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AVVENTO 2019
 

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CHE NATALE SIA UN GIORNO...

Oggi è il giorno: Dio è entrato nella storia. Non esiste più la storia degli uomini e la storia di Dio, ora esiste una sola storia: quella dell’amore di Dio per l’uomo, quella abitata dalla sua fedeltà.
Dio si è impastato in tutto e per tutto alla nostra carne, l’ha assunta, l’ha trasfigurata, l’ha abitata come la dimora più preziosa.
Non più nel tempio, non più nel santo dei santi, non solo nella bellezza del creato, ma in un Bambino infreddolito possiamo trovare la rivelazione più disarmante, inattesa, e compiuta del volto di Dio.
Tutto continua a parlare di Dio: ogni bellezza è caparra della sua presenza, ogni gesto d’amore è riflesso del suo amore, ogni angolo di silenzio può essere il luogo dell’incontro con Lui.
Ma solo in quel bambino Gesù si mostra in pienezza l’infinito amore di Dio.
Oggi, Natale del Signore, è il giorno dello stupore, della gratitudine e della speranza.
Oggi è il giorno in cui anche noi possiamo nascere e rinascere, possiamo permettere che le nostre nudità siano rivestite, che le nostre ferite siano medicate, che le nostre solitudini siano riempite della sua presenza.
Se lo vogliamo, se lo scegliamo, oggi è il giorno in cui Dio prende dimora in noi, nella nostra vita, nella nostra storia; è il giorno in cui Dio abita tutti gli angoli più bui delle nostre persone e li riempie con la sua luce.
E’ il giorno in cui deporre le armi della nostra grettezza e avere le mani vuote e libere per accogliere il dono di Dio: tutto se stesso in Gesù Cristo.
Auguri a tutti voi, vi auguro che questo Natale sia una festa che spalanchi i cuori alla bellezza di Dio, che sovverta le nostre logiche, che ci svegli dalle nostre freddezze, che impasti nei nostri giorni abbondante lievito di fede, di speranza, d’amore e di carità.
Auguri di un buon Natale

Vostro don Massimo

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AUTENTICAMENTE SOLIDALI

Proverò ancora quest’anno a compilare queste quattro righe, augurandomi che il vento dell’oblio non le porti via dalla nostra mente subito dopo la loro lettura.
Tante nostre esigenze materiali quotidiane non potrebbero essere soddisfatte, se non con la collaborazione del nostro prossimo, solitamente altruista e del tutto meritevole di essere emulato.
Quando però siamo proprio noi ad imbatterci in particolari urgenze altrui, come quelle dei bisognosi, forse è necessario faticare abbastanza per sollecitare il nostro intimo a compiere dei gesti di vera fratellanza e di umana solidarietà.
Magari talvolta ci è comodo ignorare che gli autentici indigenti popolano un mondo alquanto gremito, quasi impossibile da immaginare nella sua vasta ed incredibile consistenza.
Forse “provare per credere” sarebbe un’esperienza traumatica, ma edificante per tanti di noi, che pur convivendo con i dilemmi giornalieri anche seri, di certo non hanno alcuna dimestichezza con certa devastante sofferenza.
Spesso apriamo il nostro cuore alle pressanti esigenze altrui, allentando il portafogli per elargire qualche briciola del nostro superfluo, ma non è per nulla effettiva carità. E’ soltanto voler rinunciare occasionalmente a qualcosa di irrilevante, soltanto per tacitare appena la nostra coscienza.
Chi più possiede maggiormente dovrebbe saper offrire, ma purtroppo la realtà è ben diversa e abbastanza ardua da avverarsi.
Le offerte più cospicue, infatti, scaturiscono sempre dalle privazioni di chi attinge alle sue limitate risorse economiche, compenetrandosi nella disagiata realtà vissuta dal suo prossimo.
La carità non può identificarsi soltanto con l’occasionale obolo, ma deve essere più che un aiuto assistenziale, soprattutto un affidabile conforto per i sani e gli infermi, con il dono degli istanti più preziosi del proprio tempo disponibile.
Ogni volta che saremo confortati da un nostro gesto altruistico, generoso e caritatevole, non speriamo però per nulla in un eventuale corrispettivo, riconoscendo intimamente in tutta umiltà che forse avremmo potuto concretizzare qualcosa di più.
Se queste frasi avranno stimolato in noi qualche singolare emozione, adoperiamoci che essa non sia temporanea, tramutando in fatti concreti ogni nostro positivo desiderio di essere utili agli altri.
Evitiamo che essa sia lasciata annegare miseramente nel consueto oceano dei nostri ottimi propositi teorici, da concretizzare forse non si sa quando.
Via i paraocchi su quanti accanto a noi provano a sopravvivere malamente: anziani e disabili, famiglie senza il cibo essenziale, bimbi senza indumenti, mamme senza sorriso, papà senza lavoro.
Di certo non potremo risolvere da soli tutti i problemi dell’umanità che ci attornia, ma proviamo ugualmente a farci avanti.
Che ci sia veramente per tutti noi, da questo santo Natale in poi, un dilagante e benefico contagio di trascinante bontà.

