indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Perché un anno della fede?
Sinodo diocesano delle unità pastorali
Figli del vento
I catechisti nell'anno della fede
Consiglio Pastorale Parrocchiale
Maria Madre della Chiesa
Il Concilio Vaticano II: una breve sintesi
RistruttORATORIAMOCI
Famiglie in cammino
Fermarsi non si può
Un'esperienza davvero speciale
I giovani in Valtellina
Sono molte le opportunità di riflessione che si aprono con il nuovo
Anno Pastorale, che iniziamo dopo la lunga e calda pausa estiva.
Papa Benedetto XVI ci invita a ricordare e riscoprire il Concilio Ecumenico
Vaticano II, che compie 50 anni, con l'anno della Fede che incomincerà
l'11 ottobre.
Il nostro Vescovo Luciano ci incoraggia ad avvicinarci al Sinodo Diocesano sulle
Unità Pastorali con il percorso orientato verso Gesù: "Cerchiamo
il Tuo volto".
Quando guardiamo qualcosa, vediamo solo quello che siamo disposti a vedere,
predisposti dalle nostre paure e difese, dai nostri desideri e aspettative.
Avviene in ogni nostro incontro con le persone, i fatti, le novità, con
ogni realtà. E avviene con il volto di Cristo.
Per annunciare il volto di Cristo, bisogna saperlo descrivere e per descriverlo
bisogna conoscerlo. Annunciarlo è innanzitutto fare esperienza personale
e comunitaria di quel volto e saper dire com'è.
E' offrire la testimonianza piena della speranza che è in noi.
Per annunciare perdono, misericordia, pace, gioia, preghiera occorre aver visto
perdono, misericordia, pace, gioia, preghiera e saperne parlare.
C'è una bellezza nel descrivere Gesù di Nazareth, il Cristo, e
cioè il volto che è più caro, l'espressione più
goduta, l'aspetto esistenzialmente più sperimentato.
Si parla di quel che si è veduto, non per sentito dire, non perché
letto sui libri, ma per esperienza diventato proprio.
La Chiesa non finirà mai di indagare il mistero inesauribile del volto
del suo Signore e Maestro.
Annunciare il "suo" volto vuol dire mostrarlo, far sì che avvenga
un incontro atteso che interpella e propone una trasformazione. Significa dire:
"Eccolo!".
Non basta parlarne, gli altri devono poterlo vedere in noi.
"Di te ha detto il mio cuore: Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore,
io cerco." (Salmo 26,8).
A tutti auguro ogni bene nel Signore.
il vostro parroco,
Don GianMario
La Solenne Apertura dellAnno della fede avverrà in Piazza san
Pietro l11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo anniversario dellinizio
del Concilio Vaticano II.
Sarà una celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i padri sinodali,
dai presidenti delle conferenze episcopali del mondo e dai padri conciliari
ancora viventi che potranno essere presenti.
Il 21 ottobre, ci sarà la Canonizzazione di 6 martiri e confessori della
fede, fra i quali Giovanni Battista Piamarta, sacerdote bresciano testimone
della fede nelleducazione alla gioventù.
Perché un Anno della fede? La domanda non è retorica e merita
una risposta, soprattutto dinanzi alla grande attesa che si sta registrando
nella Chiesa per tale evento.
Benedetto XVI ha dato una prima motivazione quando ne ha annunciato lindizione:
«La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente
parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti,
specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il
diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita.
Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre
gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita,
lamicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza».
Questa è lintenzione principale. Non far cadere nelloblio
il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta
con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia
della fede e comunicarla in modo rinnovato.
Questo anno, quindi, si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perché
dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di
mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo
che chiama alla sua sequela.
È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo
la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco,
e rendere la testimonianza più incisiva.
Non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza,
che spesso prende le forme della indifferenza e dellagnosticismo, per
ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una
comunità, vero antidoto alla sterilità dellindividualismo
dei nostri giorni.
Un anno durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente
coniugarsi con lintelligenza della fede di cui ognuno deve sentire lurgenza
e la necessità.
Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi
ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo,
e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede.
Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nellidentità
personale e che impedisce di saper dare ragione della scelta compiuta.
Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
-
Cosè il Sinodo Diocesano per le Unità Pastorali?
E lAssemblea dei sacerdoti e dei fedeli della Chiesa bresciana,
scelti per prestare aiuto al Vescovo in ordine al bene di tutta la comunità
diocesana.
- Quando sarà celebrato?
Il Sinodo si svolgerà nei giorni 1-2 dicembre e 8-9 dicembre 2012, presso
la sede del Centro Pastorale Paolo VI.
Le sedute dellAssemblea sono pubbliche e verranno tenute secondo un apposito
calendario dei lavori.
- Chi vi parteciperà?
Comporranno lAssemblea Sinodale membri di diritto (Vescovo, Vicari, canonici
della Cattedrale, membri del Consiglio Presbiterale, rettore del seminario maggiore,
Vicari Zonali), membri eletti dai Consigli Pastorali Zonali (un presbitero e
tre laici, di cui un giovane tra i 18 e i 30 anni e una donna) e fedeli scelti
dal vescovo, nominati attraverso decreto vescovile.
- Al termine cosa verrà approvato?
I Sinodali discuteranno un documento relativo alla costituzione e composizione
delle Unità Pastorali. Al termine dei lavori del Sinodo verrà
approvato un documento finale che verrà consegnato al Vescovo
per la redazione dei provvedimenti che riterrà opportuni: nel Sinodo,
infatti, unico legislatore è il Vescovo, mentre gli altri membri hanno
solamente voto consultivo.
di Cesare Filippini
Signore,
un amico, Faustino Ferrari,
ha scritto un libretto dal titolo
«Parlando damore e daltre cose» (Ed. Effatà).
Un libretto formato da tanti brevi capitoli.
Uno mi ha particolarmente colpito
e profondamente interpellato, dal titolo:
«Figli del vento».
Io non conosco, Signore,
il luogo dove cade il vento.
Non so tracciare le sue coordinate.
Ignoro dove andrà,
dopo aver sferzato le mie contrade.
Nonostante questo io mi sento figlio del vento,
pur non conoscendolo.
Oggi sono qui e domani non lo so,
so solo che starò sempre inseguendo il vento,
perché mi sento libero. Come il vento!
Non sono attaccato
ad un luogo, alla casa, alle cose.
So che in fretta si passa da questo mondo.
Come un soffio. Come il lume di una candela.
I gagés (i cosiddetti privilegiati)
non pensano che ad accumulare.
Vogliono sempre di più. Ammassano.
Riempiono le loro case, le loro banche, i loro magazzini.
A loro non basta mai!
Ma, riflettendo, alla fine
riempiamo tutti lo stesso spazio.
Una bara che presto si svuota
o una cassettina di polvere. Sì, polvere.
Viene il vento e subito la disperde.
I gagés sono diventati schiavi
e non si accorgono di vivere male
e vorrebbero che tutti vivessero come loro, infelici.
Non invidio, Signore, le loro comodità,
le loro case, i loro letti morbidi, caldi.
E vuoti. Sì, vuoti!
A loro il lavoro non serve per vivere,
ma per continuare ad essere schiavi.
Per rincorrere unillusione,
per cercare di avere di più,
per poter spendere di più. È vita questa?
No, è schiavitù!
Guardate allo specchio,
ma non le nostre pagliuzze,
invece la trave nei vostri occhi.
Sì, la vostra vita è tremenda.
Avete perso il cuore,
pensate solo ad ammassare cose e cose.
Non siete neppure più capaci
di mettere al mondo dei figli,
Perché prima vengono tante altre cose.
Superflue.
Per fortuna ci siamo anche noi, ci sono anchio.
Tu, Signore, mi hai dato un compito
da svolgere in questo mondo,
quello di ricordare loro che le cose non sono tutto,
che tutto è relativo.
Perché ben presto giungerà il vento e disperderà tutto.
Noi ci sentiamo la spina
che Tu hai messo nel loro fianco
per aiutarli a liberarsi del superfluo.
E, se oggi Tu, Gesù, tornassi sulla terra,
per ripresentarci il tuo Vangelo,
verresti di nuovo crocifisso.
Voi, gagés, lo prendereste per pazzo
e lo appendereste di nuovo.
