![]() Nato il 28 agosto 1944, |
Signore, noi Ti ringraziamo |
Il
mese di Ottobre ci porta molti stimoli per riprendere con fiducia il cammino
È il mese del ROSARIO.
Sempre l’incontro con Maria è fonte di gioia. Ricordiamo che la gioia ha invaso Elisabetta quando Maria è entrata nella Sua casa. Maria è intervenuta a Cana per non interrompere la gioia degli sposi … Maria ha aiutato gli Apostoli a vivere nella Gioia il dono dello Spirito nel Cenacolo … Maria ci vuol aiutare nella recita del Santo Rosario a penetrare il mistero della vita di Gesù perché diventi per noi un incontro di Speranza e gioia.
Non dimentichiamo l’impegno del Mercoledì, ore 20.30 per recitare insieme il Santo Rosario per ringraziare Maria della sua presenza.
È il mese MISSIONARIO.
È un invito ad uscire dal nostro “guscio” per allargare il nostro orizzonte. Al di là delle nostre quattro mura ci sono altri “fratelli” che hanno bisogno di speranza, che hanno bisogno della nostra attenzione, sono alla nostra porta, bussano al nostro cuore. Proviamo a renderci conto della loro vera situazione, dei loro veri bisogni, sentiamo il loro grido soffocato; ho fame, ho sete, sono nudo, pellegrino
Domenica 17 ottobre è la
GIORNATA MISSIONARIA,
apriamo il nostro cuore!
È il mese dell’INCONTRO
con chi è mandato a guidare le nostre anime. Come il Buon Pastore la preparazione interiore è il FONDAMENTO per costruire e affrontare il futuro con Serenità, il nostro Vescovo ci pone innanzi una meta non facile: “tutti siamo una cosa sola” per realizzare il desiderio di Gesù:
“Padre ti prego siano un ovile sotto un solo pastore.”
La preghiera, l’impegno, la collaborazione, la condivisione siano le quattro ruote su cui corre la nostra comunità per essere segno di Comunione e testimonianza di fede.
Don Evandro
Un vecchio proverbio africano dice che “quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”. Purtroppo negli ultimi anni la nostra compagnia teatrale ha subito parecchi “incendi”, ma fortunatamente le persone che ci hanno lasciato sono state previdenti ed oltre a raccogliere negli anni passati i frutti del loro lavoro, hanno seminato in tanti giovani la passione per il teatro. Al resto ha pensato quella che noi credenti chiamiamo Provvidenza, generando un’alchimia strana che ha portato ad incontri con nuove persone, oltre ad infondere in tutti i componenti la Compagnia il coraggio di assumersi maggiori responsabilità ed impegni. Il più importante ed inaspettato incontro è stato sicuramente con Giacomo Andrico che ha accettato di condurre la regia della Compagnia. Giacomo ha guidato con pazienza, dedizione, grande preparazione e umiltà un gruppo di attori non professionisti, rischiando “di suo” visto che fare il regista è la sua occupazione principale, il suo lavoro, con la conseguenza che elogi o critiche hanno un peso ben diverso da portare sulle spalle. Giacomo crede molto “nell’energia” e nella forza che trasmette il teatro dialettale e questo aspetto insieme ad una naturale propensione alla goliardia e alla risata ha fatto sì che la sintonia tra lui ed il gruppo si cementasse fin dai primi incontri. Un’ultima e doverosa menzione al grande lavoro svolto dai nostri tecnici (Achille, Beppe, Gianfranco, Umberto e Alfredo) che oltre alla scenografia hanno lavorato ad una piacevole novità-sorpresa per gli abituali frequentatori del nostro Teatro. Questo e molto altro è quello che ha accompagnato la preparazione della Commedia “El Pòer Piero”. Ora, a partire da Venerdì 8 ottobre, sarà il pubblico a dare l’unico e più importante giudizio sulla riuscita o meno del lavoro svolto. Lo attendiamo numeroso, specialmente la gente di Casazza, perché oggi più di ieri abbiamo bisogno di sentire l’affetto e la vicinanza di tutta la comunità… Come dite? Non vi ho raccontato niente della trama? Vi dico solo che è una commedia brillante a volte surreale, divertentissima… Speriamo si possa ridere fino alle lacrime, questa volta piacevoli e ben accette dopo le tante che abbiamo versato per Piero, Mario, Paola, Giuseppe, Tullio e tutti gli altri “Pòer” amici della Compagnia Teatro Cavalli-Gabusi-San Carlo. Sarebbe il più bel regalo che possiamo fare alla loro memoria, anche perché come dice il proverbio “Gente allegra, il Ciel l’aiuta” e loro certamente a partire dall’8 ottobre saranno Lassù a godersi lo spettacolo.