Antonio Capodicasa

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CATECHESI ADULTI – GIUDA E TAMAR

Nel percorso di catechesi, intrapreso quest’anno sotto la guida di Madre Eliana Zanoletti, sabato 30 novembre, ci siamo imbattuti in un episodio biblico “moralmente disdicevole” con protagonisti due personaggi, tuttavia, inseriti a pieno titolo nella storia della Salvezza: Giuda, capostipite di una delle più numerose tribù di Israele e Tamar che l'evangelista Matteo, nel Primo Capitolo del Vangelo, cita nella genealogia di Gesù.
Tamar, allontanata dal clan di Giuda, arriva ad esporsi, rischia l’ignominia e la morte, ma al termine di una serie di soprusi, inganni e complicate relazioni familiari, dà una discendenza a Giuda e coopera al disegno di salvezza di Dio.
Abbiamo visto che nella vita di Giuda (come in quella di suo fratello Giuseppe) accadono degli avvenimenti che sconvolgono, a cui fanno seguito gli effetti del male compiuto con cui dover fare i conti. Sono eventi che lo trasformano e gli fanno capire che la sua volontà di dominio assoluto sulle cose e sulle persone porta con sé ingiustizia, menzogna e morte.
Come avviene in molti casi, sono donne che provocano cambiamenti e, più o meno consapevolmente, si fanno strumento del disegno divino.
Tamar ha dovuto sfidare la morte, rischiando in prima persona, nella speranza che la vita avesse la meglio ed è esempio che non si salva la propria vita proteggendola accanitamente ma, al contrario, rischiandola con audacia: per salvare la vita bisogna essere coraggiosi!
Tutta la vicenda (come molti altri episodi biblici) ci fa riflettere sul fatto che Dio scrive su righe storte: il disordine morale non impedisce la sua azione.
E’ un prezioso invito a non avere un atteggiamento troppo moralistico verso i fratelli, ma più compassionevole, ispirato ad un amore vero.

Carmine

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CHI HA INVENTATO IL PRESEPE?

Chi ha inventato il presepe? È la domanda che un giorno due frati francescani hanno rivolto ai bambini di una scuola materna.
I bambini avevano allestito con le maestre un bel presepe nella sala più grande dove erano tutti riuniti. Le maestre avevano spiegato più volte l’origine della tradizione di rappresentare la nascita di Gesù con statue del bambinello, di Maria, Giuseppe, pastori, angeli e animali.
La risposta sembrava scontata e i due frati erano pronti a raccontare la storia di San Francesco a Greccio, che nel 1223, pochi anni prima di morire, inizia quella pratica diffusa ovunque nel mondo. Il primo presepe del Santo di Assisi però non è come lo conosciamo noi oggi.
Lui non fece nessuna statua: voleva solamente vedere con gli occhi del corpo la presenza di Gesù così come lo videro Maria e Giuseppe e i primi testimoni. E così ricreò una specie di stalla con un vero bue e un vero asinello e venne celebrata la Messa su un altare che era la mangiatoia.
Per Francesco la nascita di Gesù non era una “rappresentazione teatrale” ma una vera e propria realtà attuale, da tenere viva nella mente, nel cuore e nella fede!
Con il Natale Dio diventa concreto, toccabile, vicino, a “Km zero” come si dice oggi per indicare qualcosa di genuino e sicuro da consumare.
Guardando al presepe qual è il nostro atteggiamento? Abbiamo solo una distaccata curiosità della originalità della rappresentazione oppure ci mettiamo a pensare veramente e ci facciamo interrogare: “chi sei per me Dio?” “chi sono io per te?” “dove ti posso trovare se sei così piccolo, fragile, vicino…?”
Davanti al presepe che fine fanno le nostre abitudini consolidate, i pregiudizi, la nostra fede?
Ci teniamo tutto stretto, passando oltre, oppure lasciamo che quella scena ci “smonti”, ci metta qualche dubbio in più, ci riapra la fede, ci metta in discussione su ciò che pensiamo del prossimo?
Davanti al presepe, piccolo o grande che sia, meravigliosa opera d’arte o semplice come quello dei bambini, siamo disposti a cambiare idea su Dio e sul mondo?
Francesco aveva il vivo desiderio di rivivere Gesù nella concretezza delle proprie sensazioni, nelle relazioni che aveva con gli altri: voleva incontrare Gesù veramente e non come uno spettatore distaccato e lontano.
Chi ha inventato il presepe? Alla scuola materna quella mattina a questa domanda un bambino, uno dei più piccoli, ha dato a voce alta la risposta “sbagliata”: lo ha inventato Gesù!
Aveva ragione! Il presepe non lo ha inventato San Francesco, ma Gesù stesso.
Il primo presepe è quello di Betlemme, lontano da ogni liturgia, da ogni tradizione, lontano da luci, compere e auguri. Gesù ha inventato il modo concreto di far vedere Dio vicino e presente, come noi, come ogni essere umano, a cominciare dal più povero e piccolo. Possiamo vedere Dio nella piccolezza delle persone che ho vicino, nella sofferenza di chi è ammalato, nelle difficoltà di chi economicamente non ce la fa, nella sofferenza di interi popoli impoveriti da sfruttamenti e guerre, nella solitudine di tante persone anziane e ammalate, nella povertà di tanti che bussano alle nostre porte…
Gesù ha inventato la sua nascita e rompe così la tradizione di pensare Dio come onnipotente, lontano, giudice, punitore.
Dio è un piccolo bambino, adagiato in una mangiatoia, inerme che si offre a noi.
San Francesco lo aveva capito e così ha fatto non il primo, ma il secondo presepe della storia.