Il vostro cuore è morto. È morto!
Sepolto da tutte le vostre ricchezze.
Incatenato dai vostri ori e dai vostri tesori.
E non cè nessun soffio di vento
che lo possa sollevare e trasportare lontano,
nella leggera brezza della sera.
(settembre 2012)
Non è pensabile iniziare l'anno della fede senza volgere lo sguardo
verso coloro che sono tradizionale strumento di trasmissione della fede: i catechisti.
Non sono persone speciali, non sono cristiani perfetti, non sono una categoria
esclusiva cui delegare in bianco il compito di seguire il cammino
di iniziazione cristiana dei propri figli o di accompagnare quello dei loro
genitori.
Sono papà, mamme, giovani che considerano la fede in Cristo un dono ricevuto
così prezioso da non poterlo tenere chiuso nella loro casa, nella loro
famiglia.
Sono persone che hanno offerto il proprio tempo, la propria disponibilità
per una missione grande: parlare apertamente di Dio.
La Comunità fa catechesi innanzitutto con la vita, con lamore che
traspare da ogni gesto compiuto, ma il ruolo di catechista è insostituibile
per permettere di fare esperienza di confronto, meditazione, scoperta, cammino
alla luce della Parola ad ogni età del nostro santo viaggio.
Ogni anno qualcuno ritiene opportuno fermarsi e ogni anno sono chiamati
a questa missione nuovi cuori impavidi.
i catechisti ottengono il mandato durante la celebrazione del 7 ottobre |
Accompagnarli
con la preghiera è un preciso dovere di tutti, seguirli con vicinanza
e condivisione sarà un sostegno alle loro fatiche, essere pronti a collaborare
dovrebbe nascere in modo spontaneo!
Come si può vedere dalla tabella
che pubblichiamo, ogni età è pronta per essere accompagnata lungo
la via che questanno è segnata dallindicazione data da Papa
Benedetto XVI: la riscoperta del profondo valore della Fede.
Martedì 25 settembre nei locali dellOratorio si è riunito
il Consiglio Pastorale Parrocchiale, dopo la pausa estiva, per iniziare ancora
una volta insieme In Nomine Domini il nuovo Anno Pastorale, che presenta tre
percorsi di Grazia: lAnno della Fede, il Sinodo Diocesano, il 50°
Anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II. Lincontro è iniziato
con la proiezione di un video che, attraverso immagini e documenti dellepoca,
ha tracciato a grandi linee la storia e il contenuto del Concilio che tanto
ha cambiato il modo di trasmissione del sempre vivo e attuale messaggio evangelico.
Don GianMario ha proposto una breve riflessione sullAnno della Fede e,
successivamente, sono state date alcune note informative riguardanti il Sinodo
Diocesano sulle Unità Pastorali, linizio delle attività
catechistiche e la Festa Patronale (di cui trovate ampio riscontro in questa
Bussola n.d.r.).
I presenti si sono quindi confrontati sui temi proposti e, in particolare, sulla
grande opportunità che rappresenta lAnno della Fede per rinverdire
il nostro credere. E stata avanzata la proposta di riflettere in modo
specifico su quali iniziative presentare in proposito ai giovani della nostra
Parrocchia, iniziative che avranno bisogno di supporto da parte dei laici.
Il rappresentante del Consiglio Affari economici ha presentato lo stato di avanzamento
dei lavori di ristrutturazione degli ambienti oratoriali che, a breve, riprenderanno
per completare le opere già previste nel progetto iniziale. In particolare
il rifacimento dellinterno del Teatro Parrocchiale che dovrebbe essere
completato entro settembre 2013.
Saranno eseguiti dei lavori non preventivati, riguardanti limpianto antincendio
e limpianto a gas della cucina delloratorio. Questi interventi potranno
mettere definitivamente a norma la cucina interna che dovrebbe essere
agibile in occasione della Festa Patronale. Pertanto la sua funzionalità
sarà riconsegnata a tutta la Comunità che comunitariamente
potrà farne uso nelle occasioni più significative per fare famiglia.
Il Segretario
La
Festa Patronale della nostra Parrocchia, dedicata a Maria Madre della Chiesa,
invita a meditare sul ruolo della Madonna nella Chiesa.
