La Bussola - Casazza
ottobre 2012
"CERCHIAMO IL TUO VOLTO"

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Perché un anno della fede?
Sinodo diocesano delle unità pastorali
Figli del vento
I catechisti nell'anno della fede
Consiglio Pastorale Parrocchiale
Maria Madre della Chiesa
Il Concilio Vaticano II: una breve sintesi
RistruttORATORIAMOCI
Famiglie in cammino
Fermarsi non si può
Un'esperienza davvero speciale
I giovani in Valtellina

Carissimi,

Sono molte le opportunità di riflessione che si aprono con il nuovo Anno Pastorale, che iniziamo dopo la lunga e calda pausa estiva.
Papa Benedetto XVI ci invita a ricordare e riscoprire il Concilio Ecumenico Vaticano II, che compie 50 anni, con l'anno della Fede che incomincerà l'11 ottobre.
Il nostro Vescovo Luciano ci incoraggia ad avvicinarci al Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali con il percorso orientato verso Gesù: "Cerchiamo il Tuo volto".
Quando guardiamo qualcosa, vediamo solo quello che siamo disposti a vedere, predisposti dalle nostre paure e difese, dai nostri desideri e aspettative. Avviene in ogni nostro incontro con le persone, i fatti, le novità, con ogni realtà. E avviene con il volto di Cristo.
Per annunciare il volto di Cristo, bisogna saperlo descrivere e per descriverlo bisogna conoscerlo. Annunciarlo è innanzitutto fare esperienza personale e comunitaria di quel volto e saper dire com'è.
E' offrire la testimonianza piena della speranza che è in noi.
Per annunciare perdono, misericordia, pace, gioia, preghiera occorre aver visto perdono, misericordia, pace, gioia, preghiera e saperne parlare.
C'è una bellezza nel descrivere Gesù di Nazareth, il Cristo, e cioè il volto che è più caro, l'espressione più goduta, l'aspetto esistenzialmente più sperimentato.
Si parla di quel che si è veduto, non per sentito dire, non perché letto sui libri, ma per esperienza diventato proprio.
La Chiesa non finirà mai di indagare il mistero inesauribile del volto del suo Signore e Maestro.
Annunciare il "suo" volto vuol dire mostrarlo, far sì che avvenga un incontro atteso che interpella e propone una trasformazione. Significa dire: "Eccolo!".
Non basta parlarne, gli altri devono poterlo vedere in noi.
"Di te ha detto il mio cuore: Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco." (Salmo 26,8).
A tutti auguro ogni bene nel Signore.

il vostro parroco,
Don GianMario

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PERCHÈ UN ANNO DELLA FEDE?

La Solenne Apertura dell’Anno della fede avverrà in Piazza san Pietro l’11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II.
Sarà una celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i padri sinodali, dai presidenti delle conferenze episcopali del mondo e dai padri conciliari ancora viventi che potranno essere presenti.
Il 21 ottobre, ci sarà la Canonizzazione di 6 martiri e confessori della fede, fra i quali Giovanni Battista Piamarta, sacerdote bresciano testimone della fede nell’educazione alla gioventù.
Perché un Anno della fede? La domanda non è retorica e merita una risposta, soprattutto dinanzi alla grande attesa che si sta registrando nella Chiesa per tale evento.
Benedetto XVI ha dato una prima motivazione quando ne ha annunciato l’indizione: «La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita.
Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza».
Questa è l’intenzione principale. Non far cadere nell’oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato.
Questo anno, quindi, si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perché dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo che chiama alla sua sequela.
È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco, e rendere la testimonianza più incisiva.
Non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza, che spesso prende le forme della indifferenza e dell’agnosticismo, per ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero antidoto alla sterilità dell’individualismo dei nostri giorni.
Un anno durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente coniugarsi con l’intelligenza della fede di cui ognuno deve sentire l’urgenza e la necessità.
Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo, e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede.
Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nell’identità personale e che impedisce di saper dare ragione della scelta compiuta.

Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

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SINODO DIOCESANO DELLE UNITÀ PASTORALI

- Cos’è il Sinodo Diocesano per le Unità Pastorali?
E’ l’Assemblea dei sacerdoti e dei fedeli della Chiesa bresciana, scelti per prestare aiuto al Vescovo in ordine al bene di tutta la comunità diocesana.
- Quando sarà celebrato?
Il Sinodo si svolgerà nei giorni 1-2 dicembre e 8-9 dicembre 2012, presso la sede del Centro Pastorale Paolo VI.
Le sedute dell’Assemblea sono pubbliche e verranno tenute secondo un apposito calendario dei lavori.
- Chi vi parteciperà?
Comporranno l’Assemblea Sinodale membri di diritto (Vescovo, Vicari, canonici della Cattedrale, membri del Consiglio Presbiterale, rettore del seminario maggiore, Vicari Zonali), membri eletti dai Consigli Pastorali Zonali (un presbitero e tre laici, di cui un giovane tra i 18 e i 30 anni e una donna) e fedeli scelti dal vescovo, nominati attraverso decreto vescovile.
- Al termine cosa verrà approvato?
I Sinodali discuteranno un documento relativo alla costituzione e composizione delle Unità Pastorali. Al termine dei lavori del Sinodo verrà approvato un “documento finale” che verrà consegnato al Vescovo per la redazione dei provvedimenti che riterrà opportuni: nel Sinodo, infatti, unico legislatore è il Vescovo, mentre gli altri membri hanno solamente voto consultivo.

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FIGLI DEL VENTO

di Cesare Filippini

Signore, un amico, Faustino Ferrari,
ha scritto un libretto dal titolo
«Parlando d’amore e d’altre cose» (Ed. Effatà).
Un libretto formato da tanti brevi capitoli.
Uno mi ha particolarmente colpito
e profondamente interpellato, dal titolo:
«Figli del vento».
Io non conosco, Signore,
il luogo dove cade il vento.
Non so tracciare le sue coordinate.
Ignoro dove andrà,
dopo aver sferzato le mie contrade.
Nonostante questo io mi sento figlio del vento,
pur non conoscendolo.
Oggi sono qui e domani non lo so,
so solo che starò sempre inseguendo il vento,
perché mi sento libero. Come il vento!
Non sono attaccato
ad un luogo, alla casa, alle cose.
So che in fretta si passa da questo mondo.
Come un soffio. Come il lume di una candela.
I gagés (i cosiddetti privilegiati)
non pensano che ad accumulare.
Vogliono sempre di più. Ammassano.
Riempiono le loro case, le loro banche, i loro magazzini.
A loro non basta mai!
Ma, riflettendo, alla fine
riempiamo tutti lo stesso spazio.
Una bara che presto si svuota
o una cassettina di polvere. Sì, polvere.
Viene il vento e subito la disperde.
I gagés sono diventati schiavi
e non si accorgono di vivere male
e vorrebbero che tutti vivessero come loro, infelici.
Non invidio, Signore, le loro comodità,
le loro case, i loro letti morbidi, caldi.
E vuoti. Sì, vuoti!
A loro il lavoro non serve per vivere,
ma per continuare ad essere schiavi.
Per rincorrere un’illusione,
per cercare di avere di più,
per poter spendere di più. È vita questa?
No, è schiavitù!
Guardate allo specchio,
ma non le nostre pagliuzze,
invece la trave nei vostri occhi.
Sì, la vostra vita è tremenda.
Avete perso il cuore,
pensate solo ad ammassare cose e cose.
Non siete neppure più capaci
di mettere al mondo dei figli,
Perché prima vengono tante altre cose.
Superflue.
Per fortuna ci siamo anche noi, ci sono anch’io.
Tu, Signore, mi hai dato un compito
da svolgere in questo mondo,
quello di ricordare loro che le cose non sono tutto,
che tutto è relativo.
Perché ben presto giungerà il vento e disperderà tutto.
Noi ci sentiamo la spina
che Tu hai messo nel loro fianco
per aiutarli a liberarsi del superfluo.
E, se oggi Tu, Gesù, tornassi sulla terra,
per ripresentarci il tuo Vangelo,
verresti di nuovo crocifisso.
Voi, gagés, lo prendereste per pazzo
e lo appendereste di nuovo.
Il vostro cuore è morto. È morto!
Sepolto da tutte le vostre ricchezze.
Incatenato dai vostri ori e dai vostri tesori.
E non c’è nessun soffio di vento
che lo possa sollevare e trasportare lontano,
nella leggera brezza della sera.

