La Bussola - Casazza
SETTEMBRE 2014

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
A... rivederci
Il consiglio pastorale si è rivolto al vescovo...
Il GSO saluta don GianMario
Il prete sbaglia sempre
Ciao don Gianni
Tabara
"Mai più guerre... fermatevi"
La via francigena in bici
Decisione
Liturgia
Il vecchio saggio
Nuovo anno pastorale e Anno Montiniano
Teatro parrocchiale
GSO:il punto sportivo

Carissimi,

Prima di congedarmi, vi mando ancora un ultimo saluto, anzi un augurio per ognuno di voi, con un’antica benedizione biblica.
“Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace” (Num. 6,24 - 26).

il vostro parroco,
Don GianMario

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A... rivederci

La prima volta che abbiamo incrociato lo sguardo di Don GianMario siamo rimasti impressionati dai suoi occhi: emanavano una luce che comunicava una tale sensazione di affetto, di calore, di dolcezza da restarne profondamente avvolti.
Abbiamo letto nei suoi occhi una grande voglia di comunicare amicizia e affetto, quasi a voler trasmettere, con lo sguardo, la tenerezza di Dio.
Occhi che manifestavano la voglia di lanciare un ponte, che parevano dire: “Ecco, ti sono vicino, non c’è niente da temere!”.
E inizialmente quello sguardo ci è apparso anche profeticamente rivolto al di fuori della sacrestia, a cogliere quell’esigenza di “andare incontro” che ora identifichiamo come il marchio di papa Francesco. Le conversazioni organizzate nella sala della Circoscrizione e tanti incontri spontanei con chi a quegli occhi chiedeva un confronto e riceveva un inaspettato conforto.
Abbiamo condiviso in amicizia momenti di “famiglia parrocchiale”, ma … Poco alla volta, la luce si è affievolita, oscurata dalla fatica e da problemi forse caricati con troppo impegno, senza più riuscire a trovare la giusta misura per distoglierne lo sguardo.
Occhi sempre più stanchi, più tristi e appesantiti non lasciavano spazio a espressioni di affabilità, ma troppo spesso solo a chiusure senza vie di fuga.
Quattro anni - un battito di ciglia – solo da poco abbiamo rivisto rifiorire quegli occhi e ci auguriamo che non si smorzi più quella luce e riescano ancora a indirizzare tanti a volgere lo sguardo alla profondità dell’Amore.
Buona vita Don! Porteremo l’incontro con il suo sguardo nei nostri cuori per gli anni a venire. Un ultimo augurio: non perdiamoci di vista.
A … rivederci presto lungo il cammino!

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Il Consiglio Pastorale si è rivolto al Vescovo...


Eccellenza,
la comunità della Parrocchia Maria Madre della Chiesa, in Brescia, ha accolto qualche giorno fa con sorpresa la decisione del parroco, Don GianMario Biemmi, di rinunciare all’incarico pastorale.
In qualità di componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale, con la presente, intendiamo comunicarLe innanzitutto il sentimento di gratitudine che proviamo nei riguardi di Don GianMario per i quattro anni di lavoro svolto presso la nostra comunità, durante i quali non si è risparmiato, prodigando impegno in ogni ambito.
Ci siamo resi conto che, adesso, tante esigenze e necessità pastorali restano in attesa di essere amorevolmente soddisfatte e, per questo motivo, sentiamo di doverci rivolgere al nostro Vescovo.
Le assicuriamo che, in attesa dell’indicazione di una nuova guida pastorale, tante persone continueranno a dare il proprio contributo affinché la vita della comunità si svolga regolarmente.
Tra l’altro, reputiamo la presenza di Don Francesco David in parrocchia, quale presbitero collaboratore, un dono prezioso del Signore.
Possiamo solo immaginare gli impegni e le difficoltà che occupano S.E. quotidianamente e per questo Le garantiamo la nostra unità e il nostro sostegno.
Sentiamo il bisogno di dirLe che ci affidiamo fiduciosi alla preghiera, invocando lo Spirito Santo affinché illumini il Suo discernimento. Siamo sicuri che la Sua scelta sarà espressione della benedizione di Dio e consentirà la migliore testimonianza del Cristo Risorto da parte della nostra Parrocchia all’interno della Diocesi bresciana.
Ci urgeva comunicarLe, infine, che la nostra seppur piccola comunità si prepara ad accogliere presto chi si occuperà di essa, confidando nell’amore del Signore, concretizzato dalla vicinanza del nostro Vescovo ed è orientata a vivere la comunione con il proprio pastore, offrendo la massima disponibilità e collaborazione.
Ci sembra che affidarsi allo sguardo benevolo e all’intercessione di Maria Madre della Chiesa sia il modo per affrontare adeguatamente il cammino che il Signore concederà a questa parte del suo popolo nel tempo a venire.
Scusandoci per averLa distolta da altri impegni, Le siamo grati per l’attenzione prestata e La salutiamo con filiale affetto.
Brescia, 17 luglio 2014

