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AVVENTO 2019
 

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CRISTIANI? PERSONE SVEGLIE E NON ADDORMENTATE

Carissimi, noi cristiani, discepoli del Signore, dobbiamo essere persone sveglie, non addormentate.
Siamo chiamati a tenere gli occhi bene aperti per saper cogliere la presenza del Signore nei nostri tempi e nelle nostre vite. E per fare questo siamo aiutati dal tempo dell’Avvento che iniziamo domenica primo di dicembre.
L’Avvento ci invita a essere persone consapevoli del momento, del tempo buono, dell’occasione favorevole che abbiamo ricevuto.
Durante il tempo dell’Avvento facciamo sì memoria del passato, ricordando la prima venuta di Gesù “nell’umiltà della nostra natura umana”, ma ci orientiamo anche al futuro, attendendo la sua seconda venuta nello “splendore della gloria”, alla fine dei tempi.
Soprattutto, però, viviamo nel presente e riconosciamo fin da ora una presenza, potente e operante: Gesù, infatti, ci viene incontro in ogni tempo e in ogni avvenimento per essere riconosciuto da persone sveglie e accoglienti.
L’Avvento, dunque, ci propone di tendere al Signore con gli occhi ben aperti, disposti ad accoglierlo con gioia: gli vogliamo bene, desideriamo quindi ospitarlo nella nostra vita e auspichiamo che la sua parola risvegli in noi il desiderio di seguirlo.
È Gesù stesso che nel suo vangelo ci invita ad essere svegli, pronti, desti per accogliere la sua venuta, cioè a non perdere nessuna delle occasioni buone, dei momenti opportuni e le grazie che ci sono date della sua presenza nel
mondo e in noi. Una persona addormentata si lascia scappare le occasioni buone, non vede mai il momento, arriva tardi perché è distratta.
Ogni età della vita è buona per cogliere la presenza del Signore, ma solo questa stagione è la nostra, non quella del passato perché non c’è più, né quella del futuro perché non c’è ancora: è qui e adesso che dobbiamo cogliere il bene che ci è dato, quelle occasioni buone che il Signore ci offre.
Il Signore viene nella nostra vita adesso: è saggio, è sveglio chi se ne accorge! Impariamo a vivere bene il presente, a riconoscere la presenza di Dio adesso, ricordandoci che Egli ora non è assente, è già presente nella nostra vita.
Questo è il nostro Avvento!
Vogliamo vivere l’oggi da persone consapevoli, che non si lasciano scappare le opportunità di bene che ci rendono sempre più consapevoli della bellezza della vita di chi sa accogliere il Signore. Anche la nostra parrocchia propone delle iniziative propizie da cogliere come buone occasioni che ci permettono di essere cristiani svegli e non addormentati, discepoli che attendono il Figlio di Dio, il Signore Gesù che è “il fine” della nostra vita.
Queste iniziative di Avvento le troviamo ben esposte sul Calendario Liturgico e sull’apposito Manifesto dell’Avvento qui pubblicato.
Buon Avvento, buona preparazione

Vostro don Massimo

CATECHESI ADULTI - GIUSEPPE

Quest’anno il percorso che ci propone Madre Eliana Zanoletti negli incontri di catechesi per adulti è incentrato sulla figura di Giuseppe, il figlio di Giacobbe. La sua storia descrive un cammino di riconciliazione all’interno di una famiglia dilaniata dalla gelosia e può insegnare moltissimo anche agli uomini di oggi con un messaggio valido per tutte le epoche: il male può servire al bene, ma solo se vi sono personaggi capaci, al pari di Giuseppe, di riscrivere una storia di odio per trasformarla in una storia di solidarietà.
Abbiamo iniziato, sabato 26 ottobre, con la riflessione del capitolo 37 di Genesi, in cui viene descritto il clima di divisione che regna nella famiglia di Giacobbe e, in particolare, il sentimento di invidia collettiva verso un familiare, sentimento che ancora oggi è una grave e diffusa malattia sociale.
I fratelli tramano per sbarazzarsi dello scomodo Giuseppe che finisce per diventare schiavo in un Paese lontano. Spesso pensiamo che sia una buona idea tentare di ricostruire la fraternità abolendo qualcuno che infastidisce... ma questa soluzione non ha mai funzionato!
La storia di Giuseppe, perseguitato anche a causa dei suoi sogni, ci presenta un tipo di invidia molto diffuso: l’invidia per la presenza di un talento in un membro del gruppo. Questo viene interpretato come minaccia, invece di essere visto come un bene comune.
Il testo sacro ci fa capire che questa invidia si cura soltanto riconciliandosi con il talento dell’altro, fino a sentirlo come nostro, di tutti: Giuseppe non smise di raccontare i suoi sogni e quei sogni-raccontati salvarono anche i suoi fratelli. Prossimo episodio della storia di Giuseppe in programma sabato 30 novembre, alle 20.30, in Teatro Parrocchiale... Siamo tutti invitati!