Dal sito www.gioba.it

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CONCERTI D’AVVENTO

Avvento, tempo di attesa, tempo di preparazione, tempo di... concerti natalizi!
La melodia dei suoni musicali e l'armonia delle voci di una corale sono gioia per le orecchie e per il cuore di chi ascolta e fanno riflettere sulla straordinaria bellezza che deriva dal fondere sonorità diversissime fra loro.
Ah quanto abbiamo da riportare nella vita quotidiana dall'esempio che proviene dalle coralità!
La nostra Parrocchia per l'Avvento 2019 è stata un risuonare ritmico: oltre al coro “La Soldanella”, abbiamo potuto godere delle voci e suoni del gruppo “My SinthTeachEnsamble” della Scuola di Musica Parrocchiale (in teatro, domenica 15 dicembre) e del coro “San Luca” (in chiesa, venerdì 20).
Sono stati momenti non solo di ottimo ascolto, ma soprattutto occasioni di incontro, di meditazione, di espressione declinata in forme diverse dello stupore che la nascita di Gesù porta nell'umanità

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CORO “LA SOLDANELLA”

Il 13 dicembre il gruppo corale “La Soldanella” ci offre un concerto di Natale indimenticabile. Il coro è tutto al maschile, ma porta il nome femminile di un fiore semplice e delicato, tipico delle montagne alpine.
Non servono accompagnamenti musicali e spartiti, perché i coristi (23 tra baritoni, bassi e tenori) conoscono alla perfezione i canti proposti, basta la sapiente direzione del maestro Paolo Corini.
Al loro ingresso in chiesa, sono accolti da un caldo applauso.
Il repertorio comprende 12 canti natalizi, ognuno preceduto da una breve presentazione.
Sono ninne nanne dolcissime, annunci lieti di pastori, inni d’amore in una notte in cui “si fermano le stelle, sulla grotta il vento tace”, parole che toccano il cuore dei presenti, melodie di voci che destano stupore.
In alcuni canti i bassi fanno da base alla voce dei baritoni e dei tenori, ai quali sono affidate le parole del testo. Le voci si alternano con sapienza, gli applausi alla fine di ogni canto sono meritati.
Particolarmente vivo il “Kumbaja”, perché si tratta di uno spiritual in cui la preghiera degli schiavi negri è ricca di dolore e di speranze.
L’ultimo canto è “Stille Nacht” e qui il pubblico è invitato a intervenire, così la partecipazione è completa.
La soddisfazione è tale che il coro è invitato a chiudere con due canti fuori tema, ma tanto belli!
Grazie “Soldanella”, grazie Luigi e Francesco per questo meraviglioso contributo al nostro Avvento!
Amelia

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FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA

Domenica 29 dicembre si celebra la “Festa della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria”.
E’ una festa che risale al XVII secolo e che, la riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha fissato alla prima domenica dopo il Natale (o se Natale cade di domenica al 30 dicembre).
Questa festa ha come scopo quello di rimettere al centro la famiglia, nucleo fondamentale della società, celebrando la “Famiglia” per eccellenza.
Una festa anacronistica, nel mondo odierno?
In fondo, stiamo attraversando un’epoca in cui tutto rema contro la famiglia cosiddetta “naturale”, un’epoca in cui le giovani coppie non sono assolutamente aiutate, né sotto il profilo sociale, né economico... un mondo in cui la famiglia è, adesso più che mai, in crisi.
Eppure è forse proprio per questo motivo che questa Festa è ancora più importante: ci aiuta a mettere ordine e ci fornisce anche degli insegnamenti “pratici” per camminare come famiglia e come singoli.
Possiamo vedere tre caratteristiche della Sacra Famiglia che potrebbero essere prese a modello anche dalle famiglie di oggi.
Esempio di amore sponsale
Maria e Giuseppe sono un esempio per tutti gli sposi. I Vangeli e molti altri scritti narrano la cura e l’attenzione che avevano l’uno per l’altro: un “volere il bene dell’altro” prima del proprio.
Un amore che non pretende nulla in cambio, ma che dona tutto e che “soffre con” e “soffre per”. Portano assieme il “giogo” della quotidianità che, nella gioia di avere con sé il Figlio di Dio, non ha risparmiato loro sofferenze e fatiche.
Esempio di amore genitoriale
Maria e Giuseppe non “pianificano” l’arrivo di Gesù... semplicemente lo accolgono, gli fanno spazio e lo amano di un amore gratuito.
I bambini non chiedono altro: essere accolti e amati dai loro genitori. Un bambino felice non è quello che ha i vestiti di marca e tantissimi giochi che non utilizzerà mai: un bambino felice è un bambino amato per quello che è.
Oggi vediamo tanti genitori che riempiono i figli di aspettative, per cui il livello minimo cui il bambino deve tendere è la perfezione; dall’altro lato, abbiamo bambini che, pieni di attenzione, si trasformano in piccoli tiranni dei loro genitori.
Maria lo sapeva bene che suo figlio era chiamato a occuparsi delle cose del Padre Suo e lo lascia libero di farlo, perché sa che il suo compito è quello di donare il Figlio di Dio all’umanità, non di tenerlo per sé.
Esempio di fiducia nella Provvidenza
Un ultimo aspetto: Maria e Giuseppe si fidano della Provvidenza. Nel fare questo, talvolta faticano a capire e per questo soffrono interiormente, eppure si fidano del disegno che c’è su di loro.
Non scelgono la comodità: si donano senza riserve. Oggi quanti sanno affidarsi così?
Per farlo occorre una grande fede, ma, se il fine di ognuno è quello di farsi santi quella è la Via. E se si è scelto il matrimonio come via della propria santificazione, allora è possibile rendere la famiglia strumento per santificarsi.