per i componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale,
il segretario Carmine Bordieri

...e il Vescovo ha risposto

Brescia, 21 luglio 2014

Gentile signor Bordieri,

ho ricevuto la lettera che mi ha mandato a nome dei componenti del Consiglio Pastorale.
Sono contento della riconoscenza che esprimete nei confronti di Don Gian Mario.
Naturalmente cercherò di provvedere un nuovo parroco; vi chiedo di collaborare con lui e con le parrocchie dell'Unità Pastorale in modo che l'annuncio del vangelo e la celebrazione dei sacramenti continuino a edificare la comunità cristiana nella carità.
Con stima, nella comunione del Signore.

+Luciano Monari

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Il GSO saluta don GianMario

Carissimo Don GianMario,
il Gruppo Sportivo sente l’esigenza di salutarla e manifestarle gratitudine per la sua presenza e per la collaborazione prestata in questi quattro anni di servizio pastorale nella nostra Parrocchia.
La ringraziamo per la stima e l’amicizia che ha sempre mostrato verso il GSO Casazza, a cui ha spesso elargito utili consigli e che ha condiviso con lei tante iniziative e lavori nel nostro oratorio.
Sappiamo di averle procurato qualche fastidioso disturbo con alcune nostre attività un po’ rumorose o negli orari meno adatti, ma siamo sicuri che ci ha sempre sopportati con pazienza e magari l’abbiamo fatta anche divertire un po’.
La ringraziamo anche per aver dimostrato la sua attenzione per la funzione dell’attività sportiva all’interno dell’oratorio e ci auguriamo di aver contribuito almeno un poco a collaborare con la sua azione pastorale.
Quattro anni forse sono pochi per conoscersi fino in fondo, ma le assicuriamo che stima e amicizia nei suoi confronti resteranno immutate nei prossimi anni.
Lo sa, quando avrà voglia di spiedo o di lasciarsi travolgere da un momento sportivo in gioiosa compagnia, potrà sempre rivolgersi al nostro GSO.
Con amicizia,
GSO Casazza