A parlare della maternità di Maria verso la Chiesa fu per
la prima volta il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium
e questa realtà fu ribadita da papa Paolo VI nel Discorso ai Padri Conciliari
alla conclusione della terza Sessione del Concilio stesso.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, approvato da papa Giovanni
Paolo II l11 ottobre 1992, offre alla nostra riflessione importanti affermazioni
che brevemente riportiamo.
Il Catechismo considera il posto di Maria nel mistero della Chiesa.
«La Vergine Maria è riconosciuta e onorata come la vera Madre di
Dio e del Redentore. Insieme però è veramente "Madre delle
membra" di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità
alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra»:
Maria è Madre di Cristo e Madre della Chiesa.
La maternità di Maria verso la Chiesa
Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo
e da essa direttamente deriva. «Questa unione della Madre col Figlio nell'opera
della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo
fino alla morte di lui». Essa viene particolarmente manifestata nell'ora
della sua passione: «La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede
e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove soffrì
profondamente con lui e si associò con animo materno al sacrificio e
dallo stesso Gesù, morente in croce, fu data come madre al discepolo:
Donna, ecco il tuo figlio».
Dopo l'ascensione del suo Figlio, Maria con le sue preghiere aiutò le
primizie della Chiesa, riunita con gli Apostoli e alcune donne, implorava con
le sue preghiere il dono dello Spirito».
...Anche nella sua assunzione...
«Infine, l'immacolata Vergine, finito il corso della sua vita terrena,
fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima». L'Assunzione
è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un'anticipazione
della risurrezione degli altri cristiani.
...Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia.
Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all'opera redentrice
del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è
il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo
è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della
Chiesa».
Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora
più lontano. «Ella ha cooperato all'opera del Salvatore, con l'obbedienza,
la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale
delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia
».
«Questa maternità di Maria perdura senza soste dal momento del
consenso e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento
di tutti gli eletti. Assunta in cielo, ella non ha deposto la missione di salvezza,
ma con la sua intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna».
«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o
diminuisce l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Infatti ogni
salutare influsso della beata Vergine sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti
di Cristo, da essa attinge tutta la sua efficacia».
«Noi crediamo che la santissima Madre di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa,
continua in cielo il suo ruolo materno verso le membra di Cristo».
Il
Concilio è stato il punto di arrivo di una lenta maturazione avvenuta
allinterno della Chiesa che aveva già maturato lurgenza di
colmare il divario tra messaggio cristiano e cultura contemporanea. Si tratta
di una SVOLTA nella comprensione di se stessa e della sua missione: non è
continuità e non è neppure rottura. Ancora oggi non si sa dove
porterà questo cammino. Si è nel bel mezzo di un rinnovamento
atteso e dallesito imprevedibile. La NOVITA sta nel recupero delloriginario
e autentico senso della Chiesa, attingendo alle radici evangeliche e riproponendole
aggiornate.
La parola chiave del Concilio è AGGIORNAMENTO delle forme ecclesiali.
Giovanni XXIII fa del Concilio Vaticano II un inedito, nel senso che non lo
indice per contrastare qualche eresia o per affermare qualche dogma. Questo
Concilio vuole aggiornare la Chiesa, cioè è un Concilio
pastorale atto a rivedere le forme della fede (fatti salvi i contenuti)
per luomo doggi.
Nel saluto inaugurale del 11 ottobre 1962 il Papa prende le distanze dai profeti
di sventura. Considera irrinunciabile lapertura di un dialogo con
la modernità, non per svendere il Vangelo, ma nella consapevolezza che
il dovere della Chiesa non consiste solo nel custodire il tesoro, ma soprattutto
nel farlo fruttare.
Il Papa aggira preventivamente le obiezioni degli scettici: una cosa è
il deposito della fede (la VERITÀ) e altra cosa COME la si dice. In questa
distinzione tra contenuto e forme sta lintuizione del Concilio Vaticano
II, apparentemente senza istanze teologico-dottrinali.
Rimane dunque lintento pastorale nellintenzione dichiarata di superare
negli stili quanto praticato fino ad allora, così come nellaffermare
coraggiosamente la distinzione tra lerrore e chi erra, ed infine nella
scelta della Chiesa di essere madre e maestra.