Marco
Era un’altra delle felici intuizioni del nostro Piero Gabusi. Mario due, come veniva chiamato Mario Rinaldi per distinguerlo da Mario Duranti, Mario uno, era stato infatti “reclutato” da Piero che era sempre alla ricerca di braccia, ma anche di teste da mettere al servizio della comunità attraverso il teatro e la manutenzione ordinaria delle strutture della parrocchia. Mario era già inserito nel gruppo coro, al quale era assiduo per la grande passione che lo legava alla musica,tuttavia dopo la “chiamata” di Piero è sempre riuscito a far coesistere i due impegni: il giorno in teatro e nelle sere delle prove in mezzo al coro. Di lui ricordiamo anche la bella voce chiara e calda che ci aiutava a seguire meglio le funzioni più solenni. Persona schiva e poco incline al ruolo di primadonna, ha sempre dato il suo contributo con serietà e generosità. Non era un musone partecipava volentieri divertendosi al racconto delle barzellette che sono consuetudine negli intervalli delle prove anzi spesso ne aveva da proporre ed anche la battuta sulle varie situazioni era spesso apprezzabile. Mi ha colpito durante la sua breve malattia la sua capacità di sdrammatizzare la sua situazione, ho colto in questo atteggiamento la volontà di non mettere in imbarazzo il suo interlocutore e la voglia di sdrammatizzare la sua situazione. Ricordo come, in occasione di una visita in ospedale durante il primo ricovero, mi illustrava la sua situazione dicendomi che era fiducioso perché aveva l’impressione che la cura stesse dando segnali di miglioramento. Non so quanto credesse in quanto mi diceva; oggi ripensando a quel giorno mi convinco ancora di più che era la sua sensibilità a farlo parlare in quel modo. Può essere retorico dire che ci mancherà ma è vero, lo vedo negli atteggiamenti di alcuni tra i più giovani di noi. La ricerca della fotografia più adatta, della caricatura più simpatica del desiderio che si faccia memoria di lui in questo numero de “ La Bussola” , lo rimarcano in particolare Mario uno, Achille, Beppe Gianfranco che con lui formavano la “bella squadra”
Beppe
Quando le parole non bastano, c'è una chiesa traboccante che parla di affetto e gratitudine. Quando le parole non servono, basta un arpeggio di chitarra a dire dell'amore di un figlio. Quando le parole si strozzano in gola, basta una Comunità a testimoniare che di una vita resta l'amore. Queste considerazioni mi sono sgorgate nel pomeriggio di qualche settimana fa, quando abbiamo tributato il nostro saluto a Mario Rinaldi: un altro perno fondante della Parrocchia di Casazza, che consegna il suo cesto di "servizio al prossimo" nella mani del Padre. Il suo prestare il proprio tempo e i propri talenti è sempre stato caratterizzato dalla discrezione, dallo stare "dietro le quinte" (anche proprio fisicamente), pronto a dar luce alla scena con precisione e semplicità. Credo che la sua disponibilità al servizio della Parrocchia nascesse dal profondo affetto verso la Comunità e - prima ancora - da una fede, pienamente concretizzata in opere semplici, ma di pregio al tempo stesso. La sua spiccata generosità, il rendersi d'aiuto in vari settori, restano un grande esempio di contributo alla costruzione del Regno, che va al di là di essere parte di un gruppo parrocchiale. Il coro, il teatro, il presepe, l'animazione della liturgia, Stonatissima, il Palio ... sono stati terreni sui quali Mario Rinaldi ha riversato le sue energie, rendendosi sempre prezioso con il suo contributo. Ha riversato una goccia d'amore e ha reso meno arido il deserto, con spirito semplice, con mano leggera. Nella Messa di commiato, è emerso che lo stesso stile era presente nei rapporti in famiglia e ciò ci deve fare ancor più apprezzare la sua grande forza, sostenuta dalla fede in Cristo. In questi ultimi anni, sono numerosi i "fiori di Casazza" andati ad adornare la Casa del Padre. Questo, da un lato, vuol dire che in Parrocchia c'è più bisogno di "forze nuove", che diano ascolto ai richiami alla collaborazione provenienti dallo Spirito; dall'altro, significa che dal loro esempio e dalla loro vicinanza a Dio possiamo trarre stimolo ed energia per realizzare le piccole/grandi opere che il Signore vuole da noi. Mario e gli altri ce lo ricorderanno sempre: al di là di ogni personalismo e di ogni concreto affannarsi, alla fine, resta l'amore! Grazie