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Il prete sbaglia sempre

Quando un prete ci lascia per qualsiasi motivo dovrebbe ritornarci in mente la riflessione che qui di seguito proponiamo: un “classico” che non passa mai di moda!
Se il prete ha un volto gioviale: "è un ingenuo".
Se è pensoso: "è un eterno insoddisfatto".
Se è bello: "perché non si è sposato?".
Se è brutto: "nessuno l'ha voluto!".
Se va in borghese: "non sembra un prete".
Se veste l’abito talare: "è all’antica".
Se fa una predica lunga più di 10 minuti:
"è un parolaio".
Se fa la predica corta: "non sa cosa dire".
Se alla predica alza la voce:
"grida e si arrabbia con tutti".
Se parla con tono normale:
"non si capisce nulla".
Se visita i parrocchiani:
"gironzola e ficca il naso nelle loro case".
Se sta in canonica: "ama il distacco e non va mai a visitare i suoi parrocchiani".
Se chiede offerte: "è un avido di denaro".
Se non organizza feste: "la parrocchia è morta".
Se trattiene i penitenti a lungo in confessionale: "dà scandalo" o "è interminabile".
Se nel confessionale è svelto:
"non ascolta i penitenti".
Se comincia puntualmente la Messa:
"il suo orologio va avanti".
Se ritarda appena un po':
"fa perdere tempo a tutti!".
Se fa restaurare la Chiesa: "fa spreco di denaro".
Se non lo fa: "lascia andare tutto alla malora".
Se parla con una donna, si pensa subito
di costruire un romanzo rosa.
Se vuol bene alla gente:
"è perché non la conosce..."
Se è giovane: "è senza esperienza".
Se è vecchio: "è ora che se ne vada in pensione".
E... se va altrove, in missione
o se muore: chi lo potrà sostituire?

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Ciao don Gianni

"Ciao Don,
quando rientri e leggi questo messaggio, per cortesia richiamami".
L'indomani la telefonata arrivava sempre, "Sono Don Gianni" - esclamavi - con voce ferma e dolce nello stesso tempo, e già sapevo che ancora una volta mi avresti pazientemente ascoltato e poi capito e poi, dopo una preghiera, lasciato andare più fiducioso nel mondo.
Un amico, un amico esigente, un amico presente.
Parlavi con una calma ed una serenità che venivano da lontano: venivano da un vissuto molto intenso, di sacerdote missionario, di prete lavoratore che ha voluto farsi uomo tra gli uomini, che viveva in una soffitta di uno stabile abbandonato, di 3 mt x 4, con una lampadina ed una stufetta elettrica… Ma la tua porta era sempre aperta a chi aveva bisogno di te.
Un prete scomodo, venivi definito.
Un prete che o lo amavi o lo detestavi…
Troppo radicale nelle sue scelte, troppo simile a quel Gesù che invitava il giovane a liberarsi delle sue ricchezze per seguirlo, senza "se" e senza "ma". Troppo scomodo anche per i tuoi confratelli e i tuoi vescovi, che tu amavi e rispettavi comunque.
Il giorno in cui ci siamo sposati scegliemmo insieme, nella tua canonica di Brione, la parabola del tesoro nascosto in un campo: solo oggi capisco che quel tesoro nel campo eri tu… Lo capisco per quanto sento la tua mancanza e da quanto, invece, è forte la tua presenza in ogni buon gesto che compio.
Ciao Don, grazie dell'esempio, grazie per tutta la sofferenza degli ultimi anni che ci metteva sempre in discussione accanto al tuo letto, grazie dell'ultimo abbraccio di questa vita, che ci siamo dati.

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Tabara

Arriva l'estate e, per la maggior parte dei lavoratori, vuol dire ferie; ma come giovane lavoratore porto dentro di me ancora la voglia di animazione, nata e cresciuta nella nostra parrocchia e, anche per questo motivo, che decido di fare le mie ferie non come momento di relax e divertimento personale, ma di dono verso l'altro.
Mi ritrovo così, verso fine Luglio, a partire per la Romania, assieme ad una ventina di volontari per animare il Grest in una località di nome Niculesti, vicino alla capitale.
È il secondo anno che vivo questa esperienza, anche se in un'altra zona e la prima cosa che balza all'occhio direi proprio che è la povertà. Mentre l'anno scorso l'avevo notata maggiormente sulle persone, quest'anno l'ho colta nelle strutture: molte case, infatti, sono fatte di fango.
Tornando ai bambini, ho notato lo stupore e la voglia con cui giocano, perfino ai giochi più semplici e banali, dove, invece, un bambino italiano sarebbe più restio e svogliato.
Quest'anno poi abbiamo avuto una fortuna maggiore, che è stata la presenza e testimonianza di Christian Penocchio, uno dei due sopravvissuti all'attentato in Bosnia, di circa vent'anni fa, in cui morirono tre pacifisti italiani.
Le esperienze di servizio all'altro sono momenti di forte crescita e positività, in cui si riscoprono le tante fortune e abbondanze che si hanno e ci permettono di ricaricarci e aprirci alla vita: è per questo che inviterei tutti i giovani (e non solo) a vivere questi tipi di realtà.
Insomma, pensi di partire per donare, invece alla fine ti ritrovi sempre a ricevere.

