

Don Gianmario ha curato personalmente la realizzazione delle icone: le immagini sono state tratte da una pubblicazione specialistica della scuola di iconografia di Seriate (Bg) per poi incollarle su delle tavole trattate con impregnante. All’incollaggio sono seguiti l’antichizzazione tramite vernici ed il trattamento dei bordi.

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Missione Giovani Nord
“La Bussola” incontra Elia Lombardi

a cura di Marek d'Adamo

Intervisto Elia Lombardi, 27 anni, nostro parrocchiano che ha ideato il logo della Missione Giovani della zona Nord della città.
Abbiamo visto il tuo logo campeggiare su uno striscione in oratorio: come nasce il tuo coinvolgimento in questa iniziativa?
L’idea nasce dai sacerdoti della zona di Brescia nord e si concretizza col supporto della Consulta Giovanile della zona Nord di Brescia. Don Pietro, già curato nella parrocchia del Villaggio Prealpino, che mi conosceva da tempo, ebbe modo di vedere alcuni miei lavori (come il logo che la diocesi commissionatomi per il pellegrinaggio da Brescia a Roma nel 2009) e mi mise in contatto con don Giambattista Francesconi. L’esigenza era di realizzare un logo che esprimesse il tema scelto, “Chi dite che io sia?”, e che fosse creato da un giovane convinto e fiducioso nella bontà della missione stessa. Il logo piacque e fu inserito in tutti i sussidi e materiale promozionale quali poster, segnalibri, volantini e gigantografie.
Questo tuo contributo grafico in qualche modo mi fa tornare in mente l’esperienza delle magliette di “Cristomorfosis”. Quell’esperienza da cosa nasceva e cosa voleva comunicare?
A 19 anni io e Andrea Brivio (ex-redattore della Bussola, che vogliamo salutare!) tramite Don Luca Paitoni entrammo in contatto con un gruppo messicano avevano fondato una azienda per la realizzazione di opere grafiche e gadget per la promozione della nuova evangelizzazione.
L’idea si sviluppò qui in Italia con Cristomorfosis: utilizzare l'immaginario collettivo legato al fumetto e alla pubblicità per creare dei nuovi slogan per la diffusione del Vangelo e centrare in Cristo la autentica risposta alla sete di Verità dell’uomo. Così nacque l'idea della Coca-Cola: la bibita non può “spegnere la sete”, ma Dio... sì.
L’ingegno umano ha la sua origine naturale in Dio, anche opere che vengono considerate “diavolerie”, possono trasformarsi in strumenti buoni e potenti se messi nelle mani di Dio.
Il mondo dei consumi vuole estirpare Dio dal cuore dell’uomo per creare un vuoto dove altre felicità artificiali possano prenderne più facilmente il posto, ma prima o poi emerge quella che io chiamo “nostalgia di Dio”.
Sono interessanti provocazioni per l’uomo contemporaneo continuamente influenzato da messaggi di ogni genere. Ma a proposito di influenze: durante il corso dei tuoi studi hai avuto modo di approfondire i vari linguaggi artistici: ciò ti ha permesso di definire un tuo stile personale?
Non ho uno stile preferisco lasciarmi condurre dall’intuizione: l’arte è ricerca e utilizzo ogni mezzo espressivo.
Però per me Magritte è un maestro: un'illusionista dell'arte: dipinto un pipa e poi ci scrive sotto “questa non è una pipa”.
Credo che l’arte di strada rappresenti un grido di domanda di felicità e di verità che l’uomo contemporaneo lancia verso il cielo.
Qual è il tuo rapporto con questo tipo di arte: dai graffiti alla pop-art?
Per me il campo è Internet: arterie digitali che moltiplicano i legami sociali.
Ma anche la strada, quella che percorro in auto e che in base alla velocità, alle soste che faccio o alle zone che attraverso, mi consente vari livelli di lettura. Io voglio creare connessioni, gettare dei ponti tra il “cielo” e la “terra”, come un arcobaleno: per me questa si chiama Arte, quella con la A maiuscola.
Prossimi progetti?
Un mistero. Mi sono anche iscritto al Corso di Disegno Industriale: per dare una base tecnologica e possibilità concrete alle mie idee. Ma anche per rimanere vicino alla mia amata città, che ha una vocazione prettamente industriale.