Carmine
Dopo tante richieste e tanto lavoro di preparazione, si svolto il Torneo di Calcio "Casazza 2010", riservato alla squadre under 10 e under 14. E' stata una "tre giorni" molto intensa, che ha visto, tra venerdì 24 e domenica 26 settembre, otto rappresentative di ragazzini confrontarsi sul soffice prato del campo del nostro oratorio. La pioggia ha contribuito a rendere "spettacolare" il tutto (specie il primo giorno), per la preoccupata disperazione delle mamme e per l'entusiastico divertimento degli atleti! Al di là del risultato tecnico, che ha visto i nostri colori cogliere ottimi risultati in entrambe le categorie (1° e 3° posto), possiamo salutare con soddisfazione la nascita - dopo tanti anni - di una manifestazione sportiva, organizzata dal GSO per i più piccoli, aperta agli altri oratori. Lo abbiamo sperimentato negli ultimi anni, frequentando i tornei allestiti da altre parrocchie in città: occasioni come queste servono ad aprirsi, a rendersi conto che gli eventi dello sport, condivisi con altri gruppi sportivi, sono portatori di scambi fondamentali per la vita di un oratorio. Certo, alcune piccole cose andranno riviste. La collaborazione di molte più persone andrà sollecitata e permetterà di offrire un servizio migliore, ma la partenza è stata buona. L'allegra confusione generata dalla presenza di tanti ragazzi e delle loro famiglie ha reso gli spazi del nostro oratorio ancor più vitali del solito. Grazie a coloro che hanno creduto in questa iniziativa (pochi) e hanno sostenuto notevoli sforzi per organizzare al meglio il tutto. Grazie a quanti hanno collaborato, permettendo di confezionare un bel dono ai ragazzi. Grazie alle famiglie, che hanno trascorso "fuori casa" qualche momento - crediamo piacevole - di confronto e di sereno svago. Per tutti, l'appuntamento con il Torneo è per l'anno prossimo (speriamo!). Investire impegno, tempo e qualche "spicciolo" nelle attività sportive dei giovani dovrebbe essere sempre la prima preoccupazione di un Gruppo di Oratorio e la strada intrapresa a Casazza negli ultimi anni sembra dare i primi frutti. Le iscrizioni, registrate fino ad ora, danno numeri per noi straordinari: 18 allievi, 20 ragazzi sotto i 14 anni, 28 bambini sotto i dieci anni, a cui aggiungere volley e tennistavolo, rappresentano un piccolo esercito da gestire bene, seguire con dedizione, guidare con attenzione. Per i nostri atleti è ora tempo di avviarsi agli incontri del nuovo campionato 2010/2011: in bocca al lupo a tutti, con la consapevolezza che lo sport in oratorio deve sempre dare qualcosa di più.
GSO Casazza
Carissimi.
"La grazia del Signore nostro Gesù Cristo,
l'amore di Dio Padre
e la comunione dello Spirito Santo
sia con tutti voi" (2Cor.13,13).
Con questo mio breve scritto entro per la prima volta, in punta di piedi,
nelle vostre case e nelle vostre famiglie per offrire a tutti il mio più cordiale
ed affettuoso saluto ed augurio di ogni bene. Sono certo di poter affermare
che nulla nella nostra vita avviene a caso, ma tutto è "Grazia", cioè dono
della tenerezza di Dio che ci sostiene nel nostro lento e faticoso cammino.
Oggi, inizio con voi questo tratto di strada, conscio delle mie responsabilità
e desideroso di essere ogni giorno fratello, amico e padre dal cuore di madre.