Carmine

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RINNOVIAMO INSIEME L’ORATORIO

Nell’ultima seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale (lunedì 18 novembre) i consiglieri presenti hanno potuto visionare il progetto “quasi definitivo” dei lavori di rinnovamento degli ambienti dell'oratorio. E' stato l'esito del lungo cammino di progettazione partecipata, iniziato circa due anni fa.
La tavola tecnica, opera dell'arch. Giorgio Montini, ha recepito le indicazioni e gli accorgimenti, relativi alle priorità di carattere pastorale ed economico, emerse nelle riunioni dei consigli “Affari economici” e “Pastorale” degli ultimi mesi. E' stata operata una traduzione in termini pratici di quanto proposto nelle riunioni dei gruppi parrocchiali che erano stati chiamati a elaborare il rinnovamento nella prima fase di progettazione.
Attraverso gli incontri dei gruppi, infatti, gli spunti del pedagogista Giacomo Cameletti hanno permesso a tutti noi parrocchiani di esprimere la visione di oratorio che ci sembra possa meglio incarnare la naturale vocazione di questo spazio di comunità.
Da tempo si avvertiva la necessità in Parrocchia di un rinnovamento dell’Oratorio, innanzitutto per rendere gli ambienti più accoglienti e confortevoli, ma anche per soddisfare esigenze e bisogni emersi negli ultimi anni.
Il percorso fatto è stato portato avanti in maniera ottimale dai gruppi che hanno espresso un pensiero che andava al di là delle esigenze del proprio ristretto ambito e si è giunti all’individuazione degli interventi condivisi da attuare.
Presto il progetto complessivo sarà presentato alla Comunità e tutti potremo vedere gli aspetti di rinnovamento che si andranno a realizzare.
Ovviamente per concretizzare il rinnovamento progettato c’è un costo non indifferente da affrontare!
I lettori più attenti ricordano senz’altro che Don Massimo sulle pagine di questo bollettino (numero di Pasqua) si è detto fiducioso che, come già fatto nel passato, le spese per le opere necessarie potranno essere sostenute dalla nostra Comunità. La Curia di Brescia è stata ovviamente informata della nostra progettazione: l’Economo diocesano ha definito “lodevole” il percorso fatto, con invito a proseguire e a tenere nella dovuta considerazione i riscontri ottenuti.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, è stato indicato come requisito di base, affinché la Curia autorizzi un nuovo finanziamento presso Istituti di Credito convenzionati, l'assicurazione di un plafond di liquidità della parrocchia di almeno € 60.000,00 che rappresenta un primo “micro-obbiettivo” da raggiungere.
E’ giunto il momento di mettersi insieme per uno sforzo economico maggiore che va ad aggiungersi alla grande generosità che già compiamo.
segue
Un progetto che vuole rendere le strutture conformi alle norme di sicurezza, che prevede l’abbattimento di barriere architettoniche, che intende adeguare gli ambienti alle nuove esigenze educative ricreative e catechetiche.
Un progetto che intende rendere l’Oratorio più accogliente e più accessibile a tutti, alle persone di ogni età e soprattutto per le giovani generazioni è un progetto che va sostenuto tutti insieme, ognuno con le proprie forze.
Saranno presto messe a disposizione di tutti svariate modalità di contribuzione: ognuno può scegliere l’una o l’altra proposta, liberamente e nel massimo rispetto possibile.
Presto sarà disponibile una cassetta opportunamente dedicata alla raccolta per i lavori di rinnovamento; chi vuole può effettuare un’offerta straordinaria alla Parrocchia o direttamente al parroco e comunque per ogni possibile erogazione liberale è possibile riferirsi al Conto corrente intestato a:
Parrocchia Maria Madre della Chiesa, Via Casazza 42, 25136, Brescia, C.F. 98019280175
UBI Banca, Ag. 6216, Via Ambaraga 126, 25123, Brescia.
IBAN: IT 39 B 03111 11290 000000000347

Carmine

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IL CORO “SAN LUCA” A CASAZZA