(settembre 2012)

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I CATECHISTI NELL'ANNO DELLA FEDE

Non è pensabile iniziare l'anno della fede senza volgere lo sguardo verso coloro che sono tradizionale strumento di trasmissione della fede: i catechisti.
Non sono persone speciali, non sono cristiani perfetti, non sono una categoria esclusiva cui delegare “in bianco” il compito di seguire il cammino di iniziazione cristiana dei propri figli o di accompagnare quello dei loro genitori.
Sono papà, mamme, giovani che considerano la fede in Cristo un dono ricevuto così prezioso da non poterlo tenere chiuso nella loro casa, nella loro famiglia.
Sono persone che hanno offerto il proprio tempo, la propria disponibilità per una missione grande: parlare apertamente di Dio.
La Comunità fa catechesi innanzitutto con la vita, con l’amore che traspare da ogni gesto compiuto, ma il ruolo di catechista è insostituibile per permettere di fare esperienza di confronto, meditazione, scoperta, cammino alla luce della Parola ad ogni età del nostro santo viaggio.
Ogni anno qualcuno ritiene opportuno “fermarsi” e ogni anno sono chiamati a questa missione nuovi “cuori impavidi”.
i catechisti ottengono il mandato durante la celebrazione del 7 ottobre

Accompagnarli con la preghiera è un preciso dovere di tutti, seguirli con vicinanza e condivisione sarà un sostegno alle loro fatiche, essere pronti a collaborare dovrebbe nascere in modo spontaneo!
Come si può vedere dalla tabella che pubblichiamo, ogni età è pronta per essere accompagnata lungo la via che quest’anno è segnata dall’indicazione data da Papa Benedetto XVI: la riscoperta del profondo valore della Fede.


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CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

Martedì 25 settembre nei locali dell’Oratorio si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale, dopo la pausa estiva, per iniziare ancora una volta insieme In Nomine Domini il nuovo Anno Pastorale, che presenta tre percorsi di Grazia: l’Anno della Fede, il Sinodo Diocesano, il 50° Anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II. L’incontro è iniziato con la proiezione di un video che, attraverso immagini e documenti dell’epoca, ha tracciato a grandi linee la storia e il contenuto del Concilio che tanto ha cambiato il modo di trasmissione del sempre vivo e attuale messaggio evangelico.
Don GianMario ha proposto una breve riflessione sull’Anno della Fede e, successivamente, sono state date alcune note informative riguardanti il Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali, l’inizio delle attività catechistiche e la Festa Patronale (di cui trovate ampio riscontro in questa Bussola n.d.r.).
I presenti si sono quindi confrontati sui temi proposti e, in particolare, sulla grande opportunità che rappresenta l’Anno della Fede per “rinverdire” il nostro credere. E’ stata avanzata la proposta di riflettere in modo specifico su quali iniziative presentare in proposito ai giovani della nostra Parrocchia, iniziative che avranno bisogno di supporto da parte dei laici.
Il rappresentante del Consiglio Affari economici ha presentato lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione degli ambienti oratoriali che, a breve, riprenderanno per completare le opere già previste nel progetto iniziale. In particolare il rifacimento dell’interno del Teatro Parrocchiale che dovrebbe essere completato entro settembre 2013.
Saranno eseguiti dei lavori non preventivati, riguardanti l’impianto antincendio e l’impianto a gas della cucina dell’oratorio. Questi interventi potranno mettere definitivamente “a norma” la cucina interna che dovrebbe essere agibile in occasione della Festa Patronale. Pertanto la sua funzionalità sarà riconsegnata a tutta la Comunità che “comunitariamente” potrà farne uso nelle occasioni più significative per fare famiglia.