Nicola Pomarici.

 

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Mai più guerre ... fermatevi

di Cesare

Papa Francesco, domenica,
ha iniziato la sua riflessione,
dopo l’Angelus, con queste parole:

«Fratelli e sorelle, mai la guerra, mai la guerra!
Penso soprattutto ai bambini,
ai quali si toglie la speranza
di una vita degna, di un futuro.
Bambini morti, bambini feriti,
bambini mutilati, bambini orfani,
bambini che hanno come giocattoli
residui bellici,
bambini che non sanno sorridere...»

Parole, queste, mio Dio,
pronunciate domenica 27/07/2014,
pronunciate con voce ferma e con una gestualità
che trasmetteva al mondo il dramma interiore
che il papa stava vivendo.
Accompagnava queste parole
con un gesto della mano destra,
fino a posarla sul petto e,
con voce supplichevole, ma ferma, continuava:

«Fermatevi, per favore.
Ve lo chiedo con tutto il cuore.
È l’ora di fermarsi.
Fermatevi, per favore!».

Il Santo Padre accennava a tre aree di crisi
nelle quali sono sempre, e soprattutto,
i bambini le prime vittime:
Medio Oriente, Ucraina, Iraq.
Chiudeva il suo breve saluto
ai convenuti in Piazza S. Pietro
invocando la tenacia del dialogo
e del negoziato,
e la forza della riconciliazione:

«Al centro di ogni decisione
non si pongano gli interessi particolari,
ma il bene comune e il rispetto di ogni persona».

Pensando ai bambini,
dei quali parla il Santo Padre,
mi viene alla mente la Storia ebraica
nella quale si racconta questo Midrash:

I Rabbini narrano che Dio decise di intervenire
contro il Faraone per salvare gli Ebrei
dalla schiavitù dell’Egitto
mosso a compassione da un bambino.
Il Faraone, infatti, dicono,
aveva ordinato agli Ebrei
di usare i loro bambini come mattoni
per la costruzione della Piramide.
L’arcangelo Michele
portò davanti al Signore del mondo
uno di questi bambini-mattone.
A quella vista Dio si mosse a pietà
e decise di salvare tutto il popolo.

Mio Dio, è troppo facile
e immediata la conclusione
che tutti noi tiriamo in questo momento:

«Signore del mondo,
allora fu sufficiente un bambino
per commuoverti.
Perché oggi non sono sufficienti
tutti i bambini che muoiono ogni giorno
per commuoverti?».

 

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La via Francigena in bici

Giuseppe e Luigi sono due parrocchiani di Casazza che hanno vissuto l’esperienza di un pellegrinaggio particolare: percorrere parte dell’antica via francigena in bici.
Nelle poche righe che seguono condividono con i lettori de La Bussola
una piccola parte di quanto sperimentato
.

Non è un’impresa sportiva, non è una gita per itinerari ameni, non è un viaggio turistico…
L’esperienza che abbiamo vissuto per una settimana del mese di giugno è un avvenimento che segna un momento particolarmente significativo della nostra vita.
Effettuare un pellegrinaggio in bici lungo il percorso della “via francigena”, l’antico percorso dei pellegrini da Canterbury (UK) a Roma, passando dalla Francia, (nel nostro caso da Piacenza a Roma) è qualcosa che scava dentro, che permette di incontrare luoghi e persone che mai avremmo immaginato: che, in fondo, fa incontrare con se stessi.
Come ogni pellegrinaggio non è importante solo raggiungere la meta (Roma), ma è rilevante il vivere la condizione di viandante, senza sicurezze, che si affida alla misericordia di Dio e degli uomini per andare avanti.
Abbiamo sperimentato la fatica del cammino, la bellezza del creato, l’accoglienza gioiosa e gratuita di quanti vedono nel “pellegrino” il simbolo dell’umanità in cammino che si affida al Signore per giungere al traguardo.

