La Bussola - Casazza
Maggio 2014

"DIFENDE IL GREGGE E CI CHIAMA PER NOME"

indice degli articoli:
"Carissimi": il messaggio del parroco
Grest 2014
Catechismo: un’esperienza di vita
Sopra l'albero
Dal battesimo...
Pasqua 2014
Il Pellegrinaggio a Locarno
Un re che ci ha amati e ci ama... fino al dono totale di sé.
A tu per tu col papa santo
SPECIALE PALIO - XX EDIZIONE
Ricordo di Don Gianni Belotti
Arcobaleno Stonatissima
Pellegrinaggio a Fatima e Compostela
GSO: il punto

Carissimi

Noi siamo soliti parlare di Gesù come del buon pastore, ma il testo evangelico non dice solo buono, ma anche bello.
Fino alla sua venuta gli uomini hanno coltivato un’immagine falsa di Dio, hanno adorato un Dio brutto, in tutto simile ai dominatori di questo mondo; brutto come tutti i despoti che pretendono di essere serviti e sono severi con chi trasgredisce i loro ordini.
Per questo un giorno Gesù, di fronte alle folle, si commosse “perché erano come pecore senza un pastore”, le fece uscire dalla condizione di schiavitù religiosa cui erano state assoggettate, le fece adagiare “sull’erba fresca” e distribuì loro in abbondanza l’alimento della sua parola e il suo pane (Mc 6,34 - 44).
Gesù ci ha rivelato il volto autentico di Dio, un volto bello di Dio che si inginocchia a lavare i piedi agli uomini, di Dio che un giorno “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12,37) e “tergerà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap 21,4).
Chi segue questo Pastore bello e buono diviene con lui artefice di un mondo nuovo, fraterno, bello e buono
Affettuosamente nel Signore!

Don GianMario

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GREST 2014

Le scuole chiudono i cancelli, le giornate sono sempre più assolate, i ragazzi sentono l'aria frizzante di vacanza, le famiglie studiano sistemi per non lasciare i propri pargoli a ciondolare per casa o a rincitrullirsi con internet o videogiochi: ecco… è il momento del Grest!
Da lunedì 9 a venerdì 27 giugno, il nostro oratorio accoglie il Grest 2014.
Anche quest'anno entra in campo l'impegno di tanti giovani che come animatori si sono preparati per essere costruttori di giorni pieni di serenità, di gioia e - si spera - di riflessione per i più piccoli.
Il Grest in genere è una straordinaria parentesi nella vita dell'oratorio: per tre settimane, otto ore al giorno, ragazzi, adolescenti, giovani vivono gli ambienti oratoriani, gestendosi il tempo, le relazioni, i giochi, il pranzo e con il Don organizzano il loro stare insieme in un sistema familiare, poi…
L'Oratorio fa il grest e il grest può migliorare l'Oratorio: nel gioco delle parti le due realtà si fondono e diventano un cammino comunitario straordinario. «L'oratorio - ha spiegato don Marco Mori, responsabile dell'Ufficio oratori della Diocesi - esiste per accogliere i ragazzi. Quando a questa accoglienza “semplice” si aggiunge la possibilità educativa offerta a tanti bambini e adolescenti è un avvenimento che merita tutta la nostra attenzione e la nostra simpatia di persone attente alle giovani generazioni».
Sicuramente, le famiglie che affidano i propri figli al grest lo fanno certe che troveranno un ambiente sereno, attento, accogliente e … divertente. E così sarà anche quest’anno! L'oratorio può diventare anche un veicolo concreto di fede, perché è Gesù che indica come stare con gli altri, soprattutto con quelli più bisognosi delle nostre attenzioni.
Il grest che viene proposto quest'anno agli oratori lombardi si intitola “Piano Terra” e inviterebbe i nostri ragazzi ad “abitare”, a prendersi a cuore le situazioni di ogni giorno: così da non essere semplici vicini, ma fratelli.
Ai giovani, giovanissimi, adolescenti e ragazzi il vescovo - nel suo saluto agli operatori del grest - ha raccomandato di «non tirarsi indietro, di non avere paura, di attrezzarsi con tutta la voglia per essere bravi fratelli maggiori, capaci di dare ragioni di vita ai più piccoli ed essere intelligenti per tenere dentro di sé ciò che di buono e vitale si scopre nel servizio agli altri, durante il grest, dentro e fuori il grest».
Buon Grest!

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Catechismo: un’esperienza di vita

Ciao a tutti
Vi racconto un po’ l’esperienza di catechismo che ho vissuto in questi anni…
Ripenso a com’è iniziata… quasi per scherzo… Avevano chiesto a me e mia sorella se una volta al mese potevamo ‘tenere’ un gruppo di circa 15 bambini di prima elementare mentre i rispettivi genitori facevano in parallelo il loro incontro per iniziare il nuovo percorso dell’iniziazione cristiana.
Era un servizio importante ed utile per la comunità e quindi avevamo accettato con un po’ di curiosità.
Nei primi incontri i bambini erano tranquilli e pacifici.
Purtroppo con il passare degli incontri si sono ‘lasciati andare’ e cercare di fare un discorso diventava più difficile, e allora bisogna inventarsi nuovi modi di comunicare: con giochi, storie, cartelloni, disegni… occorre diventare creativi!
I primi due anni è andata così ... incontri una volta al mese.
Il terzo gruppo che ho ‘prelevato’ è quello che poi ho portato avanti anche negli anni seguenti con l’importante ausilio della Paola B. con cui sono stata per un anno (la seconda elementare), poi è arrivata la cara Vero Z. che mi ha accompagnato in terza, quarta e quinta elementare… Ma non possiamo dimenticarci anche del sostegno della Anna C. (mia cognata :)) e del super Marco L.
Certo non è sempre tutto ‘rose e fiori’ e ci sono i momenti di difficoltà, impotenza, delusione… Ma spingono a fare ancora meglio, a impegnarsi di più, a cercare nuovi modi per trasmettere la fede e l’amore di Dio fra noi..
Ovviamente ci sono anche tante belle emozioni che si sentono, i bambini che ti aspettano, che ti chiedono perché mancavi la volta precedente, che ti abbracciano, che ti fanno un sorriso, una risata insieme… è proprio bello!!
E’ una bella esperienza che consiglio anche ai più giovani…
Io ho iniziato che avevo 20 anni… :) e non sono pentita anzi!?