Il Segretario

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MARIA MADRE DELLA CHIESA

La Festa Patronale della nostra Parrocchia, dedicata a Maria Madre della Chiesa, invita a meditare sul ruolo della Madonna nella Chiesa.
A parlare della “maternità di Maria verso la Chiesa” fu per la prima volta il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium e questa realtà fu ribadita da papa Paolo VI nel Discorso ai Padri Conciliari alla conclusione della terza Sessione del Concilio stesso.
Il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, approvato da papa Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1992, offre alla nostra riflessione importanti affermazioni che brevemente riportiamo.
Il Catechismo considera il posto di Maria nel mistero della Chiesa.
«La Vergine Maria è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. Insieme però è veramente "Madre delle membra" di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra»: Maria è Madre di Cristo e Madre della Chiesa.
La maternità di Maria verso la Chiesa
Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente deriva. «Questa unione della Madre col Figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui». Essa viene particolarmente manifestata nell'ora della sua passione: «La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove soffrì profondamente con lui e si associò con animo materno al sacrificio e dallo stesso Gesù, morente in croce, fu data come madre al discepolo: Donna, ecco il tuo figlio».
Dopo l'ascensione del suo Figlio, Maria con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, riunita con gli Apostoli e alcune donne, implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito».
...Anche nella sua assunzione...
«Infine, l'immacolata Vergine, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima». L'Assunzione è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un'anticipazione della risurrezione degli altri cristiani.
...Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia.
Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all'opera redentrice del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa».
Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. «Ella ha cooperato all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia ».
«Questa maternità di Maria perdura senza soste dal momento del consenso e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Assunta in cielo, ella non ha deposto la missione di salvezza, ma con la sua intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna».
«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Infatti ogni salutare influsso della beata Vergine sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, da essa attinge tutta la sua efficacia».
«Noi crediamo che la santissima Madre di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ruolo materno verso le membra di Cristo».

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IL CONCILIO VATICANO II
Una breve sintesi per farne memoria

Il Concilio è stato il punto di arrivo di una lenta maturazione avvenuta all’interno della Chiesa che aveva già maturato l’urgenza di colmare il divario tra messaggio cristiano e cultura contemporanea. Si tratta di una SVOLTA nella comprensione di se stessa e della sua missione: non è continuità e non è neppure rottura. Ancora oggi non si sa dove porterà questo cammino. Si è nel bel mezzo di un rinnovamento atteso e dall’esito imprevedibile. La NOVITA’ sta nel recupero dell’originario e autentico senso della Chiesa, attingendo alle radici evangeliche e riproponendole aggiornate.
La parola chiave del Concilio è AGGIORNAMENTO delle forme ecclesiali.
Giovanni XXIII fa del Concilio Vaticano II un inedito, nel senso che non lo indice per contrastare qualche eresia o per affermare qualche dogma. Questo Concilio vuole aggiornare la Chiesa, cioè è un “Concilio pastorale” atto a rivedere le forme della fede (fatti salvi i contenuti) per l’uomo d’oggi.
Nel saluto inaugurale del 11 ottobre 1962 il Papa prende le distanze dai “profeti di sventura”. Considera irrinunciabile l’apertura di un dialogo con la modernità, non per svendere il Vangelo, ma nella consapevolezza che il dovere della Chiesa non consiste solo nel custodire il tesoro, ma soprattutto nel farlo fruttare.
Il Papa aggira preventivamente le obiezioni degli scettici: una cosa è il deposito della fede (la VERITÀ) e altra cosa COME la si dice. In questa distinzione tra contenuto e forme sta l’intuizione del Concilio Vaticano II, apparentemente senza istanze teologico-dottrinali.
Rimane dunque l’intento pastorale nell’intenzione dichiarata di superare negli stili quanto praticato fino ad allora, così come nell’affermare coraggiosamente la distinzione tra l’errore e chi erra, ed infine nella scelta della Chiesa di essere madre e maestra.
Al di là delle premesse, ci sono anche due costituzioni teologiche-dogmatiche: la Lumen Gentium, sulla Chiesa e la Dei Verbum sulla Rivelazione.
La Chiesa post-conciliare rinuncia al modello del verticismo gerarchico per diventare comunione e popolo di Dio (e ancora c’è tanto da fare…): non è solo questione di Messe in latino o in italiano… Soprattutto viene rimessa al centro, per tutti, la Sacra Scrittura (liberandosi, dopo 400 anni, dello spettro di Lutero).
E’ un Concilio “pastorale” perché invita a sporcarsi le mani con la pratica della missione ecclesiale nell’agire concreto, impegnando la libertà e la responsabilità di tutti i credenti.
Difficile pensare che un uomo, un Papa anziano e di “transizione” come Giovanni XXIII, da “solo” possa essere stato ideatore ed artefice di una cosa del genere; davvero difficile pensare che la Chiesa sia “solamente” una realtà umana.
La più grande “scoperta” è la nozione di Rivelazione: il modello preconciliare era basato su verità rivelate da credere per fede. Oggi quelle verità sono credute sempre per fede, ma in forza della loro rivelazione che è Gesù Cristo e il suo Vangelo. Mettere Gesù Cristo al centro è la grande “novità” del Concilio.
In questo sta la ricomprensione della fede cristiana, pur senza cambiarne la Verità.
Il ricordo del Concilio, se non vogliamo che sia un anniversario semplicemente di memoria, richiede lo sforzo di ogni cristiano nel discernere e reinterpretare i segni del nostro tempo.