- Cosa vi ha spinto a partecipare a questa iniziativa?
Il desiderio di percorrere un cammino “interiore”, lontano dalla quotidianità, di preghiera, di semplicità. Il desiderio di riscoprirsi devoti e grati ad ogni passo, ad ogni curva, prima di ogni salita, al Signore.

- Qual è stato il tragitto compiuto?
21 Giugno (San Luigi): Partenza da Brescia in treno fino a Piacenza.
Da Piacenza, in bicicletta fino a Fornovo di Taro, passando da Chiaravalle (San Bernardo).
22 Giugno (San Caprasio, protettore dei pellegrini): da Fornovo di Taro, la tappa più dura, con il passo della Cisa, fino ad Aulla.
23 Giugno: Aulla – Lucca.
24 Giugno: Lucca- San Gimignano.
25 Giugno: San Gimignano – San Quirico d’Orcia, passando da Siena.
26 Giugno (Santa Cristina): San Quirico d’Orcia – Bolsena, passando da Radicofani.
27 Giugno: Bolsena-Sutri (alle porte di Roma).
28 Giugno: ultima fatica, Sutri - Città del Vaticano.
29 Giugno (Santi Pietro e Paolo): Roma, ritorno in treno fino a Brescia.

- Dove avete alloggiato?
Lungo la via, esistono diverse strutture che ospitano i pellegrini, salvo a Lucca, dove abbiamo dovuto alloggiare all’ostello di San Frediano.
E’ importante avere con sè “le credenziali” del pellegrino, un documento che attesta che la persona che ne è in possesso sta svolgendo un pellegrinaggio verso un qualsiasi luogo di culto.
E' una specie di "carta d'identità" che il pellegrino deve compilare durante il suo viaggio, a prova e ricordo del Cammino compiuto.
La presentazione di questo documento consente oltre che di alloggiare presso le strutture, di ritirare il Testimonium, l’attestato che viene rilasciato al termine di un pellegrinaggio dal luogo di culto che ne costituisce la meta

- Come si svolgevano le vostre giornate?
Sveglia alle 7:00, preparazione bagagli, controllo biciclette, colazione leggera e partenza.
Solitamente si stabiliva una prima sosta intorno alle 13 presso un Borgo o una città. Un’oretta di pausa, poi si riprendeva il cammino.
Intorno alle 15:00 si decideva quanta strada s’intendeva ancora percorrere e in base a questo si contattavano telefonicamente la strutture che ci avrebbe ospitato dall’elenco in nostro possesso.
Ma ogni giorno trascorso sulla via, meriterebbe una racconto…

- Come è stato il rapporto con le persone incontrate lungo la strada?
E’ stato molto cordiale ed istruttivo, abbiamo incontrato pellegrini che si muovevano a piedi e in bicicletta, si parlava delle reciproche esperienze e ci raccontavamo quali sarebbero state le mete di quella giornata.

- C’è stato qualche episodio che vi è rimasto nel cuore?
Quando si effettua un pellegrinaggio, esiste una sorta di atmosfera intorno a Te, fatta di profumi, colori, suoni… Dietro ogni curva c’è uno spettacolo, ad ogni incontro una meraviglia. L’aria che si respira lungo la via è ricca di spirito, di antico, di pienezza di fede.
Tanti luoghi suggestivi, persone e situazioni che ricorderemo a lungo nella nostra vita.
Molto significativo l’incontro nello stesso giorno, il 27, con il parroco di Montefiascone, Don Giuseppe ed il parroco di Vetralla, Don Luigi, in circostanze che sanno di incredibile… Incontri molto edificanti, spiritualmente profondi, che ci hanno lasciato del “buono” dentro. Oltre al fatto poi che portavano i nostri nomi, Giuseppe e Luigi (potrebbe leggersi in questo un qualche disegno divino?).
Ma anche la cortesia e la disponibilità della Sig.ra Perla, addetta all’accoglienza dei pellegrini presso l’Abbazia di San Caprasio di Aulla, l’arrampicata della Cisa e di Radicofani.