Al di là delle premesse, ci sono anche due costituzioni teologiche-dogmatiche:
la Lumen Gentium, sulla Chiesa e la Dei Verbum sulla Rivelazione.
La Chiesa post-conciliare rinuncia al modello del verticismo gerarchico per
diventare comunione e popolo di Dio (e ancora cè tanto da fare
):
non è solo questione di Messe in latino o in italiano
Soprattutto
viene rimessa al centro, per tutti, la Sacra Scrittura (liberandosi, dopo 400
anni, dello spettro di Lutero).
E un Concilio pastorale perché invita a sporcarsi le
mani con la pratica della missione ecclesiale nellagire concreto, impegnando
la libertà e la responsabilità di tutti i credenti.
Difficile
pensare che un uomo, un Papa anziano e di transizione come Giovanni
XXIII, da solo possa essere stato ideatore ed artefice di una cosa
del genere; davvero difficile pensare che la Chiesa sia solamente
una realtà umana.
La più grande scoperta è la nozione di Rivelazione:
il modello preconciliare era basato su verità rivelate da credere per
fede. Oggi quelle verità sono credute sempre per fede, ma in forza della
loro rivelazione che è Gesù Cristo e il suo Vangelo. Mettere Gesù
Cristo al centro è la grande novità del Concilio.
In questo sta la ricomprensione della fede cristiana, pur senza cambiarne la
Verità.
Il ricordo del Concilio, se non vogliamo che sia un anniversario semplicemente
di memoria, richiede lo sforzo di ogni cristiano nel discernere e reinterpretare
i segni del nostro tempo.
Sfido
chiunque a leggere la parola che dà il titolo a questo articolo senza
inciampare almeno una volta nel pronunciarla. Significa: facciamo
nostra la grande sfida che la parrocchia ha raccolto da qualche mese, la ristrutturazione
di alcuni ambienti esterni del nostro oratorio.
Sono stati completati i primi due "passaggi".
Il primo, il più necessario, è stato il rifacimento della copertura
del teatro parrocchiale; il secondo ha visto come risultato la dotazione dei
nuovi servizi igienici esterni, dei locali "fuoco" e cucina, dei nuovi
spogliatoi del teatro.
Questi interventi nel loro insieme hanno permesso di riqualificare interamente
quella parte di oratorio che era completamente disorganizzata e fatiscente.
Il prossimo passaggio è la realizzazione del teatro parrocchiale "nuovo".
Nuovo nella concezione degli spazi, nella idea di fruibilità per tutto
l'anno, nella opportunità di impiego pastorale.
Dobbiamo ricordare che la presenza di un teatro vivo crea lentamente e inevitabilmente
nel territorio una novità, un diverso vivere, un clima più leggero
e solidale.
L'esperienza di teatro aiuta a tenere aperto uno spiraglio di orizzonte, a tenere
viva la fiammella della memoria e della prospettiva di sé. Aiuta a riflettere
sulla propria persona e la propria identità. Il linguaggio teatrale procede
per segni, parole, gesti, suoni, spazi, movimenti, ritmi: è un linguaggio
simbolico che mette a confronto le varie esperienze di vita.
Per questo è importante ri-creare e far ri-vivere un teatro, oggi, in
Parrocchia.
Un teatro, il nostro, che per anni è stato arricchito dal
contributo creativo di Pier Emilio Gabusi, uno tra i maggiori fautori della
teatralità bresciana e che unequipe di grande passione
e talento tiene vivo con limpegno di proporre lesperienza artistica
come opportunità sociale e culturale.
Il teatro poi si lega profondamente alla formazione dei giovani e all'educazione
alla bellezza che l'arte riesce a concepire e trasmettere. Possiamo citare l'opera
di Don Bosco e dei salesiani la cui missione è quella di formare dei
buoni cristiani ed onesti cittadini, per i quali il teatro diventa
una forma di educazione e formazione umana e cristiana.