Ringrazio il Signore perché mi comunica il suo amore nel servizio pastorale
alla Comunità Parrocchiale di "Maria Madre della Chiesa", attraverso il mandato
del nostro Vescovo Luciano. Ricordo
e ringrazio di cuore tutti i sacerdoti e laici che hanno operato nel bene,
fin dalla fondazione della Parrocchia, in modo particolare il carissimo Don
Evandro Della Dote, che è stato Parroco per ben diciotto anni a servizio continuato
e generoso dell'intera Comunità: non lo lasceremo solo, perché sarà sempre
un nostro amico.Il mio saluto va anche a don Faustino Guerini, che nonostante
i suoi molteplici impegni non manca di essere presente nella vita della Parrocchia
con i suoi giovanili servizi liturgici: il Signore ce lo doni a lungo. La
nostra Parrocchia porta il titolo di una grande bellezza che amo da tanto
tempo: "Maria Madre della Chiesa". Il 21 novembre 1964, alla chiusura della
Terza Sessione del Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI, durante la solenne
concelebrazione, proclamò Maria Santissima "Madre della Chiesa", cioè di tutto
il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre
amorosissima. Spero che anche la nostra famiglia parrocchiale cercherà di
non venir meno a questa sua vocazione che le è stata affidata e con tutta
la Chiesa terrà sempre fisso il suo sguardo in Maria di Nazareth, per camminare
sulle orme del suo Signore e conformarsi sempre più all'immagine del Cristo,
nella ricerca del volto dell'uomo. Desidero ancora dirvi, con semplicità,
che ho la consapevolezza dei miei limiti umani e pertanto, fin d'ora vi domando
comprensione, pazienza e collaborazione. Il Signore non ci abbandona mai ed
è sempre un buon compagno di viaggio, che con la sua parola illumina il nostro
cammino: "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino"
(Salmo 118,105). Vi porto nel cuore, fin da questo momento e, nella preghiera,
affido tutti al Padre di ogni misericordia: le famiglie, i giovani, i ragazzi,
gli anziani e in particolare chi soffre nel corpo e nello spirito. Da ultimo
chiedo una preghiera per me, affinché sia sempre in mezzo a voi prete con
il cuore di Cristo. Vi benedico: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.
In preparazione all’ingresso del nuovo parroco, sono stati programmati, nei giorni 5, 12 e 19 ottobre, tre incontri di approfondimento della Lettera Pastorale 2010/2011 del Vescovo di Brescia. Don Faustino Guerini ci ha aiutato a comprendere meglio il messaggio di mons. Luciano Monari. In questo numero, offriamo gli "appunti" relativi al primo incontro, nelle prossime settimane continueremo la pubblicazione delle sottolineature presentate in questi incontri.
Per prima cosa, don Faustino ha precisato che la “Lettera Pastorale”
è il documento attraverso cui il Vescovo propone alcune indicazioni ai fedeli
della Diocesi, sottoponendo alla loro attenzione una sottolineatura del messaggio
evangelico. Quest’anno, propone una linea di riflessione da tradurre in scelta
concreta, esponendo alcune considerazioni sul tema dell’unità.
Introduzione: LA NASCITA DELLA COMUNITA’ CRISTIANA
Che senso ha riunirsi in Comunità? Qual è il senso della Comunità cristiana?
Se vogliamo rispondere a queste domande, dobbiamo entrare nella logica di
Gesù, che è la “logica del servizio” ed è per questo che il Vescovo propone
subito la scena di Cristo, nel Cenacolo, che lava i piedi agli apostoli. Se
ragioniamo con il “buon senso” e osserviamo questo episodio con “occhi umani”,
è una follia! Così come, umanamente, è follia che un uomo serva gratuitamente
la Comunità come parroco. Ma noi cristiani dobbiamo partire dal dato di fatto
che Gesù viene nel mondo e dona la vita. Abbiamo ricevuto un dono grande,
che è la vita: la piena realizzazione di essa è donarla agli altri. Il senso
della nostra Comunità cristiana è che la gente del quartiere Casazza veda
Gesù e lo veda presente in mezzo ad essa. La “visibilità” di Cristo è il
senso ed è data dal vivere da fratelli, come comunità. Gesù non è solo
un modello da imitare, ma un dono da ricevere e donare a nostra volta. Se
aderisco a quell’amore, ragiono e mi comporto secondo la “forma” di Cristo
e, in questo modo, riesco a vivere pienamente il mio essere uomo. Quindi,
il senso del nostro vivere la Comunità è dato dall’appartenenza a Gesù, dal
pensare e agire, di conseguenza, come farebbe Cristo. Dice il vescovo – “Il
dinamismo è questo: l’amore di Gesù raggiunge i discepoli e trasmette loro
l’amore infinito del Padre. I discepoli accolgono questo amore nella fede
e permettono all’amore di Dio di entrare nella loro coscienza e di produrre
dentro di loro pensieri e sentimenti buoni: quando gli uomini vedranno l’amore
fraterno dei discepoli, vedranno qualcosa che viene da Gesù, che ha messo
nel loro cuore e che essi comunicano gli uni gli altri”. La novità che i Cristiani
hanno trovato in Cristo è data dal fatto che Gesù rende uomini nuovi, suoi
fratelli! Il risultato non è dato dall’impegno che ci mettiamo. Nei rapporti
fraterni la parola d’ordine allora è “gratuità”. Faccio il bene perché
Cristo lo ha fatto a me, non mi aspetto “grazie”, non lo faccio per acquistare
stima. Sono servo “inutile”, nel senso che agisco senza ricavarne alcun tipo
di utile (di vantaggio) in contraccambio.