Sara

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SOPRA L'ALBERO

Il pomeriggio della Domenica delle Palme, quest'anno, è stata anche l'occasione per vivere un momento di composta riflessione in teatro con i ragazzi del catechismo che hanno dato vita a un evento molto interessante.
Sulla falsa riga dell'ormai collaudato "Natale sotto l'albero", chi ha avuto la voglia di partecipare ha offerto ai presenti vari spunti per prepararsi alla Pasqua: letture di brani, drammatizzazioni, video … persino giochi di prestigio!
Tutto perché, da "sopra l'albero" della Croce, Gesù ci invita ad amarci e ad accogliere il suo Spirito con gioia ... con il desiderio di condividere un pomeriggio in oratorio.
Dalla Risurrezione il destino dell'Umanità è irrimediabilmente cambiato e incontrarci per dircelo è il modo migliore per assaporarlo insieme.
Per questo, già adesso possiamo darci appuntamento al prossimo "Sopra l'albero".

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Dal battesimo...

Domenica 18 maggio, alla Messa delle 10.30, abbiamo vissuto una celebrazione molto significativa. E' stato battezzato un nuovo membro della comunità cristiana (il piccolo Filippo) e i genitori dei bambini della primo anno di catechismo (gruppo Betlemme) hanno ufficializzato il loro impegno ad accompagnare nel cammino di fede i loro figli.
A volte, dimentichiamo quanto fondamentale sia il battesimo per la nostra vita e quali grandiose implicazioni discendono dall'aver ricevuto quel sacramento.
Ma altrettanto fondamentale è la celebrazione del battesimo per i genitori che "offrono" a Dio la loro creatura. Per questo, con le famiglie del gruppo Betlemme, ogni genitore ha potuto sentirsi interpellato in prima persona dall'invito a continuare il cammino, accogliendo il “mandato dell’educazione cristiana dei propri figli”, lo stesso ricevuto nel giorno del Battesimo dei propri rampolli, quando è stato detto:
«Cari genitori, chiedendo il Battesimo per i vostri figli, voi vi impegnate a educarli nella fede…».

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PASQUA 2014

Odo passi veloci, calpestio sordo,
respiro affannoso e trafelato di donna:
il tuo Maria di Magdala.
Corri per portare un annuncio
che ha cambiato la storia. Ti sanguina il cuore
per la duplice perdita: dell’amico amato, morto,
e tu l’hai visto trafitto e privo di vita,
e perché è anche scomparso dalla tomba.
Tu, Maria di Magdala, non sai dove celebrare il lutto.
Forse su una tomba vuota?
Non sai dove vivificare la memoria:
su un’assenza?
Un immenso precipizio ti si spalanca dinanzi,
e vedi il vuoto informe dei primordi del mondo
e ti chiedi, giustamente, se le grandi acque
hanno spento l’amore.

Ma dove corri, amica di Magdala,
che annuncio devi portare?
Corri da Simone, la roccia, che ha già sperimentato
il vuoto del suo tradimento,
anche se poi lo laverà con lacrime amare.
Corri dal discepolo che Gesù amava,
che non viene chiamato per nome,
perché ognuno di noi
possa pensare di essere lui l’amato.
Allora tu, amica, corri da me,
corri per darmi la notizia della tomba vuota.

Ma come sono arrivato quest’anno alla Pasqua?
Quali abissi mi catturano l’anima,
guardandomi dentro o attorno a me?
Guerre, violenze, ingiustizie, solitudini, morti.
Morti, mio Signore Risorto, morti e… che morti.
Bambini uccisi dalle loro mamme,
bambini abbandonati in tenera età,
bambini trucidati in macchina perché testimoni
o perché figli di qualcuno che doveva morire…
Ma tu, Maria, che hai visto sulla via?
Dopo aver visto te stessa, la tua sterilità interiore,
dopo l’evento della croce, hai visto le nostre paure,
il nostro buio, i vuoti di speranza in tanti giovani,
le aridità dei vecchi, il cinismo degli adulti.
«Non sappiamo dove l’hanno posto» (Gv 20,2).
E non sapendo dove sei Tu,
Gesù,
non so neppure dove sono io,
mi sento spaesato, smarrito, confuso.
Risorto, sono alla Tua ricerca e alla ricerca di me stesso,
ma non so se io voglio trovare Te
o se io mi voglio far trovare da Te.
In questa corsa le pesantezze istituzionali,
le alleanze con chi conta, i calcoli di opportunità,
rendono pesante il mio passo e quello della Chiesa
nell’annunciare la Tua buona notizia
anzitutto ai piccoli e ai poveri.

Ho bisogno di uno scatto di profezia
per accelerare il passo verso Te, Risorto,
e comunicare speranza al mondo.
Arrivo trafelato alla Tua tomba
e tocco con mano un vuoto,
che mi riguarda, ecco l’annuncio inaspettato:
«Dio l’ha risuscitato il terzo giorno» (At 10,39).
Cosa inaudita, così sconvolgente
da rimanere utopia sull’aldilà
piuttosto che concreta speranza fiorita già nell’aldiqua.
E se bastasse solo un po’ di lievito di risurrezione
per trasformare ogni tomba in un grembo,
ogni peccato in perdono, ogni fallimento in vittoria?
Tu non mi chiedi molto
per sperimentare la potenza del Tuo risuscitare:
solo di lasciarmi raggiungere là dove sono,
fosse pure agli inferi,
aggrapparmi alla Tua mano
e risalire con Te.