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GSO:
UNA PALESTRA, UNA SFIDA EDUCATIVA

a cura del GSO Casazza

I campionati CSI, a cui le rappresentative giovanili del nostro Gruppo Sportivo sono iscritte, hanno preso il via in quasi tutte le discipline e subito i nostri atleti hanno dato ottime prove, esprimendo i propri talenti e la fresca sportività.
Anche quest’anno i risultati che veramente ci interessano non sono tanto quelli riportati sui tabellini e nelle classifiche, quanto quelli scolpiti nei cuori di chi ritiene ancora l’oratorio una palestra educativa, che riesce a coinvolgere tanti ragazzini del quartiere a qualunque fascia d’età appartengano.
Analizzando le singole squadre, possiamo partire dai più grandi, impegnati nei tornei di calcio, come gli JUNIORES (età 14-17 anni), che formano un gruppo ben nutrito (20 atleti iscritti) e ben amalgamato, dove i nuovi arrivati hanno subito capito che le indicazioni dei Misters, Mirco e Marino, sono l’unica strada per formare una vera squadra: aver rinunciato in alcune occasioni a schierare chi non si comporta bene (anche se bravo) ha contribuito a far capire la via da seguire.
Gli UNDER 14, seguiti da Mister Pacini, con Luigi e Roberto di supporto, non sono da meno (anche come numero di iscritti). Sono una squadra temprata dallo scorso campionato, disputato contro avversari di età superiore e anche quest’anno hanno dovuto affrontare ostacoli “di ogni tipo” senza demordere!
I piccoli calciatori UNDER 10 possiamo definirli dei veterani (terzo anno di campionato CSI per questo gruppo) e le dritte degli “alleducatori” Pepa e Marcello stanno facendo crescere in tecnica ed educazione molti ragazzini.
Anche loro, fra conferme e nuove entrate, sono una ventina e tenerli tutti a bada non è per niente facile: chiedere alle maestre delle elementari per credere!
Scendendo ancora più in basso nella scala anagrafica troviamo gli UNDER 8: uno spettacolo!
Che sia allenamento, che sia partita molti di loro sono spesso intenti a chiacchierare con compagni e avversari, esibirsi in scivolate sull’erba, correre su e giù per il campo senza preoccuparsi di tenere le posizioni: esprimono divertimento allo stato puro!
Pian piano i loro alleducatori, Sergio e Gianni (aiutati da Yuri), stanno provando a spiegare come calciare, come posizionarsi, come cercare i compagni, ma soprattutto insegnano il rispetto, da tener sempre presente per divertirsi veramente.

Mi piace sottolineare come nelle nostre squadre la multietnicità è una costante e proveremo a farne strumento innanzitutto di serena aggregazione, ma – per quanto possibile - anche di vera integrazione.

Le rappresentative giovanili del nostro Gruppo Sportivo, affrontano i primi impegni della stagione nel Torneo quadrangolare che, per il secondo anno consecutivo, si disputa nel nostro oratorio. Le società invitate trovano la proverbiale accoglienza di Casazza, fatta di amicizia, sportività e... pane e salamina, all'ombra del campanile.
Anche quest'anno il numero di bambini e ragazzi che parteciperanno alle nostre attività sarà notevole (almeno 70/80 atleti dai 6 ai 16 anni). E anche quest'anno l'impegno del GSO sarà quello di offrire a tutti un ambiente accogliente, un clima sereno, dove poter svolgere l'attività sportiva, in modo adatto all'età dei ragazzi.

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