Buona Festa della Santa Famiglia a tutti!

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GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

La pace, cammino di speranza
La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità.
Ogni guerra distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana. La guerra nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia che inducono a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo.
La pace, cammino basato sulla memoria
I sopravvissuti ai bombardamenti in ogni parte del mondo, offrono alle future generazioni il servizio imprescindibile della memoria, che va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace.
La pace, cammino di riconciliazione
Si tratta di abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli. L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé.
La pace, cammino di conversione ecologica
Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento delle risorse naturali abbiamo bisogno di una conversione ecologica che ci conduce a un nuovo sguardo sulla vita, che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione. una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua varietà, con il Creatore, origine di ogni vita.
Si ottiene tanto quanto si spera
Non si ottiene la pace se non la si spera; si tratta prima di tutto di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace.
Giorno dopo giorno, lo Spirito Santo ci suggerisce atteggiamenti e parole affinché diventiamo artigiani di giustizia e di pace.
Che il Dio della pace ci benedica e venga in nostro aiuto. Che Maria, Madre del Principe della pace e Madre di tutti i popoli della terra, ci accompagni e ci sostenga nel cammino di riconciliazione, passo dopo passo.
E che ogni persona, venendo in questo mondo, possa conoscere un’esistenza di pace e sviluppare pienamente la promessa d’amore e di vita che porta in sé.

tratto dal sito www.vatican.va

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IL LIMITE

La matematica, incubo degli studenti, si nasconde spesso dietro numeri, lettere ed espressioni, e la vera curiosità che questo linguaggio può suscitare si perde.
Per esempio, esiste un’operazione molto interessante: “il limite”.
Sostanzialmente si tratta di vedere cosa succede ad un oggetto quando lo si porta ad un certo limite, si dice in gergo quando quest’oggetto “tende” a qualcosa.
Il simbolo usato è una freccia diretta verso destra e insieme al significato di questa operazione ci aiuta a riflettere molto sulla nostra vita.
Quando proviamo a fermarci un’istante, da soli, a pensare alle nostre ansie e preoccupazioni ci accorgiamo che in ogni istante “tendiamo” a qualcosa, siamo spinti ad andare avanti perché ci sentiamo sempre in qualche modo incompleti.
Il bambino non vede l’ora di diventare grande, lo studente aspira ad un buon posto di lavoro, l’adulto fa il conto alla rovescia per la pensione e via dicendo.
L’attesa di realizzazione e gli obiettivi che ci poniamo sono il motore che ci permette di avere nuova linfa ogni giorno, ma il rischio che l’attesa diventi poi rimpianto o che la speranza risulti illusione purtroppo è dietro l’angolo.
Guardare il futuro è bellissimo, dà sfogo ad una fantasia senza fine e all’immaginazione umana; ricordare il passato, con una piccola nota di nostalgia che non guasta mai, è un’esperienza che è sempre bello ripetere da soli e con i propri cari.
E il presente?
Il classico “cogli l’attimo” non basta più.
Il presente, l’istante fuggono via velocissimi eppure sono l’essenza della vita vera.
Siamo di fronte ad una fila sterminata di pacchi confezionati e ogni secondo scartiamo un regalo bellissimo.
Siamo sempre portati a ricordare quanto fosse magnifica la sorpresa trovata in precedenza, oppure fantastichiamo su cosa ci aspetterà fra qualche scatolone! Ma presi dalla frenesia a volte capita di dimenticare di aprirne qualcuno e ce lo lasciamo sfuggire.
E’ difficile comprendere che tutti quei doni sono parte di uno infinito che abbiamo ricevuto: la nostra esistenza.
Tornando all’amato limite, sarebbe bello sfruttare questa nostra predisposizione alla tensione verso qualcosa per puntare ogni giorno all’Infinito autentico, con i gesti, con le parole che ci sono concesse e ringraziando per l’eternità di questo immenso regalo.