Buona Vita con il Risorto e con Maria di Magdala!
Cesare

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Il Pellegrinaggio a Locarno

Da un mesetto fa bella mostra di sé nella nostra chiesina un quadro (ovviamente una stampa) raffigurante la Deposizione, opera del 1870 del pittore italo - svizzero Antonio Ciseri (nato a Ronco sopra Ascona il 25 ottobre 1821, morto a Firenze l’8 marzo 1891). L’originale si trova nel santuario della Madonna del Sasso a Orselina sopra Locarno, meta di un pellegrinaggio l’8 aprile scorso da parte di una cinquantina di parrocchiani che si sono recati in questa ridente località, rimanendo affascinati dal contesto e dai particolari della natura e dell’arte.
Il tutto era stato organizzato nei minimi dettagli dai “soliti noti”: dal pullman al programma della giornata, dalla colazione alla visita, dalla messa celebrata da Don Francesco al ricco pranzo.
Lo spunto per il viaggio era nato dal casuale rinvenimento della stampa da parte di alcune coriste presso un rigattiere di Gottolengo in occasione di un concerto all’organo del maestro Massimiliano Sanca.
Subito si è provveduto a risalire all’autore (potere della moderna tecnologia) e ad incorniciare degnamente il “Trasporto di Cristo al sepolcro”.
La felice coincidenza col periodo pasquale e con quella (meno felice) della chiusura del coro…..ha fatto il resto.
Ora che il coro, per i casi della vita, si è “congedato” ci consola il fatto di aver allietato tante solenni festività facendo giungere, attraverso il canto, la voce del Signore che accresce la fede. Inoltre quel quadro vuol essere un segno di riconoscenza ai vari sacerdoti che ci hanno accompagnato in 30 anni di intensa attività canora.
Un saluto a tutti da parte del coro
P.S.: Qualcuno si augura che il “congedo” sia provvisorio. Non si sa mai: le vie del Signore sono infinite.

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Un re che ci ha amati e ci ama... fino al dono totale di sé.
Via Crucis del Venerdì Santo - 18 aprile 2014

Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva (Mc 15, 25-26): "Costui è Gesù, il re dei Giudei" (Mt 27, 37).
“Costui è Gesù, il re dei Giudei”.
È l’iscrizione che i soldati hanno posto sulla Croce ed è la stessa frase che, la sera del Venerdì Santo, ci ha accolto in chiesa. Posizionata in alto, scritta con caratteri grandi, appesi uno ad uno su un filo che attraversava tutta la larghezza dell’altare, ci ha proiettati nel silenzio e nello stupore che regnò sul Calvario davanti a quel Re nudo, umiliato e schernito che, anche negli ultimi gesti, ha svelato la sua regalità.
Gesù è re! Lo dice lui stesso quando risponde alla domanda che gli ha posto Pilato poco prima di essere condannato: “Tu lo dici, io sono RE”. È vero: Gesù è re, ma è un re tutto al contrario!
È un re che lava i piedi ai suoi amici. È un re che si fa presente nel pane e nel vino. È un re che accetta la volontà del Padre e abbraccia il legno della croce. È un re che cade per essere vicino a chi cade. È un re che salva e perdona.
È un re che ha bisogno di un cartello per essere riconosciuto. È un re che indossa una corona di spine. È un re che per trono ha una croce. Se ci pensiamo bene, Gesù è un re sconcertante: non è un re tradizionale, in lui non troviamo i caratteri che in questo mondo contraddistinguono la regalità. Per comprendere questo Re, occorre recuperare la logica dell’amore.
Undici diversi cartelloni hanno scandito il tempo che abbiamo dedicato e vissuto accanto a quel Re. Undici pennellate realizzate con colori diversi, accompagnate da undici diverse riflessioni hanno rivelato i segni di questa regalità. Una regalità così grande e profonda che racconta in ogni suo gesto l’amore di Dio per ogni uomo. Un amore che arriva fino al dono totale di sé.
Già, perché è proprio lì, nel fare della sua vita una declinazione dell’amore, nello scandalo della Croce, che si può trovare il cuore di questa regalità capovolta… perché l’amore è così: sa donare, sa spendere tutto se stesso per gli altri.“Costui è Gesù, il re!”.
E così anche quest’anno il venerdì Santo è arrivato puntuale, e io (Antonella), Giulio, Rebecca, Andrea B., Alessandro B., Rosetta, Gaia, Sofia, Andrea Zapp, Stefano, insieme ad Ale frate e Giorgio ci siamo trovati (come ormai da “tradizione”) in oratorio alle 18, con una cena “povera e magra” nello zaino, pronti a metterci in gioco; a mettere a disposizione la nostra voce, la nostra manualità, creatività e fantasia; pronti a tuffarci in questa avventura, che anche grazie a qualche mamma, a qualche papà e al coro “giovani”, è stata “mitica”!

Antonella

 «La via crucis non è stato solo un momento di preghiera. In quel lasso di tempo abbiamo riflettuto e osservato in modo semplice quello che Gesù ha dovuto passare per noi».
Ale B.

«Ciò che più mi ha colpito della Via Crucis di quest’anno è stato lo scoprire Gesù come re. Un re che però non è quello che immaginiamo, è un re controcorrente e che trova nell’amore e nell’umiltà le sue leggi più importanti».
Giulio

«Anche quest’anno ciò che mi è piaciuto di più della Via Crucis è stato il fatto che abbiamo condiviso dei bei momenti insieme durante la preparazione delle varie stazioni preparate ogni anno con fantasia e con divertimento e dello svolgimento della celebrazione, perché l’impegno e la gioia che abbiamo messo ci ha resi un gruppo ancora più unito!».
Rebecca

«Secondo me la Via Crucis di quest’anno era qualcosa che richiedeva una certa quantità di inventiva e che comportava non poche difficoltà. Credo personalmente che il nostro gruppo sia riuscito a tirar fuori il meglio di sé durante questo progetto, motivo per il quale penso che chiunque possa aver partecipato a quella serata sia uscito dalla chiesa con in testa qualcosa in più di quel che aveva prima di entrare. Ma, dato che i giudizi non spettano a me, posso limitarmi a dire che personalmente l’ho trovata coinvolgente e affatto noiosa».
Andrea B.