- Che rapporto si è instaurato tra di voi?
E’ stato spontaneo e di collaborazione, ognuno ha imparato molto dall’altro ed il rapporto di amicizia si è ancora di più consolidato; Luigi è uno che non si arrende mai, con le mappe che lui ha tracciato non ci siamo mai persi.
Giuseppe è stato uno straordinario compagno di viaggio. Ma è anche una persona con la quale ho avuto l’onore di condividere altre esperienze prima della “francigena”. Ho scoperto di avere un fratello (maggiore, perché e’ palesemente più vecchio di me…).

- Pensate di ripetere l’esperienza o di provarne di simili?
Chissà… L’esperienza è stata così bella ed entusiasmante che merita sicuramente di essere ripetuta, magari cambiando il percorso e con altri amici che volessero aggregarsi.


Luigi Romuli e Cesare Panzardi

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Decisione

Un uomo si era perso in un territorio pietroso e arido.
Il sole dardeggiava implacabile e rendeva tutto rovente.
L'uomo era allo stremo delle forze.
Poco prima di crollare, vide una casupola abbandonata. Si trascinò fin là penosamente. Davanti alla casa c'era un abbeveratoio malandato con una pompa a mano.
Si buttò sulla maniglia e cominciò ad agitarla come un pazzo.
La pompa cigolava ma non ne uscì una sola goccia d'acqua.
All'ombra della pompa, l'uomo notò una brocca di vetro accuratamente chiusa con un tappo di sughero e un biglietto infilzato sul tappo.
La brocca era piena d'acqua.
Con le mani tremanti, l'uomo si portò il biglietto vicino agli occhi bruciati dal sole e lesse:
«Amico, se vuoi che la pompa funzioni devi prima riempirla con tutta l'acqua della brocca.
Alla fine, prima di andartene, ricordati di riempire di nuovo d'acqua la brocca».
Pensieri contrastanti dilaniarono l'uomo.
Stava morendo di sete: doveva proprio sprecare tutta quell'acqua e buttarla nella pompa? Era così arrugginita.
E se non avesse funzionato?
Se avesse bevuto l'acqua della brocca si sarebbe salvato, ma, in questo caso, chi fosse arrivato dopo di lui non avrebbe avuto alcuna speranza di salvezza.
Che cosa doveva fare? Salvarsi o rischiare per dare anche ad altri la possibilità di sopravvivere?
Una voce interiore gli suggerì di rischiare.
Versò di colpo l'acqua della brocca nella pompa e poi si attaccò disperatamente alla leva manovrando con tutte le forze che gli rimanevano.
La pompa tossicchiò un paio di volte, ma poi, dopo uno sternuto, cominciò a buttare acqua fresca e pulita.
«Grazie, grazie!», mormorava l'uomo dissetandosi e facendosi scorrere l'acqua addosso. Prima di ripartire, riempì accuratamente la brocca e la tappò.
Poi aggiunse una riga al biglietto:
«Credici, amico, funziona! Dai tutto alla pompa: te ne restituirà in abbondanza!».
«Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo,
perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio»
(Vangelo di Luca 6,38).