E’ stata una meditazione-concerto quella che, venerdì 11 ottobre, il coro “S. Luca” ha offerto nella nostra chiesa, nell’ambito della Festa patronale di Maria Madre della Chiesa.
Il coro, nato nel 1979, sotto la direzione della Maestra Lella Tomasini, è un gruppo di amici legati dal comune piacere di cantare e suonare e svolge il servizio del canto durante ogni liturgia domenicale nella chiesa di S. Pietro in Oliveto.
Chi ne fa parte definisce così “la molla della sua attività”: una passione dichiarata per Cristo e per l’uomo; il desiderio di entrare da attori nell’avventura umana della bellezza, attraverso la musica.
L’attuale repertorio comprende diverse espressioni musicali, ma ha sviluppato una particolare sensibilità verso la polifonia italiana e spagnola, classica a cappella, rinascimentale, barocca e contemporanea.
I canti e le brevi riflessioni proposte, venerdì 11, ci hanno accompagnato in un ideale cammino lungo la “storia di Maria”; dall’annunciazione alla gloria del Cielo, attraversando il dolore, la grazia e il silenzio che hanno segnato la Sua vita.
Come spesso accade quando si ascoltano canti
polifonici, siamo rimasti affascinati dallo sviluppo libero, ma perfettamente ordinato, di tutte le componenti vocali e dei più svariati registri, espressione dello straordinario senso di unità dell’umano e del divino.
Tra tutti i momenti della serata, sicuramente il più toccante è stato il canto “Vergine del Silenzio” (di Don Domenico Machetta), che ha espresso un coinvolgimento veramente corale, oltre ad un equilibrio e una grazia incomparabili.
Complimenti sentiti alla Maestra Tomasini e a tutti componenti del coro e un “grazie” di cuore a Don Massimo e alla Comunità Hebron, promotori di una serata certamente arricchente dal punto di vista umano e spirituale.

La Redazione

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Concerto natalizio del coro “La Soldanella”di Villa Carcina - Direttore: Paolo Corini


Il Gruppo Corale “La Soldanella” sarà graditissimo ospite della nostra chiesa nella serata di Santa Lucia per il tradizionale Concerto di Natale che impreziosirà anche quest’anno il nostro cammino parrocchiale in Avvento.
Proporrà al nostro ascolto alcuni brani natalizi, tratti dal proprio repertorio, in cui si compendiano a livello esecutivo, interpretativo e culturale, oltre 58 anni di costante lavoro e impegno nella splendida passione per il canto corale.
L’alto livello del gruppo è certificato dall’avere all’attivo un’intensa attività concertistica, con oltre 1.180 concerti, tenutisi nelle principali città italiane, nonché in Svizzera, Francia, Austria e Germania e... da non dimenticare è la produzione discografica con sei diverse interessanti incisioni.
Quindi, non si può mancare all’appuntamento artistico, culturale e spirituale del 13 dicembre, alle ore 20.30: è un invito per tutti!

La Redazione

Marek d’Adamo

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GIOVANI, “STIAMO IN MEZZO”

Quanto spesso siamo costretti a fare scelte?
In continuazione il mondo ci chiama a schierarci, ci obbliga a prendere una posizione netta e decisa. Oziare e rimandare momenti come questi non renderebbe la vita degna di essere vissuta, non permetterebbe di costruire il paradiso sulla Terra.
Il rischio che si corre però è quello di essere sopraffatti dall’istinto, una componente dell’uomo fondamentale per l’esistenza e l’evoluzione, ma che ha il difetto di preferire gli eccessi. Bianco o nero, destra o sinistra, caldo o freddo.
Il poeta latino Orazio ci ha già insegnato il valore della “aurea mediocritas” (la preziosa via di mezzo), ci ha ricordato che chi si innalza sulla torre più alta sarà spazzato via dal vento, ma chi allontana da sé ogni fatica della vita non vive davvero.
“Stare in mezzo” non vuol dire mettersi al centro con egocentrismo, significa preferire la via della moderazione.
Una lezione che sempre, inevitabilmente, siamo portati a scordare, perché solo una scelta estremamente radicale, fuori dagli schemi, esuberante e inaspettata ci rende visibili agli altri.
Noi giovani non siamo contenti se un giorno alla settimana esageriamo con l’alcool in discoteca, non ci sentiamo appagati se almeno una volta ogni sera non litighiamo con mamma e papà, no, non siamo in grado di sopportare un solo momento senza far vedere a tutti quanto siamo belli e bravi sui social.
E’ così, queste e molte altre cose ci rendono pecore fuori dal gregge, ci fanno sentire vivi, perché i giovani hanno questo compito storicamente: ribellarsi a tutto. Al bando le regole, in fumo i discorsi degli adulti e soprattutto basta con i soliti valori tradizionali.
La famiglia, la scuola, il rispetto dell’ambiente e di chi ci sta intorno sono solo seccature e noiose faccende da vecchi.
O forse no? Forse ribellarsi, essere diversi oggi non è questo, forse essere fuori dal comune ormai vuol dire moderarsi.
Ecco, la verità è che a noi giovani piace essere ribelli solo in apparenza, vivere in una bolla che continueremo a rimpiangere, se solo aprissimo veramente gli occhi…