Giulio

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NATALE 2019

Signore, il Tuo Natale, ancora una volta,
si annuncia e arriva insieme all’affanno di un anno che è al tramonto.
Uso il termine affanno
per non commentare parole più gravi:
guerre, povertà, naufragi, femminicidi,
odio, rancore.
Ma attenderti è sempre bello!
Attendere Te, Dio Bambino,
che vuoi nascere ancora una volta in una stalla,
nonostante il progresso,
l’abbondanza in una parte del mondo,
altrove fame, miseria, sofferenze.
Tu scegli di nascere per dirci che, ancora,
nasce la salvezza, che, ancora,
posso continuare a sperare
che i dolori, tutti i dolori, un giorno finiranno,
e quel giorno sarà pieno di gioia per sempre,
per colui che ora soffre di più.

Tu nasci per questo! Però, ammettilo,
la mia attesa non è facile, ma è la sola che conta,
la sola che vale la pena di vivere,
la vera ragione, la fine dei miei perché.
Tu nasci per insegnarci come è fatto l’amore.
Ed io mi chiedo: ma come farai a venire ancora
in questo finto progresso, tra persone affamate e doloranti?
Tu mi rispondi di mettere in pratica
le tue parole senza perdere tempo.
Mi assicuri che verrà un domani migliore.
La fame, il dolore, quindi, si possono vincere.
Il progresso può fare del bene,
con il mio impegno,
con l’impegno di tutti, procedendo spediti
verso, e per, gli altri,
ma anche se stiamo in ginocchio a pregare.
Intanto provo a non lamentarmi,
provo a tacere,
per ascoltare in silenzio e
per leggere e comprendere,
se possibile, il Tuo silenzio.
Provo, Dio Bambino, a gioire in silenzio
del bene che ho,
e ad abbassare la testa, senza
pessimismi
ed imprecazioni
quando le cose vanno male,
perché Ti sento
vicino,
soprattutto nella prova.
Tu nasci e vuoi vedermi compiere sempre il mio dovere,
vuoi vedermi esempio nel mio agire quotidiano,
vuoi vedermi esprimere amore per Te e per il mio prossimo.

Nel terminare questa riflessione non posso non citare
quella di don Gianluca Mangeri,
dellaCappellanìa Fondazione Poliambulanza,
ricchissima di spunti, dal titolo
“I Magi sulla via del ritorno”.

«Che cosa avranno portato nel cuore i Magi
nel loro viaggio di ritorno? Il Vangelo dice solo
che per altra strada fecero ritorno al loro paese.
Ma per quale strada?
Un’altra strada significa
un altro modo di pensare e di vedere le cose,
un altro modo di guardare il cielo, il cosmo e l’uomo,
un altro modo di leggere il libro della natura e della propria vita.
I Magi partono con occhi nuovi ed illuminati
perché i loro cuori si sono aperti
come i loro scrigni,
e si sono riempiti della luce emanata
dal Bambino adorato.
Ora si accorgono di presenze
che prima non vedevano.
Ora nelle persone incontrate
vedono riflessi di bontà e di bellezza
dei quali prima non si erano accorti.

Ora i loro occhi vedono il Cielo sulla terra
e per questo vedono “Oltre”.
Possano, i miei occhi, come i loro, vedere “Oltre”.
Oltre l’apparenza il Cuore delle persone.
Oltre il buio presenze luminose che mi sono accanto.
Oltre le nuvole dei problemi il sole che le dissolve.
Oltre il grigio della routine l’azzurro di una nuova intuizione.
Che possa vedere oltre la “scorza” il bello ed il buono
che si cela in me ed in ogni persona.
Che possa leggere il libro del cosmo e della mia vita
con quella luce che ha illuminato gli occhi dei Magi.
Sarà la lettura più interessante ed entusiasmante che possa fare.

Buon cammino verso il Natale,
con gli occhi dei Magi sulla via del ritorno».
(Don Gianluca Mangeri, Una goccia al mese, Dic. 2019)

Grazie, don Gianluca, Buon Cammino anche a Te
e a tutti i ricoverati alla Poliambulanza e nei vari ospedali.
Buon Cammino a mia moglie Carla,
a mio figlio Gianluca con Laura, Giada e Lisa.
Buon Cammino a don Massimo e a don Francesco,
Buon Cammino alla Comunità della mia
Parrocchia Maria Madre della Chiesa.