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RistruttORATORIAMOCI
I lavori in Oratorio - Il Teatro Parrocchiale "nuovo"

Sfido chiunque a leggere la parola che dà il titolo a questo articolo senza “inciampare” almeno una volta nel pronunciarla. Significa: facciamo nostra la grande sfida che la parrocchia ha raccolto da qualche mese, la ristrutturazione di alcuni ambienti esterni del nostro oratorio.
Sono stati completati i primi due "passaggi".
Il primo, il più necessario, è stato il rifacimento della copertura del teatro parrocchiale; il secondo ha visto come risultato la dotazione dei nuovi servizi igienici esterni, dei locali "fuoco" e cucina, dei nuovi spogliatoi del teatro.
Questi interventi nel loro insieme hanno permesso di riqualificare interamente quella parte di oratorio che era completamente disorganizzata e fatiscente.
Il prossimo passaggio è la realizzazione del teatro parrocchiale "nuovo". Nuovo nella concezione degli spazi, nella idea di fruibilità per tutto l'anno, nella opportunità di impiego pastorale.
Dobbiamo ricordare che la presenza di un teatro vivo crea lentamente e inevitabilmente nel territorio una novità, un diverso vivere, un clima più leggero e solidale.
L'esperienza di teatro aiuta a tenere aperto uno spiraglio di orizzonte, a tenere viva la fiammella della memoria e della prospettiva di sé. Aiuta a riflettere sulla propria persona e la propria identità. Il linguaggio teatrale procede per segni, parole, gesti, suoni, spazi, movimenti, ritmi: è un linguaggio simbolico che mette a confronto le varie esperienze di vita.
Per questo è importante ri-creare e far ri-vivere un teatro, oggi, in Parrocchia.
Un teatro, il “nostro”, che per anni è stato arricchito dal contributo creativo di Pier Emilio Gabusi, uno tra i maggiori fautori della “teatralità bresciana” e che un’equipe di grande passione e talento tiene vivo con l’impegno di proporre l’esperienza artistica come opportunità sociale e culturale.
Il teatro poi si lega profondamente alla formazione dei giovani e all'educazione alla bellezza che l'arte riesce a concepire e trasmettere. Possiamo citare l'opera di Don Bosco e dei salesiani la cui missione è quella di formare dei “buoni cristiani ed onesti cittadini”, per i quali il teatro diventa una forma di educazione e formazione umana e cristiana.
Possiamo ricordare le parole che Papa Giovanni Paolo II rivolse agli artisti: "Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò all'opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi... Faccio appello specialmente a voi, artisti cristiani: a ciascuno vorrei ricordare che l'alleanza stretta da sempre tra Vangelo e arte, al di là delle esigenze funzionali, implica l'invito a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero dell'uomo".
L'opera che fra poco sarà avviata non può essere quindi interesse di pochi: riguarda la crescita e la formazione di tanti, giovani e meno giovani. Non può essere solo l'obiettivo di alcuni volenterosi: le persone passano, le opere realizzate nell'amore restano come segno negli anni.
Tutti i parrocchiani possono rendersi partecipi della realizzazione del teatro e il sostegno di ciascuno è indispensabile per far sì che sia un'opera di cui si ri-appropria l'intera Comunità. Ognuno sa in coscienza quale può essere la propria parte da interpretare in questa avventura che non è una commedia, ma un momento di vita per realizzare qualcosa di veramente fondante per molte generazioni.