Giulio

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INIZIAZIONE CRISTIANA

Per quattro domeniche abbiamo vissuto durante la Messa delle 10.30 dei momenti particolari di famiglia e di festa con la celebrazione dei riti di passaggio, previsti dal percorso di Iniziazione Cristiana per i fanciulli e per i ragazzi (ne vivremo un altro domenica 1° dicembre con i più piccoli del gruppo Betlemme).
Quasi tutti i ragazzi e le famiglie li vivono come eventi coinvolgenti e, anche se spesso il rito in sé si concretizza in un rapido consenso a continuare nell’impegno intrapreso di voler essere sempre più “amici di Gesù”, tutti si sentono coinvolti a partecipare ad una tappa importante per chi la compie e per tutta la Comunità.
L’impegno di tutti i catechisti è rivolto a far vivere il catechismo come un’esperienza di amicizia tra i ragazzi per aiutarli a conoscere meglio cosa vuol dire essere Chiesa e queste occasioni ci permettono ogni volta di condividere il senso di comunità. Certo, una frequenza domenicale più assidua dei nostri ragazzi renderebbe piacevolmente presente ogni settimana un clima più di festa...
Auguriamo a tutti i nostri fanciulli e alle loro famiglie di vivere il tempo dell’Avvento con la voglia di cogliere tutte le occasioni di bene che il Signore porrà sul cammino con entusiasmo e gratitudine.

I Catechisti

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IL GRUPPO EMMAUS – DIARIO DI CATECHISMO

Per prepararsi al grande incontro (del maggio prossimo), nella Cresima e nella Prima Comunione, con lo Spirito Santo e con Gesù Eucaristia, il Gruppo Emmaus ha in programma alcune “lezioni di catechismo” fuori dal consueto e fuori dall’oratorio.
Volendo condividere questa esperienza, offriamo un primo “diario” delle attività vissute.
Sabato 19 ottobre noi ragazzi, genitori e catechisti del gruppo, aiutati da alcuni volontari della parrocchia, siamo stati impegnati nella Raccolta Alimentare in favore della Caritas Parrocchiale.
La generosità di molte persone ci ha fatto riempire numerosi scatoloni con i generi che verranno distribuiti alla famiglie assistite (anche se speravamo di essere ancora più sommersi...!)
A sera, ci siamo ritrovati in oratorio per una cena di condivisione: degna conclusione di una giornata in cui abbiamo “toccato con mano” cosa significa interessarsi concretamente ai biso-
gni degli altri e condividere tempo e fatica.
Lunedì 11 novembre il nostro incontro di catechismo è stato nella forneria di Concesio di Francesco Perotti che ci ha accolti nel proprio laboratorio.
Ci ha accolti con amicizia e disponibilità e, facendoci mettere “le mani in pasta”, ci ha spiegato tanti aspetti del mistero eucaristico.
Fra le tante spiegazioni, è stato importante la precisazione che l'ostia della Comunione è fatta solo da farina e acqua, che unite al nostro essere cristiani, lievito nella massa e sale della Terra, permettono di ottenere il miglior pane possibile, per diffondere nel mondo il Buon Pane Gesù.
Ci ha messo in guardia dall’inganno che è sempre in agguato nelle tentazioni e nei peccati che, come lo zucchero nel pane falsa i tempi di cottura, finiscono per renderci la vita meno digeribile.
Fatta merenda con la pizza del suo forno, Francesco ci ha accompagnato nella vicina chiesa di Sant'Antonino a vedere il Fonte Battesimale nel quale fu battezzato San Paolo VI.
E’ stata una grande emozione e lo ringraziamo, ma già siamo pronti a sperimentare altre attività che ci aiuteranno lungo il cammino...