Possiamo ricordare le parole che Papa Giovanni Paolo II rivolse agli artisti:
"Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può
intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, guardò
all'opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite
volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti
dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle
forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di
quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto
in qualche modo associarvi... Faccio appello specialmente a voi, artisti cristiani:
a ciascuno vorrei ricordare che l'alleanza stretta da sempre tra Vangelo e arte,
al di là delle esigenze funzionali, implica l'invito a penetrare con
intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero
dell'uomo".
L'opera che fra poco sarà avviata non può essere quindi interesse
di pochi: riguarda la crescita e la formazione di tanti, giovani e meno giovani.
Non può essere solo l'obiettivo di alcuni volenterosi: le persone passano,
le opere realizzate nell'amore restano come segno negli anni.
Tutti i parrocchiani possono rendersi partecipi della realizzazione del teatro
e il sostegno di ciascuno è indispensabile per far sì che sia
un'opera di cui si ri-appropria l'intera Comunità. Ognuno sa in coscienza
quale può essere la propria parte da interpretare in questa avventura
che non è una commedia, ma un momento di vita per realizzare qualcosa
di veramente fondante per molte generazioni.
A
volte basta percorrere pochi chilometri per immergersi in una realtà
diversa dal solito e vivere per qualche giorno un'esperienza di condivisione
"in famiglia".
Sul colle San Pietro, a Rezzato, nel Convento Francescano, durante il primo
fine-settimana di settembre abbiamo percorso un coinvolgente tratto del nostro
cammino di pastorale familiare, avviato da un anno .
E' stata una "tre giorni" in cui ciascuno ha messo a disposizione
degli altri i propri carismi, che non sospettavamo fossero così vari:
dal cucinare prelibate pietanze, al condurre con cura le riflessioni; dall'organizzare
il soggiorno nei tanti aspetti pratici, all'animazione dei momenti di preghiera.
Non è stato un ritiro troppo "serioso": i momenti di approfondimento
e meditazione si sono alternati a quelli di gioco, alla visione di un film,
alla passeggiata al santuario di Valverde, in allegra fraternità. I nostri
ragazzi/e presenti hanno serenamente trascorso le ore giocando liberamente o
partecipando alle attività pensate anche per loro.
Il tema dell'incontro è stato "Insieme per coltivare la fede".
Insieme: perché la spiritualità vissuta in condivisione è
la via maestra per ogni famiglia. Coltivare: perché in ogni ambito della
vita le realtà importanti vanno alimentate con cura come si fa con le
piante, altrimenti sono destinate a impoverirsi. Fede: perché la fede
in Cristo è l'unico cemento che può dare senso al nostro vivere.
Proprio la fede è stato il primo argomento di riflessione: per iniziare
con maggiore consapevolezza "l'Anno della Fede", abbiamo fatto nostri
gli insegnamenti di S. Paolo: "Cristo ci ha salvato una volta per sempre
con il suo sangue e ci chiama a vivere da salvati"; "Non ci si salva
solo con le opere, ma non ci si salva senza le opere". Abbiamo sperimentato
il camminare con una benda agli occhi, fidandosi di una guida. Ma nel nostro
cammino abbiamo preso consapevolezza che la fede si vive in comunità,
dove ciascuno è importante e insostituibile per la crescita di tutti:
in un puzzle del volto di Cristo ogni tessera è indispensabile!
Anche se le spine di cui ciascuno è ricoperto possono ferire chi sta
accanto, solo la vicinanza rende capaci di vincere le avversità (in proposito
cè il racconto "dei porcospini", pubblicato anche su
questa Bussola! n.d.r.).
L'esperienza, conclusa con la S. Messa presieduta da Don GianMario, ha permesso
di intensificare la conoscenza tra noi, che proseguiamo il cammino sempre più
consapevoli di essere compagni di viaggio, pronti a sostenersi e a condividere
gioie e dolori per vivere il Regno già adesso, in questo tempo, nella
Parrocchia in cui operiamo.
Al termine del ritiro abbiamo ipotizzato che il nostro quartiere fosse un giardino,
nel quale ciascuno poteva immaginare di essere un tipo di fiore o di pianta.
Ci siamo lasciati con un ricordo: un vasetto, un po' di terra e qualche seme
di girasole.