«Non avevo mai partecipato ad una via crucis così creativa. Quindi a me ha colpito soprattutto il clima di allegria che si è respirato durante la preparazione dei cartelloni per le varie stazioni. Inoltre, mi è piaciuta la fase della lettura delle stazioni perché in quel momento ho avuto la prova del bellissimo lavoro che avevamo fatto».
Stefano

«Anche quest’anno l’organizzazione della Via Crucis del Venerdì Santo è stata affidata al nostro fantastico gruppo di catechismo. È stato necessario l’impegno di tutti per realizzare insieme questo momento importante per tutta la comunità.
Mi riempie di gioia passare il mio tempo con i miei compagni di catechismo, anche aiutandosi nelle piccole cose: colorando un disegno, attaccando un cartellone, scrivendo un titolo. Mi rende consapevole di essere circondata da persone che mi vogliono bene.
In particolare, la cosa che più mi è piaciuta, è stata proprio lo stralcio che sono stata incaricata di leggere durante la celebrazione: Gesù gridava al padre e gli chiedeva perché lo avesse abbandonato. Proprio questa infatti è la sfida che mi ripropongo ogni giorno: abbracciare nelle fatiche e nei dolori quotidiani quel Gesù abbandonato che tanto ha sofferto per noi».
Sofia

«Come ogni anno la via crucis è stata una bellissima esperienza preparata da noi ragazzi e condivisa tra noi giovani in compagnia delle nostre famiglie; spero che questo incontro si possa rifare anche nei prossimi anni e magari far aggregare molte altre persone con cui poter condividere tutto questo».
Andrea Zapponi


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Canonizzazione di Giovanni Paolo II
A TU PER TU COL PAPA SANTO

L’emozione più grande l’ebbi il giorno della sua dipartita, o il suo ingresso al Cielo. Come se un caro familiare se ne fosse andato e un pezzo della mia storia con lui. Avevo 10 anni quando me lo vidi scendere dalla scalinata della Basilica Superiore di Assisi, il suo primo pellegrinaggio fuori Roma. Quel papa giovane, che già il giorno dopo l’elezione al soglio pontificio, se ne andava in giro per Roma lasciando sbigottiti tutti in Vaticano: quello straniero, per giunta polacco, che se ne infischiava delle regole secolari imposte ai papi. Dopo 20 giorni dalla sera della fumata bianca, che fu meravigliosa per la mia famiglia in quanto la mamma polacca capì immediatamente che quello strano cognome pronunciato male era di un suo connazionale, giungeva nelle immediate vicinanze della nostra casa di allora a Fabriano nelle Marche, ad Assisi appunto. Per me era come se un membro della famiglia fosse divenuto papa e ci venisse a trovare, tale era la percezione che infondeva la mamma . La folla che vidi sul piazzale della basilica fu sbalorditiva, ma forse ancora di più lo fu l’elicottero: il papa in elicottero! Scese dal velivolo nel turbine d’aria che lo avvolgeva. La mantellina rosso carminio svolazzava e quella papalina non voleva proprio starsene al suo posto. Io stavo ai piedi della scalinata quando mi vidi arrivare vicino il papa. Avanzò oltre, un po’ sornione, anche se l’occhiata me l’aveva lanciata, visto che ero l’unico a sgolarmi in lingua polacca. Entrò in basilica dove si soffermò per circa un’oretta, poi all’uscita mi intrufolai in un gruppo di giornalisti, perché desideravo proprio andargli vicino e loro inteneriti mi fecero passare. Fu a qual punto che passò, si voltò vedendo il ragazzino testardo di prima e con la sua manona, che sento ancora oggi sulla mia testa, mi accarezzò, dicendomi qualcosa in polacco. Ero al settimo cielo. Ci furono poi negli anni a venire altre occasioni, tutte bellissime, dove lo vidi da vicino. Ero affascinato da quella faccia da montanaro polacco che sapeva miscelare umanità e spiritualità, sbaragliando spesso l’opinione pubblica. E poi il suo cuore era con la gioventù, che l’avrebbe accompagnato fino al suo ultimo istante di vita. Sentivo come più di altri avesse a cuore il destino dell’Europa, delle sue radici cristiane. Un’Europa che doveva diventare un corpo solo (e non come era: divisa in due blocchi). La caduta dei regimi comunisti lo considero come un suo grande miracolo. Voleva dare ai giovani un futuro di libertà che voleva dire libertà di coscienza, la sola che avrebbe reso possibile la cultura dell’amore. E fu così che alla GMG del 1991 a Jasna Gora in Polonia potè esordire: “gioventù dell’Europa, voi che venite dalla Lettonia, dall’Ucraina, dalla Romania…. e partecipate col papa a questo grande raduno dei giovani per la prima volta liberi!”. Il Papa ci fece sentire parte viva della storia e protagonisti di un grande progetto. Seguirono altre GMG e nel 2016 toccherà di nuovo alla Polonia, ma stavolta con un grande patrono in cielo: lo zio Karol.