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Dal «Sussurro di Dio»al «suono del silenzio»

Signore, sono di nuovo qui per parlare a Te,
[e ai tre amici pazienti
che decideranno di leggere queste riflessioni],
avvolto nel suono del silenzio, perché ho compreso
che il silenzio non è assenza di suoni,
ma che è suono
il silenzio stesso, un suono che fatico ad afferrare.
Sinceramente, desidero ringraziare il silenzio
perché rende possibile la magia del sogno,
ma vorrei un silenzio perfetto,
un silenzio assoluto che,
sicuramente, non troverò mai. Sono convinto
che un silenzio totale non esiste.
Allora incomincio con l’accontentarmi, Signore,
di conquistare spazi di imperfetto silenzio
in questo mondo che cerca, disperatamente,
di riempire ogni vuoto colmandolo di parole,
di rumori e di luci accecanti,
più loquaci e assordanti, spesso, delle parole.
E questo è un elemento, non secondario
della mia lontananza da Te, Signore.
Nei momenti di silenzio,
che riesco a stento a ritagliarmi,
io coltivo un sogno che mi dice
che l’esperienza religiosa, in futuro,
darà sicuramente un grande contributo
all’umanità,
ma penso, che non sarà attraverso la parola,
ma per il silenzio, che diverrà
un patrimonio immenso per l’umanità intera.
I Padri spirituali, incontrati
nella mia vita, mi hanno insegnato che,
nei momenti di silenzio, per meditare,
dovevo cercare le parole più belle, più profonde,
più dolci, più vere. Signore, Ti ponevo, allora,
domande in cerca di risposte.
Recitavo espressioni di lode e di ringraziamento,
ma erano pur sempre parole, parole.
Nessuno mi ha insegnato che il silenzio
è l’essenza della parola.
Io sono un analfabeta
del silenzio,
mentre Tu sei il «Silenzio»
che non sussurra parole,
ma suscita sentimenti.
Sei sussurro fragile e tenue,
non tuono, né fulmine, né terremoto.
Le parole… Le parole sono forza, ma anche schiavitù.
Sarebbe bello potercene liberare
e raggiungere l’afonìa,
l’assenza di voce, che percuote sempre più i nostri timpani.
Al contrario delle parole che si articolano
in sapienti architetture, l’assenza di parole
non è speculativa, non comunica nozioni,
non si ripete. È il silenzio che parla.
Però, anche il silenzio può essere ambivalente
e da occasione propizia può tramutarsi in limite.
Non ricordo chi, in una canzone ha scritto:
«persone che parlavano senza dire nulla,
persone che ascoltavano senza capire,
e nessuna osava disturbare il suono del silenzio».
Il silenzio è afferrabile solo dentro un sogno.
Fammi sognare, Signore,
per divenire capace di ascoltarti e di sintonizzarmi
sulla lunghezza d’onda del tuo silenzio.

Questo desiderio lo esprimo e voglio
che diventi impegno in questo Avvento.
Tu, quando nascesti, fosti accolto da pochi suoni
e dal sussurro di un coro, nel silenzio della notte,
invocante pace per gli uomini da Te amati.
Buon Avvento a tutti coloro che hanno avuto il coraggio
di terminare la lettura di questa mia riflessione. Grazie!

Cesare

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PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DI SAN GOTTARDO ED ALLA PARROCCHIALE DI SAN GIORGIO DI BARGHE DEL 30 OTTOBRE 2019