In primavera, dopo aver preparato il terreno proveremo a seminare, sperando
di poter essere quei fiori che a tutti, al primo sguardo indicano chiaramente
dov'è il sole!
Il cammino iniziato proseguirà anche quest'anno con gli ormai consueti
incontri mensili (il secondo sabato sera di ogni mese) in oratorio, accompagnati
da don GianMario, con l'impegno di vivere consapevolmente "l'anno della
Fede".
L'invito a partecipare è aperto a chiunque senta l'esigenza di fare un
tratto di strada come famiglia, nessuno escluso: ai giovani sposi e a chi è
sposato da tempo, a chi ha i figli già grandi o a chi non ha figli, a
chi è separato o a chi non ha più accanto il coniuge e anche a
quelle famiglie che non hanno alla base ancora il matrimonio religioso.
Buon Cammino a tutti.
Carmine
LA
STORIA DEI PORCOSPINI |
Da
una bella iniziativa di Marco Pacini il gruppo Gso Casazza ha organizzato un
mini ritiro nella bella località di nome Valdorizzo situata dopo Bagolino
e prima del Gaver .
Al ritiro hanno aderito i ragazzi dell'Under 14 e gli Juniores, in tutto circa
35 persone, aiutanti (genitori) compresi.
La prima cosa da dire è che da parte di tutti c'è stato un bellissimo
spirito di collaborazione, ci si aiutava l'un l'altro nel far trovare tutto
pronto e nell'organizzare questi tre brevi ma intensissimi giorni.
Il primo giorno, venerdì 7 settembre, appena arrivati abbiamo sistemato
il tutto, le macchine erano strapiene di cibo e bere, (gli addetti alla cucina
Marco Pacini e Laura, nonna di Pietro, non ci hanno fatto mancare nulla), si
è mangiato e subito dopo si è partiti a piedi ai piani del Gaver,
circa 12 km A/R.
Qui gli Under 14 hanno fatto una passeggiata lungo il fiume, i ragazzi di Mirco
e Gary degli Juniores hanno invece iniziato a fare delle lunghe corse allenandosi
come dei veri professionisti.
Il secondo giorno si è deciso di fare una bellissima passeggiata ai laghi
di Bruffione nonché verso il passo omonimo, una giornata stupenda piena
di sole, ammirando tali meraviglie abbiamo provato emozioni bellissime: una
pace interna incredibile!
Anche qui gli Juniores, dopo la camminata sulle vedette sopra descritte, hanno
deciso di andare a giocare a pallone, un bel gruppo di compagni di squadra.
Il terzo giorno tutti i ragazzi hanno giocato tra di loro a calcio, si è
poi pranzato e purtroppo nel pomeriggio si è dovuti far rientro a Brescia.
Che dire: un'esperienza bellissima ed intensa che sicuramente lascerà
in tutti noi che vi abbiamo partecipato, ma soprattutto nei ragazzi, un bel
ricordo da aggiungere nel bagaglio delle loro esperienze.
Ringraziamo inoltre Don Gianmario che Venerdì è venuto a trovarci
e ha condiviso la nostra compagnia, Luigi e Renato (pro-fessionisti alla mega
lavastoviglie della cucina), Giorgio, Roberto, Giuseppe che hanno aiutato a
preparare il tutto in tavola, Angelo Venturelli, il Presidente, che con il suo
occhio clinico dispensava consigli, Renzo che organizzava le nostre escursioni
e soprattutto Marco e Laura che senza risparmiarsi hanno cucinato per tutti
noi dei deliziosi piatti.
Per concludere: esperienza sicuramente da ripetere.
Roberto
Un
gruppetto di giovani della nostra Parrocchia ha vissuto una impegnativa esperienza
in Valtellina nel primo fine-settimana di settembre. Hanno affrontato in canoa
le rapide del fiume Oglio, cimentandosi nella nuova disciplina del rafting.
Oltre che sportivamente coinvolgente, lavventura dei nostri giovani è
servita loro da metafora della vita: le turbolenze dellesistenza che quotidianamente
si presentano possono essere superate e ciò può anche essere divertente.
E importante affrontarle con la giusta attrezzatura, le migliori indicazioni
e soprattutto formando squadra con gli altri, in unità!