Marek

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SPECIALE PALIO - XX EDIZIONE

Ebbene, sì! Sono quello che inizierà venerdì 6 giugno sarà il nostro Palio delle Contrade n. 20.
Ne è passato di tempo da quel 1995 in cui per la prima volta il quartiere si è "colorato" delle tinte delle quattro contrade e con entusiasmo e spirito sportivo si è riunito in oratorio intorno a piacevoli momenti di gioco e condivisione.
Ma veniamo subito alle novità di quest'anno! Ci saranno ben 9 serate, distribuite su due settimane che permetteranno di "animare" gli ambienti oratoriali quasi ininterrottamente.
Ci saranno tre tornei nell'ambito del Palio stesso, per la gioia degli appassionati di tre diffusissimi sport di squadra (calcio, volley e tamburello), ma anche una "serata musicale" tutta da scoprire e partecipare…
E non dimentichiamo baby dance, pesca e i “gonfiabili” per i più piccini! Lo stand gastronomico si occuperà di tutto il resto…
Tra i giochi, oltre alle collaudate “prove”, fa il suo ritorno in campo l'entusiasmante "staffetta veloce" per i nostri ragazzi più rapidi di gambe!
Ogni contrada presenta quest'anno delle novità nello staff dei capitani che potrebbero decidere le sorti di questo 20mo Palio con le loro scelte e strategie.
I temi sportivi non si discostano da quelli delle scorse edizioni: riusciranno Gialli e Verdi a interrompere la serie di vittorie degli Azzurri? Ma – come sempre – la domanda è: riusciranno i Rossi a portare a casa per la prima volta il “drappo delle quattro carte”?
Per tutti, appuntamento venerdì 6 giugno per percorrere insieme le strade della parrocchia, accompagnati dalla banda musicale, ma soprattutto accompagnati dal desiderio di uscire dalle nostre case, vincere il grigiore delle nostre giornate per essere amici, per essere famiglia, per essere … Chiesa.
Buon Palio a tutti!

LE ORIGINI DEL PALIO
Anno 2014: Palio delle Contrade - 20^ edizione; quattro contrade si contenderanno il prestigioso “drappo”, in un clima di festa, di gioco, di condivisione e accoglienza.
Tutto come da tradizione!
Ma come e quando è nata questa tradizione nella nostra parrocchia?
La vocazione a vivere eventi sportivi come occasione di incontro è nel DNA del nostro quartiere: facciamo, allora, un passo indietro, ancora prima del Palio…
Anno 1983: prende vita il “Maggio sportivo”.
I giovani (e non solo) del quartiere si riuniscono in occasionali squadre di amici che si incontrano in tornei di ogni tipo di sport: calcio, basket, rugby, pallavolo, ma anche ciclocross e mountain bike. La prima edizione si svolge in una settimana, ma le successive impegnano dalle 10 alle 15 serate, spesso impreziosite dalla presenza di prestigiosi ospiti. Fanno così la loro apparizione a Casazza giocatori e “vecchie glorie” delle squadre bresciane di rugby e di calcio (rimane mitica la partecipazione di Alessandro “Spillo” Altobelli nel 1992), ma è possibile ammirare anche esibizioni di pattinaggio o di karate (queste ultime, grazie al maestro Pilia).
Il 1995 però è l’anno della svolta! La vulcanica intraprendenza del parroco del tempo, Don Evandro, lancia l’idea del Palio delle Contrade. “Palio”, evento diffusissimo in Italia. Ma il “nostro” si connota subito di caratteri propri. Innanzitutto, la suddivisione in contrade non deve dividere, ma serve a dare ordine e allo stesso tempo senso di appartenenza e di partecipazione ad una realtà condivisa. Poi, la scelta dei giochi è la più varia per coinvolgere un po’ tutti: ne è la prova l’inserimento - nel corso degli anni - di briscola, gara di ballo, giochi per bambini, percorsi misti di ogni tipo…
Ritornando al 1995, c’è da dire che la proposta viene accolta con un entusiasmo e una voglia di contribuire alla riuscita che contagia e appassiona tutto il quartiere. La passione è tale che persino la scelta dei colori della contrade è fonte di “riflessione”: la contrada dei Rossi, per qualche tempo, si identificherà nel fucsia, colore ritenuto politicamente “meno impegnativo”.
A confermare il travolgente diffondersi dello “spirito del Palio” ricordiamo che per partecipare alle prime edizioni ciascun contradaiolo versa senza batter ciglio una quota di iscrizione e ogni contrada acquista magliette e nastri per addobbare a festa le proprie vie!
D’altra parte i volontari che compongono il Comitato organizzatore entrano in azione al termine dei rispettivi turni di lavoro, mentre la scelta dei Capitani avviene con elezioni tra i contradaioli, appositamente convocati in assemblea nelle sale dell’oratorio.
Significativa è l’intestazione della prima locandina che riporta la dicitura “Quartiere Casazza”. Questo dimostra la totale indistinzione – all’epoca – nella percezione di parrocchia e di quartiere: la comunità parrocchiale coincideva in modo pressoché omogeneo con gli abitanti del quartiere!
Forse non tutti sanno che l’inaugurazione della prima edizione del Palio prevedeva l’arrivo del “drappo” dal cielo. Don Evandro, infatti, aveva previsto uno spettacolare atterraggio del palio a mezzo di un lancio di paracadutisti sul campo dell’oratorio… Solo le avverse condizioni atmosferiche impedirono l’evento!
A proposito, il Palio (inteso come stendardo) è frutto dell'artista-parrocchiano Torquato Piovani che, su indicazione del Don, realizza una vera e propria opera d'arte.
Ma iniziare il Palio sin dalle prime edizioni significa soprattutto lancio dei palloncini a cui affidare messaggi di amicizia e di pace: gioia per i piccini e sorpresa per chi a distanza di chilometri trova il nostro “segno”. Come non ricordare quello giunto in Germania o l’altro atterrato in Trentino?
Annunciare a tutto il quartiere l’aprirsi delle competizioni è compito - fin dal primo Palio – della sfilata inaugurale che “suona la sveglia”, percorrendo in lungo e in largo tutte le vie, con la partecipazione di bande musicali che, con la loro carica di allegria, inondano le strade.
Memorabile la fanfara dei bersaglieri che fino al 1997 precede la sfilata e che – suonando in corsa - rende impegnativo ai contradaioli starle al passo! Da qualche anno preferiamo la ben più rilassante passeggiata eno-gastronomica, appuntamento immancabile per buongustai, sommelier e “buone forchette” di tutto il quartiere!
I giochi dei primi Palii sono quelli tradizionali delle feste popolari, quali tiro alla fune, corsa nei sacchi, corsa campestre, bocce (e alcuni di questi giochi potrebbero essere riproposti per la gioia di molti contradaioli), ma si prevedono anche competizioni di tipo diverso: gara di torte, gara di ballo… Quest’ultima molto apprezzata dai tanti appassionati di danza, che ricordano epiche sfide al ritmo di musica.
Ma sicuramente il “Gioco” per antonomasia del nostro Palio delle Contrade è il “Lancio dell’uovo”! E’ l’unico gioco sempre presente dalla prima edizione.
Normalmente rappresenta il “gran finale”, spesso è stato decisivo per le sorti dell’intera competizione: ma non ci si improvvisa lanciatori (o ricevitori) d’uovo!
E’ richiesta una alta dose di sintonia (direi quasi di complicità) tra i due “atleti”, tale che la tradizione del Palio ha consacrato fra i migliori specialisti coppie costituite da fratelli o da padre-figlio.
E ovviamente il record, stabilito in una dalle primissime edizioni, è detenuto dalla coppia Ardesi Augusto e Roberto con la stratosferica misura di 36 metri.
Probabilmente, molti di coloro che leggono queste righe conoscevano già quanto raccontato, ma può essere importante far memoria di una tradizione che non è solo “gioco”.