Il pullman parte alle 14,30 dal piazzale dell’oratorio col suo carico di pellegrini accompagnati da don Massimo. E’ una tipica giornata autunnale, senza sole, ma il sole è nei nostri cuori.
L’aria è un pizzico pungente, quel tanto che basta per farci godere il tepore del pullman e il calore dei saluti di tutti i presenti. Una breve preghiera e si parte in direzione Coste di Sant’Eusebio.
Il tragitto ci è familiare: colline, casette sparse, torrenti e alberi dalle foglie caduche, che sfoggiano i caldi colori autunnali.
Durante il percorso leggo alcune notizie riguardanti S. Gottardo, monaco benedettino e vescovo di Hildesheim in Baviera, morto il 4 maggio 1038, quindi vissuto nell’Alto Medioevo, epoca in cui molti vescovi erano giuridicamente sottoposti all’imperatore. S. Gottardo era molto stimato dall’imperatore Ottone II di Sassonia, che ne apprezzava la cultura, le capacità pedagogiche e architettoniche e gli permise di costruire molte chiese. Venne proclamato santo un secolo dopo la morte e la sua devozione si sparse in Baviera, Austria, Svizzera e nord Italia, fino a Barghe probabilmente grazie al cardinale S. Carlo Borromeo e a Trenzano, dove il 4 maggio 1993 avvenne il gemellaggio con Hildescheim.
S. Gottardo divenne il patrono preferito dei mercanti e ciò spiega perché nelle Alpi centrali, sulle principali vie di traffico, siano sorte chiese e cappelle in suo onore, come ad esempio la cappella e l’ospizio sul valico del S. Gottardo, edificato da Galdino, arcivescovo di Milano (1.166-76).
In italiano il nome tedesco GODARD o GOTHEARD, per una storpiatura popolare, venne collegato alla “gotta”, così il santo veniva invocato per alleviare i dolori di gotta e altre malattie artritiche. Il significato preciso deriva dal termine tedesco GOTE=DIO e HARD= il forte, cioè il forte di Dio, colui che ha la protezione di Dio.
Verso le ore 15,30 arriviamo al santuario, che sorge di fronte al fiume Chiese ed è addossato a una parete rocciosa.
Entriamo dalla porta laterale e ci sediamo sui banchi, affascinati dalla bellezza dell’abside ricca di sculture e affreschi. Riceviamo il saluto dal parroco, don Alberto Cabras che dopo una breve presentazione, lascia la parola a Maria Vezzoni, giovane preparata e disinvolta (pronipote della nostra Carla Cavalli) che ci racconta la storia del santuario e ce ne illustra i pregi.
Le statue marmoree dell’abside rappresentano S. Giorgio che uccide il drago, il vescovo S. Gottardo e S. Carlo Borromeo, gli affreschi laterali S. Antonio e S. Pietro, i bassorilievi sovrastanti le tre virtù. I colori predominanti sono il bianco e il grigio azzurro, che favoriscono un senso di pace e di interiorità.
Dietro l’abside si apre una grotta, la cui volta reca tracce di stalattiti, al centro cade una goccia a cui viene attribuito potere curativo (l’acqua cade solo in prossimità del 4 maggio).
La tappa successiva è la chiesa di S. Giorgio a Barghe, costruita nel 1600 con i proventi raccolti dai fedeli del Santuario.
Lo stile decisamente barocco degli altari con le colonne tortili dorate, i marmi policromi, il pavimento in cotto e il portone ligneo finemente cesellato denotano un gusto particolare. Interessante è “L’ultima cena” dipinto posto sull’altare laterale; dietro questo quadro c’è un pregevole crocifisso ligneo. L’altare adiacente è dedicato a S. Rocco, rappresentato in un quadro dipinto dal Veronese, perciò di grande valore.
Ai piedi di questo quadro c’è una specie di urna rettangolare contenente la “Madonnina”, che viene mostrata al pubblico solo l’otto settembre.
Mentre si recita il rosario, i pellegrini hanno la possibilità di confessarsi. Segue la S. Messa, celebrata da don Massimo col ministrante Alberto e accompagnata dal suono d’organo di Davide, sempre bravissimo.
Al termine della celebrazione, una rifocillante merenda, opera della sempre presente Laura, ci attende al bar dell’oratorio. Si mangia e si chiacchiera in allegria approfittando delle bibite e dei caffè al bar. Così arriva l’ora di riprendere il pullman per ritornare a casa. E’ ormai l’imbrunire ed arriviamo al punto di partenza verso le 19 circa. Ci salutiamo contenti, ringraziamo gli organizzatori e don Massimo, che ci ricorda l’adorazione eucaristica delle 20,30. Chiudo l’articolo ricordando a tutti che le gite organizzate dall’oratorio hanno un costo contenuto, perchè l’oratorio è collegato al CSI che, tra i vari compiti, ha la gestione del bar, delle attività sportive, turistiche e ricreative; per questo un grazie caloroso va al nostro Presidente del CSI Cesare Tecchioli, purtroppo assente in questo pellegrinaggio a causa dei suoi doveri di nonno.