Cesare

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NATALE IN STRADA

Gli anni passano, i tempi cambiano, le mamme imbiancano, i papà...pure, ma “Natale in Strada” con la solidarietà del volontariato fattasi bancarelle per un giorno in via Riccardi, è sempre un evento di famiglia impagabile.
Ricordo le prime edizioni, in cui alcuni sparuti banchetti erano collocati ai margini della strada; senza una copertura, gli incaricati si trasformavamo nell'arco della giornata in statue di ghiaccio.
Ci si scaldava guardando i bambini che correvano o accompagnandoli con piacere con i loro pelouche all'Ospedale dei Pupazzi (al calduccio!), mentre quattro chiacchiere e i lavori esposti sul banco erano una scusa per conoscersi meglio.
Allestire gazebo e tavoli è poi diventato un piacevole appuntamento a cui tanti non sanno rinunciare, nonostante le difficoltà. Abbiamo lottato con le stufe che non volevano saperne di accendersi, con gli automobilisti che a tutti i costi pretendevano di transitare, con gli strati di ghiaccio che rendevano “artico” persino il gioco delle paperelle da pescare.
Tante piccole/grandi iniziative sono state introdotte nel corso degli anni e sono entrate nella tradizione dell'evento e quell'idea un po' strana di inventarsi un “mercatino di Natale” a Casazza è diventata un momento atteso in tutto il quartiere.
Il “riscaldamento globale” forse ha mitigato le rigide temperature, ma anche quest'anno, tra un giro in carrozza con Baiard, lo spiedo, un acquisto per i regalini e tanti momenti per i più piccoli... si è realizzato il nostro modo comunitario per augurarci buone feste. Ed è bello farlo insieme a tante associazioni che portano la tenerezza del Natale, tutto l'anno, nel concreto delle necessità del mondo.
Grazie alla Comunità Hebron che continua ad essere il “quartier generale” della manifestazione, un plauso a quanti ogni anno si spendono per l'organizzazione e l'allestimento e a quanti a vario titolo vi partecipano. Al prossimo Natale in Strada!

Carmine

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IL GRUPPO EMMAUS: DIARIO DI CATECHISMO

Sabato 15 dicembre i ragazzi e i genitori del gruppo Emmaus hanno trascorso una serata diversa dal solito, vivendo un’esperienza di incontro, fraternità e preghiera presso l’Istituto Salesiano “Paolo VI” di Nave.
Abbiamo incontrato i ragazzi salesiani che seguono il loro percorso di studi nell'Istituto e, con semplicità e disponibilità straordinarie, ci hanno lasciato messaggi profondi di vita: semi che fruttificheranno nei tempi che lo Spirito detterà!
I vari momenti in cui si è articolata la serata sono stati tutti molto significativi e ciascuno – in base alla propria sensibilità – ha potuto cogliere spunti di riflessione unici.
E’ piaciuta a molti ragazzi la recita dei Vespri in chiesa con il rito del lucernario (accensione della candela della corona d’Avvento): hanno potuto seguire canti e preghiere con la guida dei giovani salesiani, ma hanno lasciato il segno anche le altre occasioni di incontro con la realtà di vita dei nostri ospiti.
La cena ci ha permesso di condividere oltre al cibo esperienze di vita semplici che ci hanno fatto sentire “famiglia”, dove alcuni dei nostri ragazzi hanno sperimentato un modo di stare a tavola inconsueto: non frettoloso, ma piacevole e costruttivo.
Le testimonianze, poi, che alcuni dei giovani salesiani ci hanno proposto sono state un arricchimento meraviglioso per piccoli e grandi, perchè conoscere il cammino che li ha portati a scegliere la vita consacrata e vedere gli ambienti (teatro – camere – studio - refettorio) dove attualmente approfondiscono la loro vocazione è qualcosa che non può lasciare indifferenti.
Dalle impressioni raccolte, al termine della serata, tra i ragazzi e tra i genitori è emerso che stupisce la gioia che traspare dai giovani che abbiamo incontrato: gioia di una vita illuminata dal sentirsi amati da Dio! Da quell'amore – ci hanno fatto capire con il loro vissuto – scaturisce il sentire la propria vita felice, anche se apparentemente “scomoda”: priva di tanti agi che regnano nelle nostre famiglie, ma piena di significato, con la missione di “salvare l'anima” di tutti i giovani, secondo gli insegnamenti di San Giovanni Bosco.

Il Gruppo Emmaus

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Pellegrinaggio al Santuario “Madonna della fontana” di Casalmaggiore e a Brescello del 6.12.2019