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Liturgia

La liturgia nelle prossime domeniche ci propone alcuni insegnamenti di vita che nel Vangelo di Matteo vengono puntualizzati dalle parole di Gesù.
Si inizia con un tema molto delicato: la “CORREZIONE FRATERNA”.
La comunità dei cristiani non esclude nessuno senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato.
Se il fratello persiste nell’errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall’assemblea dei credenti.
La solennità della “ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE” apre una parentesi nella catechesi domenicale e ci rivela che la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza.
Le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore diventano un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.
Nelle domeniche successive gli insegnamenti di Gesù si sviluppano in PARABOLE.
Nella prima, quella degli OPERAI DELL’ULTIMA ORA, Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi.
Nella sua vigna c’è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta.
Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l’invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l’ultima ora?
Le due parabole della XXVI e XXVII domenica sono accomunate da una frase conclusiva che svela il segreto intendimento del discorso complessivo di Gesù: “Perciò vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”. La domanda posta da Gesù è la seguente: “Chi è allora il vero destinatario della promessa, il vero credente?”.
Molte volte c’è una sintonia solo apparente tra la nostra volontà e quella del Padre. Siamo capaci di dirgli dei “sì” superficiali, non maturati al sole di una profonda conversione a Dio. Una forma di OBBEDIENZA DISOBBEDIENTE perché non tocca le radici del nostro cuore e non cambia la nostra esistenza.
La parabola ci fa capire quanto sia anche per noi reale il pericolo di partecipare, con apparente docilità, alle celebrazioni liturgiche e alle attività della Chiesa, senza mai sentirci toccare le radici del nostro cuore e diventare veri cristiani.
La parabola delle nozze, infine, ci interpella nel nostro ruolo di EVANGELIZZATORI: sappiamo annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l’invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate; che noi possiamo tutto in Colui che ci conforta.
L’annunciamo così?

Domenica 7 settembre - XXIII del Tempo Ordinario
Libro del profeta Ezechièle 33,1.7-9;
Salmo 94 “Ascoltate oggi la voce del Signore”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 13,8-10;
Vangelo secondo Matteo18,15-20.

Domenica 14 settembre - Esaltazione della Santa Croce
Libro dei Numeri 21,4b-9;
Salmo 77 “Non dimenticate le opere del Signore!”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fil 2,6-11;
Vangelo secondo Giovanni Gv 3,13-17.

 

Domenica 21 settembre - XXV del T. O.
Libro del profeta Isaìa 55,6-9;
Salmo 144 “Il Signore è vicino a chi lo invoca”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 1,20-24.27;
Vangelo secondo Matteo 20,1-16.

Domenica 28 settembre - XXVI del T. O.
Libro del profeta Ezechièle 18,25-28;
Salmo 24 “Ricòrdati, Signore, della tua misericordia”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 2,1-11;
Vangelo secondo Matteo 21,28-32.

Domenica 5 ottobre - XXVII del T. O.
Libro del profeta Isaìa 5,1-7;
Salmo 79 “La vigna del Signore è la casa d’Israele”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fil 4,6-9;
Vangelo secondo Matteo 21,33-43.

Domenica 12 ottobre - XXVIII del T. O.
Libro del profeta Isaìa 25,6-10a;
Salmo 22 “Abiterò per sempre nella casa del Signore”;
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 4,12-14.19-20;
Vangelo secondo Matteo 22,1-14.


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Il vecchio saggio

Un grande e santo abate giaceva sul letto di morte. Intorno a lui si erano raccolti i suoi monaci e decine di affezionati studenti che si erano ispirati alla sua vita e alle sue idee luminose. I più vicini a lui gli sussurrarono: «Maestro, quando tu sarai morto, metteremo una grande e magnifica pietra sul tuo sepolcro». «Che cosa vuoi che vi scriviamo sopra?». Il vecchio saggio tacque un po' e poi sorrise: «Scrivete: Io non sono sotto la pietra». Noi non saremo sotto la pietra...