Amelia

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NELLE VESTI DI UN DISABILE

Reputo che sia per noi oltremodo disagevole provare a indossare i panni di un diversamente abile, forse quasi impossibile presumere ogni sfumatura della sua quotidianità, alquanto differente dalla nostra.
E’ quindi abbastanza arduo immergersi agevolmente in quell’amara realtà per considerare i molteplici aspetti, per buona sorte mai sperimentati dalla maggior parte di noi, di esistenze umane segnate profondamente dall’inclemenza della vita.
Tantissimi esseri a noi sconosciuti, ma molto spesso incontrati casualmente, sono caratterizzati da un singolare dipanarsi delle loro giornate.
Forse sostengono il loro faticoso fardello fin dalla nascita, oppure l’hanno subito in seguito senza averlo mai richiesto. Magari saranno state delle casuali avversità a cagionare la loro malasorte, che ha avuto un ruolo decisivo nella loro esistenza per il repentino mutare delle loro consuetudini.
L’evento sofferto può aver causato una decisiva rassegnazione, o un perentorio impegno a sottrarsi a una condizione di vita difficile da accettare, ma inevitabile da subire.
Sottostare in parte, o totalmente, alla pur sincera disponibilità di qualche persona amica, di certo non deve essere facilmente accettabile. Molto spesso non potere realizzare dei piccoli e leciti desideri, nell’esatto istante in cui essi si manifestano, o non essere in grado di soddisfare per tempo delle inderogabili necessità, è senz’altro una penosa costrizione per tante persone, incapaci di essere autosufficienti.
Anche se molte volte non manca in esse il deciso intento di sfruttare in pieno ogni loro risorsa fisica e mentale disponibile, una carrozzina resta l’unico mezzo di locomozione per spingersi un po’ oltre la propria ridotta mobilità, insieme magari a un bastone o una gruccia, indispensabili sostegni per una pur limitata autonomia.
Credo sia importante da recepire e meditare quanto scaturito da certe rapide occhiate a tutto ciò che avviene dietro di noi.
Gli esiti di tante dolorose vicende altrui, infatti, pur coinvolgendo appena marginalmente il nostro piccolo universo d’interessi e di affetti, spaziano comunque con positiva prepotenza in ogni ambito della nostra coscienza. Non andrebbero mai casualmente commiserate, ma meritevoli di essere additate ad esempio, le penose vicende altrui che dovrebbero sempre suggerirci di rinnovare il gradimento dei nostri giorni, così come ci sono proposti dalla nostra personale esistenza.
Chissà se stavolta sia stato veramente proficuo, in assoluta libertà, questo breve cenno a valutare le nostre ricchezze fisiche ed interiori, soprattutto quando la vita pare voglia assiduamente negare ogni pretesa del nostro inesauribile scontento.
Di certo, però, a tanti di noi essa ha già elargito abbondanti e generosi doni, ma forse attende ancora la nostra doverosa gratitudine.

Antonio Capodicasa

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STORIA PARROCCHIALE – I BATTESIMI

Per la rubrica “Storia Parrocchiale” ci occupiamo adesso dei Battesimi celebrati in Parrocchia.
I dati statistici sono chiari, anche se il calo del numero dei battesimi negli ultimi anni va di pari passo con il trend generale di calo demografico in città.
Tuttavia, non possiamo dimenticare che aumenta il numero di genitori cristiani che non battezzano i propri bambini nella convinzione che così “li lasciamo liberi... decideranno da grandi”. E in questo contesto si va affermando il nuovo ruolo dei nonni: strumento di trasmissione della fede ai nipoti!
Per fortuna, ci sono ancora famiglie in cui si considera il battesimo un dono che i genitori vogliono fare al proprio bambino: donargli la fede in un amico sincero, Dio.
E’ importante ricordare che con il battesimo i genitori chiedono che la vita del proprio figlio, già amato da Dio, sia rivestita di una singolare grazia: la “rinascita spirituale” che rende creature nuove. Inoltre, l’azione dello Spirito Santo aiuterà il bambino a scoprire il volto di Dio e ad accogliere la sua Parola.
Si dovrebbe riflettere sul fatto che i genitori che amano il proprio figlio si adoperano per dargli sempre il meglio e cercano di non privarlo di ciò che può favorirne la crescita. In questa logica di amore si deve porre la richiesta del battesimo: il cristiano che ama il proprio figlio non può privarlo della “rinascita spirituale”!
Tornando ai registri parrocchiali, trovate in questa pagina anche una curiosità: i nomi dei primi battezzati nella nostra Parrocchia nell’ormai lontano 1967...

 

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Notizie in breve

Francesca e Nicola sposi
Sabato 12 ottobre hanno celebrato il sacramento del matrimonio Francesca e Nicola (che vediamo nella foto).
Già la notizia delle nozze di due giovani è così rara da meritare la sottolineatura, in più c’è da dire che Nicola Pomarici è un nostro “gnaro” che con la sua disponibilità ha sempre offerto una grande collaborazione nel corso degli anni nel nostro oratorio.
A lui e a sua moglie auguriamo ogni serenità e grazia, certi che saranno testimoni di quell’amore di Dio che hanno sperimentato fin da ragazzi e che accompagnerà la loro nuova famiglia.
La Redazione