Angelo e Carmine


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Ricordo di Don Gianni Belotti

Ricordiamo Don Gianni Belotti ad un mese dalla sua morte.
Ci ha lasciato, ma la sua testimonianza di vita ci accompagna sempre e ci sostiene.
Di lui tracciamo questo breve profilo per chi l'ha conosciuto e amato e per chi, non avendolo incontrato personalmente, può conoscerlo attraverso queste parole.
Nel 1976 Don Gianni arriva a "Casazza" presso la Parrocchia "Maria Madre della Chiesa", accolto dal Parroco Don Angelo Zanola.
Da lui riceve l'incarico di rispondere, dopo l'orario di lavoro in Fabbrica, alle numerose richieste di sostegno morale ed economico, provenienti dagli abitanti del quartiere (edificato da pochi anni), con problematiche complesse di adattamento, di organizzazione e di autosufficienza. Questa è la sua storia personale e sacerdotale.
Nello svolgere questa delicata missione ha coinvolto persone della Comunità preparandole con incontri di preghiera e di riflessione sulle Letture evangeliche.
Sono emerse così, nel quartiere, esperienza spontanee di solidarietà, generosità, condivisione e accettazione, che hanno portato a vivere valori come l'Amicizia, la Gratuità, il desiderio di Giustizia. E' nato così il "Gruppo Caritas": volontari che provvedevano all'assistenza degli anziani ammalati e soli, al sostegno dei giovani in difficoltà, alle organizzazioni di aiuti anche economici verso famiglie numerose e bisognose, all'aiuto scolastico a bambini segnalati dalla Scuola. Don Gianni, entrando nelle case di tante famiglie, ha costruito con tutti legami intensi di amicizia e ha inoltre intessuto rapporti positivi con le varie agenzie socio-educative (assistenti sociali, insegnanti, educatori).
Nonostante avesse periodicamente crisi di malaria, retaggio della sua missione in Africa, è stato infaticabile sia nell'azione missionaria che pastorale e accompagnava il suo agire col sorriso, suscitando Speranza e Amore.
Il suo impegno pastorale è stato costante nell'animazione dei Centri d'ascolto in Parrocchia nei periodi forti dell'anno liturgico, degli incontri settimanali di riflessione sul Vangelo, di un gruppo missionario con i giovani, di omelie che spiegavano la realtà alla luce del Vangelo: la Buona Novella è giunta a tanti.
Diventato parroco di Brione, non ha abbandonato le persone della comunità di Casazza che si affidavano a lui e che incontrava nei vari gruppi.

Carla, Giuliana, Maria

Un piccolo saluto

Avevo cinque anni e un martedì pomeriggio mi trovavo in sacrestia con mio fratello più grande che si preparava per servire Messa. A me non andava l’idea di fare il chierichetto, ma una voce calma mi disse: “Oggi servi anche tu!”. Era Don Gianni… Mi sono sentito di non poter fare altro che indossare la tunica più piccola che c’era e servire Messa. Con la testa non arrivavo neanche all’altezza dell’altare, ma ero contento di essere lì accanto a quel sacerdote così gentile e vicino a Gesù. Pochi giorni dopo ho saputo che il Don aveva avuto un brutto incidente e non l’ho più visto. Da allora ho servito Messa tante altre volte, ma non dimenticherò mai quel martedì pomeriggio.
Ciao Don Gianni Simone

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Arcobaleno Stonatissima

 