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Nuovo anno pastorale e Anno Montiniano (19 ottobre 2014 - 8 dicembre 2015)

Il Vescovo Luciano ha pensato di valorizzare il tempo che seguirà alla beatificazione del papa bresciano Paolo VI e di indire un “Anno Montiniano”, che andrà dal 19 ottobre 2014 (data della beatificazione) all’8 dicembre 2015 (50° anniversario di chiusura del Concilio).
Nella “Lettera per l’anno pastorale 2014-2015” il Vescovo annuncia che l’anno pastorale
2014-2015 sarà dedicato alla VITA CONSACRATA. Inoltre, saremo chiamati a riflettere sul valore e sulla forma della famiglia nel mondo, in occasione del Sinodo dei Vescovi.
Ancora, la Diocesi è impegnata in una verifica sull’andamento del cammino di Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi (ICFR) dopo questi anni di sperimentazione.
Sul sito www.diocesi.brescia.it i testi delle lettere per l’anno pastorale e indizione dell’Anno Montiniano.

 

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Teatro parrocchiale: "Miseria e Nobiltà"

Riprende la tradizione di onorare la nostra festa patronale con
le rappresentazioni teatrali in lingua bresciana. Quest’anno va in scena: MISERIA E NOBILTA’, opera teatrale del 1888 scritta da Eduardo Scarpetta.
Una comica e divertente commedia che, dopo essere stata recitata da Eduardo De Filippo, venne portata alla notorietà dal film di Mario Monicelli nel 1954 con un fantastico Totò.
L’opera è stata tradotta nella presente rappresentazione da GIACOMO ANDRICO in un dialetto bresciano influenzato e arricchito da idiomi e modi di dire della bassa, sua zona di provenienza.
Il contenuto offre una riflessione su due mondi sociali contrapposti: la miseria e la nobiltà.
Nella casa dove Pasquale vive con la moglie e la figlia e che condivide con Felice e la sua famiglia la vita trascorre tra gli stenti fin quando il marchesino Eugenio, innamoratosi della bella ballerina Gemma, propone loro di fingersi i suoi nobili familiari.
E’ così che si recano a casa di Gemma con lo scopo di convincere la madre, la arricchita e popolana Gaetana, ad acconsentire al matrimonio.
Una serie di divertenti coincidenze vivacizzano la situazione portando a un’inaspettata e felice conclusione, anche se la miseria e la nobiltà riprenderanno il loro posto.

Giacomo Andrico

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GSO:IL PUNTO

NUOVA STAGIONE: PRONTI A PARTIRE!



Con l’arrivo dei “primi freddi” si scaldano i motori dell’attività sportiva del nostro oratorio. Anche quest’anno il Gruppo Sportivo propone la partecipazione ai tornei CSI di Brescia per chiunque volesse vivere l’esperienza dello sport oratoriale.
Ovviamente, la principale proposta riguarda il calcio a 7 con l’allestimento delle squadre under 8, under 12 e under 14 per i ragazzi di età compresa tra i 6 e i 14 anni (per intenderci: chi frequenta scuola elementare e media). Per i più grandicelli c’è la proposta della squadra Top Junior (per i nati nel 1993 e anni successivi), mentre per chi “non ha più l’età” per far parte del settore giovanile, ma non vuole arrendersi allo scorrere del tempo c’è la squadra Open.
L’altro sport tradizionalmente oratoriale che offriamo agli sportivi di Casazza è il tennistavolo che tante soddisfazioni ci ha regalato nelle ultime stagioni, facendo esplodere dal nostro “vivaio” piccoli/grandi campioncini…

Primo appuntamento della nuova stagione è il torneo di calcio giovanile di fine settembre a cui siamo tutti invitati a partecipare, per sperimentare un momento di gioioso incontro, con la scusa di guardare le partite dei ragazzini.
Siamo aperti ad accogliere chiunque abbia voglia di “mettersi in gioco” concretamente, rimboccandosi le maniche e mettendosi a disposizione dei nostri ragazzi per continuare ad offrire momenti di divertimento e di impegno sportivo all’ombra del campanile: “alleducatori”, dirigenti, accompagnatori, sostenitori, supporters di ogni genere vi aspettiamo! GSO CASAZZA

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