brescelloPartiamo alle 7,30 con don Massimo in direzione Brescello, prima meta della nostra escursione.
Nel tragitto, la bella pianura padana ci affascina, soffusa nella foschia autunnale e avvolta in un candido mantello di brina.
Prima di Brescello, ecco il grande fiume, ridondante d’acqua fangosa e protetto dagli argini su cui corre la carreggiata.
Vediamo pioppi allagati e terreni impaludati presi di mira da uccelli palustri alla ricerca di cibo.
Arriviamo verso le 10 e, dopo una tappa nei caffè “Don Camillo” e “Peppone”, ci affidiamo alla guida che incomincia le sue spiegazioni davanti alla chiesa del paese.
Si dimostra subito strana per il modo di intrattenerci, con un linguaggio teatrale ispirato da una dialettica esuberante, lunga e biascicata.
Ci dice tutto su Guareschi e sull’intricato passaggio dalla stesura del romanzo alla sua messa in scena cinematografica.
Interessante la chiesa con il crocifisso parlante (quello con cui parlava Don Camillo!), la casa di Peppone, di Guareschi e il museo nel quale ognuno si perde ad ammirare il ricco materiale fotografico, le biciclette e le moto d’epoca, i proiettori e le macchine da ripresa antidiluviane.
La tappa successiva è la fabbrica dolciaria Benelli, dove tutti assaggiano una migola di “spongata”, dolce tipico. Seguono gli immancabili acquisti.
Finalmente, verso le 13, troviamo ristoro a “La Maddalena”, ex cascina, oggi ristorante rustico e accogliente. Tutto buono, nessuno si lamenta!
Interessante la visita successiva al bel paese di Casalmaggiore, dove ammiriamo il Palazzo Comunale neogotico in piazza Garibaldi.
Arriviamo al santuario che è quasi l’ora del rosario, subito seguito dalla messa.
C’è un organo ligneo con intarsi bellissimi, ma manca Davide, peccato!
Fortunatamente, un bravo frate cappuccino ci narra un po’ la storia del luogo, che la sottoscritta aveva anticipato sul pullman. L’erezione del santuario attuale risale al 1463, nel luogo dove sorgeva una fonte usata dai viandanti già prima dell’anno 1000 per ristorarsi e pregare.
Qui costruirono una cappelletta e la fonte venne chiamata “Pozzo di Santa Maria”. Sempre qui venne eretto l’attuale santuario in stile gotico.
Nell’atrio della chiesa si trova un affresco attribuito a Filippo Mazzola, padre del più famoso Parmigianino, qui sepolto e del quale rimane la lapide tombale. Il presbiterio e il coro sono sopraelevati alla cripta sottostante, dove c’è l’antica immagine della vergine venerata e la fonte con l’acqua benedetta.
Di particolare interesse e degni di ammirazione i paliotti in scagliola, che ornano l’altare maggiore e sei altari minori, costruiti ad imitazione della tarsia marmorea.
All’interno del santuario si respira spiritualità, pace interiore, silenzio, devozione. Ricordo di avere percepito le stesse sensazioni nei santuari dove siamo stati in pellegrinaggio precedenti: Formigola, Comella, Madonna della Stella…persino in S. Ambrogio a Milano.
E’ già buio e imbocchiamo la strada del ritorno passando per paesi già addobbati con decorazioni e luci natalizie.
Abbiamo i piedi stanchi ma lo spirito rinvigorito per continuare la nostra preparazione all’Avvento.

Amelia

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Serata di confronto-dialogo sulla figura di Maria

ecumenismoLa sera di lunedì 2 dicembre abbiamo ufficialmente aperto in parrocchia il ciclo di appuntamenti di Avvento: proposte di vario tipo che hanno permesso di vivere questo periodo dell’anno liturgico in modo arricchente.
In teatro, si sono avvicendati al microfono tre rappresentanti di altrettante confessioni cristiane: Padre Vladimir Zelinsky (Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca), pastora Anne Zell (Chiesa Valdese), don Claudio Zanardini (rettore del Santuario delle Grazie).
Padre Zelinsky ha parlato di quello che è il cuore dell’ortodossia nella venerazione mariana, sottolineando che Maria ci porta versa il mistero dell’Incarnazione, la sua venerazione ha le radici nel figlio Gesù.
Maria è il canale privilegiato dell’Amore di Dio che sgorga verso gli uomini e tutti i credenti in Maria, madre, venerano la gioia della Creazione, in particolare, pregare le icone mariane permette di entrare in relazione con quel reciproco rapporto tra Dio e l’Umanità: Dio dona il Suo Amore, l’Umanità dona la Madre!
La pastora Zell ha esordito smentendo chi crede che per le Chiese Riformate Maria non sia importante: lo è, anche se in modo diverso rispetto alla Chiesa cattolica.
La sua riflessione è partita dal fatto storico per cui la più importante opera di Lutero, traduzione della Bibbia a parte, è il suo commento al “Magnificat”, in cui emerge la sua grande ammirazione verso Maria.
Nel suo commento, Lutero evidenzia che il “Magnificat” è un canto di liberazione che mette al centro questa figura di umile donna che invita tutti a diventare strumento di liberazione: afferma che “gli oppressori” di ogni epoca non hanno il diritto di pregare il Magnificat.
Per le Chiese riformate è escluso venerare o pregare Maria, quanto piuttosto è indicato pregare con Maria. Maria è protettrice degli umili, dei più deboli: è donna di fede cui tutti devono ispirarsi per difendere i “più piccoli” dalle ingiustizie.
A conclusione del suo pensiero, ha citato una poesia di Kurt Marti (pastore svizzero), in cui l’autore ripercorre la storia di Maria e immagina che la Madonna sia talmente stupita di vedere che gli stessi potenti si inginocchiano davanti agli altari dove è stata collocata da decidere di scendere dal piedistallo e diventare le donne che nei vari momenti storici hanno sostenuto la causa dei poveri e lottato per la liberazione degli oppressi.
Don Zanardini ha posto alla nostra attenzione il fatto che la devozione a Maria nella storia della Chiesa cattolica ha avuto “alti e bassi”, passando da un culto esasperato ad una disaffezione e ha auspicato un riequilibrio alla luce degli insegnamenti scaturiti dal Concilio Vaticano II.
Nel popolo cristiano a volte ci si sofferma più su Maria che sul vero centro del culto (Gesù) tanto che, a volte, essa sovrasta la stessa figura di Cristo. Ha ricordato che il cristiano non crede nella Madonna: lei è modello del cristiano, a cui volgere lo sguardo per vivere una vera vita evangelica.
Con il Concilio è stata fatta una riflessione che ha correttamente posto al centro Cristo, unico mediatore con il Padre, mentre Maria viene definita un membro della Chiesa, inserita nella Chiesa: la sua grandezza sta nel fatto di aver creduto (Lumen Gentium, VIII Capitolo).
A conferma di ciò, Don Claudio ha sottolineato che fino all’800 l’immagine di Maria nell’arte sacra è raffigurata insieme a Cristo e questo ci avvicina molto alle raffigurazioni nelle icone della Chiesa Ortodossa.
Per noi cattolici Maria è fondamentalmente esempio di creatura in ascolto, orante, che genera, offerente; il vero culto a Maria ha delle caratteristiche ben precise: è trinitario, cristologico, ecclesiologico, liturgico, biblico, antropologico.
Dal breve dibattito che è seguito è sicuramente emerso che, riguardo a Maria, al di là delle modalità di culto, tra le tre confessioni sono molti i punti in comune e sono quelli che possono alimentare il dialogo ecumenico, ma soprattutto sono gli aspetti che più possono aiutare i cristiani a crescere spiritualmente e umanamente.
Noi parrocchiani di Maria Madre della Chiesa siamo chiamati a questo in modo particolare...