È da poco terminata la 28esima Stonatissima e su gentile invito di Carmine provo a raccogliere considerazioni e sensazioni che ci hanno accompagnato in questa scoppiettante edizione, prima che i ricordi si depositino nella memoria divenendo più sfocati.
È una piacevole matassa di emozioni, fatta di tanti sottili fili multicolore ognuno con la sua importanza; se volessimo usare un’altra metafora, potremmo pensare che ognuna tra le persone che ha partecipato alla manifestazione ed anche ogni singolo particolare che ha caratterizzato la manifestazione, rappresenta una gocciolina che insieme a tante altre forma un allegro e simpaticamente rumoroso arcobaleno musicato.
La prima importante “goccia” è certamente rappresentata dal ritorno “a casa” della vecchia e cara “Stona”. Se non andiamo errati, erano quattro anni che la manifestazione mancava dal teatro, a causa dei lavori di manutenzione della struttura. Durante questo periodo, il salone dell’oratorio ha accolto il momentaneo esilio.
Per noi “vecchietti” che abbiamo nella memoria molte delle edizioni passate, il ritorno nella suggestiva ambientazione del teatro è stato particolarmente emozionante: sarà il legno, sarà l’acustica, saranno i ricordi e la nostalgia… o semplicemente sarà che il nostro teatro è davvero un gioiellino di cui essere orgogliosi.
Dal punto di vista dell’organizzazione, questa edizione ha potuto beneficiare di un notevole contributo di idee, entusiasmo e originalità, grazie all’apporto dato dai giovani e giovanissimi che hanno partecipato alla preparazione dell’evento.
La prima grande novità di quest’anno è rappresentata dall’impiego del videoproiettore, utilizzato per mostrare i video ufficiali delle canzoni che scorrevano alle spalle degli STONA-artisti durante le loro esibizioni. E come dimenticare gli splendidi filmati di apertura e dell’intervista a Levi, magistralmente montati da Simone Malgari e da Marco Landriani; fondamentale a tal proposito il lavoro di Simone Gatti nel back-stage come assistente multimediale al PC e al videoproiettore.
Tra i giovanissimi è stata notevolmente apprezzata l’esibizione di Davide Gasparetto che ha lasciato il pubblico a bocca aperta con i suoi mirabolanti giochi di prestigio. Tra i presentatori, oltre all’ormai navigato e impeccabile Andrea Zapponi, si è rivelato l’istrionico talento di Simone Malgari… un Chiambretti in erba ancor più Pierino dell’originale: grande padronanza del palco e un’eleganza fuori dal comune che rischia di
rischia di sdoganare il papillon come moda dell’estate.
Nonostante le tante canzoni in gara c’è stato spazio per un altro paio di apprezzate sorprese: la partecipazione a distanza del nostro caro fratello Victor che in gran segreto ha fatto pervenire un video di cui solo poche persone erano al corrente… Bellissimo e spontaneo l’oooohhhh di sorpresa del pubblico a testimonianza dell’affetto e dell’amicizia che la nostra comunità prova nei suoi confronti; ad ultimo l’intervista a Levi, l’attuale campione italiano di velocità della categoria Juniores: anche lui un grande amico del nostro oratorio. È stato bello che la sua “Casazza” gli tributasse un saluto per il risultato raggiunto… Peccato solamente per il microfono che ha rotto durante l’intervista: ne terremo conto per le prossime e gli manderemo il conto quando otterrà qualche risultato importante con la nazionale italiana.
Restano ancora tanti argomenti che meriterebbero approfondimento e tante altre persone che sarebbero da ringraziare. Lo facciamo un po’ velocemente sperando di non dimenticare nessuno. Grazie ovviamente agli STONA-artisti, i veri protagonisti della serata che ci hanno regalato in qualche caso emozioni ed in altre sorrisi e risate… Qualunque sia stata la loro performance, ci vuole coraggio a salire sul palco e mettersi in gioco davanti a tanta gente. A seguire vanno ovviamente ringraziati i musicisti: si parte con Alessandro, Bruno ed Andrea e si arriva a Marco e Flavio che si sono sobbarcati il grosso della manifestazione. Quante ore di prove, di allestimento microfoni, di preparazione testi e canzoni e soprattutto quanta pazienza. Grazie alla giuria e a tutte le persone che hanno operato dietro le quinte: ad Annamaria che ha curato l’ingresso degli artisti e si è occupata della lotteria; Paolo Rigamonti che ha seguito il Mixer suoni; Achille, Beppe, Gianfranco, Luigi, Sergio e Valerio che hanno montato le quinte e che curano quotidianamente ogni aspetto della manutenzione del teatro con un attenzione esemplare, lavorando sempre nell’ombra senza mai sentire il bisogno di un applauso. Grazie al pubblico e a tutti quelli che (scusandoci) abbiamo dimenticato.
Ehi fratelli!!! cominciate a preparare la prossima canzone … Vi aspettiamo a Stonatissima 2015!!!

Marco

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Pellegrinaggio a Fatima e Compostela
dal 28 aprile al 4 maggio 2014

 