@CASAZZA_ORATORIO
Da qualche tempo avevamo in mente di dare una svecchiata al sistema di divulgazione delle notizie che riguardano la parrocchia e l'oratorio che continuano ad avvalersi di media un po' desueti (almeno tra i più giovani...) quali: locandine, avvisi, volantini, bollettino, sito internet... passaparola!
Già da qualche anno Don Massimo, ormai, tiene i contatti per il Grest e per le iniziative rivolte ai giovani tramite whatsapp (il nostro Don è avanti!), ma sentivamo che – nel giusto modo – i social più frequentati, Facebook e Instagram, potevano essere un mezzo di condivisione delle attività parrocchiali.
Così, cercando di prendere più precauzioni possibili, da un mese le news di Maria Madre della Chiesa viaggiano su quelle strade.
E' una via nuova e abbiamo bisogno del sostegno di tutti i parrocchiani, sia per rendere questi strumenti sempre più utili, sia per condividere notizie, esperienze, immagini che ci possano tenere in contatto o ci aiutino a condividere e custodire la memoria storica della Comunità.
Perciò, invitiamo tutti coloro che sono attivi in parrocchia o, comunque sono coinvolti nelle iniziative parrocchiali a mandare le relative foto o taggare @casazza_oratorio. Seguiteci...

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GSO:IL PUNTO

Per il nostro Gruppo Sportivo l’inizio della stagione agonistica ha riservato numerose soddisfazioni che ci danno forza e invitano a continuare con sempre maggiore responsabilità nel portare avanti i valori dello sport oratoriale.
Le squadre di calcio a 7 stanno ben figurando nei rispettivi campionati con atlete e atleti di ogni età che difendono i nostri colori con impegno e rispetto in ogni circostanza.
Una piacevolissima nuova realtà è la rappresentativa “Primi Calci” che per il momento non disputa il campionato, ma che impegna ben 18 ragazzi/e nati/e tra il 2012 e il 2014 negli allenamenti del martedì pomeriggio.
La nuova sezione del cicloturismo forma un bel gruppetto di appassionati che sulle “due ruote” portano il nome del GSO anche lungo le più impervie strade della provincia e non solo, vivendo una bella esperienza di fatica e di gruppo.
Grazie ai volontari (che nel nostro oratorio si prodigano in tante circostanze!) abbiamo effettuato una doverosa operazione di restyling delle panchine del campo di calcio che adesso, insieme alle decorazioni del muro laterale, danno un tocco di grazia artistica al nostro “stadio”...
Ora è tempo dei tradizionali appuntamenti di dicembre: bancarella delle stelle di Natale e “Natale dello Sportivo”. Sono momenti in cui chiediamo alla Comunità di sostenere con la preghiere e con gesti concreti l’attività sportiva che con il suo contributo si impegna a alimentare l’opera oratoriale.
Concludiamo segnalando un recente episodio che ci fa piacere condividere con i lettori della Bussola.
Nell’ambito del campionato CSI di calcio a 7, categoria Open - serie B, l’arbitro della partita disputata tra San Giorgio e Gso Casazza lo scorso 1 novembre, nella sezione note del suo referto, ha segnalato un caso di fair play che ci fa molto piacere. Il protagonista è il 22enne portiere del GSO Casazza Stefano Pigotti che ammetteva di aver commesso fallo da rigore su un giocatore avversario.
Il Comitato provinciale del CSI ha voluto sottolineare il fatto e non metterlo sotto silenzio e le parole di Stefano sono state riportate, giovedì 14 novembre 2019, dal “Giornale di Brescia” che lo definisce portiere gentiluomo: “La dinamica dei fatti è semplice: l’attaccante entra in area, io cerco di prevenire il suo tiro, manco il pallone e colpisco le sue gambe. Quando l’arbitro arriva a chiedere cosa sia successo, mi viene naturale raccontare la verità: è stato spontaneo. E’ fondamentale avere rispetto reciproco, non solo per motivi etici, ma anche per favorire lo svolgimento lineare dello sport ed il divertimento nel praticarlo”.
Che dire di più...?

 

METAL CLAY

Pubblichiamo con piacere la foto di squadra della “Metal Clay” che disputa il campionato CSI di calcio a 7 Open – Serie A, occupando attualmente il 5° posto nella classifica del girone 7
In questa rappresentativa militano numerosi atleti provenienti dal “vivaio” del nostro Gso e con cui continuano a condividere, in oratorio, campo di allenamento e di gioco.
Sono calciatori, allenatori e dirigenti che hanno voglia di continuare a impegnarsi nello sport, avendo delle buone radici e a loro va il più sentito “in bocca al lupo” per il campionato e per il lavoro di gruppo!

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