CAPITOLO PRIMO – IL DONO DELL’AMORE
“DIO AMA NEGLI UOMINI”
Il Vescovo prosegue, invitando a scoprire che l’Amore
di Dio agisce negli uomini, anche dove non ce lo aspettiamo. In tutto il mondo,
ci sono uomini, anche non cristiani, che sono mossi da questo Amore. E’ un
invito a non lasciarci prendere dal pessimismo e dalla tentazione di “guardare
in basso”, per dire: “Tutto va male, tutti fanno il male … lo posso fare anch’io!”.
Se guardiamo con occhi attenti, possiamo scorgere che l’Amore di Dio invade
il mondo e agisce nel cuore degli uomini. E’ un dono universale che – inconsapevolmente
– agisce come motore dell’agire di molte persone. Ma allora, a cosa serve
la comunità cristiana? Cosa la distingue? Se l’amore di Dio è donato a tutti,
qual è il senso della vocazione cristiana? La risposta è data dalla “consapevolezza”
che noi cristiani abbiamo: tutti gli uomini sono amati da Dio, ma solo i credenti
lo sanno e, perciò, rispondono consapevolmente al suo amore. E’ una riflessione
che deve renderci “orgogliosi” di essere cristiani! Ma, al tempo stesso, questa
consapevolezza ci rende più responsabili e più esposti alla vulnerabilità
del mondo. La Chiesa è fatta da uomini e come era difficile vedere, in Cristo
uomo, il Messia; così è difficile vedere nella comunità cristiana la presenza
di Gesù. L’unica nostra via d’uscita è l’umiltà di riconoscere che solo con
le nostre forze non possiamo nulla.
Marek
Intervista a Don Gian Mario Biemmi, nuovo parroco della nostra comunità
Don Gianmario nasce il 28 agosto 1944 a Provaglio d’Iseo, primo di quattro
maschi. La mamma è contadina e il papà, iseano, lavora per 37 anni come operaio
alla SNFT . Il contesto in cui cresce è quello di una comunità che si raduna
intorno alla fontana del villaggio. A quindici anni segue le orme del padre
e va a lavorare in fabbrica. In questi anni avverte una particolare sensibilità
verso la vita sacerdotale.
Com’è stata la chiamata?
La chiamata al sacerdozio che vivo giorno per giorno è maturata nel contesto
della fabbrica. Ha contribuito l’esempio dei sacerdoti della mia parrocchia,
autentici testimoni della fede. Sono entrato in seminario a 18 anni e lì la
mia vocazione si è forgiata.
Dal 1962 avviene la sua formazione nel Seminario Diocesano di Brescia,
nel 1972 viene ordinato Sacerdote. In questi anni avviene un’altra chiamata...
Ricordo ancora il momento
preciso. Era il 1970, una lezione sui Salmi e il professore che stava spiegando.
Dentro di me pensavo: “Come posso capire la Bibbia se non conosco la terra
della Bibbia?”. Smisi di ascoltare il professore e iniziai immediatamente
a scrivere una lettera per ottenere il permesso di partire. La mia domanda
fu accolta e feci un’esperienza straordinaria, anche grazie all’aiuto delle
persone che mi hanno inserito nella terra d’Israele. Ciò che ho vissuto mi
ha anche permesso di conoscere meglio Gesù.
Questo rapporto tra Lei e la terra della Sacra Scrittura
proseguirà negli anni.
Pellegrinaggi, soggiorni più o meno lunghi, in particolare un anno tra
il 1995 e il 1996, fino ai tre anni trascorsi dal 2006 al 2009.
Grazie al Vescovo Sanguineti ho potuto trascorrere tre anni in Terra Santa
insieme al Patriarca latino occupandomi del Santuario di Nostra Signora di
Palestina, della predicazione, dei ritiri, dell’accoglienza dei fedeli, come
confessore e canonico della Basilica del San Sepolcro insieme al Patriarca.