28 aprile: martedì
Siamo in 28 persone; partiamo da Brescia alle 7.30 diretti a Milano Malpensa, dove abbiamo il volo alle 11.30. Arriviamo a Lisbona, capitale del Portogallo, alle 15.30 ora locale (un’ora indietro) con un bel sole e clima ventilato, ma piacevole. Due valigie non arrivano e le formalità per la denuncia rallentano il programma della giornata. Col pullman e la guida portoghese Cristina iniziamo il giro turistico della città, visitiamo la chiesa di San Girolamo, di stile gotico e manuelino: uno stile decorativo molto pieno e lavorato, il cui nome deriva da re Manuel I.
Andiamo poi per la Messa alla chiesa di S. Antonio a fianco della Cattedrale. Quindi partenza per Fatima, dove arriviamo alle 21 all’hotel Avenida. Dopo cena ci rechiamo per un saluto e una preghiera alla cappellina delle apparizioni.
29 aprile: mercoledì
Anche oggi è una bella giornata. Alle 8 S. Messa in italiano, concelebrata da molti sacerdoti e presieduta dal vescovo di Biella. Ci rechiamo poi per la Via Crucis sul cammino dei tre pastorelli: un percorso in mezzo agli uliveti, molto silenzioso e coinvolgente.
Qui si trova la “Loca do Anjo”, luogo della prima e terza aparizione dell’angelo ai bambini di Fatima del 1916 e la “Valinhos” il luogo della quarta apparizione della Madonna il 19 agosto 1917.
A piedi ci rechiamo ad Aljustrel a vistare la casa natia di Francesco e Giacinta e quella di Lucia che si trova accanto al luogo della seconda apparizione dell’Angelo. Dopo pranzo, partenza per Alcobaça, dove si trova l’antico monastero cistercense, fondato nel 1153 da S. Bernardo di Chiaravalle, dalla struttura imponente, dichiarato patrimonio dell’Unesco.
Andiamo poi a Nazarè, paese di pescatori e località turistica sull’Atlantico: prima sul promontorio, da cui si gode una veduta mozzafiato e, poi, sul lungomare, famoso per le onde molto alte che ogni tanto si formano.
Alle 21.30 Rosario internazionale alla “Cappellina delle Apparizioni” con processione e fiaccolata. Uno del nostro gruppo ha l’onore di far parte dei portatori del baldacchino della Madonna, tutti bardati con ampi mantelli bianchi.
1 maggio: giovedì
Dopo la Messa in italiano, presieduta dal nostro parroco Don GianMario, ci incontriamo con la guida per visitare la Basilica, inaugurata nel 1953, dove si trovano le tombe dei Beati Francesco e Giacinta e, da pochi anni, anche quella di suor Lucia.
Successivamente, visitiamo l’immensa chiesa della SS. Trinità che si trova sul lato opposto del grande piazzale della Basilica che conta ben 8.000 posti a sedere. Alle 16 visitiamo il Museo “Fatima Luce e Pace”. Qui una suora ci guida, con spiegazioni accurate e riflessioni spirituali, attraverso l’esposizione di migliaia di oggetti, preziosi o meno, donati al Santuario da pellegrini, famosi e non, che riflettono una parte di vita di chi li ha donati. Nella prima sala si trova la preziosa corona con incastonato il proiettile che colpì Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 e che viene posta sulla statua della Madonna solo nelle ricorrenze delle apparizioni. A sera, Rosario internazionale e processione eucaristica (questa volta sono due gli uomini del nostro gruppo che fanno parte dei portatori, rivestiti di mantelli rossi).
2 maggio: venerdì
Dopo la Messa delle 8, partenza per Coimbra, dove si trova il convento di clausura in cui ha vissuto dal 1948 Suor Lucia e dove è morta nel 2005. Poi visita della chiesa di Santa Croce, nel cui monastero S. Antonio, da agostiniano, si fece frate francescano. Dopo pranzo, partiamo per Santiago de Compostela, dove arriviamo alle 19.30 al nostro albergo che si trova a 10 minuti dal centro storico. Si cena tardi, ma alcuni instancabili del gruppo escono a piedi per un primo contatto con la città che è molto animata fino a tardi.
3 maggio: sabato
Dopo colazione, il pullman ci porta sul Monte della Gioia, dov’è la Cappella di S. Marco e da lì, in quattordici, scendiamo a piedi, per fare l’ultimo tratto del “Cammino di Compostela”: 5 km. Dopo un’oretta arriviamo alla grande Cattedrale di S. Giacomo Apostolo, il cui altare maggiore è edificato sopra la cripta che contiene il sepolcro di S. Giacomo. La facciata dell’Obradoiro si apre sull’omonima piazza, dove arrivano tutti i pellegrini che hanno fatto il percorso a piedi o in bici. Per avere la “Compostela”, il certificato che attesta con timbri il pellegrinaggio, bisogna fare un minimo di 100 km a piedi o 200 in bici o a cavallo.
Alle 12.00 partecipiamo, in Cattedrale, alla Messa del pellegrino, al termine della quale vediamo in funzione il “Botafumeiro”, un grande turibolo dal peso di 55 kg, appeso al soffitto con un sistema di corde e carrucole che, nel suo movimento di oscillazione, raggiunge i 68 km orari; serviva per incensare e purificare i pellegrini, ma anche per deodorare. Dopo un giro guidato per la città, abbiamo un po’ di tempo a disposizione prima di cena, durante la quale due signore del nostro gruppo ci hanno intrattenuto con uno show veramente esilarante.
4 maggio: domenica
Lasciamo Compostela verso le 8, direzione Porto, seconda città del Portogallo, famosa per la produzione di vino: i vigneti però sono a 100 km dalla città, situati a strati, su gradoni.
Dopo un pranzo con un mega buffet all’hotel “Villa Galè”, ci portiamo in aeroporto per il rientro in Italia su un volo della compagnia portoghese Tap. Arriviamo a Brescia alle 23 un po’ stanchi ma felici per quanto abbiamo visto e vissuto in questa settimana. Un grazie a Don GianMario per averci proposto questo viaggio e per averci guidato con pazienza e sopportazione.

Una pellegrina

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GSO: IL PUNTO

I Campionati CSI a cui partecipano le nostre squadre sono per lo più terminati, ma restano ancora da disputare le fasi finali della Coppa A.I.D.O. per le rappresentative “under” di calcio, mentre per il tennistavolo gli ultimi impegni terminano a fine maggio.
Il bilancio che fino ad ora è possibile trarre è sicuramente positivo.
Dal punto di vista tecnico: gli Open hanno disputato un campionato di assoluta alta classifica; gli under 10, alla loro prima esperienza, si sono ben comportati in ogni campo; gli allievi hanno disputato un campionato di vertice dall’inizio alla fine; gli under 12 hanno anche vissuto esperienze molto particolari, partecipando alla fase interregionale, dove hanno incontrato le migliori squadre della zona di Mantova e sperimentando anche l’ebbrezza di giocare – per l’occasione - calcio a 9; i top junior hanno dovuto affrontare squadre composte da ragazzi sempre un po’ più grandi, ma si sono tolti belle soddisfazioni.
Per il tennistavolo, i premi vinti nelle prove individuali hanno regalato soddisfazione e gioia ai nostri pongisti.
Dal punto di vista del gruppo, siamo contenti che tanti ragazzi e giovani hanno avuto in oratorio modo di “fare squadra”, affrontando e superando difficoltà varie e vivendo lo sport con serenità e puro divertimento. Ciliegina sulla torta, da aprile ha preso vita la squadra under 8 che già nelle prime uscite ufficiali ha dimostrato qualità straordinarie e costituisce una perla preziosa per la nostra realtà di GSO.