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FAMIGLIE IN CAMMINO:
per coltivare insieme la fede

A volte basta percorrere pochi chilometri per immergersi in una realtà diversa dal solito e vivere per qualche giorno un'esperienza di condivisione "in famiglia".
Sul colle San Pietro, a Rezzato, nel Convento Francescano, durante il primo fine-settimana di settembre abbiamo percorso un coinvolgente tratto del nostro cammino di pastorale familiare, avviato da un anno .
E' stata una "tre giorni" in cui ciascuno ha messo a disposizione degli altri i propri carismi, che non sospettavamo fossero così vari: dal cucinare prelibate pietanze, al condurre con cura le riflessioni; dall'organizzare il soggiorno nei tanti aspetti pratici, all'animazione dei momenti di preghiera.
Non è stato un ritiro troppo "serioso": i momenti di approfondimento e meditazione si sono alternati a quelli di gioco, alla visione di un film, alla passeggiata al santuario di Valverde, in allegra fraternità. I nostri ragazzi/e presenti hanno serenamente trascorso le ore giocando liberamente o partecipando alle attività pensate anche per loro.
Il tema dell'incontro è stato "Insieme per coltivare la fede". Insieme: perché la spiritualità vissuta in condivisione è la via maestra per ogni famiglia. Coltivare: perché in ogni ambito della vita le realtà importanti vanno alimentate con cura come si fa con le piante, altrimenti sono destinate a impoverirsi. Fede: perché la fede in Cristo è l'unico cemento che può dare senso al nostro vivere.
Proprio la fede è stato il primo argomento di riflessione: per iniziare con maggiore consapevolezza "l'Anno della Fede", abbiamo fatto nostri gli insegnamenti di S. Paolo: "Cristo ci ha salvato una volta per sempre con il suo sangue e ci chiama a vivere da salvati"; "Non ci si salva solo con le opere, ma non ci si salva senza le opere". Abbiamo sperimentato il camminare con una benda agli occhi, fidandosi di una guida. Ma nel nostro cammino abbiamo preso consapevolezza che la fede si vive in comunità, dove ciascuno è importante e insostituibile per la crescita di tutti: in un puzzle del volto di Cristo ogni tessera è indispensabile!
Anche se le spine di cui ciascuno è ricoperto possono ferire chi sta accanto, solo la vicinanza rende capaci di vincere le avversità (in proposito c’è il racconto "dei porcospini", pubblicato anche su questa Bussola! n.d.r.).
L'esperienza, conclusa con la S. Messa presieduta da Don GianMario, ha permesso di intensificare la conoscenza tra noi, che proseguiamo il cammino sempre più consapevoli di essere compagni di viaggio, pronti a sostenersi e a condividere gioie e dolori per vivere il Regno già adesso, in questo tempo, nella Parrocchia in cui operiamo.
Al termine del ritiro abbiamo ipotizzato che il nostro quartiere fosse un giardino, nel quale ciascuno poteva immaginare di essere un tipo di fiore o di pianta.
Ci siamo lasciati con un ricordo: un vasetto, un po' di terra e qualche seme di girasole.
In primavera, dopo aver preparato il terreno proveremo a seminare, sperando di poter essere quei fiori che a tutti, al primo sguardo indicano chiaramente dov'è il sole!
Il cammino iniziato proseguirà anche quest'anno con gli ormai consueti incontri mensili (il secondo sabato sera di ogni mese) in oratorio, accompagnati da don GianMario, con l'impegno di vivere consapevolmente "l'anno della Fede".
L'invito a partecipare è aperto a chiunque senta l'esigenza di fare un tratto di strada come famiglia, nessuno escluso: ai giovani sposi e a chi è sposato da tempo, a chi ha i figli già grandi o a chi non ha figli, a chi è separato o a chi non ha più accanto il coniuge e anche a quelle “famiglie” che non hanno alla base ancora il matrimonio religioso.
Buon Cammino a tutti.