Un soggiorno sicuramente diverso rispetto alla sua prima visita.
Un conto è essere un pellegrino “frettoloso e curioso” o uno studente desideroso
di conoscere un mondo che è sicuramente magico, un altro è vivere un’esperienza
“full-immersion”. Il mondo orientale è diverso e lo si può capire solo se
lo si vive dal di dentro. Io stavo a stretto contatto con la realtà arabo-palestinese
e tuttavia mantenevo il cuore aperto verso gli ebrei, i nostri fratelli maggiori,
come li ha definiti papa Giovanni Paolo II.
Leggendo i suoi incarichi ritengo che quello come cappellano all’Ospedale
di Manerbio sia stato altrettanto particolare.
L’ospedale è il mondo della sofferenza. Il mio ruolo era comunque
agganciato alla parrocchia, al servizio di alcuni settori parrocchiali: seguivo
due diaconie e il gruppo missionario. In ospedale non mi occupavo esclusivamente
degli ammalati, ma anche dei parenti nell’ amicizia con il personale medico.
Un episodio a riguardo: c’era un medico, lui usciva da una stanza ed io entravo.
Mi disse a bruciapelo: “Don, cosa facciamo allora? …” Bisogna camminare insieme.
Veniamo ad oggi, dalla Terra Santa a Casazza. Prime impressioni, programmi,
propositi.
La prima volta che sono stato a Casazza è stato nel 1967 precisamente durante
la S. Messa per accogliere Don Angelo Zanola. Già allora ebbi l’impressione
di una comunità vivace. L’incontro con Don Evandro ed il gruppo di Animazione
Pastorale Parrocchiale di queste settimane mi ha confermato l’impressione
di allora. È l’ultimo tratto della mia vita, quest’incarico mi fa sentire
ancora pronto, presente nella vita pastorale. Questo provoca in me gioia e
preoccupazione: mi rinnova. Programmi non ne ho. Cammineremo insieme alla
ricerca dei segni dei tempi che Dio porrà sul nostro cammino, giorno per giorno.
a cura di Andrea Brivio
Caro don GianMario,
il Signore ci ha fatto dono della tua presenza per dieci anni e gliene siamo
riconoscenti. Chi ha colto la dimensione spirituale della tua persona, e ne
ha condiviso la profondità e lumanità, è stato fortunato:
ha avuto la grazia di camminare con un fratello rispettoso della individualità
e al tempo stesso guida autorevole nelle discussioni e nei dubbi.
Ci hai intrattenuto ad una tavola aperta, leale, umile; mai ci siamo sentiti
trascurati nelle nostre pochezze e con libertà ti abbiamo potuto apertamente
contrastare se ce ne è stato motivo.
È così che ci si vuole bene: nella libertà e nel rispetto.
Ci hai aiutato ad amare Dio, ad accettare i nostri limiti, a sforzarci di voler
bene al prossimo (che è più difficile dellamore di Dio).
Il tuo carattere è un po schivo, ma la discrezione ha certamente
favorito gli incontri personali e, singolarmente, tanti ne hanno beneficiato.
Limportante, don GianMario, è lessere stato prete-sacerdote,
con i difetti che lumanità si porta dietro, ma che lo Spirito riesce
a sublimare.
La ringraziamo per averci accompagnato per dieci anni nel nostro cammino spirituale,
come un pastore discreto e riservato, ma pronto a sollecitarci con opportune
riflessioni nei momenti più significativi dellanno liturgico e
ad indirizzarci, aiutandoci ad acquisire consapevolezza, in occasione di alcuni
dibattiti civili.
Il suo grande amore alla Palestina, che trapelava dalla lectio dei Vangeli,
ci ha contagiato, rendendoci più attente al contesto storico-religioso
in cui Gesù ha vissuto, così da farcelo sentire non solo Maestro,
portatore di Speranza per una Vita nuova, ma anche uomo tra gli uomini. La sua
presenza nei nostri incontri ci ha aiutato a fare comunità
e a porci in un atteggiamento di ricerca e di ascolto, unite nella preghiera
allunico Padre.
Nelle uscite religioso-culturali abbiamo scoperto in lei una persona gioviale
e umanamente ricca, che ha saputo creare dialogo e divenire un punto di riferimento
per chi si è trovato in momenti dolorosi o difficili.
Riconoscenti per la sua amicizia, Le auguriamo un apostolato fecondo.
Arrivederci don GianMario!
I Parrocchiani di Lovere