Carmine

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SIKAT

Natale è tradizionalmente il momento in cui il progetto Sikat ricompatta le fila dei propri sostenitori per ripartire con nuovo slancio verso il nuovo anno. E’ il momento in cui il “cireneo” Piero Cutrera distribuisce foto, biglietti e documentazione per riannodare lo straordinario rapporto che la nostra Comunità da oltre vent’anni ha con i ragazzi delle Filippine, seguiti dalle Madri Canossiane.
Quest’anno il nostro Piero, però, deve far fronte, in primo luogo, a seri problemi di salute e, quindi, con qualche difficoltà porta avanti il suo compito, ma invita tutti coloro che si sentono coinvolti nell’adozione a distanza a utilizzare la meravigliosa segreteria parrocchiale che è sempre più punto di riferimento insostituibile.
Grazie a quanti si impegneranno anche per il prossimo anno scolastico a far sentire l’affetto di Casazza ai ragazzi di Tondo e Buhlian, così lontani... così vicini! Buon Natale.

Gli Amici del Sikat

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L’ASSOCIAZIONE “PENSIONATI DI CASAZZA” CHIUDE

E’ con profondo dispiacere che dobbiamo registrare la cessazione di un ente che per tanti anni è stato un orgoglio del nostro quartiere: l’Associazione Pensionati di Casazza.
E’ stata una evenienza dolorosa che in tutti i modi si è cercato di evitare ma, difronte alle crescenti difficoltà, è stata una scelta inevitabile.
Dispiace rendersi conto che una bella realtà che ha caratterizzato e allietato la vita di tante persone del nostro quartiere non possa proseguire nel suo prezioso contributo aggregativo e socializzante.
Nell’ambito della devoluzione del patrimonio a seguito dello scioglimento, l’Associazione ha deliberato di attribuire alla nostra Parrocchia la somma di 4.600,00 euro.
Don Massimo a nome della Comunità Parrocchiale ringrazia di cuore, in primo luogo il presidente dell’Associazione Luciano Perini e tutti coloro che in questi anni sono stati elementi preziosi dell’associazione stessa e del quartiere nel suo complesso.

La Redazione

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GSO:IL PUNTO SPORTIVO

Attività sportiva in letargo per qualche settimana, dopo un intenso dicembre di impegni sportivi e non solo.
Hanno esordito in amichevole i piccoli Under 8 che cominciano a fare gruppo e si preparano a prossimi appuntamenti sempre più significativi.
Le squadre di calcio (ad esclusione della squadra femminile che gioca il 22 dicembre) hanno concluso la prima parte della stagione e tutte occupano un posto nella zona alta della classifica dei rispettivi campionati.
Il Natale dello Sportivo che, dopo la S. Messa di sabato 14, ha visto il salone parrocchiale colmo di oltre 160 persone tra atleti, alleducatori, dirigenti e simpatizzanti è stata una festa proprio riuscita. Ringraziamo tutti i partecipanti e un grazie speciale va a chi ha lavorato per la riuscita della serata!

Auguri e Buone feste dal GSO Casazza

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