Carmine

LA STORIA DEI PORCOSPINI
Durante l'era glaciale molti animali morirono per il freddo. Molte specie si sentirono minacciate e in pericolo di estinzione. Alcune si protessero nelle grotte, altre ingrassarono la loro pelle, ma altre erano incapaci di adattarsi al cambiamento.
I porcospini se ne accorsero e si misero d'accordo per vivere in gruppi, così si coprirono e si proteggevano scambievolmente. Stavano caldi, ma le spine di ognuno ferivano i compagni più vicini che davano calore. Perciò decisero di allontanarsi e si separarono gli uni dagli altri: iniziarono a congelare e a morire. Dovettero prendere una decisione: o sparire dalla faccia della Terra o accettare le spine dei vicini.
Con sapienza decisero di tornare ad aggregarsi e vivere insieme, accettando il fatto che ferivano ed erano feriti dalle loro spine. Ma questa era l'unica forma di sopravvivenza: le ferite erano il prezzo che dovevano pagare per non morire. Di fatto, riuscirono a capire che grazie a quelle spine erano riusciti a sopravvivere, le ferite che si procuravano si trasformavano in ferite di salvezza.
In questo modo impararono a convivere con le piccole ferite che una relazione molto vicina poteva causare, perché quello che era veramente importante era il calore dell'altro. In questo modo sopravvissero...
Le relazioni migliori non sono quelle con le persone perfette, ma quelle nelle quali ogni individuo impara a vivere con i difetti degli altri e ad ammirarne le qualità.


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UN'ESPERIENZA DI GRUPPO DAVVERO SPECIALE

Da una bella iniziativa di Marco Pacini il gruppo Gso Casazza ha organizzato un mini ritiro nella bella località di nome Valdorizzo situata dopo Bagolino e prima del Gaver .
Al ritiro hanno aderito i ragazzi dell'Under 14 e gli Juniores, in tutto circa 35 persone, aiutanti (genitori) compresi.
La prima cosa da dire è che da parte di tutti c'è stato un bellissimo spirito di collaborazione, ci si aiutava l'un l'altro nel far trovare tutto pronto e nell'organizzare questi tre brevi ma intensissimi giorni.
Il primo giorno, venerdì 7 settembre, appena arrivati abbiamo sistemato il tutto, le macchine erano strapiene di cibo e bere, (gli addetti alla cucina Marco Pacini e Laura, nonna di Pietro, non ci hanno fatto mancare nulla), si è mangiato e subito dopo si è partiti a piedi ai piani del Gaver, circa 12 km A/R.
Qui gli Under 14 hanno fatto una passeggiata lungo il fiume, i ragazzi di Mirco e Gary degli Juniores hanno invece iniziato a fare delle lunghe corse allenandosi come dei veri professionisti.
Il secondo giorno si è deciso di fare una bellissima passeggiata ai laghi di Bruffione nonché verso il passo omonimo, una giornata stupenda piena di sole, ammirando tali meraviglie abbiamo provato emozioni bellissime: una pace interna incredibile!
Anche qui gli Juniores, dopo la camminata sulle vedette sopra descritte, hanno deciso di andare a giocare a pallone, un bel gruppo di compagni di squadra.
Il terzo giorno tutti i ragazzi hanno giocato tra di loro a calcio, si è poi pranzato e purtroppo nel pomeriggio si è dovuti far rientro a Brescia.
Che dire: un'esperienza bellissima ed intensa che sicuramente lascerà in tutti noi che vi abbiamo partecipato, ma soprattutto nei ragazzi, un bel ricordo da aggiungere nel bagaglio delle loro esperienze.
Ringraziamo inoltre Don Gianmario che Venerdì è venuto a trovarci e ha condiviso la nostra compagnia, Luigi e Renato (pro-fessionisti alla mega lavastoviglie della cucina), Giorgio, Roberto, Giuseppe che hanno aiutato a preparare il tutto in tavola, Angelo Venturelli, il Presidente, che con il suo occhio clinico dispensava consigli, Renzo che organizzava le nostre escursioni e soprattutto Marco e Laura che senza risparmiarsi hanno cucinato per tutti noi dei deliziosi piatti.
Per concludere: esperienza sicuramente da ripetere.

Roberto

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I GIOVANI IN VALTELLINA

Un gruppetto di giovani della nostra Parrocchia ha vissuto una impegnativa esperienza in Valtellina nel primo fine-settimana di settembre. Hanno affrontato in canoa le rapide del fiume Oglio, cimentandosi nella nuova disciplina del rafting. Oltre che sportivamente coinvolgente, l’avventura dei nostri giovani è servita loro da metafora della vita: le turbolenze dell’esistenza che quotidianamente si presentano possono essere superate e ciò può anche essere divertente.
E’ importante affrontarle con la giusta attrezzatura, le migliori indicazioni e soprattutto formando squadra con gli altri, in unità!